Effettivamente non era una cosa da tutti i giorni vedere una donna seduta su una di quelle poltroncine con le gambe aperte in modo che la gonna risalisse in maniera spropositata fino a mostrare l’ombra degli slip. Portava un paio di mutandine bianche di quelle che piacevano a lei, lasciavano le natiche ben scoperte. Ma in quel momento, non avrebbe mai immaginato che uscita di casa si sarebbe trovata in un bar a mostrare le gambe in maniera così spudorata. Cercava di nascondersi ma lui fu implacabile.
“ Fissami negli occhi, esegui, stai diritta, la cameriera ti sta guardando e ne vale la pena, hai un paio di gambe molto belle, dunque mettile in mostra e poi sei un magnifico animale da monta”.
Lei lo ascoltava affascinata, il suo sguardo quasi la ammaliava e unito alle parole che diceva aveva un potere ipnotico….quello che le mormorava era vero, ma non gli voleva dare il gusto….e ci fu un
“ No, non è vero non sono un animale da monta”
E lui a quella risposta si mise a ridere di gusto, gli occhi gli luccicavano, continuò quasi prendendola in giro…
” Ma tu come la definisci una che si fa inculare tra le auto e poi esegue un pompino magistrale a un estraneo nella piazzetta adiacente al vicolo della Prefettura, forse non sarai cagna, ma eri una magnifica femmina in calore che cercava cazzi”
Furono parole cattive, lei era pallida in volto, era li davanti a lui a gambe aperte e quel dialogo senza volere era seguito anche dalla cameriera che era diventata rossa per lei. Ma lui non aveva ancora finito e ormai era a ruota libera, lei era come in trance, le gambe le teneva aperte per lui, si mostrava e non le interessava minimamente ci fosse la cameriera. A quel punto, guardandola ne gli occhi quella persona dalla barba bianca di cui non sapeva neanche l’età, ma che aveva assaporato il suo cazzo nel culo ….
” Ora ci alziamo e vediamo di acquistare un capo di intimo per te come piace a me, amo le donne con il reggicalze e vediamo dove acquistare un paio di questi capi. Mi farai una piccola sfilata.”
No, non era possibile, eppure l’idea l’allettava, che cazzo voleva che lei si mettesse, si, le autoreggenti le usava per i momenti hot con il suo ragazzo ma le giarrettiere e poi di che tipo…. Era perplessa e la curiosità in lei la faceva da padrona, nello stesso tempo era come imbambolata, uscire da quel locale con quell’uomo, e se l’avessero vista, lei che girava con le amiche o con il suo ragazzo, con un “ vecchio” che cosa potevano pensare , forse un parente e invece, invece lui era un porco di prima classe. Ora era li, non sapeva che cosa fare e le scappò un “va bene…” e lui a quel punto la corresse…
”Come va bene…? Ripeti la frase come sai di doverla dire”.
Lo disse tra i denti sibilando quella frase e lei vinta….” Va bene padrone come vuoi tu” .
Lo scandì ad alta voce ormai non si vergognava più, seduta su quella poltroncina a gambe aperte, lo guardava fisso negli occhi, in quel momento per lei c’era solo lui e nessun altro….
” Sento che stai imparando, ma non è tutto, ora lo dirai anche alla cameriera al tuo fianco che ti sta osservando, sei una schiava e niente altro ora esegui….”
Sara a questo punto era in palla, aveva detto che era la sua schiava , lo aveva detto a lui e ora invece lui faceva partecipe anche un’altra donna al suo annichilimento, ma era andata; e rivolgendosi alla cameriera che tra l’altro ben conosceva visto che in quel bar di Piazza San Giacomo di Udine ci andava spesso e era conosciuta. Alzo la testa e rivolgendosi alla ragazza…
.” Ora la schiava Sara esce con il suo padrone e va a comperare un capo di abbigliamento per mettere in risalto le sue gambe”
Quelle parole le uscirono tutte d’un fiato dalla bocca erano parole inconcepibili che se le avessero detto che un giorno le avrebbe pronunciate si sarebbe messa a ridere. Invece in quel momento le scandiva e affermava la sua sottomissione nei suoi riguardi. Ormai poteva fare di lei quello che voleva, come era successo nel parcheggio. Se le avesse detto di baciare quella ragazza lo avrebbe fatto, lei ora lo sentiva e non riusciva neanche a capirlo, ma era diventato il suo padrone. E così dopo aver pagato si alzarono da quelle poltroncine e furono fuori in una giornata di tardo settembre come ce ne sono a Udine, attraversarono la piazza e si diressero verso il negozio che aveva in mente lui…sotto i portici superarono Boggi e poi avanti verso la galleria Bardelli per giungere di fronte a Zara. Era un negozio di intimo ricercato, lei si sentiva come in imbarazzo, provava un certo non so che nel girare con una persona che poteva essere quasi suo padre e poi entrare in un negozio di intimo, si sentiva come una ladra, forse il ridicolo era lui ma a quanto pare se ne fregava. E la battè sul tempo….una volta entrati rivolgendosi alla commessa….
” Per la dottoressa, un reggicalze e calze da giarrettiere niente autoreggenti, deve imparare a portarle”
Dava ordini e che ordini , si sentiva di tutti i colori al sorriso della donna che la guardava….. quell’ordine, quella considerazione…Così sul banco in un attimo ci furono diversi capi di quel tipo, e uno in particolare…..era un reggicalze completo di bustino, non era nero ma bianco….. , lo ebbe in mano, l’affascinava……quelle stecche leggere, le clip che si chiudevano dietro e a quel punto…
”Sara questo lo provi credo che anche ti piaccia”
e guardando la commessa ….
” Aiuti la signorina…”
Lei ne era colpita, sapeva che una volta misurato avrebbe dovuto mostrarlo, forse lui avrebbe sbirciato nel camerino, la cosa la metteva in subbuglio e così……. Fu all’interno con l’altra donna che con aria professionale la fece spogliare, gli occhi dell’altra guardavano il suo corpo con aria da intenditrice,…..Si trovò così quasi nuda, le gambe libere dove fece scorrere quelle calze di seta color pelle, le provocarono brividi e poi l’altro pezzo del vestiario, il bustino le stringeva. Le faceva risaltare il culo e la costringeva diritta, Non serviva per il suo ventre piatto, ma stando ben diritta culo e tette venivano messe in risalto e poi quel capo era privo di reggiseno, si fermava sotto le tette. Si sentiva in imbarazzo, sapeva di mostrare bene le natiche , leggermente divise dal perizoma che portava, e si guardò allo specchio….. le calze agganciate, tirate su ben bene. Sara in vita sua non aveva mai portato simili calze, ma solo collant. Quelle invece erano di genere vintage, fatte con il nylon originale non molto elastico. Erano calze finissime ed impalpabili
scorrevano tra le sue dita come acqua e davano l’impressione di poter essere smagliate solo a guardarle. Per prima cosa la commessa le aveva fatto indossare il reggicalze, un’alta fascia di pizzo steccato ed elasticizzato da allacciare sul retro.
Quattro sottili fettucce pendevano ai lati, due davanti e due dietro, erano
dotate di una clip scorrevole per regolarne la lunghezza e sulle estremità avevano degli strani ganci in metallo e gomma. Le quattro fettucce, come le aveva mostratola signora, andavano infilate sotto gli slip, in modo da poterli togliere senza sganciare le calze e lei con quell’effetto si vide puttana, chiavare vestita con le sole calze agganciate quell’aggeggio, si sentì bagnare e diventare rossa a quel pensiero, lei a gambe divaricate con le ginocchia leggermente sollevate su un letto mentre aspetta un maschio.
Dopo averla misurata con occhio esperto la commessa le aveva dato le calze e le insegnò ad indossarle, raccogliendole tra le mani dal bordo alla punta e infilandole con cura lungo la gamba fino alla coscia. Le calze si rivelarono perfette per le sue gambe e il bordo si trovava a poco più in alto di metà della coscia, sulla punta del piede avevano un rinforzo dove il tessuto aveva uno spessore doppio,così anche sul tallone. La signora le aveva mostrato come allacciarle al reggicalze, ….quella linguetta di gomma con la parte dietro metallica. Sara provò un sensazione strana che ovviamente con i collant non aveva mai provato, sentiva sui fianchi la pressione del reggicalze, mentre questo era trattenuto dalle calze verso il basso. Con i movimenti, il nylon poco elastico faceva scivolare tutta la calza sulla gamba e sentiva che anche le bretelline si spostavano, massaggiando piacevolmente le sue cosce. Aveva sempre pensato che le calze con il reggicalze fossero un capo scomodo da portare ed in effetti un pò lo era, ma le sensazioni di indossarlo erano davvero piacevoli. ”
Inoltre la trasparenza, la lucentezza ed il colore ambrato delle calze faceva risaltare la bellezza delle sue gambe. E pensare che per una vita aveva indossato solo collant scuri ed opachi. E nei momenti di voglia le “autoreggenti” E vide una donna da foto per adulti come se ne vedono tante nei giornali hot che vendono le edicole. Vedeva una donna diversa, non era la ragazzina con le autoreggenti che metteva per i momenti hot, li qualche cosa non le quadrava e poi se quei maledetti gancetti si fossero mollati? Avrebbe dovuto tirare su la gonna e rimetterli in ordine; forse poi lui glie lo avrebbe fatto fare in pubblico e qui le cose sarebbero cambiate lo sapeva….. quella voce suadente ….lei lo avrebbe fatto. Tutto sommato si piaceva, ma ora , ora sapeva che doveva mostrarsi a lui, farsi esaminare dal suo padrone; la tenda era rimasta socchiusa come lui le aveva chiesto e una donna che era entrata nel frattempo la sbirciava. Lui però non si mosse anzi, la chiamò e quelle sue parole…
”Su Sara esci, mostrati vediamo come stai?”
Fu un colpo, se le aspettava ma un conto era immaginarsi una cosa simile e un altro conto era sentirsele dire e…si lo ammetteva lo stava eseguendo, in fondo lui voleva vederla con le calze e lei si sarebbe mostrata, sarebbe uscita un attimo dal camerino…e così fece. Il camerino era in fondo al negozio, ma quella voce suadente che ordinava, la imbambolava e imbambolava anche la commessa mentre la donna che era entrata stava a guardare perplessa. Lei fece un piccolo conto, la maglia piuttosto lunga. Fu sulla porta del camerino e lui senza battere ciglio e senza nessuna inflessione.
“ Passeggia fino alla cassa, e senza maglia fatti vedere”
Sara lo fece camminò in mezzo a quel negozio, vestita di solo intimo, il reggicalze con il bustino, le calze ben tirate in alto si sentiva strana, si esibiva e con sua grande sorpresa si stava bagnando come una fontana. Fece un mezzo giro, guardava in basso e lui
“Guardami negli occhi cara su esegui…”
La osservò a lungo come soppesandola chissà a che cosa pensava. Lei in quel momento invece era partita, si era accorta che della gente si era fermata e dalla vetrina guardavano dentro, lei …rossa in viso, ritornò nel camerino e dopo poco ne uscì vestita di quel completo ancora quasi estivo che portava. Tremava, non ce la faceva, si era esibita, poteva dire che aveva girato quasi nuda in un negozio e la gente dalla strada l’aveva vista, aveva obbedito, si sentiva come una schiava. Ne presero tre di quei capi con calze rosse, nere e chiare color carne, due erano con il bustino uno bianco e uno nero mentre un altro era senza, semplicissimo fatti da quattro fettuccina elastiche che si sarebbe allacciata in vita. Avevano il pacco, lui in quel momento non parlava , era come pensieroso e…
”Credo che al Ketten di Berlino saresti molto apprezzata con quei capi che abbiamo comperato, non mi dispiacerebbe andarci con te e soffermarmi in un camerino con amici, saresti come una regina, non saresti male in catene o appesa mentre tutti ci divertiamo…e conosci i miei gusti….”
E lei si vide in una stanza completamente rossa dal soffitto a specchio mentre legata aspettava…..non lo sapeva neanche lei, se maschi o femmine, un letto che non era un letto ma un semplice rialzo e….in un angolo di quella stanza una gabbia, Fu un lampo, quasi una visione mentre lui diceva quelle parole. Si fermò, quella visione era stata troppo forte e si appoggiò al suo braccio,
“ Sto godendo padrone non ce la faccio”
Effettivamente godeva, un fuoco dal suo ventre si era irradiato in tutto il corpo portandole delle sensazioni uniche, non si era minimamente toccata ma quelle sensazioni date da tutto quello che era successo con la sua battuta su Berlino e la sua visione avevano raggiunto l’apice e tutto ora girava attorno a lei. Si sentiva il petto e il collo arrossati e le punte dei capezzoli quasi di fuoco e sensibilissime per non parlare del suo bottoncino. Lui la sorresse sorpreso, e per la prima volta ebbe verso di lei un sorriso di compiacimento e non sarcastico come usava nel vederla in imbarazzo.
” Rallenta, siamo tra la gente appoggiati pure a me, la mia auto e qui vicino e una volta in macchina ti potrai dare piacere….”
E quella frase fu quasi un colpo per la goduria che stava provando, ma come, piacere in auto in un parcheggio di Udine a quell’ora poi che cosa voleva dire……lei con la gonna tirata su in auto che se la mena’…..Erano in galleria Bardelli, lui aveva l’auto nel parcheggio sotterraneo di via Magrini, si avviarono. Sara ormai no sentiva più niente, la gente, tutti estranei che non sapevano minimamente quello che stava succedendo, si sentì salutare ma non ci fece caso, lui le parlava, la stava ipnotizzando, un brusio sommesso nella sua testa , e solo le sue parole erano chiare…… agognava solo di raggiungere la sua auto e di potersi dare piacere…ormai era un’altra Sara…