Entrai in atrio come un fulmine, il mio cuore batteva all’impazzata. No, non mi potevano vedere negli stati in cui ero ridotta, portavo un vestito che non copriva niente, e che metteva in mostra tutto, ero pressoché nuda. E poi li in quell’auto con lui c’era anche una puttana di quelle con la p. maiuscola, una di quelle che si trova sui marciapiedi di Viale delle Ferriere o Viale Europa Unita. Paura, batticuore, non mi ci raccapezzavo minimamente, da una passeggiata fatta in centro con una mia amica durante il pomeriggio, la serata si era conclusa con me vestita da troia. Lo dovevo riconoscere quella persona anziana pressoché estranea aveva contrattato il prezzo per quasi fare una cosa a tre e poi mi aveva fatto palpare dalla puttana con cui ci eravamo fermati a parlare in Viale delle Ferriere dopo avermi fatto scendere dalla macchina.
E ora, per giunta ero vestita come lei, se non peggio con quasi tutto in mostra. Quella donna mi aveva palpato e mi aveva anche baciato, creandomi un subbuglio….in testa e nella mia pancia dove le mie ninfe si erano contratte per non so neanche quale motivo ne io sapevo come spiegarmelo, ma quello era stato piacere bello e buono.
Insomma due donne, vestite da troia avevano dato spettacolo a un maschio che comodamente seduto in macchina si era goduto la scena. Se per caso uno fosse passato in quel momento qualcuno avrebbe visto una specie di teatrino hot. Ma non era finita perché poi lui la fece salire in macchina con noi quasi a pregustare un rapporto a tre. Lui con due donne. Era stata una scena folle, non poteva essere successo, ma era successo come quando a casa sua mi ero impalata su un vibrare per poi farmi chiavare in figa. Piena fino all’inverosimile, farcita nei miei buchi, buchi che gli avevo presentato sfatti sotto la doccia pisciando. Mi ero aperta, stando accucciata sotto il getto di quell’acqua tiepida che mi lavava del mio sudore e del suo piacere che avevo appiccicato al corpo. Era stata una serata folle e piena di imprevisti. L’ultimo era stato l’incontro con mio padre che per fortuna non mi aveva visto, ero riuscita a sgattaiolare dentro in casa. Ma ora dovevo entrare , avevo paura di incontrare mia madre, cosa le avrei potuto dire presentandomi in quegli stati, è vero, avevo la giacca del vestito, ma la gonna, la gonna non c’era più e al suo posto ne indossavo un simulacro che anziché coprire metteva in mostra le mie gambe e la mia figa. Il mio intimo era rimasto, non so neanche io dove, ricordavo che nel posteggio sotterraneo di via Magrini me lo aveva strappato dicendo di far contento chi ci guardava dalla telecamera di controllo. E ora cosa potevo fare……
Per fortuna al secondo tentativo riuscì ad aprire la porta di casa e non incontrai nessuno, mia madre era in soggiorno….sgattaiolai in camera mia e l’attimo prima di entrare incrociai mio fratello che mi fulminò con uno sguardo tra il perplesso e il disgustato per come giravo. Fece per parlare ma gli sbattei la porta in faccia, ero salva. Li in camera mia, la busta dove avevo l’intimo che mi aveva comperato, ora era tutto stropicciato, me lo ero indossato per lui , gli avevo fatto una sfilata di moda…..come una puttana che mostra la merce. Ora però non mi interessava niente e in un battibaleno mi spogliai. Mi vidi nuda, figa e culo mi facevano un po’ male, mi esaminai allo specchio, ma tutto sommato non c’erano stati danni credevo peggio e così una volta infilata la tuta che usavo per stare in casa fui in cucina. Avevo fame dovevo mettere qualche cosa sotto i denti e dovevo bere qualche cosa, avevo in bocca ancora il sapore del suo piacere. Mi sentivo puttana, ma tutto quell’insieme di cose lo devo riconoscere mi era piaciuto, mi aveva fatto eccitare come non mai, avevo goduto di un piacere che non conoscevo, qualche cosa di travolgente che non sapevo neanche io spiegarmi. Poi il finale con l’altra donna alla quale avevo dato il mio numero di telefono. Anzi lui aveva preteso che glie lo dessi dicendo che quella donna sarebbe diventata la mia migliore amica. Che cosa intendeva con quel termine “ amica” che cosa voleva dire…Quando disse quelle parole, ebbi quasi un sobbalzo perché un pensiero mi era balenato in mente…Voleva farmi battere con lei, voleva che io diventassi una puttana da strada? No, non era possibile, era un porco ma questo non me lo aspettavo da lui, lui era un vizioso e gli piaceva comandare.
Ora ero in cucina, mi stavo mangiando un tost quando entrò anche mio padre con la mamma. Il babbo era serio in volto e stava raccontando a mia madre….
” Sai cara, credo che in questa casa abitino delle puttane, ho incrociato da basso M; il solito, ne doveva aver accompagnato una che ho visto salire nel nostro stabile; ma che non ho potuto vederla in viso perché lui mi ha bloccato e …ne aveva un’altra in macchina, è proprio un porco ma ad ogni modo, con il mutuo della banca dice che siamo a buon punto, era tutto allegro e non ho potuto fare a meno di invitarlo a cena da noi, poi mi ha chiesto un piacere, dovrebbe prendere qualche cosa per una persona a cui ci tiene e vorrebbe un parere femminile, così domani esci con lui, e se non sbaglio….”
Lo disse fissandola con uno sguardo che lasciava tutti i sottintesi di questo mondo.
“ Vi conoscete dalle elementari e poi da te non ho niente da temere”.
Ascoltavo quel dialogo strano, dunque quell’uomo conosceva mia madre e anche papà, la mamma si mise a ridere, scosse leggermente la testa…
”Va bene ma lo faccio per te, sai bene che quella persona l’ho rincontrata dopo anni e anni che non la vedevo, eravamo vicini di casa e nulla di più”
“ Appunto, siete solo degli amici delle elementari ed ex vicini di casa anche se lui non è di Udine “
Fu la risposta laconica di mio padre a me non piace ma ci serve per quelle carte del finanziamento lui sa come muoversi perciò fammi questo piacere. Ascoltavo quelle parole perplessa e le ascoltava anche mio fratello che era apparso sulla porta della cucina, i nostri sguardi si incrociarono e gli lessi il labbiale….
” Che cazzo ci facevi con quell’uomo?”
Capivo a quel punto che lo conosceva anche lui, gli aveva parlato al telefono e ne aveva riconosciuto la voce…poi non era stupido, lui, quell’uomo era un porco a detta di papà e la sua sorella dopo essere stata sicuramente con lui si era presentata a casa vestita da troia. Ci eravamo incontrati, e per fortuna lui non aveva detto niente.
Scese un silenzio imbarazzante, la mamma aveva riso ma c’era qualche cosa che non andava e non riuscivo a capire, la mamma era tranquilla. Tutto finì li perché il fratello, la solita testa di cazzo, chiese a papà delucidazioni sulla puttana che era salita nel nostro stabile sollevando l’indignazione della mamma e anche di suo marito che poi era papà che partì con una filippica sui tempi moderni , ci mettemmo a ridere, e tutto finì li.
Ma quell’occhiata che si erano dati i miei genitori al nominare il nome di lui mi aveva lasciato perplessa. La mamma non me la raccontava giusta e non lo so neanche io per quale motivo, e mi promisi di chiedergli qualche cosa su di lui. Era un tipo affascinante, forse un po’ strambo, di lui non conoscevo niente, sicuramente invece la mamma si. Ormai era tardi, i miei genitori si fermarono in soggiorno a guardare la televisione, mio fratello uscì e la sorella preferì andare a dormire. Con quello che avevo passato, avevo sonno, ero stanca e poi volevo distendermi e assaporare il mio letto. Il letto di lui lo avevo provato e quella non era stata ginnastica avevo goduto come non mai, mi ero letteralmente annullata ….Il sonno mi raggiunse in un attimo e con il sonno non arrivarono i sogni ma arrivarono gli incubi.
Mi vidi in un gioco di ombre semidistesa su una specie di divano ombre che si materializzarono in maschi completamente nudi che entravano nella stanza dove mi trovavo e letteralmente mi circondavano e io circondata da quegli uomini iniziavo a succhiare i loro cazzi, eccome se li succhiavo, li succhiavo strofinando loro le palle, mentre altri cazzi turgidi e lucidi si strofinavano sulle mie guance, quasi voler tenersi pronti per entrare nella mia bocca e come riuscivo a far sborrare uno ne prendevo un altro, giù fino alle tonsille. Li ingurgitavo con rabbia. I miei mugolii, gemiti, mani estranee che mi palpavano brutalmente, mi pizzicavano le tette e…cercavano di entrare nei miei buchi. Era una scena torrida, mi vedevo come dal di fuori capivo che da un momento all’altro quella sarabanda di cazzi che si susseguiva sulla mia faccia e nella mia bocca quando avrebbero goduto tutti assieme mi avrebbero letteralmente lavata riducendomi a una maschera di latte biancastro e lattiginoso. E così avvenne, vennero quei maschi e fui ridotta quasi ad una maschera di cera, mentre …respiravo a bocca aperta, apparve mia madre vestita esclusivamente di reggicalze con lui quell’uomo dalla barba bianca che mi guarda con un sorriso strano. Vedo il suo corpo con i seni pesanti non più giovani, lui la fa avvicinare a me e la sua mano me la sento scorrere sul viso coperto di piacere. Ora ha le dita biancastre a appiccicose le guarda pensierosa, sembra quasi voler dire qualche cosa ma poi se le porta alla bocca….la chiamo, un grido ma non esce dalla mia bocca, chiedo aiuto, lei allora si ritrae succhiandosi ancora le dita e girata ritorna da lui. Vedo il suo culo incorniciato dal reggicalze. Va da lui succhiandosi le dita quasi ad invitarlo perché si tiri fuori il cazzo per farselo succhiare. La vedo inginocchiarsi e …..Non posso guardare perché i maschi che mi attorniano non sono ancora sazi. Fui fatta scivolare all’indietro come era successo nel suo appartamento e iniziarono anche a chiavarmi. E come accade nei sogni rividi il viso di mia madre che era diventato una maschera di lussuria e di vizio coperto del suo piacere. Le nostre bocche si toccano mentre i maschi si danno il cambio nella mia figa. Mi bacia, mi lecca. Lecca la sborra sul mio viso, sento la sua lingua scorrermi sulle guance e sulle labbra, e mentre fa tutto questo mi blocca le mani invitando quei maschi ad approfittare in quanto non posso difendermi. No, mi basta, non voglio, tremo……grido e a quel punto mi sveglio. E’ mia madre che mi scuote e che cerca di svegliarmi…Ora sono sveglia, la guardo, le sue parole mi rincuorano…
” Sara cosa hai cenato, incubi così non ne avevi da tanto cosa posso fare per te”
Mi sento rincuorata, era tutto un sogno che non mi sarei mai aspettato di avere incubi simili, e poi nell’incubo la partecipazione di mia mamma, era stato troppo. Ma il viso di mio padre mentre parlava di M. guardando mia madre era stato inequivocabile, mio fratello non se n’era accorto ma io si. Tra lei e quell’uomo doveva esserci stata una storia e conoscendolo per quel poco che lo avevo frequentato doveva essere stata una storia hot.
CONTINUA