Guardavo mia madre, che mi stava scuotendo, ebbi un brivido pensando alle sue parole, quando nella piazzetta dietro ai Piombi mi aveva inculato, e poi commentando il mio culo
” Sei stretta, vedremo di allargartelo”
Mia madre pensandoci si era schernita aveva cercato in tutte le maniere di non uscire a fare spese con quell’uomo, ma alla fine aveva ceduto alle insistenze di papà e io quasi sopra pensiero….
” Mamma ti accompagno io, così conosco il vostro amico”
Papà mi aveva fulminato con un occhiataccia e aggiunse…
”La mia bambina fuori con uno che frequenta puttane, ma tutto sommato c’è anche la mamma e visto che quel signore è solo e ci sta dando una mano si può fare”.
E così si era concluso il nostro dialogo per l’indomani.
Ora eravamo li in casa tutte e due, ormai si era fatto giorno e in mattinata avremmo dovuto uscire con quell’uomo. Rientrai in camera mia dopo la colazione, ero assonnata e nello stesso tempo mi stava pervadendo una sorta di eccitazione.
Sara ripensava a tutto quello che era successo e pensava a sua madre, per non parlare poi del sogno che aveva fatto e che si ara ben guardata del raccontarlo, di lui non aveva neanche il numero di telefono, il suo unico recapito era il suo numero che aveva dato alla puttana quando erano state in macchina assieme. Sicuramente quell’uomo aveva il numero di telefono di papà e di casa loro, ma il suo no, era come un sospiro di sollievo, che…. Ma ebbe un singulto guardando sopra pensiero il suo telefonino, aveva un messaggio da un numero sconosciuto, pensò per un attimo alla classica pubblicità della Vodafon o Tim che lanciavano le promozioni e lo aprì. Non erano le promozioni ne altra forma di pubblicità, invece……
” Il Padrone M. ha detto di farti mettere le calze con il reggicalze e niente altro di intimo vi aspetta tutte e due sotto i portici dell’Upim di fronte al Contarena”
Si sentì gelare e nello stesso tempo quell’ordine dato tramite un’altra persona le provocò una sorta di eccitazione perversa. Doveva andare fuori praticamente nuda sotto con sua madre, e se mamma si fosse accorta cosa le avrebbe detto? Avrebbe capito tutto, che lei lo conosceva. Un batticuore formidabile, rimase li per un momento come stranita guardando quelle scarne parole, erano un ordine bello e buono, si sentiva in imbarazzo non sapeva come fare, in quel momento era completamente nuda, si era fatta la doccia e l’accappatoio una volta in camera lo aveva poggiato sul letto.
Fu scossa da quella specie di torpore in cui era caduta dalla voce della mamma che le chiedeva di spicciarsi perché era tardi. In quel momento erano rimaste sole. E così come ipnotizzata da quella frase andò nel cassetti e tirò fuori quel completo reggicalze nero con il bustino che le arrivava quasi fin sotto le tette. Poi fu il momento delle calze, leggermente rigide e spesse ma che le fasciavano le gambe in maniera perfetta se le tirò su alte fin quasi all’inguine accorciando gli elastici del reggicalze, si guardò le gambe per in momento con aria da intenditrice, si, erano belle e quelle calze le mettevano in risalto. Poi una volta agganciate e messo un paio di scarpe con un tacco relativamente alto, si guardò allo specchio e vide una femmina diversa dalla ragazza sportiva che conosceva. Le punte dei suoi capezzoli erano turgide, l’eccitazione nonostante tutto anche se lei non voleva si faceva sentire…..allargò leggermente le gambe e si passò un dito tra le grandi labbra della figa, era fradicia, si era accorta di essere bagnata….Si, ma essere un lago, eppure quella vestizione l’aveva eccitata, e poi avrebbe visto quell’uomo che sentiva essere suo padrone. Poi fu la volta della gonna, si sentiva in quel momento in imbarazzo, le sue gonne erano dannatamente corte per mettere in risalto le sue belle gambe e con un reggicalze non è che andassero d’accordo, lo aveva al limite, se ne accorse e sarebbe bastato un movimento brusco per mostrarlo a chiunque, ma c’era l’ordine e di quell’ordine ne era rimasta come affascinata, non voleva neanche pensare alla faccia che avrebbe fatto la mamma accorgendosi. Un trucco leggero, una felpa estiva, per la prima volta fu contenta di non avere le tette grosse, perché senza intimo chiunque si sarebbe accorto, mentre i suoi seni belli e sodi con i capezzolo leggermente rivolti all’insù non facevano quell’effetto voluminoso e la felpa mascherava tutto alla perfezione. Si piaceva e con un sospiro e un certo batticuore uscì dalla sua camera. E appena uscita le venne un colpo. La mamma, sua madre era in tiro come usava dire lei, in maniera perfetta, truccata, pettinata, un completo giacca con la gonna a portafoglio che metteva in risalto la sua bella figura da signora, gli anta li aveva passati da tanto, però lo doveva riconoscere , sapeva vestirsi e quando voleva e era ancora una gran figa e poi le scarpe, non aveva mai visto quei tacchi così alti. Il rossetto chiaro metteva in risalto la sua abbronzatura, presa con ore e ore di permanenza sulla spiaggia di Lignano. Si guardarono come per chiedersi il motivo di quella specie di vestizione per tutte e due, ma non dissero niente, quasi come un linguaggio muto, i loro occhi e le loro figure da come si erano vestite erano molto più loquaci di qualunque discorso. Ma la fine uscirono. Abitavano in centro e andare li, sotto il municipio dove c’era il Contarena non ci avrebbero messo tanto…I portici di via Mercatovecchio, le solite vetrine e poi finalmente giunsero a luogo dell’appuntamento, Sara si era ben guardata dal dirlo e aveva chiesto il dove a sua madre che le rispose, camminando veloce….
”Sotto i portici dell’Upim”
.Era sabato, molta gente era già fuori e ….Lo vide subito, le aspettava li dove le aveva detto, ma non potevo dire di conoscerlo. Portava un giubbotto di pelle nera e un dolcevita con un paio di jenas spiccava la sua barba bianca e anche era ben abbronzato, non si era accorta di questo. Ci furono i saluti e le solite cordialità, la mamma di Sara era impacciata, mentre lui sembrava a suo agio e…fece i complimenti per una figlia così bella e con un personale simile, faceva finta di non riconoscerla.
SARA – Lo riconosco, mia madre lo guardava come persa, non la riconoscevo più, quasi non sapesse come comportarsi, mentre io quell’uomo …si lo riconosco era un vecchio porco e mi piaceva e lui ora stava giocando con mia madre, era leggermente rossa in volto quasi si volesse schernire e così tra una chiacchiera e l’altra andammo da Zagolin, un negozio di cappelli dove gusto di mia madre acquistammo un foular. E poi ….Ormai avevamo fatto quella spesa, era tardi e lui…
”Carissime, visto l’ora e visto che non so come sdebitarmi permettete che vi offra l’aperitivo. Siamo in centro e poi con due così belle donne mi devo un po’ pavoneggiare”
Aveva anche il senso dell’umorismo il porco, io mi sentivo male, dovermi sedere, con quella gonna che portavo equivaleva a mostrare le mie gambe fino a mezza coscia abbondante e il reggicalze si sarebbe visto in tutto il suo fascino per un feticista. Cercai di dire di no, che degli amici mi aspettavano, ma lui fu irremovibile, insistette e anche la mamma, quasi mi tenesse come sua difesa. Capivo perfettamente che sola con quell’uomo non voleva rimanere e voleva avere vicino sua figlia e così cedetti. La felpa che portavo tutto sommato forse mi avrebbe coperto e nessuno si sarebbe accorto. Ma da quel momento le cose precipitarono……..Ci dirigemmo in un locale un po’ defilato, dietro piazzetta Belloni, dalle vetrine si vedeva il Duomo di Udine con la sua pazza antistante e di li a un attimo ci fu un ordine, il primo di quella giornata che fu memorabile. Eravamo sedute tese come corde di violino, io era ritta e la mamma si era mossa in modo da tener ben chiusa la gonna a portafoglio che portava, che cazzo di gonna aveva messo, pensavo tra me e me, quasi voler mostrare le gambe. Eravamo li tranquille con lui e conversando. Quel porco si informava del mio lavoro e a quel punto cambiando completamente discorso….
” Sai Sara che io e tua madre ci conosciamo fin dai tempi in cui eravamo ragazzini?”
Annui, facendo capire che lo sapevo, la mamma nel frattempo aveva lo sguardo perso, mi colpì quella sua espressione e lui e lui…….. Patrizia ti ricordi quando giocavamo assieme? ….ora mostri a tua figlia come mi piacevi..esegui senza fare storie……!”
Quella voce leggermente roca, il suo sorriso , quegli occhi ipnotici, la mamma lo guardava come imbambolata, non capivo ma quelle prole erano state dette come ordine e la mamma dopo averlo guardato e essersi guardata per un momento attorno aprì quella gonna portafoglio mostrando le sue gambe accavallate fin quasi all’inguine…. . Portava un paio di autoreggenti, tirate in alto, erano chiare, ma oltre l’elastico si vedeva la sua palle chiara…..a lui però non bastava, ormi l’aveva in pugno e….
” Non così mostra a tua figlia come ti piaceva stare….parte alta e gambe”
E lei eseguì, mia madre sempre pronta a rimbeccarmi e a fare battute al fulmicotone, in quel momento era completamente diversa, quasi non la riconoscevo più, eseguiva e niente altro….Scavallò le gambe allargandosi, in modo da presentare il ventre e… si sbottonò la camicetta che aveva sotto la giacca presentando una scollatura maxi da cui fecero capolino le sue tette. Era nuda, si era nuda in un locale , intimo come la sottoscritta non ne aveva; si era letteralmente spogliata…e le sue parole furono come bisbigliate, un bisbiglio di disperazione…..
” No, non davanti a mia figlia padrone ….non lo dovevi fare”
E lui come se niente fosse….
”Ricordi il contratto, il nostro gioco è ancora valevole sei la mia cagna”
Ascoltavo quel dialogo folle erano cose che non stavano ne in cielo ne in terra e nello stesso tempo ne ero come affascinata, parlava di un contratto, l’aveva chiamata cagna, mia madre cagna un brivido mi scese lungo la schiena, conoscevo quell’uomo e i suoi ordini , quella voce suadente faceva fare tutto. Mi pensai per un attimo a quello che era successo nell’altro locale dove eravamo stati assieme, ma non aveva ancora finito……Questa volta toccava a me….
”Sara, tua madre non sa che ci conosciamo , mostrati….”
E io lo feci, mostrai le mie gambe ornate dei reggicalze e mostrai anche la mia figa che era libera senza ombra di slip. Ero rossa in volto, davanti a mia madre….mi sentivo puttana, cagna ma non potevo fare altrimenti , lui comandava e a quel punto mia madre….
” Nooo mia figlia no….non lo dovevi fare….”
Lui per tutta risposta quasi la cosa non le interessasse minimamente…
” Tu sei una cagna, la mia cagna e lei è sulla strada buona per diventarlo, un animale da letto niente male pronta ad eseguire qualunque ordine, le piace, sembri tu da giovane, ma non aver paura se firmerà un contratto come il tuo, tu sarai la testimone…a proposito, telefona a casa dicendo che vi fermate a pranzo con me, vi devo presentare una persona che sarà ben lieta di averci alla sua tavola, li c’è un regalo per me…vedrete…..”
Mamma cercò di opporsi, non capivo, eravamo li davanti a lui tutte e due seminude, lui dava gli ordini , noi eseguivamo eravamo come affascinate, non ci stava costringendo, semplicemente diceva quello che avremmo fatto….. Venne il cameriere per saldare il conto, ma lui non volle….
”Non serve che vi ricopriate, le belle cose vanno mostrate”
Mi sentì male, mi vergognavo come una ladra, ero rossa in volto, mentre la mamma non fiatava era li mostrava le gambe fin quasi alla figa e le tette erano ben scoperte eccetto che per i capezzoli, rimase li immobile, mentre lui pagava e l’altra persona se la mangiava con gli occhi e quegli occhi guardavano anche me , sua figlia, e per fortuna non lo sapeva, forse ci aveva scambiato per due puttane. Ma ormai a me non interessava niente. Ci aveva invitato fuori a pranzo e c’era anche una sorpresa, così ci dirigemmo verso l’auto che era posteggiata davanti dietro al Duomo.