“Sara risali in macchina ma dalla parte della strada, se passa qualcuno ti devono vedere, ne vale la pena”
Lui si mise a ridere e accendendo il motore….
”Ora al lavaggio, poi vediamo di portare a casa tua madre, per te la notte è ancora lunga…”
Erano in silenzio, l’auto dopo aver fatto la rotonda davanti alla Cuiete continuò la sua corsa verso Via Cividale ; il solito traffico, ormai i fari erano accesi. Sara sedeva dietro e non era che fosse tanto vestita, causa le vibrazioni i suoi seni dondolavano, aveva lo sguardo perso nel nulla, non riusciva capire che cosa volesse ancora quell’uomo, le aveva fatto di tutto e anche con l’aiuto di sua madre che non si era per niente tirata indietro e aveva eseguito i suoi ordini come un automa. Ma delle due donne che erano in auto con lei oltre a lui che stava guidando lei era quella nuda. Sua madre di era vestita , anche se il tubino che portava di una taglia più stretta per lei era strappato e lasciava intravvedere una parte ben più alta delle sue cosce.. Ora erano li e si stavano fuori Udine.
Ero preoccupata, mia madre non fiatava e stava accettando tutto quello che voleva lui. Avevamo , si, si può dire avevamo fatto sesso perché la sua lingua mi aveva pulito del suo piacere che mi usciva dal culo e dalla figa e…per quella torbida situazione e per quel massaggio fatto dalla sua lingua sul mio bottoncino avevo goduto alla grande. L’auto si fermò a un paio di semafori e dopo aver passato il passaggio a livello vicino al cinema Diana, credevo ormai che ci saremmo diretti fuori Udine per il numero che mi voleva far fare e invece giunti all’incrocio con via Bariglaria svoltò a destra per entrare in un lavaggio auto , uno di quelli aperti 24 su 24 , aveva i box tutti illuminati e…dalla strada, se avessi pulito l’auto negli stati in cui mi trovavo mi avrebbero potuto vedere. Era una cosa che non stava ne in cielo ne in terra, non avrei mai potuto accettare una cosa simile. Dovevo ribellarmi e lo feci con tutta la rabbia che avevo in corpo e ancora mi rimaneva; lo dissi a chiare lettere il “NO” . Non potevo permettermi di girare nuda alla vista di tutti. Lui sollevò leggermente la testa, vedevo i suoi occhi riflessi nello specchietto retrovisore dell’auto e quella sua voce mi colse letteralmente alla sprovvista:
“Non fare la finta verginella, ti sei fatta scopare in lungo e in largo per Udine senza contare quello che hai fatto a casa mia dove ti ha rimesso in sesto la lingua di Violet che poi è tua madre. Dunque non fare storie e spicciati la macchina deve essere pulita”
E con queste parole fermò la sua auto in un box illuminato. Scesero tutti, ora toccava a me, le gambe mi tremavano, ma ormai lo dovevo fare, dovevo ubbidire e lo devo riconoscere stavo provando una certa eccitazione con mio grande stupore. La nostra accompagnatrice, sua schiava e amante credo mise alcune monete per attivare l’impianto e io con un movimento lento scesi dalla macchina, l’aria della notte sul mio corpo, a pochi metri da noi transitavano delle auto, ma non ci vedevano , , mi sent’ come rincuorata. Mia madre mi fissava, lo capivo era in pena per me, e io che cosa avrei dovuto dire, se le volte prima mi ero trovata semi nuda in pubblico e nuda dietro a Campoformido dove c’è il campo d’aviazione, ora ero li, con la lancia in mano pronta al lavaggio. Alla fine azionai lo spruzzo, mi accorsi subito che ero imbranata, lo spruzzo con la sua potenza rimbalzò sopra la carrozzeria dell’auto e una miriade di goccioline andò a perdersi sul mio corpo. Ero nuda, ora luccicavo, potevo sembrare una pornodiva in un filmato, ero vestita solamente dei tacchi a spillo che avevo recuperato a casa sua, le scarpe basse con cui ero uscita si erano perse non so dove, ora invece ero nuda e bagnata, lui e mia madre si erano messi verso la strada, mi facevano quasi da barriera, ma nonostante tutto avevo il cuore in gola e l’eccitazione in me cresceva…
La vedemmo uscire dalla macchina, teneva lo sguardo basso, non aveva il coraggio di guardarsi attorno, le macchine alle nostre spalle passavo…e lo devo riconoscere era una splendida donna, un corpo scattante e tonico, i seni le se erano notevolmente ingrossati e ad ogni movimento le ballonzolavano , un sedere a mandolino e un ventre piatto. Mi ispirava, come schiava sarebbe stata un ottimo animale da monta, per vederla annullarsi completamente. Il sesso le piaceva eccome se le piaceva, aveva preso tutto da sua madre, la mia Violet dei tempi di gioventù, con la coda dell’occhio guardavo anche la madre che non fiatava vedendo la figlia in quegli stati e lo sapevo, lo intuivo la figlia era eccitata come non mai; le sue grandi labbra leggermente lucide anche sua madre si stava eccitando e glie lo chiesi:
“ Ti eccita vedere tua figlia ridotta a cagna come te quando eri giovane ”
Lo dissi sotto voce non volevo che Sara mi sentisse, e per tutta risposta vidi la donna abbassare la testa in segno affermativo, madre e figlia unite dallo stesso destino, sicuramente mi sarei divertito ancora e tanto per incominciare;
“ Sara vedi di asciugare l’auto una volta che avrai tolto tutto il sapone e l’avrai ben sciacquata”
L’auto a questo punto era tutta insaponata e non mi rimaneva altro che passare con lo spruzzo nuovamente e lo feci, ma ora, lui in quel momento voleva qualche cosa di più, come l’avrei asciugata, mi guardai attorno mentre le ultime tracce di schiuma scomparivano, ero letteralmente fradicia, e la sua accompagnatrice , la puttana cui aveva dato il compito di addestrarmi ….
” Sara è inutile che ti guardi attorno, hai le tette, vedi di strofinarle sui vetri e di asciugarli, sei un oggetto per lui e niente altro, in questo momento sei la sua schiava e ti calcola meno di uno straccio”
Erano parole che mi facevano male, era possibile che quel porco non sentisse niente per me, ero ubriaca di stanchezza, il pomeriggio era stato intenso e le follie che avevo fatto in giro per Udine sotto l’effetto di quella cosa che mi aveva dato la sua “guardiana” erano state tante per finire a casa sua in presenza del mio ragazzo e per ultima di mia madre. Ora ero li come suonata, guardai lui, guardai mia madre che non fiatava come ipnotizzata da quello che stavo facendo. In quel momento non mi interessava altro volevo ammettere quella specie di pantomina e andarmene, ero nuda, non capivo più niente e una volta tolta la schiuma passai con le tette sui vetri, mi annullai diventai lo straccio come voleva lui. I miei seni si schiacciarono sui cristalli della macchina, sentì l’effetto sui capezzoli che erano duri e turgidi sia per l’eccitazione sia per quello che mi avevano dato. Quasi venni, eccitata com’ero nel sentirmi schiava. Lui osservava e poi come sopra pensiero…..
” I fari, inginocchiati e asciuga i fari devono essere splendenti” .
Rivolgendosi a mia madre quasi con un aria sarcastica
”Tu Vaiolet controlla che faccia un buon lavoro e che lo faccia alla svelta ce ne dobbiamo andare.”
Fui in ginocchio, in mezzo a quella specie di pozzanghera che si era formata sotto la macchina, fatta di schiuma e di sporco… passai le tette sui fati con mia madre accanto a me che controllava , ma lui…
” Vaiolet, non stare in piedi accucciati vicino a tua figlia, devi controllare è in ginocchio, tu almeno accucciati”.
Mia madre come un automa si abbassò, il vestito già stretto che portava le salì vertiginosamente mostrando le sue gambe e l’attaccatura delle calze autoreggenti che portava, era oscena, ma obbediva , mia madre, pronta alla battuta e alla risata in quel momento era un’altra persona. Alla fine finì quel lavoro schifoso, avevo il petto che mi faceva male , non lo sapevo neanche io perché avevo eseguito quegli ordini e lui come finale…
” Vaiolet senti se tua figlia è bagnata, secondo me essere ridotta a schiava la eccita , controllare prego”
Mamma allungò la mano, mi sfiorò leggermente le tette….bisbigliandomi parole di incoraggiamento, ormai era tutto finito e poi con un movimento rapido le sue dita mi entrarono dentro tra le mie grandi labbra, le estrasse lucide di ciprigno. Si , ero eccitata, le mostrò a lui, in quel momento gli occhi le luccicavano, capivo che c’era qualche cosa in lei che le stava provocando una forma di eccitazione…e lui con fare calmo…guardandola…
” Succhiati pure le dita ti do il suo nettare come premio, tanto è piacere di tua figlia, c’è qualche cosa di tuo….”
Lo fece, mi faceva schifo, ma in quel momento io non ero da meno, ero in piedi , sporca, bagnata con le tette e le ginocchia che mi facevano male, barcollavo in equilibrio precario com’ero su quei tacchi vertiginosi. Mi guardò con aria di disprezzo e ….
” Non penserai di salire negli stati in cui ti trovi sulla mia auto? Rientri in treno, ti devi asciugare ; c’è una fermata della linea Udine Cividale qui vicino, ti accompagnerà la tua maestra “
ma sono nuda” fu la mia risposta, ero terrorizzata e lui
“Il tuo vestito o quello che ne rimane è ancora in auto, c’è qualche macchia di sborra, ma può andare, su indossalo e va a prendere il treno, tanto una volta arrivata in stazione non sarai altro che una delle tante puttane che girano in quella zona, mostrerai il culo e la figa tanto è corto ma ti devi abituare, io nel frattempo accompagnerò tua madre a casa, dobbiamo parlare per la cena che avrò dai tuoi”
Lo ascoltavo terrorizzata per quello che mi stava dicendo, la serata allora lo sapevo era ancora lunga, mi aspettavano gli universitari. Paura, eccitazione e voglia di scappare, mi trovai in mano lo sbrindolo del mio vestito, e una volta indossato mi accorsi che era dannatamente corto, andando da lui mi ero salvata con la borsa a tracolla ma ora…ora si vedeva chiaramente che non portavo altro e che ero una delle tante puttane pronte all’uso; il vestito aveva macchie di sperma e altro, lo avevano usato per pulire il corridoio dove mi ero accoppiata…con non lo so neanche io, il mio ragazzo forse, quello studente, ero lercia, sporca di tutto. Lo avevano fatto apposta quella donna e lui nel volermelo far indossare . Quel breve tragitto fino alla fermata della linea Udine Cividale fu un tormento, illuminata dai fari delle macchine, mostravo il culo e i colpi di clacson con le lampate degli abbaglianti non si contavano; ma alla fine giungemmo sotto la pensilina e li l’altra donna mi volle scattare delle foto, da seduta su quelle panche in cemento e metalliche in piedi con le gambe leggermente allargate in modo da avere tutto in vista. Mi sentivo eccitata, non c’era nessuno, eravamo solo in due io e la mia “ maestra”che mo ordinò pose sempre più spinte. Mi sentivo eccitata, non mi era mai capitato di mostrare il mio corpo in quella maniera. Quell’attimo in cui allargai leggermente le gambe per mostrare la figa senza che l’altra donna mi dicesse niente, lo tirai su lentamente il vestito se così si poteva chiamare quella stoffa lercia di tutto che mi copriva, mi mostravo di mia volontà, e un attimo dopo passeggiavo nuda lungo il marciapiede dei binari. Ero una puttana e niente altro. Avevo voglia di cazzo, e a quel punto mi accorsi di non veder l’ora del voler prendere il treno, i marciapiedi attorno alla stazione mi stavano aspettando, stavo diventando una femmina affamata di cazzo e niente altro.
CONTINUA