E’ incominciato tutto a Grado, eravamo giovani e quel sabato eravamo andati al mare, io facevo il primo anno e lui era laureando; mi corteggiava, io ne ero lusingata, aveva un ottima parlantina ma del resto era un ragazzo come tanti, tante idee e una fantasia formidabile. Lo devo riconoscere, forse era un po’ strambo, gli piacevano gli sport estremi come buttarsi da un aereo, caschi tute e paracadute, il suo appartamento era un guazzabuglio, viveva solo, non parlava quasi mai dei suoi; ma quel giorno, andammo in spiaggia, avevamo deciso e così su un’auto un po’ scassata ce ne andammo tranquilli, una giornata di relax e poi alla sera chissà anche a ballare. Questo era nostro programma: eravamo già stati un paio di volte al mare, andavamo con la macchina dove c’era l’ultima entrata della spiaggia e lasciavamo l’auto sotto gli alberi, io avevo un bikini che mi metteva in risalto la figura, niente di speciale rispetto a quelli di oggi, ero magra come te e una volta distesi sull’asciugamano, mi addormentai di botto, lui era vicino a me, e ad un certo punto lo sentì armeggiare con il mio costume, fece un movimento rapido che neanche me l’aspettavo e in un attimo fui con le tette fuori: un sobbalzo, i seni al vento quella volta erano qualche cosa di inconcepibile, feci un salto, avevo voglia di dirgli di tutto che una cosa del genere non l’avrei accettata per tutto l’oro del mondo. Invece quell’attimo segnò la svolta, lui mi guardò e….
” Hai due tette che meritano di essere guardate sei molto bella, ci sono delle persone vicino che ci stanno occhieggiando, perché fare a loro un torto?”
Erano parole che da parte sua che non mi aspettavo, da una parte mi lusingava con quei complimenti e dall’altra mi faceva sentire in un imbarazzo terribile; ma il peggio fu quando andammo a prenderci da mangiare nel baracchino delle bibite che era li vicino, ero in imbarazzo e lui accorgendosi del mio stato…dovevo essere di tutti i colori, anzi mi sentivo le guance in fiamme, mi fece indossare una sua maglietta di cotone bianca che aveva come minimo due taglie di troppo, si vedevano chiaramente le mie tette ballonzolare sotto, e i capezzoli si intuivano, eccome si intuivano, le loro punte turgide si vedevano perfettamente sotto quel cotone bianco, ero…..lo devo riconoscere eccitata come una pazza e ero fradicia di voglia. Passai tutto il pomeriggio in quegli stati e lui , quasi intuendo che la mia farfalla reclamava cazzo per tutto il pomeriggio mi fece una corte spietata, carezze e baci. Demmo spettacolo, ero ridotta ad essere ubriaca di voglia e le persone attorno a noi anche se aravamo in un posto relativamente isolato si accorsero delle nostre manovre, soprattutto un signore anziano che ci passeggiò vicino un paio di volte. Io ormai ero eccitata, ero al limite, sarebbe bastato un niente e avrei goduto li in pubblico, una cosa che però a lui non andava, mi voleva tenere su di giri al limite del piacere, piacere vero, quello che hai provato prima con lui è quello vero; invece quel languore perenne che ti informicola la farfalla era quasi un tormento. Lo dovevo riconoscere , quello stato di follia mi piaceva. Così passammo tutto il pomeriggio in quegli stati, e alla sera ormai saranno state le 7 ci avviammo verso la sua macchina. Non aveva voluto mettessi la parte alta del costume, avevo una maglietta bianca con le maniche corte, molto larga che mi arrivava a filo natiche, la stessa che avevo usato per andare a prendere il panino del pranzo; oggi voi girate con maglie così che fanno da mini vestito, con i legghins al posto delle calze , ma lui aveva in mente qualche cos’altro e accadde……
Il signore che ci aveva occhieggiato tutto il pomeriggio ci seguiva, si vede che cercava di capire di dove fossimo e una volta giunti alla macchina, lui mi abbracciò e sotto voce sfiorandomi l’orecchio con la bocca …un bisbiglio…
” Sta al gioco, ora lo facciamo impazzire”
Non capivo, avevo paura di quello che avrebbe fatto e nello stesso tempo la cosa mi attirava e così abbassai la testa per dire si; quella proposta, l’eccitazione che avevo…erano un’accoppiata perversa….fu un attimo con un movimento rapidissimo mi fece saltare i fermagli degli slip che avevo ai lati dei fianchi e lo slip del costume cadde al suolo, mi venne un colpo, ma nello stesso tempo, l’attimo nel sentire la mia farfalla eccitata e libera all’aria fu una cosa stranissima, ero praticamente nuda in pubblico, con il ventre esposto e lui continuando mi abbracciò e mi girò di scatto verso l’uomo che in quel momento era pochi metri dietro di noi, era tardi e la nostra macchina in quella pineta era quasi isolata, mi appoggiò all’auto e chiamò il tipo…
” Ci hai guardato tutto il giorno e hai tirato il collo, vuoi vedere una figa con la F maiuscola? Eccola qua servita, vieni qua vicino”
Io non sapevo dove guardare, avevo solo quella maglietta bianca e un paio di ciabatte da spiaggia, per il resto non indossavo niente, sotto il candore di quel cotone si intravvedevano, anzi si intuivano le punte dei miei capezzoli eccitati e giù tra le gambe la mia figa ben sagomata e depilata ilgiusto per permettermi di indossare il costume. L’uomo rimase di sasso, ci guardò quasi non credendo hai suoi occhi, gli veniva servita da guardare una ragazza giovane praticamente nuda. Io tenevo la testa bassa, mi sentivo rossa in volto ma lui a tutto questo non ci pensava e continuò quel gioco che anche oggi sarebbe una cosa fuori del comune. Mi disse si allargare leggermente le gambe in modo che lui potesse lustrarsi gli occhi, era fermo, quasi basito per quello che gli veniva presentato. Li in pubblico, l’auto era defilata e nessuno se non uno spettatore attento ci avrebbe potuto vedere e a quel punto lui con un linguaggio sarcastico,
“ Su, hai voluto la figa ora segati, qua davanti a lei in ginocchio, ama la tua padrona”
Lui era scivolato dietro a me, quasi mi presentasse a quell’estraneo, sentì le sue mani accarezzarmi i seni, tese la maglietta in modo che spiccassero e poi la sollevò lentamente, mi teneva, mi bloccava neanche volendo sarei potuta scappare e poi dove sarei potuta scappare’? e l’altro nel frattempo fece un paio di passi verso di noi, ormai era davanti a me , mi mangiava con gli occhi e si buttò in ginocchio. Quel segati aveva fatto effetto e l’uomo si tirò fuori il cazzo guardandomi. Era visibilmente eccitato, aveva un corpo grosso e una pancia non indifferente, ma come un ossesso si iniziò a menare il cazzo mugolando. Lui in quel momento comandava sia me che lui e si stava divertendo, Ci volle poco quel cazzo sborrò a pieno e alcune gocce finirono anche sui miei piedi, calde gocce di sborra, sulla mia pelle che col tempo iniziai ad assaporare, se quello fu l’inizio poi ci fu un crescendo quasi folle, ma queste sono altre storie che ho passato con lui.
La mamma stava raccontando cose che Sara non si sarebbe neanche immaginata, non ce la vedeva sua madre in quegli stati, sempre intenta al suo lavoro e a dirigere la casa, era realmente una persona dalla doppia personalità, bastava vedere che cos’avevano fatto prima, si era presentata in strada praticamente nuda se non per un impermeabile malamente accostato che di lei metteva tutto in vista . Li aveva aspettati, in un posto che chiunque, vicino di casa l’avrebbe potuta vedere e invece era scesa, per poi incularla con un cazzo artificiale che non sapeva neanche avesse. Sara si girò verso di lei, non credeva alle sue orecchie e invece sua madre si era comportata da folle per quell’uomo e ora stava continuando a farlo, l’ aveva offerta a lui senza battere ciglio, incominciava a credere che il prestito della banca fosse una balla bella e buona, lei era una viziosa e lei era la sua degna figlia. Sara guardò ancora sua madre …
” E poi mamma com’è andata, su racconta come avete finito, lui ti ha sborrato davanti e il suo piacere ti è finito sui piedi, e poi?”
Era curiosa, voleva conoscere tutti i particolari di quella storia, quel racconto la stava eccitando, quasi quasi avrebbe voluto essere lei al suo posto suo anche se quello che aveva passato in quei giorni erano state cose fuori dal comune; anche lei in pratica aveva girato per Udine quasi nuda e nel vicolo vicino all’Università aveva succhiato cazzi in pieno giorno e si era quasi ubriacata di piacere, sua figlia che un paio di ore prima aveva fatto la puttana in Viale delle Ferriere dietro al Despar, la mamma nono lo sapeva, o forse si dopo tutto frequentava il suo ex ragazzo da cui schifata era fuggita in preda a una crisi nervosa per poi accorrere nuovamente da lui con la scusa di difendere la figlia. Qualche cosa non le quadrava, ma lasciò perdere, il racconto di sua madre l’aveva eccitata come non mai. Erano una vicino all’altra lei era nuda e sua madre non capiva neanche che cosa si era messa, la stanchezza la stava attanagliando, ma quel racconto le aveva fatto passare il sonno. Abbracciò la mamma, voleva che continuasse e sapere che cos’aveva passato ancora assieme a quell’uomo di cui lei ora era diventata quasi una schiava. Si stavano per addormentare così, una vicino all’altra, lei aveva voglia e lo sapeva, quel racconto doveva aver eccitato anche sua madre e, prima di addormentarsi così ci fu il classico
“ Continua, si raccontami come va a finire; ti sborrò sui piedi e poi? Poi quell’uomo che si è divertito con te?” “
Fece leccare il piacere a quell’uomo dai miei piedi. Fu una cosa stranissima, un uomo in ginocchio ai miei piedi che me li leccava, era preso, quella lingua corse sui miei piedi, mi lappò letteralmente le caviglie mugolando. Ma lui a quel punto lo fece smettere, e noi partimmo con la nostra macchina. Se noi partimmo, il viaggio fino a Udine fu una follia. Una volta in auto feci per rivestirmi, ma lui non volle mi voleva praticamente nuda, stando seduta in quella macchina bassa che aveva mi sentivo letteralmente in imbarazzo, avevo la figa fuori, non sapevo come fare e quella maglietta si era dannatamente accorciata stando seduta, lui allungò la mano e mi costrinse ad allargare le gambe, chiunque avrebbe potuto vedermi, era un auto senza tettuccio, eravamo letteralmente in vista, e a una fermata all’ultimo semaforo di Grado un paio di passanti o villeggianti si accorsero della mia situazione. Non sapevo letteralmente dove guardare e la sua mano mi stava ravanando, bastò il tocco mi fece godere, malignamente mi accarezzò il bottoncino e il piacere mi travolse, godevo in pubblico e non lo potevo far vedere. Lo accusai di essere un porco e lui a quel punto si mise a ridere e mentre percorrevamo la strada del ritorno che portava verso Aquileia attraverso la laguna si andò a piazzare su uno slargo, all’altezza del ponte dove ci sono i due alberi; non c’era ancora quella specie di divisorio per il traffico. Li all’imbrunire sotto l’ultima luce lui spense il motore e…”
” Ora la mia cagna farà uno spegni candela con i fiocchi, ho voglia anch’io, su ora ti impali sul mio cazzo sai che mi piacciono gli spegni candela, tirami fuori il cazzo avanti”
“Mi dava ordini, e io tra il piacere che era esploso in me come un automa gli tirai fuori il cazzo…era eccitato, si capiva che aveva voglia anche lui, aveva la cappella lucida, non ce la facevo…. e una volta in mano gli feci un pompino con i fiocchi, lo volevo dentro di me e come ipnotizzata iniziai a succhiarlo, lo leccai era quasi fosse un feticcio. Fu questione di poco perché dopo un momento lo scavalcai e mi calai sul suo cazzo, piacere, umiliazione e brivido di farlo in pubblico a pochi metri dalle macchine che passavano venni nuovamente brutalmente, ora non erano le sue mani ma il suo cazzo e poi quel gioco lo ripetemmo altre volte anche in autostrada”
La figlia la stava ascoltando, e ne era strabiliata, ma perla stanchezza e per tutti gli eventi di quella serata folle che avevano passato il sonno le vinse tutte e due e si addormentarono così una vicino all’altra completamente nude. La madre prima di addormentarsi si ricordò della sua richiesta per la cena, era una cosa che non si sarebbe mai aspettata ma tutto sommato andava a pennello con il suo carattere da vizioso; abbracciò sua figlia quasi per cullarla, sapeva che non avrebbe detto di no.