Era come ubriaca non si capiva, continuava a fare tutto quello che voleva lei eseguiva i suoi ordini come un automa, eppure tutto questo le piaceva, lei, sua madre prima di lei che cosa avevano in comune loro due. Sua madre l’aveva considerata sempre una vecchia che brontolava quando portava le mini troppo corte oppure quando andava a passare il fine settimana con il ragazzo, e invece…invece lei sua madre aveva fatto follie aveva scopato con quel porco e si era fatta scopare da chiunque lui avesse voluto. Ora toccava alla figlia, andò così verso il bagno, nel corridoio di disimpegno una macchina del caffè, non degnò di uno sguardo una sua collega che lo stava bevendo, dalla finestra spiccava la collinetta del castello con tanto di campanile, Udine in una giornata serena; non aveva tempo per il panorama così…….
Si chiuse dentro.. Aveva voglia, una voglia folle in quel momento si sarebbe accoppiata con chiunque o si sarebbe infilata in figa qualunque cosa ..e poi lui le aveva intimato di godere. Fu così in quel miniscolo bagno; poggiò il telefono sul distributore della carta….. e bastò un attimo, le sue mani corsero sotto la gonna ; le bastò sfiorare la stoffa del perizoma che portava, il piacere la travolse come una scossa elettrica, non ce la faceva proprio e le scappò anche un gemito…Piacere e quel senso di torbida umiliazione che le dava alla testa e mentre era semi piegata per le scosse elettriche che le partivano dalla figa, il telefono vibrò nuovamente, lo sapeva era lui. Controllava voleva vedere se eseguiva i suoi ordini, una frase laconica anzi una sola parola scritta a lettere maiuscole. “ FOTOGRAFATI “.
Si, quell’uomo voleva che si fotografasse la sua figa grondante ma sopra tutto una foto del buco del suo culo con tanto di tappo inserito. L’aggeggio che si era introdotta le aveva dato fastidio all’inizio, ma ormai si era abituata. No, non poteva umiliarsi così, eppure …..Si sedette sulla tazza, per un momento…. quasi in quella situazione, si sentì comica, gonna tirata su, telefonino in mano e mutande abbassate. Ma fu solo un attimo, si fotografò la figa come lui le aveva chiesto, un primo piano con un dito infilato dentro, se lo mosse con rabbia, era letteralmente un lago, e poi toccò a quella cosa che aveva nel culo, non seppe neanche lei come fece, si piegò leggermente in modo che le sue natiche spiccassero e poi con una contorsione in quel bugigattolo di bagno si fotografò dietro. E poi dopo aver guardato quegli autoscatti si sfogò con rabbia…
” E’ questo che vuoi ..vuoi vedere come mi sono ridotta come mi hai ridotto, mi sento troia, sono la tua schiava”
Parole scritte con la furia della disperazione, non ne poteva più. Scrisse e inviò le foto pigiando l’apposito tasto. Le sue foto ora viaggiavano nell’etere, si sentiva sfinita , sapeva di essere rossa in volto, si sentiva i capelli sudati appiccicati alla fronte per il sudore. Si doveva ricomporre, se fosse uscita in quegli stati sicuramente le avrebbero chiesto qualche cosa, e se per un collega maschio sarebbe bastata una risposta laconica , una donna avrebbe capito sin nei minimi particolari che cos’era successo in bagno. Ma a lui non bastavano le foto che lei gli aveva inviato perché mentre era ancora li arrivò la risposta alle sue foto; le sarebbe bastata una risposta laconica un “ BENE “ o una frase del tipo” Vedo che la mia schiava esegue…” Ma lui in quel momento non se fregava minimamente di ciò che lei gli aveva mandato e aveva fatto e la sua risposta fu
“ Se vuoi uscire con me questa sera a cena ti devi masturbare il culo con la cosa che hai infilato dentro da tutta la mattinata e che ti sei fotografata . Metti il telefono in formato video ; basta foto aspetto il filmato esegui.”
Era troppo, le venne voglia di gettare il telefono nella tazza dello scarico di quel minuscolo bagno, eppure quelle parole provocavano su di lei un fascino ipnotico, doveva eseguire quello che lui chiedeva, il padrone lo voleva.. Un attimo di esitazione guardando il telefono, sapeva che aveva il tempo di un paio di minuti per la registrazione…e lo fece…mentre la lucetta rossa del rec. Le dava il via si portò nuovamente le mani al culo, si allargò le natiche per far spiccare il tappo luccicante del vibratore mentre le sue dita riuscivano a prenderlo ….lo fece andare e venire nel suo culo in maniera violenta fino a farsi scappare qualche goccia di pipì. Le contrazioni che le dava quella cosa sulla vescica erano forti e lei lo fece con rabbia…si, si piantava nel culo quell’oggetto in profondità quasi ad impalarsi ,……godeva, sapeva che lui la guardava, e in quel momento avrebbe voluto altre persone presenti, essere circondata da facce anonime per far vedere a tutti quanto era troia e ninfomane. Fece tutto, si ruppe il culo per lui, piegata con la giacca aperta mentre le tette le ballonzolavano fuori, si sentiva troia. Le sembrò un’eternità quando uscì da quel bugigattoli, invece erano passati solo alcuni minuti, la collega che prendeva il caffè era ancora li e la guardò perplessa mentre le passava accanto. Ritornò così alla sua scrivania, , il solito lavoro fino alla pausa pranzo per riprendere più tardi. E poi per la sera c’era il suo invitò a cena, ma doveva anche vedersi con il ragazzo per fare aperitivo in centro. Proprio il suo ragazzo che l’aveva vista infoiata mentre si faceva scopare da un estraneo in sua presenza e doveva riconoscere l’aveva anche assistita perché l’aveva scopata anche lui. Poi per la cena che cosa intendeva lui per cena, conoscendolo l’invito a cena sarebbe stato con sorpresa e il dopo cena sarebbe stato degno di un orgia. Paura ed eccitazione ora si stavano sommando. Lo avrebbe detto a sua madre , voleva il suo parere se doveva accettare, lei lo conosceva bene e avrebbe capito tutto…. Fu così a casa, si doveva preparare per andare fare aperitivo, nonostante tutto ci teneva a far bella figura con il suo ragazzo e a farsi guardare dai presenti; avevano appuntamento nella piazzetta dove c’era “ Il Cappello” li, tavolini ed altro avrebbero potuto chiacchierare e trovarsi con gli amici. Ma prima doveva parlare con la mamma che in quel momento era sola a casa, per fortuna papà e fratello non c’erano, sentendo quel dialogo che ne seguì sarebbero inorriditi. La madre era in soggiorno, era anche lei appena rientrata dal lavoro e “ Mamma , lui mi ha invitato a cena; non so se accettare o andare, dammi il tuo parere, dimmi che cosa facevate nei dopo cena voi due mi deve rispondere Violet e non mia madre!” l’aveva presa quasi in contropiede, sua madre era in poltrona , era in vestaglia, li seduta, non sembrava minimamente che cosa era capace di fare e di subire. Lei la guardò per un attimo con lo sguardo perso, sembrava quasi volesse rispondere ma poi …” Dove ti vuole portare? Ormai i locali che frequentavamo hanno cambiato quasi tutti gestione……” e la figlia a quel punto ricordando una frase di lui…
” Credo a Cussignacco, ha parlato di un locale dove fanno la carne ai ferri…..”
E a quel punto la madre chiuse gli occhi, ricordava e presa da una stizza….cambiando espressione….
” Dammi il telefono devo parlare con lui, non lo posso permettere, li vicino ci sono i tir che devono essere sdoganati, no, questo no!!!”
Così dicendo allungò la mano, la vestaglia con quel movimento si aprì leggermente e la figlia si accorse che sotto non portava altro, i suoi seni pesanti si intravvedevano, non la riconosceva , lei che subito dopo la doccia andava in camera, invece ora era li in casa seduta comodamente in poltrona. La figlia la guardò perplessa non capiva quella specie di irruenza ma forse la mamma, Vaiolet dei tempi andati sapeva quello che succedeva con lui, quando a quattro zampe completamente nuda con collare e guinzaglio lui l’aveva portata nei giardinetti dietro Piazzale Osoppo a fare la cagna , erano andati a cena quella volta e poi lui si era divertito. Una volta posteggiata la macchina l’aveva fatta scendere e…se le ricordava ancora le sue parole mentre gli porgeva il collare con già attaccato il guinzaglio quel malefico clic…
” Ora la mia cagna farà una passeggiata, ti voglio nuda su non fare storie”
E lei …tale madre tale figlia aveva eseguito senza battere ciglio, li si era spogliata completamente, lasciando i vestiti in auto e si era messa il collare, lui aveva preteso che se lo allacciasse da sola e che poi gli porgesse il guinzaglio. A quell’ora ormai non passava nessuno, e mezzanotte era passata da tanto, poi una volta nuda…
“Su cagna a quattro zampe che andiamo a farti fare i bisogni, quella volta si era sentita male, si era vergognata ma aveva fatto tutto, si erano diretti a una specie di totem colorato che era stato messo li in mezzo addossato al muro come statua, aveva sentito l’erba sulle sue ginocchia e il freddo della notte le aveva provocato uno stimolo impellente, ma lui se ne fregava , la accompagnò li, da lontano poteva sembrare un signore che portava fuori un cane di grossa taglia , invece era le..e giunta all’altezza della statua pretese che lei alzasse la gamba come fanno gli animali e che urinasse. Si sentiva eccitata e umiliata non poteva succedere una cosa simile e invece succedeva, poi lui pretese che gli succhiasse il cazzo, lo fece li inginocchiata nell’erba persa in con quel sapore di maschio in bocca, lo aveva succhiato con una voglia indicibile e mentre lo spampinava massaggiandogli le palle come una professionista provetta…
“Padrone chiavami ti prego non ce la faccio più, dove vuoi tu, culo o figa, la tua sborra dentro di me ti prego”
Lui a quel punto si mise a ridere e ci fu un laconico “ voltati” e lei si piegò, gli mostrò il culo poggiandosi al totem con la testa mentre le sue mani si allargavano le natiche in modo che i due buchi spiccassero…dove voleva lui…dove voleva lui le bastava sentire il cazzo gonfiarsi dentro di lei fino a esplodere in un mare di sborra calda. La pistonò a lungo e lei per tutta risposta mugolò di piacere, si contorse sentendo le sue palle che le sbattevano sulla pelle, si sentiva sfondata e sfondata lo era , lui passava dal culo alla figa con affondi rabbiosi divertendosi, non gli interessava minimamente lo sporco e il suo ciprigno che colavano fuori la voleva fare impazzire di piacere. Quella carne dura la squassava, lo voleva dentro, dentro fino a farselo uscire dalla bacca essere completamente presa allo spiedo, in quel momento non le bastava più un solo cazzo ma se altri si fossero fatti avanti si sarebbe rotolata nelle’erba allargandosi le gambe invitandoli a prenderla. Raccontò questo alla figlia che la guardava esterrefatta sentendo quelle parole, non riusciva ad immaginarsi una scena simile che invece era accaduta. Poi tacque, prese il fiato e …
”Su dammi il telefono che lo chiamo , non voglio che una cosa del genere succeda a te anche se lo devo riconoscere sei mia figlia..!!”
L’ultima parte della frase la colpì e a quel punto gli diede il telefono, non voleva essere presente alla telefonata, cosi’ andò in camera sua ……