…….Si, si sentì una schiava sottomessa al piacere e invece di andarsene e salutare con noncuranza quella donna e farle capire che non le interessava niente, rimase interdetta e le sue parole , che non si aspettava neanche di dire
“Va bene professoressa ci rincontreremo quando vuole lei, il mio indirizzo e il numero di telefono è nella lista dei docenti, ma sicuramente in settembre ci vedremo per gli esami di riparazione….”
E così dicendo le strinse la mano . Le due donne si guardarono negli occhi. Lei nei rispetti di quella donna si sentiva un niente; ma pensava ai due cani, e a quello che aveva fatto sulla coperta, i clienti che si erano susseguiti, ai cazzi che aveva preso e al gusto che aveva provato nell’annullarsi, alle ondate di piacere che si erano susseguite in lei, ne era rimasta stravolta e le era piaciuto……Quello sporco , si quello sporco le piaceva le sborrassero, pisciassero addosso o peggio le piaceva….Prese paura per quei pensieri ma tra se e se sorrise. Salutò i colleghi, scese le scale e ritornò a casa; di nuovo quel traffico, il caldo del giorno, passò con l’auto nella piazza dove era stata la sera prima …Rivide il marciapiede dove neanche alcune ore prima era stata nuda ad aspettare i clienti, si era mossa, aveva ballato verso i fari delle auto che la illuminavano e aveva mostrato i suoi buchi piegandosi e allargando il culo come la più scafata delle puttane. Ma in quel momento tutto quello non le interessava voleva attirare gli uomini, i maschi per quella cosa che avevano tra le gambe….Pensò al cazzo quando è in erezione, turgido grosso con le vene in risalto e sentirselo entrare dentro, è più grosso era più si sentiva piena e il suo piacere saliva alle stelle…quando a gambe larghe era pressoché in posa ginecologica seduta in macchina e il corpo del cliente che si agitava sopra di lei, la schiacciava, quasi obbligata a prenderlo ….ma sentiva il cazzo farsi sempre più grosso per poi esplodere…Amava la sborra, l’amava realmente , e non lo sapeva…fino a pochi giorni prima. In un posteggio dello scalo merci si era scopata due , si era abbassata sul cofano dell’auto per essere chiavata alla pecorina, quasi a non voler vedere le persone ma vivere esclusivamente delle sensazioni che le dava l’uccello quando entrava nei suoi buchi……Durante quell’ultima notte poi aveva partecipato a un orgia e per finire le avevano pisciato addosso, piscio, sborra, piacere assoluto, sentirsi i rivoli caldi lungo il corpo, aprire la bocca e sentirselo dentro, inghiottirlo, inghiottire il piscio dei suoi padroni. Lei non era altro che un animale da monta niente di più, un buco da riempire , un buco che serve a dare piacere. Il suo bel corpo, agghindato , fatto esclusivamente per attirare i maschi. E poi nella villa nella dependance, dove aveva dato piacere a quell’essere immobile sul lettino, quel corpo obeso su cui si era strofinata e la donna che le aveva dato gli ordini, una bella donna che in sua presenza si era fatta inculare e poi lei da cagna aveva pulito tutto, un cesso vivente…..Si erano succeduti cazzi nel suo culo, aveva ancora dentro i tampax perché le bruciava, le faceva male era quasi prolassato da tanto era stato allargato a forza di prenderli …ma se le avessero ordinato di uscire dalla macchina e mettersi li in strada con il culo all’aria per essere presa ancora lo avrebbe fatto….si sentiva un buco e niente altro. Voleva ritornare nel casino a Francoforte sul Reno, lo voleva, voleva fuggire con quel vecchio tedesco che l’aveva stregata di nuovo essere legata e costretta voleva solo quello…Questi erano i pensieri e nel frattempo giunse davanti a casa sua, qui lì’aspettava la sua amica del cuore, quella donna che aveva rivelato una seconda faccia , il suo “ amore” dei tempi dell’università si era dimostrata una padrona inflessibile e non aveva battuto ciglio vedendo come si era ridotta, anzi se ne era compiaciuta. Ora era li ferma sul marciapiede ad aspettarla: l’auto accostò, bastò un occhiata:
“Spicciati ho una gara di corsa e tu sei chiamata a farmi da spalla”
Detto questo salì al suo fianco, lei abbassò la testa, non era capace di dire di no, ingranò la marcia e si diressero fuori città verso un a villa isolata dove si allevavano cavalli….il cuore le batteva, forse avrebbe incontrato quel diabolico vecchio dalla barba bianca. Giunsero così in quella villa isolata, lo rivide, si sentì bagnare , quell’uomo le piaceva e la dominava, avrebbe potuto chiederle qualunque cosa, partecipare a un orgia, farsi prendere da un reggimento intero se la cosa avesse dato piacere a lui, farsi impalare il culo, vivere letteralmente con il culo aperto per prendere cazzi in continuazione se lui lo avesse chiesto. Si, quell’uomo la dominava e era li . La guardo con noncuranza e si mise a ridere, c’erano altre persone e su un tavolo dei finimenti, sulla pista, la sua amica, era nervosa e c’era anche l’altra donna , l’altra schiava di lui, la schiava che gli aveva dedicato la vita ; il sole, il caldo, quella pista assolata e….le due donne iniziarono a spogliarsi, li in pubblico, erano considerate come due animali e effettivamente per quelle persone lo erano. Furono nude, li sotto il sole e poi fu la volta dei finimenti…un collare che bloccava quasi il collo e lo teneva eretto, poi, un bustino in cuoio con degli anelli, cuoio nero, bordato di rosso, stringeva il ventre mettendo in risalto il culo, le natiche spiccavano era effettivamente un bel vedere e poi fu la volta del morso, era un morso di plastica fatto per umani, in modo che non spaccasse i denti ma le fece subito salivare, e la saliva colò sui loro menti, gocce lucide quasi di sborra, quelle gocce scesero e toccarono i loro seni……
Il busto stringeva e erano messi in risalto come il culo. Poi fu la volta delle briglie. Partivano dal morso , entravano negli anelli del collare per incunearsi tra i seni e passare negli anelli del bustino che portavano erano bardate, bardate come due cavalle, ma non era ancora finito, sul tavolo erano rimaste due calotte con un gancio per un voluminoso pennacchio e il pennacchio c’era. Misero così quella calotta e un pennacchio multicolori sulle loro teste. Ora erano immobili sotto il sole, quel sole cocente estivo e l’odore del mare portato dal vento, ma ancora per poco , sulla pista erano fermi due sulki . Lei conosceva bene quel piccolo calesse, si ricordò la sua vestizione avvenuta la al nord in quella stalla, di come si era sentita, lei si era sentita fiera, per il suo padrone diventava un animale, neanche una puttana pronta a farsi prendere ma un animale, una cavalla scattante , quel bustino metteva in risalto i suoi glutei e i senni e ora si vedeva come fosse stata allo specchio. La sua amica del cuore aveva un corpo efebico, le sue gambe lunghe e muscolose i seni non molto grandi dai capezzoli prorompenti, mentre l’altra donna anche se della stessa corporatura aveva i seni pesanti da femmina, aveva anche qualche anno pi di lei, ma ormai c’era la gara e ormai era tutto pronto……
Erano li le due “ cavalle” con tanto di calotta e pennacchio, ma non bastava, lei le guardava, forse si invidiava, non lo sapeva neanche lei; era rimasta in disparte, non aveva fiatato, ma questa volta lui la guardò e le rivolse la parola…..portava un vestito leggero, quello che aveva usato per andare a scuola, sotto non portava gli slip, il culo le faceva male, bruciava e aveva ancora infilato un paio di assorbenti per impedire alla sua merda di uscire tanto era stata dilatata, lentamente il suo buco stava ritornando alla normalità ma aveva ancora paura di “perdere” . Sentì quegli occhi fissarla e squadrarla, quello sguardo la faceva bagnare; sapeva che sarebbe arrivato un ordine, se ne vergognava ma quell’uomo ormai poteva chiederle qualunque cosa e lei l’avrebbe fatta. E quell’ordine arrivò, arrivò una domanda
“ Professoressa, cosa manca alle nostre due “ puledre?”
Lei rimase di sasso, non si considerava niente. Lei era una schiava , una cagna da monta e mai avrebbe pensato a una frase simile, chiedere un parere…E lei rispose, si ricordava della coda e dei sonagli che gli erano stati applicati ai capezzoli e alle grandi labbra, si ricordava anche quanto pizzicavano quelle clips ; e poi la coda, quel bulbo in acciaio che aveva dovuto lubrificare con la propria saliva , lo aveva succhiato come un cazzi e poi quel metallo umido e viscido l’aveva forzata dietro era entrato nel suo culo per bloccarsi in fondo oltre la muscolatura che si era chiusa su quella palla di ferro lucido…” Manca la coda e i sonagli” le sue parole, lui le sorrise
“ Mettiglieli e lubrifica il culo alle due cavalle: forzale…..” .
S’immaginava una frase del genere doveva leccare il culo alle due donne doveva entrare dentro con la lingua, incunearsi tra quelle natiche sudate e forse sporche ….pulirle, lustrarle, lubrificare i bulbi delle code e forzare le due donne…..: Loro si piegarono e mostrarono il culo a lei, si mise in ginocchio dietro a loro, sapeva quello che doveva fare, due culi sudati le donne si allargarono le natiche vide quelle rosette scure. La sua lingua saettò fuori la bocca e iniziò dall’alto, dalla sua amica del cuore. Si aiutava con le mani, era con un ginocchio poggiato a terra, sentiva un odore strano e seguì un sapore strano, sudore e altro……non le interessava, obbediva agli ordini del suo padrone e ne era felice. Le sue ninfe si stavano bagnando, l’eccitazione stava crescendo, fosse stata toccata, sarebbe venuta senza volere, quel formicolio strano si stava propagando dal suo ventre in tutto il corpo, correva sui suoi capezzoli irradiandosi al petto. Di nuovo quella sensazione di annullamento di nuovo il piacere, quella ricerca dello sporco ; e mentre lei faceva tutto questo senti lui dietro le sue spalle, sentì il piccolo frustino che aveva in mano sollevarle lentamente la gonna, una gonna ampia, estiva, , la tirò su, la fece scivolare sulle sue cosce mettendole in mostra, sentiva gli sguardi delle altre persone presenti , non le interessava…altri brividi di piacere si andavano a sommare a quelli che aveva, brividi….. chiuse gli occhi. Uno zefiro leggero lo sentì sulle sue gambe , da un momento all’altro le avrebbero visto tutti il culo e il “ tappo “ che portava ……
“Inginocchiati, vediamo come hai il culo ….”
A lei non interessava, lo fece , lo fece per lui , si piegò, mostrò il suo culo e allargò le natiche, si vedeva in maniera chiara quella cosa che bloccava la rosetta del culo, il frustino la sfiorò di nuovo , un paio di colpetti leggeri
“ Su schiava, ora vedi di applicare le code, lubrificale e infilale ; spicciati “
Lo fece, fece mugolare le due donne, le spinse fino in fondo quasi ci rabbia e poi tocco alle due cinghiette che partivano da quel bustino da davanti per passare tra le gambe e chiudersi sulla parte posteriore in modo da fermare la coda caso mai le “cavalle “ avessero voluto togliersela; fu la volta degli orecchini, gli orecchini con i sonagli….sui capezzoli, sulle grandi labbra, le briglie lunghe passarono tra le gambe delle due donne…ecco, orano erano perfette. Furono tirate verso i due calesse fermi sulla pista, due calesse fatti su misura adatti ad essere tirati da persone , per ultimo furono applicate delle polsiere che con un moschettone si legarono alle assi , furono sollevati ed ora i due fantini, due persone molto piccole , sembrava non fosse la prima volta che eseguivano una cosa simile, era per loro solo un lavoro e niente altro, una gara e uno dei due avrebbe vinto. Sul bordo della pista si allinearono gli invitati, diverse coppie e alcuni singoli, saranno stae una decina di persone, chi beveva chi faceva scommesse su quale delle due donne avrebbe vinto. I sonagli emettevano un rumore strano a ogni passo delle due donne. Furono affiancate e mentre tutto questo succedeva, lei era sempre in ginocchio, la gonna era scesa, era li sulla terra ai suoi piedi….quando avrebbe voluto avere quella coperta puzzolente dove rotolarsi con lui. Con quell’uomo che la dominava . Le accarezzò la testa, lei si tirò leggermente su e si strofinò sulle sue gambe all’altezza dell’incrocio dei pantaloni, si sentiva gatta e non le interessava degli spettatori, che tra l’altro erano tutti intenti a guardare le due donne pronte per la gara . Le sue mani corsero su quei calzoni, scivolarono le dita sulla zip, era eccitata , da tutto , da quello che era successo prima e da quello che stava per fare, infilò la mano nei suoi calzoni e ne estrasse l’uccello, era eccitato anche lui, era viscido, ma non puzzava di urina , era viscido di piacere ,. Lo ebbe in bocca, le sue dita accarezzarono le palle, quella pelle liscia e delicata, iniziò a leccarlo, lentamente e poi se lo mise tutto in bocca , fino alla radice delle palle, lo aveva in gola, lo sentiva infossarsi e indurirsi da un momento all’altro sarebbe potuto venire ma quel diabolico uomo dalla barba brizzolata sapeva come dominarsi e lei si trovava in bocca un cazzo duro da succhiare e da titillaere : era felice, il cazzo del suo padrone tutto per lei e non le interessava degli spettatori, sotto quel sole, ai suoi piedi si stava annullando per lui. Lo segò lentamente lo guardò negli occhi e le sue parole….
” Porco vieni ti prego, te lo prega la tua cagna“
E finendo quella frase le dette un succhiotto che aspirò anche l’anima di quella persona, lo sentì scuotersi ed esplodere nella sua bocca. Fiotti lunghi e densi la invasero, cercò di inghiottire, filamenti le scesero lungo il mento finendo nella scollatura e sul reggiseno di pizzo bianco che portava e il piacere venne anche per lei. Le esplose nel ventre e da li quel calore si irradiò in tutto il suo corpo per finire in testa
CONTINUA