“ Un dialogo surreale, io ero solo l’oggetto della contesa, l’oggetto da vestire mentre i due flirtavano con le battute.
Non faceva proprio per me, avevo un carattere io.!! L’attimo prima che mostrassi la mia stizza la donna mi fece accomodare nel camerino, se camerino si poteva definire. Una parte a specchio e delle tende tirate, quasi una capanna con una parete riflettente. Mi trovai così da sola, sulla sedia un bustino almeno mi dava l’impressione che lo fosse. Ero stranita, ma in che avventura mi ero andata a cacciare : un Book di foto osè e poi porno da quello che mi aveva detto. Un negozio di abiti di scena, quel camerino spoglio. Non potevo essere io quella donna che vedevo nello specchio difronte a me con una gonna quasi tirata su, fatta e tirata su ad arte per far in modo che chiunque potesse vedere la fine delle autoreggenti che indossavo, eppure ero li. Sulla sedia un paio di capi di intimo. Li ebbi in mano, il bustino, poi mi riguardai allo specchio quasi per prendere la rincorsa sul da farsi, e poi iniziai a spogliarmi. Rimasi solo in perizoma e autoreggenti. Tutto sommato vista così mi trovavo avvenente, un animale da letto. I miei seni erano ancora alti e i capezzoli li avevo duri ed eccitati, quella situazione complicata mi stava eccitando anche contro la mia volontà. Chissà la faccia di mio marito se avesse udito i pensieri che avevo in quel momento. Il primo corpetto lo ebbi in mano, non c’erano nastri, ma era fatto da strisce di raso inframezzate da strisce di pelle nera e lucida. Lucido su lucido, mi affascinava e poi era strano, le due coppe erano minuscole ed erano fatte di pizzo, quasi fossero di rete. Così dopo averlo esaminato me lo infilai. Si apriva sul davanti, la chiusura era fatta da una serie di clips che con il loro classico rumore si chiusero su di me. La carnagione bianca del mio busto fu lentamente assorbita da quel nero lucido….l’ultima clip e lo ebbi indossato. Quell’intimo mi strangolava letteralmente la vita mettendo in risalto la sottigliezza dei miei fianchi e il mandolino di cui tra l’altro andavo fiera. Però qualche cosa non mi quadrava le coppe di quella specie di reggiseno incorporato. Uscì così dal camerino, si mi piaceva, ma la parte alta non faceva al caso mio. Quando fui fuori leggermente impacciata mi accorsi che lui si era seduto ad aspettare mentre la donna nel frattempo aveva tirato fuori un altro paio di scatole che attirarono subito la mia attenzione. Mi sentivo in imbarazzo, neanche con mio marito andavo a fare quel tipo di acquisti: lui amava le sorprese. E invece in quel momento mi trovavo come imbambolata sotto lo sguardo di lui che tutto sommato era un estraneo. Lo dovevo riconoscere, estraneo o non estraneo aveva gli occhi che ridevano, chissà a che cosa pensava in quel momento. Quell’uomo mi affascinava e mi faceva voglia. Intanto la donna si avvicinò a me e con aria professionale esordì dicendo……
” La taglia l’abbiamo indovinata, il nostro fotografo ha un ottimo intuito, e ora vediamo di mettere a posto queste coppe”.
Sentì così le sue mani sfiorarmi i seni indugiando sopra di essi…forse un po’ troppo….Lui intanto osservava e a quel punto:
“ Lara, metti le mani dietro la nuca in modo che il tuo busto spicchi”
Lo feci e con quel movimento le punte dei miei capezzoli si intravvidero nel ricamo di quelle coppe. Lui iniziò a scattare, inquadrature in cui io ero seminuda mentre una donna quasi mi abbracciava. Lei era dietro di me. Quelle sue dita giocarono con i miei capezzoli per farli ergere ancora di più, anche se non occorreva, mi sentivo dannatamente eccitata, per la situazione. Già la corsa in moto con quella chiacchierata fatta per preparare il ritorno aveva acceso i miei bollenti spiriti. Ora i miei capezzoli occhieggiavano in quella rete, mentre quella donna continuava implacabile, avrei voluto dirgli basta ma non ce la facevo. Le gambe mi tremavano e mi sarei voluta sedere. L’obbiettivo della macchina fotografica continuava con i suoi clic in maniera implacabile . Poi, l’attimo, l’ordine che non mi aspettavo. Lo disse all’altra donna….
“ Su, abbracciala stando bene dietro a lei e fissatevi, le vostre bocche devono essere vicinissime ma non si devono toccare…e tu Lara, vedi di allargare un po’ le gambe”.
Quel tocco, le nostre bocche vicine, mi sentivo persa, sensazioni si irradiavano dal mio ventre, dalle punte dei miei capezzoli per vagare nel mio corpo, mi sentivo ondeggiare, ma questo a lui non bastava. Non so chi dei due mi tolse il perizoma che indossavo, ora la mia farfalla si vedeva bene. Sapevo di avere le grandi labbra lucide di voglia, la sentivo tracimare , se qualcuno mi avesse toccato il bottoncino sarei esplosa in un orgasmo al fulmicotone. Continuò a scattare foto dal basso mentre la donna iniziava a torturami le ninfe con quel tocco di dita che aveva già usato per le mie tette…..Stavo partendo e come in un sogno chiesi di essere toccata, li sul mio bottoncino. Poi passò alle maniere forti fino a farmi gemere, tutto mi girava attorno, volevo sedermi, prendere fiato ma i due non me lo permettevano, ora le sue dita piene li dove avevo chiesto con una carezza decisa e poi l’unghia lo sfiorò quasi graffiandomi. Il mio grido, il piacere che dilagava in me e non ce la feci più a stare in piedi…scivolai su quella moquette in preda a tutta una serie di sensazioni che mi facevano come galleggiare. Ero partita. Ora in quella specie di nirvana in cui mi trovavo la voglia di cazzo si fece sentire. Lui per continuare a scattare le foto si era messo in ginocchi vicino a me all’altezza della mia faccia. Effettivamente dovevo essere uno schianto: semidistesa con quel bustino che lasciava solo esposto il mio mandolino messo ancora più in risalto dalla posizione delle mie gambe leggermente rannicchiate. Con la mano lo sfiorai senza volere, sfiorai l’interno delle sue cosce . Forse senza volere, ma lui si accorse della mia manovra e ci fu un…..
” Su, Lara continua, vediamo di passare alle foto per la stampa pornografica “
Non lo avrei mai detto, essere su una rivista patinata per soli uomini, per maschi in calore. La cosa mi eccitò maggiormente e con un arte da troia scafata riuscì ad aprire quella patta . Il porco era eccitato, al mio tatto sotto gli slip sentì un cazzo robusto in piena erezione.
Voglia, voglia allo stato puro, lo volevo avere in bocca, lo volevo mio!!. Non so come feci, ma un attimo dopo quel cazzo mi sfiorava le guance . Era caldo, grosso e viscido, perdeva piacere, mi lasciò una striscia lucida e appiccicosa. Ma tutto questo non mi interessava, perché prima lo sfiorai con le labbra titillando il suo meato con la punta della lingua. Usai anche leggermente i denti per farlo fremere e…fremeva, fremeva, lo sentì tremare e..alla fine lo inghiottì con un unico movimento. Ora era in bocca, rallentai e lo feci passare oltre alle tonsille, giù nel mio esofago, lo avevo dentro di me fino alle palle che malignamente passai con le unghie. Lui mi mise le mani tra i capelli, sentì la loro pressione e iniziò a usare la mia bocca come fosse una vagina. Lo seppi dopo in quei momenti la macchina fotografica la usava la sua amica per riprenderci. Lui giocava con me, faceva in modo di estrarre il suo cazzo quasi completamente da me per poi rientrare dentro e , me lo disse…
” Succhia con rabbia, mostra tutta la voglia che hai!!”
Per tutta risposta succhiai e succhiai, lui non smetteva, mi stavo ubriacando, lo sentivo ingrossarsi a dismisura, capivo che doveva essere vicino al limite, le mie slinguate sentivano le sue vene in rilievo. Si immobilizzò, iniziò a vibrare e il suo piacere mi invase. Rimbalzò sul mio palato, mi invase, inghiottì, e altro scivolò lungo il mio mento. In quell’attimo mi sentì come una baccante padrona del maschio che lo spreme fino all’ultima goccia. Tutto questo però non mi bastava perché se il suo piacere lo stavo inghiottendo ora lo volevo anche nel mio ventre. La mia figa si contraeva, voleva anche lei una dose di carne da stringere e vezzeggiare. Così, confusa ancora in preda al piacere e alla voglia che non si era placata e mi stava ancora pervadendo mi misi a quattro zampe non senza fatica. Fui li in ginocchio davanti a lui puntellandomi con le mani e subito dopo acquattata con le guancia appoggiata al pavimento gli presentai il mio culo. Effettivamente dovevo essere uno schianto il mio fondo schiena era incorniciato dal bustino e dalle calze autoreggenti, e poi se vogliamo dirla tutta i miei seni erano quasi usciti completamente dalla parte alta del bustino, e in quella posizione lo sentì ancora parlare, a dare ordini all’altra donna:
“ Continua ancora a scattare la nostra amica è completamente partita, ora la prendo da dietro come un animale”
E lo ebbi sopra di me, un maschio che grugniva in preda a una voglia irrefrenabile. Anche se il suo cazzo aveva goduto lo sentì poggiarsi sulle mie ninfe , scivolò leggermente, ero fradicia….poi come d’incanto senza aiutarsi con le mani lo sentì farsi strada dentro di me, lo stavo assorbendo con la mia figa quasi fosse un ameba con una vita propria. Piacere, il piacere di essere posseduta e sbattuta. Quel cazzo era ancora robusto, iniziò a entrare e uscire da me, lo fece prima lentamente poi il suo andirivieni dalle mie ninfe aumentò. Premetti i miei fianchi verso di lui in modo che a ogni suo affondo lo avessi di più dentro di me. Infilai la mia mano tra le gambe per sentirlo e accarezzargli le palle. Mi pizzicai il bottoncino provocandomi di nuovo quelle sensazioni che ben conoscevo e che l’altra donna mi aveva dato ….e quando infilai la falange del mio dito medio in figa dove c’era il suo cazzo , il piacere ci travolse e sentì la sua sborra letteralmente lavarmi, le mie ginocchia cedettero definitivamente e ci trovammo distesi tutti e due su quel pavimento…boccheggianti quasi come se avessimo fatto una lunghissima corsa…
CONTINUA