Lei in quel momento era la sua cagna. Era li, completamente nuda che si mostrava. Mostrava le tette , la figa, li davanti a lui che stava facendo scorrere la sua mano calda sulla sua pelle. Non sentiva il freddo della notte, l’eccitazione le stava salendo a mille. Le sue dita si soffermarono sui suoi capezzoli, li strinse leggermente e diede a loro un leggero strattone facendole ballare il seno…
” Vedremo di ingrossare queste sue tette, so che ha smesso da poco di allattare, sarebbe ora di riprendere questa attività, non ci sono problemi su chi gusterà il suo latte ci sono moltissime persone che lo potranno apprezzare”
La stava trattando come un animale, e lei quel trattamento nonostante tutto lo apprezzava. Poi quella mano scese sulla sua figa, e senza pietà le infilò un dito dentro facendolo roteare…
”Sei bagnata e eccitata, sei proprio una cagna, ho fatto bene a portare il collare, su ora mettitelo, non sarò certo io a mettertelo, te lo devi mettere da sola e dire che non sei altro che una cagna”
Eliana ascoltava quelle parole. La letteralmente insultava. In quel momento erano soli nel buio della notte solo le luci al neon della stazione della metropolitana. Forse una telecamera nascosta li stava riprendendo, ma in quel momento per lei era il problema minore anche se si trovava completamente nuda. Le mise in mano il collare, Eliana lo soppesò e lentamente se lo portò al collo. Era una cinghia di cuoio borchiata, alta almeno due centimetri. Non era un collarino da gatta, ma realmente era un collare da cane di grossa taglia, da molosso. Con difficoltà si portò quel cuoio attorno al collo, il fermaglio non era fatto da un bottone metallico tipo clip ma una chiusura da cinghia. Regolò i tasselli e poi fece scorre la cinghia, Lui la osservava, lei si vestiva se così si può dire per lui. E una volta finito quel rito fu la volta del guinzaglio….
” Mettiti anche questo, fissalo e dammelo in mano”
Era l’attimo della sottomissione più completa, una volta avuto in mano l’avrebbe potuta tirare e lei sarebbe stata realmente una cagna. Ebbe paura, non poteva, voleva dire affidarsi completamente a lui, il suo padrone. Ebbe un brivido, e alla fine il clok della chiusura del moschettone, lo ebbe in mano e lo consegnò. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia e lui se ne accorse, una leggera risata….
” Guardami ne gli occhi cagna”
Una cosa strana, l’aveva chiamata cagna, non più professoressa, un altro scalino nel gorgo di quella forma di schiavitù che la stava avvolgendo era fatta. I loro sguardi si incrociarono e dalla sua bocca…
” Per voi padrone ora sono la vostra cagna”
Non capiva perché le fossero uscite quelle parole dalla bocca, eppure le aveva dette si era definita la sua cagna. Lui una volta in mano il guinzaglio, lo soppesò lentamente e poi, lo strattone….
” Andiamo, dobbiamo passare in osteria a prendere un’altra persona, avrai una sorpresa, la persona la conosci molto bene”
Eliana rimase interdetta, un batticuore, non poteva farsi vedere in giro in quegli stati, da persone che conosceva. Era una professoressa e anche una signora sposata con una figlia, ma lui, con la sua maniera di fare non permetteva tentennamenti. Fece per chiudersi il cappotto,dopo averlo rimesso ma la sua mano glie lo impedì,
“Cappotto aperto, se ci sono delle persone in giro a quest’ora devono capire che cosa sei”
Non voleva che si coprisse, le gambe le tremavano, il collare, il guinzaglio, cappotto aperto che mostrava tutte le sue nudità, si sentiva sperduta come su un altro pianeta. Eppure c’era qualche cosa che l’attirava. La sua figa non mentiva, le sue dita dentro di lei quando l’aveva sentita l’avevano fatta quasi godere, e aveva stretto le labbra per non fare sentire un lamento e quel lamento non era di dolore. Incrociarono un passante che li guardò allibito. Non riusciva a capacitarsi di incrociare una donna semi nuda tirata come un animale, eppure a quell’ora tarda stava succedendo e lei era l’animale. Giunsero così alla macchina, un grosso suv di colore scuro, salendo ormai il cappotto era completamente aperto, e lo tenne aperto una volta anche in auto. Si vergognava, le piaceva, ne era letteralmente scombussolata. Il rumore del la messa in moto, la penombra delle luci del cruscotto la faceva sentire quasi in vetrina mentre il mezzo sfrecciava per le vie di Milano nel cuore della notte. Sapeva dove andavano, andavano in quella specie di osteria puttanaio dove lui l’aveva portata nel pomeriggio di quel giorno che aveva letteralmente sconvolto la sua vita. Una volta fermati davanti ci fu la discesa…Il locale anche se l’ora era tarda era ancora aperto. Il bancone con quell’oste che al solo guardarlo le faceva schifo, alcuni avventori seduti ad un tavolo, c’erano anche un paio di donne e da come erano vestite si capiva perfettamente il mestiere che facevano. Gli scalini per scendere in quella specie di seminterrato. L’oste salutò lui cordialmente senza degnare minimamente lei di uno sguardo anche se ara praticamente nuda. Gli uomini presenti invece la guardarono vogliosi mentre le due troie videro in lei una concorrente, ma la cosa fu subito chiarita da lui…
” Non abbiate paura, non vi porterà via gli affari, la professoressa è solo la mia cagna e siamo venuti a prendere un paio di cose”
Eliana rimase di stucco sentendo quelle parole, sapeva di andare con lui a una festa, e invece erano li in quel sordido locale a prendere poi cosa….., Il divieto del fumo era un optional sembrava di entrare in un ambiente dove c’era una leggera nebbiolina , odore di vino e di cipolle per fare il sugo. Quell’ambiente le faceva ribrezzo. Ora era li praticamente nuda, guardata da quelle persone nuove che erano li dentro.
Paura, quella penombra fumosa, e poi che cosa intendeva l’oste indicando la porta dello sgabuzzino dove lui con uno strattone la diresse. Le facce la guardavano, lei lo sapeva mostrava tutto, il cappotto era aperto e niente nascondeva all’immaginazione. Superarono quei tavoli e in un attimo furono davanti alla porta del deposito, con la scritta toilette. Le tavole scricchiolarono sotto i loro passi. Così una volta dentro in quella penombra data solamente da una luce che veniva da oltre la tenda semi tirata furono in quel bugigattolo. Si accorse subito che dallo sgabuzzino dove si trovava il letto venivano dei mugolii sommessi. Le rimase impressa nella mente una frase…
”Godi troia, “
Prese paura ma ormai era li, era entrata assieme a lui e sapeva che cosa succedeva oltre quella tenda che una volta scostata… Due corpi nella classica posizione di un coito da animale, la donna era a quattro zampe su quel letto disfatto mentre l’uomo da dietro con i pantaloni abbassati le pompava il culo o la figa, Vide chiaramente le contrazioni delle natiche del maschio intento com’era al suo andirivieni nei buchi di lei, e la donna, la donna non era la puttana che aveva visto la volta prima ma era la sua amica compagna di lavoro.
CONTINUA