Ricerca del piacere da dare a lei e nello stesso tempo avere il suo piacere. eErano corsi attraverso mezzo mondo, lui l’aveva salvata e per ricordo aveva una cicatrice sulla schiena, ma tutto questo a lui non interessava. Ora scompariva per un paio di settimane e la lasciava completamente sola, con ”amici” come li chiamava lui, ma per lei erano dei perfetti estranei anche se il corpo della Maharani lo conosceva nei minimi particolari. Quella donna non portava gli anelli, simbolo della sottomissione e anche di esibizionismo più sfrenato. Nel casino avevano dato fondo alla loro lussuria. Ma per lei il piacere maggiore era stato in treno quando aveva potuto amare lui come una donna ama un uomo. Lei amava quel corpo e nello stesso tempo ne era prigioniera, sapeva assecondare le sue voglie e nello stesso tempo lei sapeva come farlo impazzire. Il treno intanto correva nella campagna tra le risaie a perdita d’occhio e si avvicinava verso i primi contrafforti montuosi oltre loro il lago Sirikit e le montagne che portano verso il confine del Laos, all’alba sarebbero entrati nella stazione di Uttaradit, classica cittadina asiatica, persa in mezzo alle risaie con i monaci dai vestiti gialli che alla mattina uscivano a chiedere la carità, case in legno, legno scuro dai riflessi rossicci, tetti in lamiera o in eternit, poche tegole, giunche sul fiume, quelle piccole con altre barche di pescatori. Il treno entrò in stazione, valige, facchini, corpi sudati dalle gambe arcuate e il classico vestito dalle brache larghe, fasce attorno al capo. Le due donne erano bellissime,lei portava un completo in cotone dalla gonna stretta che le finiva esattamente sopra il ginocchio, ma dietro per permettere il passo aveva uno spacco vertiginoso, che si fermava quasi sotto l’attaccatura delle sue natiche, messe in risalto da una giacca cortissima….sotto si vedeva chiaramente che non portava altro, l’attaccatura dei suoi seni , gocce di sudore le scivolavano dal collo; anche se così stanca e sudata era bella da far invidia a un’icona ; l’altra donna invece portava un shaary dal colore azzurro che giocava con le sue forme morbide , spiccava il trucco che metteva in risalto gli occhi dal colore della pece dell’inferno e i ricami rossi e verdi sul corpetto erano unici. Scesero anche loro dal treno, il loro viaggio si concludeva li, avrebbero proseguito in aereo, solo che loro sarebbero andate verso nord mentre lui sarebbe sceso a Bangkok per poi andare in Cina. La in quell’aeroporto sperduto nel centro dell’Asia erano guardati da tutti, due magnifiche donne una dai lineamenti europei e l’altra portava in se tutti il mistero dei quel crogiolo di razze che è l’Asia. Testolina Bionda come la chiamava lui sapeva che aveva quasi il culo fuori, lo spacco si fermava esattamente sotto le sue natiche e se faceva il passo un po’ più lungo si poteva vedere la parte bassa della sua farfalla, il biancore di un leggerissimo perizoma , ma a lui piaceva e piaceva anche a lei, ne era eccitata, si eccitava quando i maschi la guardavano con aria famelica, li tra la gente si sentiva come la prima volta quando lui l’aveva lasciata in mezzo ai boxer quasi un agnello da sacrificare con quel suo Bubu bianco …Si strinse a lui per un ultimo saluto un bacio, un gioco di lingue…la frase…
“Torna presto mi mancherai padrone, il tuo cazzo e i tuoi ordini sai bene che il mio corpo è tuo”
E lui per tutta risposta…
“Ti lascio con una schiava non preoccuparti”
Ma lei in cuor suo sapeva che come lui sarebbe partito sarebbe ritornata schiava di quella donna con cui rimaneva…… e al suo ritorno il castigo sarebbe stato esemplare, bramava i suoi castighi e i suoi ordini, quell’umiliarsi per lui……. l’essere costretta…..la sua lussuria e la voglia di sperimentare cose nuove era più forte di lei. Videro l’aereo lasciare la pista, i motori al massimo con le eliche che giravano all’impazzata, sfiorò le risaie per portarsi in quota per poi scomparire tra le nubi. Ora erano sole la pista qualche facchino, il loro aereo sarebbe arrivati tra un paio d’ore, si diressero al bar dell’aeroporto, la pista sotto di loro e le risaie, la maharani era silenziosa, stava aspettando e lei sapeva cosa, quella donna la conosceva bene, sapeva di che pasta era fatta, lei comandava si, ma solo in presenza di lui, e ora era sola, il suo carattere lussurioso ebbe il sopravvento…… voleva essere schiava. Andò in bagno e li quando fu sola si tirò su la gonna, si sfilò il suo minuscolo perizoma e ritornò indietro. Quando fu davanti a lei, all’altra donna, le mise in mano il perizoma , un atto di sottomissione…la maharani ebbe un sorriso, un lampo passò in quegli occhi dal colore di pece…” Vedrai quanto ci divertiremo, questa sera ti porterò a vedere un incontro di box, tra alcune ore saremo a casa……” Lei capì che sapeva tutto, sapeva della prima volta quando era stata in quella palestra , tra quegli uomini , in quel caldo opprimente e gli odori di sudore e paura, soprattutto cazzi turgidi pieni di sperma .Si rivide nuda e in ginocchio mentre succhiava i cazzi che gli presentavano , aveva succhiato, ingurgitato e per finire l’avevano letteralmente lavata, ebbe un brivido , si sentì un oggetto nelle mani di quella donna e mentre aveva questi pensieri vi fu la chiamata per l’arrivo del loro volo. Partirono e finalmente dopo alcune ore di viaggio furono alla tenuta….la casa era una classica villa coloniale, non aveva aria condizionata, i soffitti erano alti e le pale dei ventilatori muovevano un aria caldo umida, il caldo, il sudore, sentiva sul suo corpo le gocce correre, la eccitavano chiamavano il togliere i vestiti, la voglia c’era e si faceva sentire,. Il padrone di casa le salutò, baciò l’altra donna e finalmente sentì parlare in francese, almeno c’erano assonanze con la sua lingua l’italiano, il villaggio dove vivevano i lavoranti della piantagione era poco distante, e ormai scendeva l’imbrunire. La camera era splendida, sembrava un alcova un magnifico letto con la zanzariera, lei si spogliò completamente e si buttò sul letto a riposare, immobile i suoi pensieri corsero a lui…..Aveva voglia di lui, la sua mano andò a cercare la sua farfalla, un tocco leggero di dita, quelle sensazioni uniche che se le poteva dare solo lei o il tocco di una donna, non la forza del cazzo che entra ma quel languore, il calore che si irradia dal ventre per giocare alla fine con tutto il suo corpo…le sue dita correvano, sfioravano ora anche i seni e li nella penombra, fradicia di sudore ebbe in orgasmo, lo chiamava, voleva lui, bisbigliò il suo nome e sono la tua cagna sono in calore torna presto….Si appisolò così, sogni folli popolarono il suo sonno, voleva cazzi, la gabbia, i vibratori grossi come pali che si era piantata in corpo e le facce enigmatiche di quegli asiatici che avevano apprezzato il suo annullamento…e per finire quel mare di sperma, quando aveva strisciato fino alle sbarre dove tutto quei cazzi turgidi erano proni a riversarle addosso il loro piacere, un piacere per lei unico, le piaceva eccitare gli uomini, amava vederli infoiati per il suo corpo e il calore dello sperma la faceva impazzire…le sue dita che correvano su quelle strisce bianche per poi portarsele sporche di tutto alla bocca e succhiare, succhiare di tutto, cazzi, il loro piacere il loro piscio…questa era lei questo era quello che lui aveva voluto diventasse….una cagna assetata di piacere e niente altro. Si riebbe lentamente ormai la notte esa scesa e i generatori con il loro ronzio facevano sentire la loro presenza, i rumori della casa le giungevano attutiti quando la porta si aprì. Era la padrona di casa in un completo da sera scuro, che metteva in risalto quella chioma corvina, la chiamò, si sedette accanto a lei sul letto e le diede un bacio leggero, lei si stiracchiò come una gatta mentre le mani dell’altra scorrevano sul suo corpo in maniera leggera, si fermarono sui suoi capezzoli e li stuzzicò con quelle unghie rosso fuoco, lei li sentì inturgidirsi, di nuovo quelle sensazioni, voleva essere posseduta e allargò le gambe leggermente….ma l’altra guardandola fissa negli occhi….
“Tra poco ceneremo, saremo solo noi e il figlio del capo villaggio, tu scenderai nuda ti devono vedere tutti ….ricorda l’atto di sottomissione in aeroporto…ora sei mia e lo sarai per due settimane, potrò godere e far godere del tuo corpo con chi e come quando vorrò….”
Ebbe paura di quelle parole ma nello stesso tempo ne fu eccitata, di nuovo schiava, essere costretta si rivide nella gabbia……la donna così come era venuta se ne andò, sul tavolo della camera rimase solo un collare con un biglietto…METTITELO , era un ordine….Nella luce fioca della camera si sedette a quel tavolo, le sue mani corsero verso quell’anello di cuoio, il fermaglio le borchie, lo ebbe in mano e lo soppesò, chiuse gli occhi, di nuovo quel formicolio al suo ventre, il piacere della sottomissione, se lo mise al collo, lo tirò leggermente e il fermaglio si chiuse, si guardò allo specchio, completamente nuda, il collare, i sandali dal tacco alto che allungavano di più le sue gambe già lunghe, Si guardò ancora, mentre succedeva tutto questo un inserviente venne ad aprire la porta e la invitò a scendere; , Una rampa di scale illuminata dalla luce fioca delle lampade, il caldo era soffocante e alla fine delle scale vide le pale pigre di un ventilatore girare; i soffitti erano alti, la casa era in cima a una collina a dalle finestre aperte filtrava una brezza leggera…..non c’erano insetti, le zanzariere alle finestre facevano il loro lavoro si trovo così, in quell’ambiente coloniale… Al tavolo c’erano due uomini vestiti in smoking, mentre seduta su una poltrona la maharani. Neanche lei portava vestiti, anche lei era completamente nuda, aveva anche lei un collare, simbolo della sottomissione….Il tavolo lo potè notare; ara apparecchiato per due, e dopo i soliti convenevoli, per quegli uomini si accorse che vestita o no era del tutto indifferente, loro si accomodarono sulle sedie mentre gli inservienti portarono per le due donne due magnifiche ciotole in argento . In quei piatti erano state messe le stesse portate che mangiavano i due commensali male due donne alla stregua degli animali non potevano usare le mani, solo la bocca……..