Finimondo di sensi, era li acquattata a quattro zampe come un animale. L’avevano presa, inculata, chiavata, le avevano fatto di tutto. Lei non si era opposta, anzi dopo quell’attimo di non ritorno li aveva incitati a prenderla, ad aprirla, a spaccarle il culo con una foga indescrivibile. Davanti ai maschi infoiati aveva mosso i fianchi e si era allargata e alla fine loro entrarono in lei come il ferro rovente entra nel burro. Il suo culo non opponeva più alcuna difesa a quelle penetrazioni e traboccava di piacere maschile, così come la sua figa. Ora era li davanti al suo padrone. Quelle sue parole, lecca cagna lecca e quella scarpa era davanti al suo viso. Aspettavano tutti e due che lei lo facesse, la sua accompagnatrice e lui. No, non ce la poteva fare, non se la sentiva. Ma poi, i commenti sui suoi buchi sfatti e sfondati…Era vero non era altro che una cagna in calore pronta ad accoppiarsi con chiunque e qualunque cosa con cui lui avesse voluto. Abbassò la testa, il sapore del cuoio nero…La sua lingua corse sulla pelle conciata. Pensò tra se e se che si doveva reputare fortunata, almeno quella scarpa non era sporca di fango o di altro. Tutto questo a lui non bastava e mentre si trovava persa in quella sessione di leccaggio perverso…. La sua voce le impose di toccarsi.
“Su Eliana toccati mentre mi lecchi la scarpa devi avere un po’ di piacere anche ti, vedi di pulirla bene perché poi ti andrò a stuzzicare la figa “
Capiva che la stava prendendo in giro, quell’uomo aveva intuito che dentro di lei c’era una schiava ninfomane pronta a tutto. E lei sentendo quelle sue parole andò a cercarsi la figa con le dita della mano mentre slinguava la scarpa. Le sue dita andarono a stuzzicare quel buco che colava semenza maschile. Le bastò sfiorarsi per sentire brividi che preannunciavano un orgasmo. Le dita come animate da una forza sconosciuta andarono letteralmente dentro di lei, la trafissero nella maniera più profonda possibile. Gemette mugolò anche se aveva la bocca piena nel tentativo di leccare le scarpe del padrone. E mentre faceva tutto questo non si era accorta che la sua accompagnatrice dopo essersi fermata a gustarsi quella scena torrida si era tolta la gonna rimanendo con il ventre e il culo esposti. Lo fece però per poco, si diresse verso un secreter stile impero e da un cassetto di quel mobile estrasse un cazzo di lattice nero dalle sembianze monumentali. Era grosso, imponente e non aveva niente di umano se non una lontanissima forma. La donna se lo allacciò in vita non senza una certa fatica. le cinghie e i bottoni metallici si chiusero fino a formare una specie di perizoma da cui partiva quella specie di palo che si andava a fermare all’altezza delle ginocchia di lei quasi fosse una proboscide …Grosso e lungo…..La donna si fermò a gambe larghe dietro di lei che nel frattempo persa com’era nei suoi giochi non si era accorta di niente
Poi la nuova arrivata dette un sospiro, si abbassò mettendosi in ginocchio e sollevando quella specie di proboscide che aveva tra le gambe la punto su Eliana. Ma lo sguardo di lui la fece desistere, capiva che il padrone non voleva un affondo brutale quasi a spaccarla in due, ma una cosa lenta incitata e guidata da Eliana. Lui voleva così. Aveva capito la ninfomane che era in lei e allora la donna poggiò quella cosa tra le sue gambe, sforzandole leggermente in modo che le dita di lei che in quel momento si stavano martoriando la figa per avere piacere riuscissero a sentirla e l’effetto fu oltre ogni aspettativa.
-Lo stavo leccando, ero persa, mi sentivo niente ero diventata la sua cosa e in quel momento le mie dita sentirono una cosa fredda e grossa. Dannatamente grossa, cercai di impugnarla, ma non ce la facevo, sapevo quello che lui voleva. Voleva che mi infilassi in figa quel cazzo finto. Nella mia figa, la mia figa che in quel momento era viscida di piacere maschile che stava colando fuori e allora lo puntai. Feci in modo che entrasse in me e arretrai leggermente, centimetro dopo centimetro, per il suo piacere la sua schiava si stava letteralmente impalando per lui. Lo sapevo, mi potevo fare male, ma quella ricerca del piacere era troppo forte e il piacere venne. Non fu subito, ma fu una cosa lenta come quando la piena rompe gli argini. Prima lentamente quasi un rigagnolo oltre il terreno poi via via l’urlo che diedi, una scossa e divampò come i flutti che si abbattono sugli scogli. Indietreggiai ancora lo volevo dentro, non sapevo neanche quanto fosse lungo, ma mi bastava. Era grosso, dannatamente grosso, le mie grandi labbra già provate e tumefatte da quella sarabanda di cazzi che avevo provato si avvinghiarono al cazzo finto come le ventose di una piovra e iniziai un andirivieni selvaggio. A ogni movimento cercavo di farmelo entrare maggiormente in me. Avrei voluto mi uscisse dalla bocca tanto ero infoiata. Persa in tutte quelle sensazioni mentre la sua voce di sottofondo…
” Vedo che abbiamo trovato il metodo di allargarti la figa così se ti porto a fare la puttana non avrai problemi. Sfondata come ti troverai dopo questa cura, naturalmente vedremo di farla più spesso”
Erano parole che mi colpivano. Io la professoressa fare la troia ma dove, mi immaginai di essere una troia da strada pronta ad adescare i clienti mostrando figa e culo. Ero esterrefatta dei pensieri che mi stavano balenando in testa, eppure la cosa mi eccitava da matti. E lui continuò mentre io ero persa in tutto quello che mi stava succedendo,
“Almeno cento maschi in una notte, una puttana in offerta. Conteremo i profilattici pieni che terrai custoditi gelosamente, sarà un bello spettacolo quando te li spargerai addosso per eccitare gli ultimi maschi che ti vorranno”
Mi stava insultando ma non mi interessava minimamente quello che mi diceva. Essere ridotta a un buco era il mio sogno perverso. Pensavo a Eliana ridotta a un buco quando mio marito mi chiavava alla missionaria così mi eccitavo di piu. Essere per una notte perennemente eccitata, dolore e piacere che si vanno a sommare dentro di me. Furono le ultime parole sue e subito, poi venni meno, era troppo, troppe erano quelle sensazioni.
Rimase accucciata in ginocchio con il culo alzato mentre l’altra donna accorgendosi che non partecipava più estrasse quel cazzo mostruoso fuori dalla sua fica facendo un rumore osceno. La guardarono, con un misto di voglia, l’avrebbero voluto ancora partecipe. Ormai il tempo stava passando e lei doveva rientrare. Così la fecero rinvenire e alzare. Eliana barcollava, l’uscita dalla gabbia disfatta per la notte passata non era niente a confronto di come si trovava, e….
-Terrore, paura, sapevo che dovevo rientrare, i miei vestiti erano rimasti in quella specie di tugurio, nella vineria dove c’eravamo incontrati ed ora come avrei fatto. Avevo la figa e il culo ancora doloranti. Lui aveva anche parlato di un frustino…ma non lo aveva usato. La cosa mi aveva eccitata ancora di più ma come avrei fatto con mio marito, ero pur sempre sposata e avevo una bambina. Non sapevo minimamente di come stesse il mio culo. Lo avevano letteralmente trapanato ed ora .. Se lui si fosse accorto che spiegazioni gli avrei dato. “Tua moglie è una troia che è andata a farsi sbattere”. No, non potevo dovevo trovare una scusa. Giravo nuda per quella casa io che sempre mi mettevo la vestaglia e ora ora non me ne fregava niente. Se qualcuno mi avesse guardato, la cosa mi sarebbe piaciuta e…si lo riconosco gli avrei allargato le gambe per essere presa. La droga del sesso e della lussuria ormai erano in me e in qualunque momento avrei accettato la dose. Così venne il momento, lui il vecchio per un attimo mi guardò pensieroso poi con aria quasi seccata….
” Preferirei farti girare in questi stati ma posso capire, mettiti l’impermeabile che è su quella sedia. Dobbiamo andare a recuperare i tuoi vestiti se non ricordo male eri nuda come una puttana da strada.”
– Mi feriva ma nonostante tutto mi piaceva, mi dava della puttana e…Quando lo avrei fatto, quando avrei provato cazzi per una sola notte che poi non avrei più visto? Presi paura dei pensieri che mi frullavano per la testa. Quella voglia perversa di soddisfare l’istinto di accoppiarsi senza requie per cercare il piacere. Una voglia mille volte più intensa di scopare con mio marito, cosa stavo diventando?
Poi alla fine una volta indossato l’impermeabile scendemmo alla macchina.
Milano era sempre la stessa, ma qualche cosa era cambiato in lei, le stesse strade erano qualche cosa di diverso. La portava direttamente a casa, e lei sotto l’impermeabile non aveva niente, la paura di incontrare il marito si fece strada dentro di lei, cosa gli avrebbe detto? E poi lo stato in cui si trovava. Sapeva che quell’uomo accanto a lei se ne fregava di quello che sarebbe potuto succedere. Così l’auto quasi senza che lei si accorgesse giunse sotto casa sua, un altro giorno, era domenica quasi l’ora di pranzo e il traffico non era quello dei giorni lavorativi. Così una volta arrivati davanti a casa….. Le sue parole la ghiacciarono per due frasi dette quasi con non curanza
“Bene, siamo arrivati, ti ringrazio per la bella serata. Ora vatti a fare una doccia, sai di sudore e di maschio. Prossimamente ti chiamerò al telefono, tieniti pronta vedrai che ti divertirai ancora di più” Quelle parole, ti divertirai ancora di più la fecero fremere perché sapeva di che cosa si poteva trattare. Lei ormai era la sua schiava e nonostante tutto avrebbe accettato tutti i suoi capricci. Si sentiva come la falena presa nella tela del ragno. Più si dibatteva più i suoi pensieri la facevano sprofondare in quel gorgo di voglia e piacere che aveva provato quella notte. Avrebbe accettato tutto da lui. Eliana abbassò la testa con un fliebile “Si padrone”. Prese coraggio e scese dall’auto, così fu sul marciapiede davanti casa. L’impermeabile che aveva indossato, chiuso solo dalla cinghia che le cingeva la vita si aprì generosamente mostrando le sue magnifiche gambe all’occhio dei passanti. Una festa per i loro occhi. Guardavano una femmina, capivano che sotto non portava altro. Paura, salendo le scale, il cuore in gola cosa avrebbe detto a suo marito se si fossero incontrati? Sapeva di essere impresentabile; ma la fortuna fu dalla sua parte. La casa era deserta, mancavano tutti e due segno che lui con la bambina erano andati a mangiare dalla madre. L’appartamento era fresco, le serrande abbassate e lei in un lampo, una volta capito che era da sola si fiondò sotto la doccia. Una doccia vivificatrice quasi a voler cancellare tutto quello che aveva passato. Aveva seme maschile anche tra i capelli e altro attaccato un po’ dovunque, si passò il la spugna piena di schiuma su tutto il corpo, con circospezione. Sotto quell’acqua tiepida si andò a sentire la sua rosetta scura dove i cazzi dei maschi avevano imperversato dandole un piacere folle e nello stesso tempo anche la sua farfalla. Si guardò attentamente, non c’erano danni visibili e neanche un occhio attento si sarebbe accorto di quello che aveva passato durante quella prima notte di follia. Ripensò a quello che era successo e senza volere si eccitò ancora. Così quasi senza volere sotto quell’acqua. Le sue dita giocarono con il suo bottoncino, poi l’attimo, se le piantò brutalmente in figa, un lampo di piacere e dalla sua bocca….
” Sono una schiava”
Continua