Quel giorno Giorgia si era data appuntamento con una sua amica. Una giornata quasi primaverile con un sole splendido. Si stava bene e sotto i suoi raggi si sentiva il primo caldo dopo una serie di giorni uggiosi dove la nebbiolina l’aveva fatta da padrona. Si voleva mettere in tiro, a casa aveva fatto tutti i preparativi per uscire. Cambiandosi per mettersi un vestito diverso dal suo solito si era a lungo guardata allo specchio. La maternità non aveva influito sulle curve del suo corpo. Si osservò come solo una donna sa guardarsi, con un’aria critica che non ammetteva tradimenti. I suoi seni erano pieni, la nascita recente le lasciava ancora i seni pesanti pieni di latte, i suoi capezzoli erano scuri e bastava toccarli leggermente perché si imperlassero di gocce bianche. Sorrise, poi il suo sguardo scese sul suo ventre bombato, forse li c’era un chiletto di troppo ma con una buona dieta era sicura che le cose sarebbero andate tutte a posto. E dopo quelle occhiate di attenta analisi si iniziò a vestire. Reggiseno particolare che si apriva adatto all’allattamento, mutandine classiche da brava mamma senza fronzoli che prediligevano la praticità. La praticità, una cosa che per il suo intimo non sopportava. Aveva un cassetto pieno di intimo che sarebbe stata la festa per gli occhi di un feticista perizomi minuscoli e mutandine che non lasciavano niente all’immaginazione. Era li, seduta sul letto pronta ad infilarsele e i suoi occhi caddero sul suo cespuglietto che stava ricrescendo. Si pensò quando il suo bel marito l’accarezzava e la faceva andare in visibilio, quelle mani, quei polpastrelli leggeri che la stuzzicavano. Chiuse gli occhi per un momento e ….Volle approfittare, era sola, il marmocchio dormiva e così si portò la mano tra le gambe. Quel brivido che ben conosceva. Aveva voglia, tanta voglia. Tra la nascita e tutto quello che era successo con il nuovo arrivato suo marito non la toccava da tre mesi. La sua mano scivolò lenta sul suo ventre, le sue dita divisero le sue grandi labbra e si accarezzò lentamente. Brividi di piacere. Sapeva che era carica e un niente sarebbe bastato per farla godere. Continuò con quel gioco strano, era secoli che non si toccava almeno così le sembrava, la voglia, quella fottutissima voglia di godere. Non ci volle molto perché un attimo dopo era sul letto in posizione fetale con la propria mano che tormentava la sua figa. Bastarono quei pochi attimi e il piacere le esplose. Fu un lampo senti che si dilatava dal suo ventre per risalire e arrivare in testa. Sognò di essere presa, sognò solo un cazzo maestoso che le entrava dentro. Lui il maschio non aveva volto e la figura ne era sicura non era quella di suo marito. Era quasi un pupazzo meccanico che senza fretta entrava e usciva da lei facendola gemere sommessamente, distinse un neo sul collo ma non ci fece più che tanto caso, voleva il piacere e quella cosa le dava piacere. Poi quel sogno e quelle sensazioni cessarono. Si ritrovò immobile sul letto ansante con le guance arrossate come il petto. So era stretta i seni e sentiva le dita che si erano bagnate di latte. Per un momento si vide come una vacca da latte davanti a volti anonimi di maschi. Prese paura. Quello era un suo vecchio sogno che alle volte si affacciava nella sua mente e la faceva svegliare madida di sudore. Era già successo, e ricordava che ogni volta allungava la mano per sentire il corpo caldo del marito quasi per avere un senso di sicurezza. Effettivamente in quei momenti si chiedeva perché facesse quei sogni, suo marito gli dava tutto con la sua tenerezza e nonostante tutto le sembrava come se le mancasse qualcosa. Il gusto di essere sbattuta idea che le era balenata più di una volta ma che poi aveva chiuso a doppia mandata in un angolino dei suoi pensieri. Si alzò dal letto con fatica, le mutandine da “Mamma” erano rimaste ai piedi del letto e…… Prese la decisione, si sentiva figa, anche se suo marito non la toccava da prima della nascita dell’erede, si infilò un perizoma a rete che non copriva niente e subito dopo un paio di leggings che la fasciavano come una seconda pelle. Si guardò allo specchio con aria contenta. E una volta infilati quei pantaloni particolari sentì dall’altra stanza dove dormiva l’erede un brontolio sommesso. Era lui che si stava svegliando, era il suo marmocchio che le faceva vedere i sorci verdi la notte fino al punto di farselo dormire nel lettone accanto a lei spodestando il suo uomo. Si trovò nella sua cameretta, e lo prese tra le braccia. Due occhioni la guardarono e il pianto come d’incanto si chetò subito. Lui era furbo e lo doveva riconoscere era già viziato. Erano passati tre mesi dalla sua nascita e la vita di Giorgia era completamente cambiata. Ricordava….. Come fosse ieri il momento della sua nascita e la confusione che ne era scaturita. Hai fatidici nove mesi mancavano ancora una ventina di giorni, ormai era alla fine. Quella mattina il marito l’aveva salutata con il classico bacio ed era uscito per lavoro, andava fuori Verona e sarebbe rientrato in serata. D’altra parte sua madre, la persona con cui si confidava e che sotto certi aspetti aveva seguito la sua gravidanza aveva avuto un incidente, niente di grave ma si trovava a letto assistita dalla sorella, scendendo le scale aveva messo un piede in fallo e la caviglia era andata. Si, c’erano i suoceri che abitavano a Verona, non proprio vicino ma nella stessa città. Così quella mattina dopo che il marito se ne era andato ritornò a letto. Il pancione la impicciava ma non poteva farci niente. Si appisolò, forse anche dormi e in quel dormiveglia fu svegliata di soprassalto da una fitta. Le prime avvisaglie, in un attimo perse le acque e si ritrovò li sul aletto con una camicia da notte larga e bagnata. Con dolori che sembravano quasi cronometrati data la loro cadenza. Non sapeva cosa fare, la sua mano fu sul telefono e chiamò i suoceri. Il classico tuut ..tut del telefono che da la linea libera e dall’altra parte del filo rispose una voce maschile. Suo suocero. Qualche parola e con una voce tonante “Mariaaa arriva il nipote dobbiamo andare a casa di nostra nuora, nostro figlio non c’è dobbiamo spicciarci la bambina ha rotto le acque” Frase detta in veneto stretto inframezzata da un’unica parola in italiano “bambina” Si solo lui aveva quell’intercalare. Intercalare che la faceva sempre ridere. Suo marito, assomigliava alla mamma come carattere un po’ schivo e preferiva parlare in lingua. Una volta fatta la telefonata, chiamò la madre vera dando l’annuncio dell’arrivo imminente del nipote per sentirsi dire dall’altro capo del filo un “Maria Vergine te xe sola putina mia!!! E mi son qua!! Sta tranquila andarà tuto ben”
Per fortuna Giorgia nei momenti di tensione sapeva mantenere il sangue freddo, fece un classico esame di quello che le serviva…La borsa con l’indispensabile era già pronta, bastava che si vestisse e aspettasse i genitori di lui. Poi una volta vestita e seduta in poltrona ad aspettare e con tutta tranquillità chiamo il suo marito, avvertendolo di quello che stava succedendo. Qualche parola aveva appena iniziato a parlare che sentì le chiavi girare nella toppa. Si presentarono i suoceri, avevano una copia di chiavi di casa loro. Aveva voluto così suo marito dicendo che per ogni evenienza visto che lei aspettava era meglio che ne avessero un paio. A lei sul primo momento era scocciato, ma mai quella decisione in qui frangenti fu così apprezzata. Erano una bella coppia. Si, non erano più giovani ma gli anni se li portavano bene tutti e due. Lui era un uomo piuttosto alto, non un pezzo di marcantonio ma si difendeva bene e la moglie, anche lei era una bella donna, da giovane e forse ancora adesso a più di uno poteva far venire pensieri un po’ osè. Lei era taciturna, tra i due lui era il chiacchierone, poi in quei giorni lui era andato anche in pensione e era tutto contento. Si presentarono così, un po’ trafelati. L’aiutarono ad alzarsi e tenendo lui in una mano la borsa e con l’altra prendendola a braccetto si avviarono verso l’ascensore, naturalmente la suocera era dall’altra parte. Sembrava in quel momento che Giorgia si trovasse tra i due carabinieri come nel racconto di Pinocchio quando lui viene arrestato. Ma quella era un ‘impressione sua. L’erede in quel momento stava facendo di tutto per uscire e conoscere di persona i suoi genitori con tutto il parentado. Fatto sta che la macchina si buttò nel traffico e furono in un attimo in Borgo Trento dove si trovava l’ospedale maggiore. Per fortuna arrivarono interi perché suo suocero tra l’apprensione per l’arrivo del nipote e il traffico rischiò più di una volta un incidente fino al punto che la moglie gli disse un perentorio “Rallenta!!!!” .A quelle parole anche se la situazione di Giorgia non era molto per la quale a lei venne quasi da ridere. Avevano una macchina scomoda, la moglie era letteralmente chiusa dietro e bloccata mentre lei era a fianco del guidatore. Non era una quattro porte ma una coupè sportiveggiante. Ma nonostante tutto arrivarono interi. Arrivati, Giorgia scomparve dietro la porta a vetri della maternità accompagnata dalla suocera mentre lui il pilota rimaneva fuori con la scusa: “Sono troppo apprensivo e poi i parti sono cose da donne, io sono all’antica.” E continuò brontolando contro suo figlio che non era presente, ma queste ultime parole giunsero a Giorgia solo come portate dal vento se così si poteva definire quella situazione in quel momento per lei i dolori si facevano sempre più sentire.
Eccolo li mio suocero, ora si fermava ad aspettare, un uomo tutto particolare, amava le auto sportive e aveva il piedino pesante con l’acceleratore e si, lo dovevo riconoscere amava anche le donne. Di questo mi ero accorta il giorno del mio matrimonio e durante il periodo del mio fidanzamento quando più di una volta fui a pranzo da loro. In quel periodo io e mio marito vivevamo già assieme, ma lui ci continuava a trattare come due morosi e aveva come punto di riferimento solo casa sua. Ricordavo un’estate a pranzo da loro. Ho sempre avuto un bel paio di gambe che amavo mettere in mostra per mio vezzo, avevo una gonnellina corta estiva e mentre mi piegavo per prendere una cosa che era caduta sul pavimento sentì la voce dell’allora mio moroso che sarebbe poi diventato marito….“Papà sta calmo vai ad aiutare la mamma!” Rimasi perplessa e il mio lui una volta soli e sottovoce: “Sta attenta con lui Giorgia come ti muovi, So che non lo fai apposta, ma piegandoti ti mangiava con gli occhi” Sorrisi diventando rossa a quelle parole dette con estrema tranquillità e poi continuò…“Mamma sopporta papà da anni per questi suoi vezzi ma io non mi sono ancora abituato”. Una cosa strana, un rapporto strano quello che avevano i miei due suoceri tra loro. Questo fu il primo aneddoto che ricordavo di lui, e il secondo fu al nostro matrimonio. Quando mi dovetti assentare per un momento. In mezzo a quella baraonda della mia festa di nozze dovevo andare in bagno e li, nel corridoio trovai lui che chiacchierava amabilmente con una invitata. Fu una sensazione di pancia, ero sicura che quelle chiacchiere non fossero del tutto caste. La posizione dei corpi dei due, erano molto vicini e si guardavano fissi negli occhi. Quasi una coppia che si scambiava tenerezze a parole. Di questo non ne parlai con mio marito, non mi sembrava il caso. Lui si accorse della mia presenza e per un attimo lessi nei suoi occhi un lampo di scocciatura. Ma fu solo un attimo che poi a distanza di tempo me lo scordai. Dunque con questi pensieri e con una voglia di fare sesso finì di prepararmi, se avevo quei pantaloni calzamaglia ultra aderenti optai per un bel maglione lungo che si fermava esattamente sotto il mio mandolino, Mi sentivo figa, non potevo permettermi scarpe con il tacco alto, ma un paio di scarpe di ginnastica. Mi sentivo una ragazzina anche se dovevo spingere una carrozzella con la mia eredità. Così fui in macchina. Lui il mio amore si era addormentato nel passeggino che avevo fissato dietro il sedile della macchina, poi una volta arrivata avrei montato tutto e un giretto ai giardini pubblici con la mia amica che era in dolce attesa non me lo avrebbe tolto nessuno. Ci trovammo quasi nello stesso momento ai giardini pubblici dell’arsenale con il loro caratteristico laghetto. Quasi ci fossimo messe d’accordo posteggiammo le auto una a fianco all’altra iniziando a camminare pianino e a chiacchierare come solo due donne sanno fare. Poi successe, il mio ometto si svegliò con un ululato degno di Tarzan, aveva fame e per forza ci sedemmo in un chiosco li vicino era, sembrava questione di vita o di morte così gli diedi la mia tetta da succhiare. Con il maglione largo che avevo mi bastò tirarlo su lui infilò sotto la testa e si gustò il mio capezzolo. Era un amore vederlo mangiare. E mentre succedeva tutto questo mentre la mia amica mi guardava con aria estasiata immaginando che di li a poco sarebbe successo lo stesso anche a lei, mi guardai attorno e con mia grande sorpresa vidi mio suocero seduto a un tavolino poco distante dal nostro. Non era solo, al suo fianco una bella donna che….naturalmente non era sua moglie, ma che aveva anche all’apparenza molti anni meno di lui. Feci finta di non vederlo, ma lui si accorse di me e sollevò la mano salutandomi. Non si alzò per venire a vedere l’erede, ma lo fece di li a poco, si avvicinò a me mentre la donna che era con lui rimase leggermente in disparte. I soliti complimenti di rito, si mangiava con gli occhi il bambino, era proprio un amore di nonno. Forse anche troppo amore perché mi accorsi subito che osservava anche la mia tetta piena di latte che veniva gustata. Ma era fatto così, e quasi fosse impacciato si sentì in dovere di presentarci anche la persona con cui era stato seduto e che in quel momento si era fermata a qualche metro di distanza quasi per permettere a lui di chiacchierare con la nuora. Lui la fece avvicinare, chiedendole di vedere suo nipote!. Così potei vedere questa amica. Non era eccessivamente alta, ma era un tipo che non passava inosservato. Una capigliatura corvina con due occhi chiarissimi e una figura scolpita dalla palestra, si vedeva benissimo che era una che ci teneva al suo fisico e non si trascurava. Portava un paio di Jeans con camicetta e giacca e borsa a tracolla. I bottoni della camicetta erano aperti il giusto per permettere di vedere l’inizio di un bel seno prosperoso di cui provai invidia, il mio era così perché era pieno di latte.