Dopo un periodo di calma ritorna la coppia.
Ci fu un momento di silenzio guardavo affascinato mia moglie, prima lo sfiorò con le labbra poi aprì la bocca e iniziò a farselo entrare. Lentamente ma inesorabilmente. Quell’oggetto copia perfetta di un fallo in erezione più adatto a un Priapo che non a un essere umano scivolò lente mante dentro di lei. Mi venne in mente un mangiatore di spade, ma come diavolo faceva? Come riusciva a respirare? Se pensavo che con me faceva la schizzinosa e mi diceva che le veniva da vomitare. Ora invece era come trasformata, non era più la mia Michela era un’altra persona, era realmente un’altra persona. Persona che non conoscevo. Così dopo quel numero d’alta scuola in campo erotico che aveva fatto pagata la commessa con la mia carta di credito. Prese anche altre due cosette che non avevo capito di che cosa si trattasse; visto che le scatole erano senza immagine alla fine fummo in strada. Sempre con quel suo vestito a fiori che se messo in luce era come non averlo, senza contare la scollatura che le era servita per mostrarmi i seni in quel bar… Ora cosa voleva? Fummo così alla macchina. Il pomeriggio era inoltrato, la gente stava rientrando dalla spiaggia e noi a quel punto ci dirigemmo in albergo. Scendemmo tranquilli: sembrava almeno a me che la sua rabbia fosse sbollita. Lungo il tragitto se ne stette in silenzio era pensierosa e questo visto i numeri di alta scuola che aveva fatto mi preoccupava. Ma ormai eravamo in ballo anzi ero in ballo e mi aspettavo un niente o di tutto e di più. Passammo nella hall dell’albergo come un lampo, il personale al banco della reception ci guardò in maniera distratta, e con la tessera della camera in mano fummo all’ascensore. E qui appena pigiato il bottone della partenza con un movimento rapidissimi mi angolò nella cabina mentre con la mano mi stringeva la patta dei pantaloni schiacciandomi.
“ Voglio questo! Voglio il tuo cazzo di te non mi interessa devi essere il mio giocattolo e darmi solo piacere…”
Lo disse tenendo la bocca a pochi centimetri dalla mia e una volta finito mi piantò un lingua lingua degno di una pornodiva. Le nostre labbra si succhiarono fin quasi a mordersi. Era letteralmente partita con quella mano poi che mi palpava le palle fin quasi a stritolarmele. Sentiva il mio cazzo già in erezione e una volta staccatasi da me fissandomi con quel suo sguardo strano…
” Tienitelo duro non smosciartelo mi servi, ora ti infili la mano nei pantaloni e te lo stringi mentre arriviamo in camera. Se ci sarà gente non mi interessa, spicciati”.
Dava ordini e io eseguivo, ne ero come ipnotizzato. La strizzata ai coglioni che mi aveva dato era stata decisa e quasi mi aveva fatto male ma in quel momento non mi interessava. Il mio cazzo era in piena erezione e come un automa mi infilai la mano nei pantaloni stringendomelo . Ora comandava lei. Per fortuna non trovammo gente in corridoio e fummo in camera. E una volta chiusa la porta alle nostre spalle lei si girò di scatto guardandomi. La conoscevo da anni, era mia moglie eppure in quel momento mi sentì fare i raggi X da un estranea. Non la capivo ma ne ero come ipnotizzato. Mi sentivo quasi comico con la mano nei pantaloni che impugnava il cazzo eppure…
”Ora me lo mostri, su segati ti voglio cane in calore avanti tiralo fuori!!”.
Cosi dicendo mi spinse verso la porta e poi continuando.
“ Non muoverti da li ho voglia di divertirmi”
La borsa con gli acquisti cadde sul pavimento e dopo quel dialogo surreale nel silenzio più assoluto andò verso il letto….Letto rifatto le lenzuola candide erano tese e l’aria condizionata diffondeva il suo ronzio. Scivolò distrattamente con la mano sul letto e poi vi salì sopra inginocchiandosi. Ginocchia e mani, corpo teso, si girò a guardarmi per sincerarsi che continuassi a toccarmi con quel suo sorriso enigmatico. Con la mano inizò a tirarsi su la gonna per mostrarsi. Culo e figa apparvero, l’intimo non esisteva. Fece scorrere la mano tra le natiche. Giuro che si infilò una falange nel culo, ma questo non le bastava. Passò poi alla sua figa, le sue dita divisero le sue grandi labbra iniziano a scivolare sopra di esse. Lo faceva lentamente, si capiva perfettamente che assaporava le sensazioni che si stava dando. le sue grandi labbra erano lucide di ciprigno, scivolose . La guardavo come affascinato e solo a quel punto lei…
“ Ora mi prendi da dietro come un cane, mi prendi in figa, voglio il tuo cazzo fino alle palle. Prima lo farai lentamente e poi voglio sentire sbattermi e riempirmi. Non venire ti voglio duro e pronto, guarda se vieni me ne vado a cercare un altro e ci vediamo domani mattina”
Parole da fine del mondo eppure era la mia Michela, così dicendo si passava e ripassava le dita sulla figa. Non si era neanche spogliata, in quel momento aveva solo tirato su la gonna e mi presentava il culo. E io scemo ero li imbambolato, seguivo quel dialogo surreale, anzi il suo monologo. Mi sentivo come un cane bastonato e ero basito.
LA MOGLIE
In ascensore gli ero saltata addosso sapevo che il mio uomo non si aspettava una reazione simile ma la cosa era partita fin da prima. Quando gli strinsi i coglioni fissandolo ebbe letteralmente un sobbalzo e poi quel mio ordine. “Infilati la mano nei pantaloni e menatelo”
Era stato il colpo di grazia per lui. Ora lo avevo attaccato alla porta della camera; immobile costretto ad aspettare il mio volere. Li con il cazzo in mano. Il cazzo che aveva visto dopo la tramortita che si era preso nel parcheggio si era riavuto. Ma anche se non fosse stato in piena forma avevo i miei mezzi per farlo riavere. Quella sera lo avrei munto e lo avrei umiliato. Mi sentivo la sua padrona. A costo di uscire e ritornare con la figa piena di sborra non sua. Lui aveva un debole per i giochini a tre e io avevo sempre rifiutato. Ma questa volta sarei uscita e rientrata dicendogli poi tutto. Però in quel momento il pensiero mi aveva solo sfiorato, volevo vedere come si sarebbe comportato. Così una volta in camera passai lentamente davanti al letto lisciando distrattamente le lenzuola bianche e ben tese. Avevo ancora voglia, quasi ne avessi avuto di arretrata. Mi piaceva recitare la parte della padrona ma soprattutto mi piaceva vederlo sulle spine e il non sapere come comportarsi. Ora volevo il suo cazzo duro dentro di me. Così salì sul letto a quattro zampe come una cagna….E la cagna era in calore. Iniziai a tirarmi su la gonna in modo da mostrargli il culo e la figa. Lo volevo far impazzire e lo volevo ai miei piedi.
Continua