Quelle ventose erano micidiali, la donna che le aveva applicate ci sapeva fare e Eliana sentì immediatamente la pressione, quel risucchio sui suoi capezzoli: una scossa elettrica, si contorse sulla sedia, quasi senza volere si cercò di portare le mani al petto ma glie le bloccarono:era come stravolta, si cercò di muovere, non ce la faceva voleva andarsene ma non disse basta, se da una parte non ce la faceva a sopportare quella specie di tortura, il pubblico era attorno a lei, la guardava, guardava quel viso macchiato di piacere quasi ormai secco. Gridò, mugolò le sue gambe sgambettarono si sentiva i capezzoli come bruciare e quella specie di bruciore ad un certo punto le provocò una cosa strana. Dal rigetto più assoluto quella cosa le piaceva, le persone attorno a lei guardavano non una donna ma una vacca da monta e essere definita tale….con il corpo coperto di piacere ormai secco, essere trattata in quella maniera le piaceva. Un piacere perverso dato dal suo masochismo e dal suo esibizionismo. Si mostrava, si contorceva, nuda con una figa e un culo ancora grondanti piacere di tutti quei cazzi che le erano entrati dentro. Il suo grido rauco, quell’ancora, ancora che non si sarebbe mai aspettata di dire e lui quel vecchio malefico la osservava con un sorriso strano quasi di compiacimento nel vedere la sua trasformazione quasi definitiva. Poi rivolgendosi alla donna del pubblico che era al suo fianco….
” Su visto che sgambetta in questa maniera vedi di succhiarle il bottoncino così vediamo quello che succede….
Poi è sporca, finito tutto mettetela in gabbia così potremo ammirarla bene”
Eliana nello stato in cui si trovava non sentì quelle parole che non erano altro che un ordine rivolte a quella femmina la quale dato il bicchiere che aveva in mano alla persona che era vicina a lei tra l’incitamento generale si inginocchiò davanti a lei e una volta bloccate le sue gambe all’altezza delle caviglie affondò la testa sul suo ventre. Non si soffermò a leccarla ma succhiò brutalmente il suo clito facendola sobbalzare come una molla…gridò, piacere, dolore e disperazione, non ce la faceva scosse elettriche si rincorrevano dentro il suo corpo facendola muovere come una marionetta; fece quasi un ponte inarcandosi e sballottando il busto mentre i due marchingegni che aveva applicato alle tette per il suo latte che gli stavano letteralmente aspirando i capezzoli continuando implacabili la loro opera. Ad un certo punto le lasciarono le mani libere e con grande stupore del pubblico, lei si piegò in avanti su quella sedia ma le due cose metalliche che aveva attaccate non cercò di sfilarsele. Poi rivolgendosi a lui ci fu una frase che neanche lei si aspettava di dire.
“Per te padrone solo per te mi sto facendo aspirare e aprire come una vacca da macello “
Parole forti che nessuno si sarebbe aspettato dicesse, era completamente partita, ubriaca di sesso, piacere e anche di qualche cosa di nuovo, quel dolore dato da lui per la sua sottomissione. Stava giocando con il suo corpo, voleva vedere fin dove sarebbe potuta arrivare con quel gioco perverso. Tutta una notte a sua disposizione ed anche un giorno intero in quella casa. Alla fine Eliana cedette, si sentì venir meno e le voci di quelle persone che stavano commentando la sua …si chiamiamola performance in campo maso le sentì venire sempre da più lontano, di nuovo il piacere la stava facendo svenire, era già successo nella sala di sopra quando cazzi e cazzi l’avevano fatta godere e a quel punto come un ubriaca chiuse gli occhi e si lasciò andare. Le dettero così un po’ di tregua, non usarono niente per farla rinvenire, anzi staccarono le ventose degli aspiratori e la donna che le succhiava il bottoncino smise di divertirsi; rimase così come prostrata, respirava appena e teneva gli occhi chiusi la voce di lui era leggermente roca, sapeva che la stava osservando e aveva intuito che erano rimasti soli lui aveva mandato via il pubblico, ora voleva rimanere con lei, su voleva prendere la briga di metterla in gabbia e parlandole sottovoce …..” Vedo che più di tanto sesso non ce la fai a sopportare, cosa dici di vedere se arrivi a superare il tuo limite? Ho in mente per te un gioco particolare, vorrei proprio vedere quanti estranei ti fai in una notte….”
Eliana lo stava ascoltando, la professoressa inappuntabile era li quasi distrutta anzi lo era realmente, di maschi e femmine non ne sapeva neanche lei quanti avevano giocato con il suo corpo e l’avevano fatta venire e urlare di piacere quasi alla follia, ora stava aspettando, le parole di lui le aveva sentite chiare, vedere il limite di maschi che si sarebbe fatta in una notte intera, ma nella sua testa non capiva ancora che cosa avesse in mente di fargli fare, solo lui lo sapeva..poi dopo quelle parole…
” Ora scendi dalla sedia e entra in gabbia riposa che poi riprendiamo a divertirci, ormai la notte è quasi finita, e credo che tu dovrai rientrare a casa; è vero che rientrerai a casa in serata, ma scassata in questa maniera non ti posso far arrivare”
Eliana rimase male, era come drogata, tutto quello che aveva fatto e le avevano fatto le era piaciuto,…si lasciò così scivolare sul pavimento di piastrelle di quella stanza e a quattro zampe come lui voleva si diresse verso la gabbia. Una vera e propria gabbia per animali, lei era la sua vacca da latte, lo sapeva e per lei tutto questo era una novità, quante volte aveva fantasticato su una scena simile, lei chiusa in una gabbia completamente nuda sotto gli occhi di tutti e ora il suo sogno si stava tramutando in realtà. Qualche movimento, sotto le sue mani e sotto le sue ginocchia il freddo marmo che le dava brividi. Come cercò di muoversi le scappò aria dal suo culo martoriato, prese paura, e quasi per rincuorarla…
” Non ti preoccupare le prime volte è così, poi ti abituerai ad avere figa e culo sempre aperti, pronti per essere sfondati in qualunque momento”
La considerava già come un oggetto di sua proprietà pronta a fare tutto quello che lui avrebbe voluto, ormai la sua volontà non era necessaria, lui ordinava e lei eseguiva, e poi era li in quella casa perché lui aveva voluto, i sotterfugi con la sua collega “ matta” la scusa del corso per stare fuori una notte e un giorno e ora le toccava la gabbia…ferro brunito, forse acciaio, lui fece scorrere una portella e , ora era davanti. Bastava un movimento e lei sarebbe entrata, ma con quel movimento ammetteva di essere un animale e niente altro, lui taceva, aspettava che si muovesse, sapevano tutti e due che entrando in quella specie di scatola fornita di sbarre lei poi avrebbe accettato tutto. Era li immobile, sentiva i suoi seni dondolare verso il basso e anche la sua pancia, di cui si vergognava, l’ultima traccia della sua maternità si faceva sentire scosse leggermente la testa come un muto assenso, allungò la mano e una volta impugnato una sbarra fece forza e superò quel piccolo scalino che la faceva entrare dentro, poi fu tutto un susseguirsi, con un movimento flessuoso i suoi fianchi superarono l’apertura e una volta dentro si girò verso di lui guardandolo. Lui chiuse la porta , fece scorrere il chiavistello; un rumore metallico…. e ora lei era chiusa dentro, non le rimaneva altro che aspettare. Il fondo era di legno e si accoccolò in posizione fetale, un braccio sotto la testa quasi per farle da cuscino. Lui si accucciò osservandola …” Bene, va bene così vedrai che ci divertiremo “ dopo di che si alzò in piedi e uscì da quella stanza che più che stanza sembrava quasi una sala operatoria, bianca e asettica com’era e lei rimase al buio con i suoi pensieri…..
Le turbinavano in testa, non capiva neanche lei come si fosse cacciata in quella specie di gioco che di momento in momento si stava facendo più grande di lei, le piaceva e nello stesso tempo le faceva schifo. Fino ad una settimana prima mai e poi mai avrebbe pensato di partecipare ad un orgia nella quale lei era la prima donna, la parte principale con cui divertirsi..e non l’avevano costretta, aveva goduto alla grande anche quando brutalmente lui l’aveva presa da dietro aprendola, era stato il primo, poi il suo culo aveva conosciuto tanti altri cazzi quella notte per non parlare poi della figa e della sua bocca. Lo sapeva, nell’ebrezza che da il piacere fino a non capire più niente. Aveva agito come un automa destinato a ricevere il piacere e a dare il piacere ne aveva anche segati diversi per avere il loro nettare implorandoli di lavarla tutta e quei maschi infoiati non si erano fatti remore per poi lavarla anche con il loro liquido giallo. Le piaceva sentirsi sporca di tutto e quando poi l’avevano presa anche nella stalla tra gli animali, tra le vacche da latte per lei era stato il massimo, non più neanche un essere umano ma solo la bestia di lui. Si girò lentamente in quell’angustio cubicolo dove era entrata e allungate le mani andò a sentirsi il culo che al tatto le sembrava quasi una voragine, prese paura pensando a suo marito se si fosse accorto poi però la stanchezza ebbe il sopravvento e il sonno l’avvolse con il suo abbraccio e con il sonno la voglia di maschio che non si era ancora placata in lei si ingigantì nei suoi sogni
la voglia di superare se stessa e di sentirsi piena; mani di donna sul suo corpo che l’accarezzavano e che poi la sollevavano, che la trasportavano, non toccava quasi la terra con i piedi, come se fosse portata da delle sacerdotesse a un sacrificio, sapeva che si sarebbe impalata su un feticcio di maschio che gigantesco troneggiava in una stanza dai colori scuri, il feticcio illuminato quasi a giorno con un faretto…lucido simile a carne pulsante e la sua eccitazione in quel percorso saliva quasi al diapason, cercò la mano di lui per essere quasi rincuorata. Il suo corpo era lucido di olio, olio che metteva in risalto la sua pelle ambrata, il feticcio era li che l’aspettava, il fallo spiccava massiccio e l’attirava in una maniera unica. Una copia perfetta di un fallo maschile in erezione, quando è al massimo, aveva disegnate anche le vene in rilievo, che lo faceva sembrare ancora più imponente. Una donna vestita da sacerdotessa si staccò da lei e la precedette, vide che toccava quel legno scuro con un olio per renderlo più scivoloso e per facilitare la sua introduzione in lei. Poi fu come tutto un susseguirsi, fu sollevata di più, fu strofinata contro quel legno lucido, le allargarono le gambe, le passarono una due volte, ancora con l’olio concentrandosi sul suo ventre per renderlo più viscido. Brividi di piacere e poi fu sollevata al suo apice. Ma prima quei movimenti che le avevano imposto, su quel legno reso scivoloso dall’olio con cui la donna che aveva preso le sembianze della sua amica aveva unto il feticcio l’avevano sconvolta. La strofinarono ancora e poi la sollevarono di più. Quella punta arrotondata le iniziò ad allargare le grandi labbra a dilatarla…chiuse gli occhi, era arrivato il momento di provarsi. Una sensazione strana si stava facendo strada in lei quella di essere piena al limite era unica. Fu ritta. Strinse quel feticcio con le gambe per non scivolare subito e impalarsi brutalmente, Fremeva come concentrata, aveva gli occhi chiusi. Si vedeva dal di fuori …. Simile a una fantina lanciata in un galoppo indiavolato. Tentò di stringere le gambe ancora di più, di sollevarsi leggermente, ma poi fu vinta dalla forza di gravità…….. Le donne si allontanarono da lei e si misero in circolo, intonarono una nenia, battendo le mani in maniera ritmica quasi per aiutarla e una di loro si staccò da quel cerchio per accucciarsi davanti a lei, Come si accucciò la faccia della cinese si veniva a trovare esattamente all’altezza della sua figa già forzata dalla tremenda introduzione che stava avendo e iniziò a leccarla. Fu troppo, quel ritmo quella nenia, l’effetto della chiavata con quel cazzo dalle proporzionino inusitate e la lingua che giocava con la parte bassa del suo corpo, le solleticava l’incrocio dove aveva il bottoncino, colpetti leggeri e forti, li alternava con maestria in modo che non sapesse mai quale sensazione le arrivava. Gemette e se fino ad un attimo prima era letteralmente stretta su quel cazzo in modo da regolarsi con lo sforzo e frenare l’entrata in lei di quella cosa, Come di scatto tirò su le gambe e si rilasciò. Ora tutto il suo peso gravitava sul cazzo che entrava in lei, un gemito lungo, un grido di rabbia e un siii liberatorio, si stava nuovamente facendo prendere, si stava impalando per lui, e il piacere la travolse. Pianse ancora, gridò, le sue mani corsero sui seni e se li iniziò a tormentare con rabbia sentiva sotto i suoi polpastrelli i capezzoli turgidi all’inverosimile. Scosse i fianchi, e letteralmente come presa da una furia ballò sul quel feticcio per averlo dentro può a fondo, non sentiva dolore solo un fuoco che esplodeva, non lo sapeva neanche lei. La sua urina scendeva lungo il legno lucido mentre la nenia si faceva sempre più veloce e il battere ritmico delle mani anche.
CONTINUA