Poi avevo esagerato, il mio piede lo aveva stuzzicato per non parlare del discorso che avevo fatto sui frutti di mare. Ridevo sotto i baffi pensando a quella piccola sfilata che gli avevo fatto chiedendo se il costume che avevo comperato poteva andare bene.  Lui mi aveva guardato perplesso ma con gli occhi che luccicavano di voglia lo dovevo riconoscere. Quando feci qualche passo davanti a lui lo vidi deglutire. Lo dovevo riconoscere quel bichini che mi ero presa era magnifico e valorizzava la mia figura, le coppe mi spingevano leggermente il seno in alto anche se non mi serviva perché bontà sua il mio decoltè anche se qualche anno era passato poteva competere con quello delle ventenni, mentre le mutandine modello brasiliano esaltavano il mio mandolino. Dunque feci qualche passo e portai in alto le braccia toccandomi le mani sopra la testa quasi in muta preghiera e così feci un giro su me stessa. Mi piacevo e poi piacevo anche a lui. Chissà il mio ammiratore dalla voce impostata che cosa avrebbe detto se mi avesse visto. Pensandoci bene, sapeva che ero a Chioggia alcuni giorni, e molto probabilmente chiacchierando gli avevo anche detto in che stabilimento balneare si andava. Ma mai e poi mai avrei pensato di incontrarlo. Ora ero fuori, appena arrivati a casa avevo approfittato per farmi una doccia veloce e cambiarmi sostituendo il vestito che indossavo con un paio di pantaloni corti e per la parte alta un mega maglione di cotone che mi lasciava una spalla scoperta. Mi piacevano i pantaloncini modello militare molto sgambati mettevano in risalto le mie belle gambe, con una particolarità una volta indossati lasciavano vedere a tratti il costume tipo brasiliano che portavo sotto. Anche se non mi interessava sapevo che più di un passante avrebbe tirato gli occhi. E così una volta fuori mi diressi a piedi verso lo stabilimento dove andavamo di solito. Finalmente, era li con i suoi classici ombrelloni bianchi a spicchi grigi. Non c’era molta gente così approfittai per prendermi un lettino e mi misi in cima quasi sul bagnasciuga a prendere il sole. Il titolare mi riconobbe subito e chiese se il professore fosse con me… A quel punto fui li tranquilla, sentivo il caldo che mi accarezzava la schiena, ero sulla pancia e…Si, mi sentì apostrofare “Ti ho trovata finalmente, mi avevi detto che avresti passato qui alcuni giorni con tuo marito” Quella voce, conoscevo quella voce impostata da attore, non aveva inflessioni di pronuncia, era lui. Era davanti a me che mi guardava, più che guardarmi molto probabilmente mi mangiava con gli occhi, si godeva il mio corpo disteso di pancia sul lettino. Ricordavo che avevo messo la parte alta del bichini in borsa, non ho mai sopportato i segni sulla schiena. In pratica avevo solo quel minuscolo paio di mutandine brasiliane. Se da una parte fui piacevolmente colpita sul perché mi fosse venuto a cercare, dall’altra mi dette fastidio, di che cosa si impicciava. Avevo capito che mi faceva una corte sfacciata e se sotto certi aspetti la cosa la trovavo invitante e ne ero lusingata avere uno tra i piedi mentre mi godevo il sole sulla pelle mi dava fastidio. Così tra il sorpreso e altro diciamo iniziammo a parlare…… Andrea era uscita, la casa ora era vuota misi in ordine il mio borsone con la biancheria che mi ero portato e poi andai nel piccolo studio che al mare dividevamo in due. Li, rimasi colpito, la borsa con i compiti e il verbale che la mia lei aveva appoggiato sulla sedia, causa la fretta era scivolata sul pavimento aprendosi e sparpagliando il contenuto sul pavimento. Assieme ai fogli sparsi sul pavimento c’era un piccolo libretto in pelle che mi colpì subito. Non lo avevo mai notato tra i suoi libri, sembrava un’agenda di appuntamenti anche se lo riconobbi subito era un moleskine con la sua classica copertina nera. E senza volere ci diedi una sfogliata per rimettere in ordine un paio di scontrini che ne uscivano. Non era un’agenda per gli appuntamenti, ma la mia Andrea teneva un diario. Pensieri, considerazioni su colleghi e anche sul tempo che passava e diciamo così su qualche ruga che aveva scoperto sul suo viso. Ma sotto una data mi colpì subito. Iniziava a parlare di un collega che gli faceva la corte. Lo descriveva bene e di questo ne era piacevolmente colpita. Guardando quella sua calligrafia minuta e rotondeggiante capì il motivo di quelle telefonate mute. Il collega le faceva una corte spietata e erano andati anche a prendere un aperitivo assieme. La descrizione dei suoi polpastrelli che le avevano sfiorato la mano, il brivido che ne aveva ricevuto. “Sentì quelle dita sfiorarmi, aveva le mani molto curate e percependo il calore di quella pelle immaginai che mi accarezzasse tutta. Quel pensiero mi fece un certo effetto perché automaticamente accavallai le gambe, cosa mi stava succedendo”. Poi un altro giorno: “Mi ha accompagnato nella cartoleria vicino alla scuola a prendere un blocco per appunti. Parlando con lui non ho ancora capito se fa la parte del martire causa la moglie che non lo capisce o lo dice per intenerirmi e per rendermi complice dei suoi pensieri. E’ vero, con quella voce impostata che si ritrova molto probabilmente deve aver fatto teatro amatoriale, ha la recitazione del sangue. Sentivo i suoi occhi che mi divoravano. Quel giorno non avevo niente fuori posto con un completo giacca e pantaloni da donna in carriera che indossavo. So perfettamente quello che vuole e lo devo riconoscere la cosa mi stuzzica ma voglio vedere come la vuole gestire. Non ho nessuna intenzione di innamorami anche se come tipo da un momento all’altro sono sicura che mi arriverà una dichiarazione degna di un casanova del profondo sud.” Poi continuando a sfogliare l’agenda un altro giorno solo un appunto scritto in maniera veloce. “Sta giocando come il gatto con il topo per andare a letto con una deve farsi sentire innamorato, almeno così la da da bere, ma non sarebbe meglio che lo dicesse chiaro e tondo?” Sorrisi a quella frase, usciva la sua spigolosità! Continuai a leggere quei pensieri. Capivo che nonostante tutto la mia Andrea stava cedendo era lusingata sempre di più e poi un altro giorno, un appunto scritto a matita neanche con la stilografica che lei usa sempre. “Questa notte l’ho sognato, deve essere stata la causa della discussione che abbiamo avuto assieme ad altri colleghi durante il consiglio per gli scrutini del quadrimestre. Ma il sogno era completamente diverso. Non cerano altre persone, eravamo solo io e lui e ci baciavamo. Eravamo in auto, vidi come dal di fuori il mio viso avvicinarsi al suo, le nostre labbra si sfiorarono per un momento, quasi una carezza. Il suo alito e poi ecco il bacio, un bacio sofferto, ma in quel frangente fu il primo di una lunga serie e come capita nei sogni non so per quale motivo ma sicuramente era stato un accavallarsi di eventi. Prima di andare a dormire avevo fatto all’amore con il mio uomo, lo avevamo fatto in cucina, mi aveva preso sul tavolo, era stata una sveltina feroce. Me la ricordavo perfettamente, stavo sparecchiando e avevo le mani occupate, lui si avvicinò a me abbracciandomi. A lui piacciono quelle situazioni in cui io non posso reagire. Ci baciammo con furore in piedi e poi non so come mi trovai distesa sul tavolo tra piatti e posate. Indossavo una vestaglia mi ero fatta la doccia prima di cena e sotto non portavo niente. Lui se ne era accorto e ora approfittava in maniera spudorata e sconcia lo dovevo riconoscere mi piaceva. Mi piacevano quegli attacchi di voglia. E dal tavolo dove godemmo in maniera simultanea continuammo in camera lasciando i suoi vestiti tra la cucina e l’altra parte della casa. Furono un paio d’ore di fuoco dove la lussuria la fece da padrone. Poi dopo quella tempesta di piacere più simile a un tifone che a una tempesta ci addormentammo di schianto tutti e due alla nostra maniera. Io gli tenevo la mano sul cazzo mentre lui mi abbracciava in modo che quasi facessi una cova da gatta su di lui. Sarà stata la posizione, quello che era successo e il sogno con il mio collega si fece più vivido perché se all’inizio ci eravamo baciati di gusto in auto e come d’incanto ci trovammo in una camera d’albergo, eravamo tutti e due nudi e io ero tra le sue gambe. Mi gustavo il suo cazzo con una fellatio degna di Messalina. Li tra le sue gambe lo succhiavo facendolo fremere, non solo il cazzo ma alternavo slinguate sulle palle facendolo fremere. Poi risalì come un serpente su di lui dandogli le mie tette da succhiare gli dondolavo i capezzoli sulle labbra e vedevo chiaramente come accade nei sogni la sua lingua che cercava di lambirli. Mi provocava brividi su brividi. I ostri corpi erano aggrovigliati come puo accadere in quelle circostanze.” Erano descrizioni degne da film porno e ne provavo una sorta di eccitazione leggendo quelle parole scritte da lei. Capivo che prima o dopo la corte fatta da quell’uomo alla mia Andrea avrebbe avuto successo, ora non rimaneva altro che osservare come uno spettatore l’evolversi degli eventi. Chiusi il diario c’erano anche altri appunti sulle impressioni che lei aveva di lui ma le avrei lette in un altro momento. Lo riconosco quegli scritti mi avevano eccitato. Cercai di rimettere tutto in ordine e mi accinsi ad uscire. Ero sicuro, se avessi incontrato quell’uomo, il collega di Andrea dalle sue descrizioni lo avrei riconosciuto. Chissà, forse era a Chioggia, una vocina mi diceva che avrebbe cercato di raggiungerla. Se non lo faceva era un cretino questo era certo. Dunque una volta messo in ordine tutto mi accinsi ad uscire anch’io. La giornata era splendida e almeno un po’ di sole me lo sarei preso vicino a lei. Così una volta indossato il costume mi diressi in spiaggia. Avevo in mente un gioco da fare con lei, chissà forse avrebbe accettato…

( continua)

BY MARIO