Cap.1 antefatto
ESSE
Il gusto di averti seduta al mio fianco mentre l’auto filava su quella strada in mezzo a alla campagna assolata. Gli impianti di irrigazione funzionavano a pieno regime con il loro caratteristico rumore, e nel riflesso degli spruzzi alle volte compariva l’arcobaleno. Tu eri quasi accoccolata sul sedile, indossavi una leggerissima maglietta bianca di cotone extra large che ti faceva da minivestito. Era estate e in estate si è sempre vestiti molto poco e allora sapendo che sotto il “vestito” che indossavi avevi solo un minuscolo perizoma rallentai la macchina fino a fermarmi. Davanti a noi lo spuzzo dell’irrigazione centrava anche una parte della strada. Mi guardasti perplessa non capivi. Ti eri mezza appisolata e ti sembrò strano che l’auto ora fosse immobile. Non c’era niente da vedere, eravamo soli. Eri affascinante, dannatamente affascinante e così fissandoti negli occhi e scandendo le parole. “Scendi e lavati sotto gli spruzzi così fai maglietta bagnata” Mi guardasti perplessa poi un lampo nei tuoi occhi e quel tuo sorriso da gatta che mi faceva uscire di testa. Fosti fuori! Mimasti un passo di danza quasi per mostrarmi volutamente il movimento dei tuoi fianchi. E quella pioggia iniziò a bagnarti. Sotto l’acqua la maglia bianca aderì al tuo corpo assumendo magnifiche trasparenze. Erano le trasparenze da sogno che mi ero immaginato. I tuoi seni si vedevano eccome se si vedevano le aureole scure dei capezzoli e le loro punte eccitate spiccavano e ti facevano dannatamente affascinante. Portasti le mani sopra la testa. Eri una dea pagana, in quel momento eri Lilith. Sessualità e voglia erano il tuo ritratto. Non so quanto tempo passò ma poi come d’incanto ti ebbi al mio fianco, bagnata, fradicia. E quel nostro dialogo folle proseguì al tuo “Allora ti sono piaciuta? E’ stato di tuo gusto?” Lo era stato e te lo dissi con un proseguo che ti lasciò stranita. “Sei così bella e affascinante che meriti di essere mostrata la gente deve sapere che esistono le belle donne dove sessualità e bellezza si fondono in un connubio da favola voglio mostrarti e più avanti c’è quello che fa al caso nostro” Non capivi, anzi, lo capivi perfettamente quello che volevo farti fare e scuotesti la testa. “Tu non sei giusto ti manca qualche venerdì” Lo dicesti ridendo. Sapevo che la cosa ti allettava, perché se a me mancava qualche venerdì come mi avevi appena detto tu apprezzavi quelle mie piccole follie in cui il tuo esibizionismo trionfava e ti faceva eccitare ancora di più. Più avanti c’era un distributore. Ma prima mentre guidavo mi balenò un’altra idea. Dei ciclisti erano davanti a noi, saranno stati almeno una decina sarebbero stati superati tra un momento e allora a chiare lettere…. “Allarga le gambe!” Mi guardasti, non ti aspettavi simili parole ma accettasti di buon grado, se si trattava di aiutarmi a fare delle bischerate in cui il tuo corpo avrebbe ricevuto piacere accettavi sempre le mie proposte strampalate. Così un attimo dopo ti infilai la mano sotto il minuscolo perizoma di quel vestito che non copriva niente visto che bagnato anziché coprire mostrava. Il mio dito ti toccò e entrò tra le tue ninfe. Eri fradicia, eccitata come non mai e bagnata. Il tuo gemito fu perfetto, la voglia ti stava pervadendo chiudesti gli occhi lasciandoti scivolare meglio sul sedile per stare più comoda e come avevo previsto allargasti le gambe per agevolarmi. Sapevo che quelle sensazioni ti davano alla testa. Me lo avevi detto più di una volta “E’ come essere ubriache solamente non di vino ma di goduria…” Rallentai continuando a stuzzicarti e così fummo per un momento affiancati a loro, andavamo quasi alla stessa velocità e loro non poterono far altro che sbirciare dentro l’auto naturalmente vedendoti. Alla fine quando li superammo definitivamente detti un accelerata e dallo specchietto vidi uno del gruppo che ci salutava …..
Aveva capito…Aveva visto quello che ti stavo facendo. Tu mi osservasti e …. Anche in aperta campagna ti piace esibirmi sei proprio fatto per me” Quell’ultima parola la dicesti ridendo. Così con queste idee giungemmo al distributore. Ti feci scendere a fare benzina. La facesti praticamente nuda visto che la maglietta bagnata ti aderiva alla perfezione e nulla lasciava all’immaginazione del tuo corpo. I tuoi capezzoli eccitati spiccavano e piegandoti verso la pompa, si poteva vedere bene l’inizio delle tue natiche diviso solo da quel minuscolo perizoma che indossavi. Poi con me al mio fianco andammo a pagare. Ti guardavano ti letteralmente spogliavano con gli occhi anche se ormai non c’era niente da mostrare perché il tuo corpo nudo si vedeva benissimo sotto quella maglietta bagnata. Consegnasti tu la tessera del bancomat al garzone che divenne rosso in viso, era giovane e teneva lo sguardi basso…..Così quando rientrammo in auto quella tua frase. “Paron sono eccitata da matti non ce la faccio più sono letteralmente un lago. Cerca un posto dove possiamo fare sesso, ho voglia di sentire ancora le tue mani sul mio corpo e voglio vedere il tuo cazzo godere per me” L’ombra di un pioppeto con la sua frescura ci accolse. Una brezza leggera faceva muovere le foglie al frinire intenso delle cicale. Ora eravamo soli. La strada correva distante da noi e tra l’altro vista l’ora non passavano neanche macchine o trattori agricoli. I ciclisti che avevamo superato erano lontani. Scendemmo dall’auto e come due ragazzini che finalmente possono giocare perché erano stati troppo seduti e esplodemmo come se per noi fosse arrivato il momento della ricreazione. Quel gusto, il piacere di prenderti da dietro lì in piedi appoggiata al cofano della macchina fu un regalo per le nostre voglie. Il vestito che indossavi se così lo si poteva chiamare era sul sedile come il perizoma. Ora tu eri rimasta completamente nuda se non per le ciabattine da mare. Ti eri spogliata davanti a me con mosse da danzatrice del ventre e ora eri piegata sul cofano rovente dell’auto. Ti presi da dietro. Esse eri letteralmente un lago passavo dal culo alla figa eccitato dalla tua cantilena. “Più in fondo più a fondo più a fondo dentro fino alle palle…mettimele anche loro, voglio essere piena!”. Furia e rabbia, come incitato dalle tue parole fui in te. Ti entrai dentro alternando e alla fine il mio piacere si andò a mescolare con il tuo. Ti sentì stringere il mio cazzo con i tuoi muscoli interni, eri infoiata eravamo infoiati. Ero esausto per un momento mi girò la testa dopo aver goduto ma a te questo non bastava ti girasti e “Ora continuo io” Lo dicesti con quella tua espressione da birba facendomi capire che ne stavi per fare una delle tue…Ti accucciarsi tra le mie gambe come un serpente, si come un serpente perché facendo quel movimento cercasti di aderire il più possibile al mio corpo. E una volta accucciata sotto di me tra le mie gambe iniziasti a passarti il mio cazzo sul viso leccandolo tenendolo a tratti in bocca mentre con una mano ti continuavi a toccare le ninfe. Piegandoti tra le mie gambe facesti rumore e lo dicesti. “E’ solo l’aria che mi hai pompato dentro ora sono aperta e eccitata sai dai miei buchi allargati non arrivo a trattenere niente, la tua cagna è aperta e ha ancora voglia di cazzo” E la mia risposta a queste tue parole “Piscia vacca!!” Eri lì, che ti toccavi, pisciasti eri come in trance. Tutto questo però non mi bastava perché dopo averti spinto leggermente da accucciata che eri fosti a quattro zampe. Le mammelle ti dondolavano come le mammelle di una mucca, eri aperta e dai tuoi buchi colava piacere, il nostro piacere…… Cercai di tirati verso la portiera della macchina ma non ci riuscivo perché il taglio dei tuoi capelli era troppo corto . Ti spinsi allora in un’altra maniera infilandoti un dito nel culo. “Su come una cagna a quattro zampe muoviti” Mi insultasti ma ti piaceva, ti spingevo attraverso il buco del tuo culo ancora quasi aperto. Così fino alla portiera aperta dell’auto. Ti feci salire e una volta salita in auto ti ordina di accucciarti sul sedile mettendoti di traverso. Ora ti vedevo bene cosi accucciata Nella posizione in cui ti trovavi la tua figa gocciolante spiccava. Nuda e accucciata quasi come su un soppalco per essere in vista e ci fu il fatidico “Toccati” Lo eseguisti con dovizia tenendo le gambe larghe e aperte. Le dita della tua mano ti entrarono in figa facendo tracimare il mio piacere e il tuo e altro che avevi ancora in te. Le tue dita entrarono come un coltello rovente entra nel burro facendo un rumore strano, quello sciacquettio che diceva tutto sullo stato della tua voglia. Ci volle poco, mentre lo facevi mi toccai anch’io. Il piacere fu per tutti e due. Lussuria e voglia si sommarono dentro di noi lasciandoci esausti. Traballavo non ce la facevo quasi a stare in piedi, ma poggiandomi alla macchina feci il giro per raggiungere il posto di guida. Il pioppeto confinava con un campo di mais e osservandolo mi venne un idea così con un ultimo sforzo staccai da una di quelle piante una pannocchia quasi matura. Ci voleva poco ormai, le foglie attorno erano quasi secche e i suoi chicchi di un giallo intenso spiccavano bene. Non ti dissi niente e poi salì in auto lasciandola appoggiata sul sedile posteriore…Ma tutto questo per te doveva essere quasi una sorpresa, mi avevi parlato più di una volta del pop-corn ma su quello io avevo tutte altre idee.