Era un cazzo teso e pronto al piacere, lei ebbe un brivido. Se da una parte si baciava il suo lui con quella lingua unita alle sue mani che scivolavano lente sul suo seno provocandole le farfalle nella pancia la facevano quasi traballare, dall’altra quel sentire la carne di un maschio prono al piacere che la toccava le provocava già così un orgasmo inaspettato. Si pensò per un momento, avevano visto tutti che non portava intimo, lo spacco del vestito le arrivava fino in vita ed era inequivocabile che sotto non indossasse altro. Quel maschio la toccò ancora, sentì quelle mani passare nello spacco e toccare il suo mandolino sotto il vestito. Lui il suo uomo, suo suocero il porco si era accorto e non era minimamente intervenuto. Anzi quasi la bloccava con quel bacio folle e le sue braccia non le impedivano nessun movimento. Le bisbigliò parole oscene che la fecero andare in sollucchero. La situazione, quei termini, per un momento la fecero sentire quasi una regina. L’avevano vista tutti quando come persa aveva leccato e succhiato quel volto coperto di piacere. E mentre succedeva tutto questo il pensiero di essere lei al posto di quella donna, letteralmente strapazzata e torturata con il piacere la faceva tremare.  E lo disse a lui. “Vorrei essere al posto di quella schiava, ma con una variante, se tutti possono chiavarmi o incularmi la mia bocca solo per il tuo cazzo” ( successo)  Erano parole forti che rasentavano la follia si proponeva per essere letteralmente aperta, quasi impalata dalla furia maschile. E dicendogli quelle cose si promise che una volta sola in quel locale sarebbe ritornata e avrebbe chiesto di essere lei messa sul trespolo. In quel momento la voglia e il piacere la travolgevano. Intanto la mano dell’altro che le accarezzava il culo….la sentiva sempre più impertinente. Ormai la gonna del vestito grazie a quello spacco era stata aperta e presentava tutto di lei. Si accorsero e non solo chi l’accarezzava che il piacere dato dall’eccitazione le colava tra le gambe rendendole l’interno delle cosce lucidò. Giorgia spinse i fianchi all’indietro, si mostrava, quasi cercava di agevolare le dita di quella mano. Percepì il polpastrello sfiorale il fiore scuro, tremò quando iniziarono a forzarlo. E sentendosi in quella situazione la sua mano cercò il cazzo di lui. Il suo uomo la baciava e rimase sorpreso sentendo la sua  mano che in qualche maniera cercava di aprirgli i pantaloni. Lo voleva, era troppo, quel massaggio dietro, quel bacio, e ora: ora voleva carne di maschio e lui era li. Forse il padre del bambino che aveva dentro di lei. Ero persa volavo cazzi volevo un cazzo dentro di me e ora lo avevo in mano, il cazzo del mio uomo o del mio amante. Senza pensare quando lo ebbi in mano mi accucciai davanti a lui e me lo strofinai sulla faccia. Quella carne dura e tesa, con le vene in rilievo. Il porco era eccitato già per quello che aveva visto e ora ero io sotto di lui che iniziavo a succhiarlo con avidità. Lentamente lo leccai, feci in modo che vedesse bene la mia lingua che percorreva il suo cazzo. Lo feci una, due volte non so quante arrivando a lambirgli anche le palle perché volevo accarezzare anche quelle. Lo insalivavo e poi brutalmente lo ingurgitai fin oltre le tonsille. Lo volevo dentro volevo la sua sborra nello stomaco. Più di uno si fermò a guardarmi. Intervenne anche il maschio che avevo avuto dietro e che mi aveva fatto sentire il suo cazzo eccitato. Così mentre succhiavo lui con la mano presi il cazzo dell’altro e iniziai a segarlo lentamente. Ora avevo due maschi per me, pronti a versarmi addosso il loro piacere. Martina vedendomi in azione si alzò dalla posizione in cui si era messa per tormentare i seni della donna offerta. E si mosse dietro a me. Si tirò su quella gonna aderente mostrando l’attaccatura del reggicalze, mi prese la testa e iniziò a muoverla quasi fossi una bambola. Dava lei il ritmo dei succhiotti che davo a lui. Mi veniva da tossire, mi sentivo soffocare ma a lei non interessava. Guidava il piacere che dovevo dare al suo maschio. Lui era il suo vecchio amante e imprimeva quei movimenti alla testa quasi con un misto di sadismo nei miei riguardi. Il trucco che avevo era colato, e la saliva mi tracimava dalla bocca. Facevo fatica ma lei continuava. Ebbi un conato di vomito ma quel cazzo rimase nella mia bocca imperterrito. Ero stravolta e ad un certo punto lo sentì vibrare, stava godendo. Il suo piacere rimbalzò sul mio palato, un getto lungo e vischioso che non riuscì ad inghiottire tutto, andò perso sulla mia faccia, sul vestito. Ma in quel momento nella disperata ricerca di piacere che avevo la cosa non mi interessava.   Ora ero esausta ma non mi diedero tregua, perché subito dopo il piacere di lui che cercai di succhiare fino all’ultima goccia, la mia bocca fi riempita da un altro cazzo. Il cazzo del maschio che avevo segato. Credevo di aver finito, cercai di scostarmi ma la voce di Martina fi imperiosa, quel “Succhia cagna succhia che ti fa bene, poi penseranno anche alla tua figa” Parole che gli altri non capirono perché dette in Italiano, ma questo era il minimo. Succhiai anche l’estraneo con la stessa tecnica che avevo usato su mio suocero, solamente ora la mia bocca era molto più lubrificata. Ero persa, godette anche quell’estraneo, ebbi paura quasi di svenire perché se facevo godere i maschi con la mano libera che mi rimaneva continuavo a tormentarmi le ninfe e a pizzicarmi il bottoncino. Piacere anche per me e non solo il piacere dato dai maschi ai miei piedi che uggiolano per avere la mia bocca a loro disposizione dove infilare i cazzi. Ce ne furono altri e altri ancora. Ero lanciata, più quelle sensazioni mi travolgevano  piu ne vorrei aver avute erano come una droga. Ora avevo succhiato cazzi, eccome se li avevo succhiati. Mi permisero di alzarmi. Ero traballante, le mandibole mi facevano male. Dovevo raggiungere una sedia o un divanetto, volevo pulirmi la faccia che me la sentivo tutta attaccaticcia di sperma. Dovevo essere uno spettacolo da far rabbrividire eppure sentivo che in quel momento per me era la cosa più naturale di questo mondo. Come raggiunsi il divanetto ebbi vicino a me lui il mio amante che non pago per quella succhiata che gli avevo dato si era già ripreso. Forse le famose pastiglie azzurre ma non sapevo quando le avesse prese, e guardai con avidità quel cazzo nuovamente duro che aveva tirato fuori dalla patta dei pantaloni. Lui mi guardò un attimo, mi appoggiai a lui e nonostante avessi succhiato il succhiabile e avessi la bocca impastata di tutto mi diede un bacio di lingua che mi fece tremare dalla voglia. In quel momento lo volevo di nuovo, ma non lo volevo nella mia bocca ma lo volevo dentro di me. E lui lo disse, “Giorgia infilati il mio cazzo in figa, mostra che cosa sei capace di fare a questi tedeschi” Visto che ero letteralmente persa non me lo feci ripetere due volte. Quel cazzo era nuovamente duro e lo volevo assaporare dentro di me, la bocca non mi bastava, lo avrei fatto fremere con i miei muscoli della vagina, lo volevo stritolare, spremere fino all’ultima goccia. Altro che bocca ora doveva sentire il mio ventre. Mi spostai, lui cercò di distendersi su quel divanetto in modo da permettermi di sedermi sopra di lui. Ero agevolata, il vestito aveva ampi spacchi e intimo non ne portavo. Ebbi un momento di titubanza. Non sapevo se mostrare a tutti i presenti che mi stavo impalando sul cazzo del mio uomo oppure di nascondere tutto facendo in modo che lo spacco del vestito fosse coperto. Devo dire che in quel momento dopo che avevo mostrato la mia indole da cagna in calore succhiando e leccando quel volto coperto di piacere maschile e succhiando lui poi accucciandomi ai suoi piedi davanti a tutti non c’erano dubbi e quei pochi che potevo ancora avere erano del tutto inopportuni eppure….era più forte di me, e lui per tutta risposta quasi leggendomi nella mente per quello che pensavo…“Mostrati cagna mostra quello che sei” Mi insultava, mi definiva cagna  e a me piaceva essere umiliata in quella maniera. Quella sua voce roca rotta dal piacere che gli stavo dando perché ormai mi ero calata su quel cazzo fremente che mi faceva andare in sollucchero. Ero letteralmente partita e a quel punto sentendolo ubbidì, mi mostravo, mostravo a tutti il suo cazzo che mi entrava in figa e che cercavo di stringere con i muscoli della mia vagina. Mi ricordai quella sera quando mi portò presso il Lungadige Rubele. Quando fermò la macchina e accese i quattro lampeggianti come segnale, lo capì dopo. Quella sera io ero sola per una cena di lavoro di mio marito, e dopo aver prenotato la tata per un po’ di ore mi ero trovata con lui che aveva detto alla moglie che andava al cinema. Li nel buio dell’auto, illuminata solo dalle luci che venivano dal cruscotto mi ero scoperta, gli avevo mostrato la figa su cui lui si era buttato con la sua bocca. Ma non gli bastava perché acceso il faretto del cruscotto la volle illuminare. Quella volta mi sentì impacciata mi vergognavo e presi paura vedendo un’ombra che era a pochi metri dall’auto. Lui mi disse di stare ferma e …dopo un attimo un viso mi guardava, per l’esattezza guardava la mia figa grondante di eccitazione. Lui da quel porco che era lo sapeva, conosceva il posto, più o meno era la stessa cosa che era successa nella sala del cinema a luci rosse, solamente li non eravamo in sala. L’uomo schiacciò il viso sul vetro, vedevo la sua faccia deformata mentre la mano di lui mi allargava la figa mettendoci dentro le dita, mi mostrava, mi apriva per un estraneo. Io ero terrorizzata eppure qualche cosa scattò in me. Davanti a quell’estraneo mi toccai io!!! Cosa stavo diventando, e lui guardandomi….“Sei una troia esibizionista fino al midollo, ti piace dunque !! Allora mostrarti bene fatti vedere!!” Le sue parole furono dette quasi ridendo e per scherno per farmi provare un brivido ancora più torbido ed io per tutta risposta mi tirai fuori le tette. Pigiò il pulsante del finestrino che iniziò ad abbassarsi. L’aria della notte la sentì sul mio volto e sentì anche l’ansimare di quella persona che un attimo dopo infilava la mano dentro cercando di toccarmi. Quelle dita mi palparono e palparono anche le mie tette, le strinsero quasi pizzicandomi e…..facendomi gemere non so se fosse piacere che mi prendeva, un piacere nuovo come quello che era stato nel cinema a luci rosse. Ora in quel locale mi sembrava di rivivere la stessa scena, non ero sul sedile della macchina, ma mi mostravo come se lo fossi, questa volta avevo un cazzo in figa immerso fino alle palle. Muovevo i fianchi cercando di impalarmi maggiormente per sentirlo dentro di me fino in fondo. Ero persa in quel mare di sensazioni e mi piaceva. Lui con il cazzo dentro di me approfittava per accarezzarmi la schiena e per farmi sentire i suoi polpastrelli che scendevano lentamente lungo la mia colonna vertebrale. Mi piaceva, tremavo, brividi si irradiavano nel mio corpo. Mi piaceva essere li , mi piaceva mostrarmi, un piacere torbido nel far vedere i miei buchi semiaperti di voglia e tra un momento all’altro tutti avrebbero potuto vedere il piacere del mio maschio colare fuori da loro. Amavo quelle situazioni in cui ero in mostra e più di una coppia in quella baraonda che ne era uscita si fermò a guardarci. Un attimo dopo sentì dei movimenti dietro a me. Era intervenuta Martina, aveva letteralmente assalito mio suocero baciandolo con vigore. Un bacio folle dato di lingua dove loro due si perdevano nelle loro sensazioni. Lo sapevo, anche lei era una sua amante, anzi l’amante vecchia se così si poteva definire. Io ero più giovane di suo figlio, ma in quel momento non me ne fregava niente. Volevo il suo cazzo in figa e lo avevo! Sentivo che era al limite come lo avevo sentito nella mia bocca quando lo avevo succhiato con voracità e ne avevo bevuto il suo sperma che era esploso da lui. Venne con un orgasmo fuori dal comune, nonostante tutto ne aveva ancora tanto, sentì il suo nettare bollente invadermi la figa e colare fuori. Chiusi gli occhi, mi strinsi i seni nonostante il vestito aderente che li copriva. Li strinsi con rabbia fino a farmi male. Tremavo, e a quel punto una donna del pubblico guardandomi ebbe un’idea perfida sia per me che per il mio uomo, avevo il suo cazzo in figa, era vero e lei quell’estraneo gli accarezzo le palle ben in mostra che erano alla sua base e poi con un dito risalì lungo di lui dentro di me riempiendomi ancora di più. Per tutti e due fu una specie di bomba o tuono a ciel sereno, non mi aspettavo una cosa simile. Mi incurvai come un giunco sotto la tempesta per la sensazione che mi andava a provocare. Ma fu un attimo perché subito dopo capendo che quel finimondo mi piaceva iniziò ad entrare e uscire con quel dito dalla mia figa e a muoverlo. In quel momento ero piena e avrei voluto avere due cazzi che mi aprissero. Se per me era la fine del mondo per lui era lo stesso, le sue gambe tremavano nel tentativo di non alzarsi perché le sensazioni erano troppo forti. Nel frattempo Martina continuava a baciarlo con passione e a sbottonargli la camicia dove aveva messo dentro la mano. Molto probabilmente gli pizzicava i capezzoli, mi accorsi quando mi girai un attimo, era  completamente partito. Vidi chiaramente il segno di quelle mani sotto la stoffa all’altezza del suo petto. Forse anche lo graffiava. Martina era anche lei partita e visto che continuava a tenere la gonna arrotolata attorno ai fianchi mi accorsi che non aveva più gli slip segno che aveva avuto visite anche lei. Rabbia, furore voglia orgiastica di essere piena. Cercavo, anzi sia io che lei cercavamo cazzi eccitate come eravamo dopo aver visto quella donna torturata dal piacere, lo erano anche le altre coppie e singoli in quella sala. Vidi più di una persa sul pavimento mentre si trastullava con un cazzo sedendosi sopra di lui come avevo fatto io con un’unica differenza, che loro presentavano anche il culo ben scoperto piegandosi sul maschio invitando più di uno ad approfittare del loro buco scuro. Non so per quanto tempo continuammo, so che io oltre a mio suocero ebbi altri amanti persa come ero nel piacere e lui approfittò per divertirsi anche con altre donne. Dovevo assolutamente ritornare in quel locale, c’erano anche donne solo venute esclusivamente per divertirsi con il sesso. Erano regine che volevano il loro fuco. In quel momento mi sarebbe piaciuto che su quel trespolo ci fosse anche un maschio, il pensiero di poterlo inculare con un fallo finto legato in vita un lampo e vidi al posto di lui il mio amante o mio marito, stavo diventando matta era troppo mi dovevo calmare. Mi alzai da dove mi trovavo, cercavo qualche cosa ero eccitata, le persone che erano nella sala intente a fare i fatti loro non mi degnarono di uno sguardo, vagavo con ancora le sensazioni di piacere che mi pervadevano.