Poi toccò a me. Ero per ultima. La mia accompagnatrice mi chiamò fuori dalla fila. Fui fatta andare in un’altra stanza e li fui fatta vestire se si può chiamare vestito quello che mi dovevo mettere. Non erano altro che stringhe di cuoio o latex che mi stringevano tutto il copro. Erano ornate con catenelle d’argento e lasciavano liberi i miei seni e la figa, mentre il culo…Il culo purtroppo fu occupato da un vibratore. Una volta entrato aderì completamente tra le mie natiche, quasi a sembrare che non ci fosse. Ma io lo sentivo, eccome se lo sentivo. Mi obbligava a camminare diritta, ero tesa. Mi sentivo impalata e nello stesso tempo la mia eccitazione stava salendo al massimo. Fui così l’ultima ad entrare, dopo aver provato l’umiliazione di aprirmi il culo davanti a quella donna, perché il coso me lo infilai da sola. Me lo dovetti lubrificare sotto suo ordine…
”Insalivati, hai il culo asciutto, se non hai sborra dentro ti farà male. Datti una passata con le dita in figa, tirati fuori il piacere che ti sta colando tra le gambe vedrai che te lo infilerai senza sforzo.”
E io lo feci, mi piegai, ebbi in bocca quella plastica lunga e grossa che mi stava per violare e me lo infilai dentro. Mi forzai da sola. Sentì le mie mucose aprirsi e dilatarsi per lasciarla passare. Mi stavo massacrando da sola, ma sembrava che a quella donna non interessasse. La schiava eseguiva, e eseguiva in maniera impeccabile. Ero realmente diventata un animale da monta pronta a tutto, ad aprirsi e a infilarsi dentro di tutto. Dopo il casino e la passeggiata nuda per le vie di Francoforte quando dovetti salire in macchina. E ora ero li, vestita di tutto punto per attirare gli sguardi con una specie di vestito fatto esclusivamente per mostrare e il resto…il resto di me era pieno. Mancava la figa, ma me lo sentivo, presto sarebbe stata riempita senza pietà. Io ero la bestia e loro i padroni che si dovevano divertire. Alla fine di tutto questo entrai anch’io, una luce mi illuminò a pieno, ero su una specie di Palco, ma , un’altra luce illuminava una coppia …per l’esattezza non era una coppia ma una donna alle prese con tre uomini che si stavano divertendo. Tre corpi nudi che letteralmente si contorcevano. Nella stanza regnava il silenzio e si sentivano solo i grugniti e i sospiri di loro. Io ero li in piedi, come imbambolata. Tre maschi che si davano da fare su quel corpo, un corpo segnato, e stretto da corde. A loro non interessava a sembrasse non interessasse neanche a lei, gridava e erano grida di piacere inframezzate dagli affondi dei cazzi che le facevano letteralmente finire le grida in singulti- Al loro fianco come imbambolato un uomo anche lui nudo, guardava quella scena affascinato, doveva essere il marito. Lo capì e lo riconobbi dalla sala d’attesa quando la virago che ci smistava lo aveva chiamato “ il marito, schiavo di una schiava” e la scena che ne uscì un attimo dopo rasentò lo schifo e la lussuria più torrida che mi potessi immaginare. Lei ormai non dava quasi più segno di reagire e un maschio del gruppo la prese da dietro. Un affondo dato con rabbia, lei gridò, ma non si mosse e poi dopo una serie di colpi che letteralmente la ridussero a un burattino inanimato tirò fuori il cazzo gocciolante di tutto dal suo culo e chiamò l’uomo che li guardava. Aveva un erezione formidabile, si vedeva chiaramente che era eccitato dopo aver visto quella scena. Sua moglie che si faceva sbattere. Si inginocchiò così davanti a quell’uomo e gli prese il cazzo in bocca. Lo pulì di tutto il piacere che ancora sgorgava e di tutto quello che si era attaccato a quella carne che aveva ravanato il culo della moglie. Se lo mise in bocca fino alle palle. Tremava e poi una volta che ebbe finito, lui, il maschio gli indicò il culo della propria donna. Mentre succedeva tutto questo gli altri due avevano fatto mettere lei a carponi, ma visto che non stava, rimase in ginocchio con il culo all’aria mentre la sua testa toccava il pavimento di quel palco. Il culo alzato e, la forzarono, la costrinsero a mettersi le mani sulle natiche e ad aprirsele……Sentimmo tutti la sua voce, era un bisbiglio, tanto era stanca, ma parò …e rivolgendosi all’uomo…
” Mi hanno sfondato, pulisci il piacere dei mie padroni schiavo”
E lui come ipnotizzato da quella voce, lasciò il cazzo dell’uomo e si letteralmente buttò sul culo sfondato della propria donna. Culo sporco di tutto, di tutto quello che aveva già pulito all’altro padrone che si era divertito con il fondoschiena di lei. Aveva il culo letteralmente aperto, sfondato, divelto. Aveva provato una serie di cazzi in rapida successione che non le avevano dato tregua e l’avevano ridotta come una marionetta. Marionetta a cui in quel momento avevano tagliato i fili. L’uomo che leccava quel culo, poteva usare solo la lingua. Si vedeva però chiaramente che era ancora eccitato,il suo cazzo era duro e spiccava da come era strangolato alla base con le stesse palle da una cinghia di cuoio. Sotto il suo perpuzio attaccato al frenulo si vedeva un anelli in acciaio e portava gli stessi anelli ai seni solamente di una misura più grossa e …..Lui leccava come un indemoniato, le leccava il culo e lo succhiava, Uno sfintere infiammato e gonfio per quello che aveva provato. Non se ne interessava e lei per tutta risposta, spostò una mano dalla natica che teneva tesa e si andò a stuzzicare la figa mentre lui puliva l’altro buco. Facevano schifo da com’erano persi in quel loro gioco padrona- schiavo che non aveva niente di naturale. Loro continuarono e il faretto che li illuminava si spense lentamente lasciando solo me in piena battuta di luce. Ora toccava a me e paura con una voglia indicibile mi iniziarono a pervadere. “ Ed ecco a voi la professoressa De……..Come la potete vedere è splendida con questo vestito da puttana, effettivamente vestita in questo modo non puo fare altro che attirare i clienti” Mi stava insultando, quella voce si prendeva gioco di me. Io il pubblico non lo potevo vedere, ma sapevo che c’era. Loro mi stavano guardando e guardavano i miei buchi. Le tette che in quel momento facevano capolino da quella specie di costume che non copriva niente. E quella voce continuò implacabile… Ed ora la nostra professoressa mostrerà il suo bel culo! Su girati e mostra ai signori presenti che cosa ti sei fatta da sola,” Non ci potevo credere ma su uno schermo dopo che mi fui girata apparve il mio corpo. La mia persona mentre mi infilavo quel simulacro di cazzo nel culo dopo evrlo abbondantemente insalivato e slinguato.
“ Come potete vedere è una donna che ama essere piena, essere riempita. Lei nella vita sembra non abbia fatto altro e chissà che cosa direbbero i suoi colleghi nel vederla. Lei così inappuntabile, che si arrossa il viso con le battute un po’ pesanti. Invece nel privato non è altro che una cagna in calore che ama essere trattata da buco e da schiava……” Rivolgendosi a me quella voce che veniva dal buio…” Cosa sei?” una domanda fatidica. Me ne potevo andare ma invece con le gambe tremanti e una voglia unica che mi attanagliava….. , non osavo guardare, il mio sguardo era rivolto verso il basso, E alla fine risposi,
“Sono una cagna, la cagna di M, e niente altro”
Ci fu un applauso alle parole della professoressa De……e una voce dal pubblico
“ Mettetela sull’altalena. Si è eccitata vedendo la scopata della coppia ci siamo accorti tutti, un po’ di altalena non gli farà male anzi si divertirà con noi” E così fu, fui circondata da una coppia di colore. Due corpi d’ebano, neri come la pece, ma nello stesso tempo perfetti, lui aveva un cazzo robusto che gli penzolava tra le gambe mentre lei era lunga longilinea, dai lineamenti da Somala. Aveva due seni perfetti. Mi presero le mani a cui applicarono delle polsiere con anello e la stessa cosa fecero alle mie caviglie, ora ero pronta per essere sospesa, anche un bambino lo avrebbe potuto capire . Non mi ci raccapezzavo, non capivo e poi che cosa mi avrebbero fatto. Quelle catene che si fissavano ai miei polsi e alla mie caviglie presto entrarono in tensione e mi trovai sospesa. Le articolazioni mi facevano male, ma per non farmi soffrire “ bontà loro, “ il mio corpo fu fatto scivolare su una specie di altalena con il fondo in cuoio dove poggiai la schiena mentre gambe e braccia continuavano ad essere in tensione perché tirate verso l’alto, solamente ora il mio appoggio era sula schiena e mi attutivo così i dolori alle articolazioni dovute al mio peso