Si svegliò in quel magnifico letto , era sola, la stanza era molto grande e per un momento quasi non seppe dove si trovava, poi nella sua mente apparvero le immagini della sera prima , della casa di piacere dove suo marito e i suoi amici si erano divertiti con una puttana legata a un cavalletto.
Lui non lo sapeva ma quella donna completamente ricoperta di latex con solo i buchi a disposizione di tutti era lei. Suo marito era stato un’altra persona, non lo avrebbe riconosciuto, il suo accanimento nel chiavare e martoriare quella donna legata al cavalletto, il voler squartarla con i maxi vibratori a tutti i costi per avere i suoi buchi più larghi possibile , il gusto nel farla soffrire per prendersi tutto il piacere . Suo marito aveva insistito quando gli altri non se la sentivano di introdurle simili oggetti , loro tre erano stati i clienti che più a lungo si erano fermati da lei, e più a lungo l’avevano tormentata aprendola e chiavandola senza requie. Degli altri se li ricordava appena, facce anonime, che neanche l’avevano degnata di uno sguardo. Chi in figa, chi in culo, chi in bocca, chi in due o tre buchi a seconda del tempo e delle somme pagate per avere a disposizione il suo corpo. Era solo questione di prezzo. Si avvicinavano , si sbottonavano la patta dei pantaloni tirando fuori il cazzo: un paio di pompate e venivano. Alcuni dopo aver goduto in lei passavano alla bocca per farsi asciugare e pulire il cazzo. Altri passavano da lei dopo essere stati dalle puttane nelle camere e se lo facevano ancora succhiare.. Mentre questi pensieri si rincorrevano nella sua mente entrò la governante chiedendo se voleva la colazione oppure fosse scesa direttamente per il pranzo, lui l’avrebbe aspettata .
Era eccitata avrebbe di nuovo visto quell’uomo che l’affascinava . Scese dal letto e chiese che cosa si sarebbe dovuta mettere ; la governante la guardo con quei suoi occhi gelidi e disse.
“Questo”
Mise nella sua mano una scatola , lei l’aprì e rimase a bocca aperta.
“E’ un butt-plug, tradotto è letteralmente un tappa culo, si introduce e poi si allarga così sarà piena” “E’ troppo grosso non ce la farò mai”
Le ripose,
“Oh si che ce la farà , la notte passata si è presa una settantina di cazzi tra culo, figa e bocca, da donna a donna, ti hanno letteralmente sfondata e colmo dei colmi, la persona che ti ha aperto di più è stato tuo marito; piegati che te lo metto o ti riempi da sola”.
Così dicendo le mise in mano un flacone di vaselina per lubrificare quell’aggeggio infernale . Era terrea, non era finita, quell’uomo voleva essere il padrone fino in fondo e rispettava i patti, le dava momenti di tregua intervallati a momenti di sadismo estremo, ma sempre secondo i suoi limiti, di essere frustata lo aveva chiesto lei, la costringeva e basta e lei abbassava la testa e accettava,
“ Il padrone vuole che tu ti metta queste calze e le scarpe con i tacchi e niente altro, scenderai così, ricordati il plug è gonfiabile e al suo interno c’è un piccolo vibratore “
con queste parole la governante si sedette in poltrona e le ordinò di spicciarsi. Si mise le calze, le arrivavano molto alte fino a l’inguine, poi fu la volta delle scarpe che le slanciarono la gamba ancora di più e poi l’aggeggio infernale, non voleva aiuto, lo lubrificò con la vasellina e iniziò a spingerselo nel culo. Lentamente la punta prese farsi strada in lei tra le sue mucose martoriate per l’uso che avevano subito la sera prima, bruciava, il dolore era pazzesco, ma lei continuava inperterritaa a infilarselo, centimetro dopo centimetro, il suo corpo era sudato e tremava, ad un certo punto non ce la fece e sentì un colpo di frustino sulle sue cosce, era la governante che la incitava, una scossa elettrica, aveva provato la frusta con il calesse, l’evava sentita mordergli le carni, erano bastati pochi colpi per farla schizzare in una corsa sfrenata trainando il suo padrone che la dirigeva, anche quella volta aveva avuto il culo pieno , una coda le sporgeva ma le permetteva di camminare, una palla d’acciaio era incastrata nel suo intestino che la bloccava con le mucose , ma ora era diverso era letteralmente un palo che si introduceva che quasi non le avrebbe neanche permesso di camminare, era esausta e la voce della donna continuava implacabile….
”Continua dai ……”
Altri colpi, altre scosse, gridò, riprese ad infilarselo, si stava allargando consapevolmente, la sua rosetta era tesa al massimo e da un momento all’atro si sarebbe potuta lacerare, bruciava in alcuni punti l’arrossamento rasentava quasi l’escoriazione e di li a poco ci sarebbe stato il sangue, continuò imperterrita, gridò, pianse, le punte dei capezzoli si stavano indurendo, prese paura: che cosa le succedeva, si stava impalando e a quegli stimoli dolorosi il suo corpo iniziava a godere. Finalmente dopo sforzi e imprecazioni l’oggetto le entrò dentro, si sentiva piena, il manico aderì perfettamente e si potè alzare. Camminava in maniera goffa, era indurita, si sentiva l’oggetto che le comprimeva la vescica, e nello stesso tempo la vagina era una sensazione strana, era il più grosso vibratore che avesse mai visto e batteva di gran lunga i vibratori della casa di piacere che le avevano introdotto la sera prima. Scese le scale diritta, faceva i passi piccoli quasi per cercare di non sentire quell’aggeggio che le devastava il culo. Fu nella sala da pranzo, lui l’aspettava Herr…..sentì il termine Graf Von…..le rimase impresso, la governante la precedeva e le scostò la sedia alla sua destra, la fece accomodare. Lei era praticamente nuda con il culo pieno, aspettava la sentenza che da un momento all’altro sarebbe venuta; aveva perso l’appetito , era madida di sudore, lui la guardava e le chiese con noncuranza che cosa avesse. Non ci vide più,
“Ho il culo pieno per te!”.
non le interessava più niente,
“Mi sono stata fatta massacrare l’altra notte per questo tuo folle gioco”.
Lui la corresse:
“Nostro folle gioco”.
“Ora sono esausta, credevo fosse finito e invece eccomi qua come tu mi vuoi, di nuovo farcita non da cazzi ma da un palo di plastica che ho incastrato nel culo”
. “Non è finita”
Le rispose dandogli una scatola, era un telecomando e poi continuò,
“Ci sono tre tacche e tu lo accenderai e lo regolerai, fanno funzionare il vibratore che si trova nel tuo culo, sono curioso di vedere come godrai; esegui!”.
Rimase a fissare quella scatola dalla luce rossa, sarebbe bastato muovere il pulsante e poi. Non, non ce la faceva il dolore e l’umiliazione erano grandi. Ma nonostante tutto questo ondate di ”piacere” si ricorrevano nella sua testa e quella dolce confusione le stava partendo dal ventre. Corse il suo dito, verso quella scatola, sapeva che sarebbe stata una bomba per le sue viscere ma non voleva dare il gusto a quell’uomo di vederla distrutta, il primo pulsante, le sensazioni si moltiplicarono , ebbe degli spasimi , le ondate di piacere si acuirono, le mancò la saliva e si sentiva la bocca impastata, continuò imperterrita, altri spasimi, altri fremiti …poi brutalmente la mise al massimo, fu un esplosione nelle sue viscere, e nella sua testa, si letteralmente masturbava con l’amante meccanico che aveva in lei, aprì la bocca, non riusciva a parlare , si piegò sul tavolo, quel poco di saliva che aveva in bocca, le corse in un rantolo sul mento e il respiro divenne affannoso, poi un grido quasi disumano,
“VVVengoooo, gooodo, non ce la faccio”
E svenne, svenne di piacere. Se la fece completamente addosso sporcando il pavimento, lui la prese al volo , prima di cadere per terra, la macchina era al massimo e continuava, digrignava i denti era partita era nel nirvana dei sensi, lentamente la iniziò ad espellere quel cazzo posticcio, sia lui che la governante videro il cilindro uscirgli lentamente dal culo, era sporca , oscena, un animale , bava alla bocca, e le orbite degli occhi erano bianche (quando godete tanto è così ) , tremava, sembrava avesse un attacco epilettico, e in quel momento non le diede requie, anche se in quegli stati di goduria estrema la possedette con rabbia nella figa, , lei non ce la fece e svenne nuovamente. si ridusse come una marionetta cui hanno tagliato i fili. Si riebbe di li a poco, in tempo per vedere lui in piedi sopra di lei e sentire la punta della sua scarpa che le spingeva il dildo nuovamente nel culo, rantolò disse un no fliebile e poi come colpita nell’orgoglio:
“ Si squartami spingi sono la tua cagna”
Lo gridò ad alta voce tenendosi le gambe in alto per facilitarlo, in quel momento lui le sorrise, era proprio diventata la sua schiava. Fu adagiata sul divano, con lo sperma di lui che le usciva dalle ninfe, sentì un ordine secco rivolto alla governante:
“La pulisca e usi la bocca……Si, lei qui è la governante ma è una mia schiava”.
La donna iniziò a pulirla, le sue mani correvano e accarezzavano il suo corpo mentre la bocca la puliva, leccava, lappava e le dava quel piacere leggero che solo le donne sanno dare ad una loro compagna, lei era quasi svenuta e apprezzava quelle sensazioni che le davano un attimo di tregua anche se la macchina infernale che aveva nel culo continuava a funzionare al minimo, era ricettiva e qualunque cosa sentisse o le facessero si calamitava nel suo ventre provocandole brividi di piacere. Lentamente ritornò su questa terra, era esausta, la sua voce tremolante
“Cosa ancora?, on ce la faccio quasi più sono sensazioni troppo forti”

Lui era silenzioso e ascoltava le sue parole e poi…….
”Hai il culo rotto, e dilatato all’inverosimile ora puoi sopportare anche le maxi penetrazioni, i cazzi umani per darti sensazioni non credo ti bastino più, riprenditi che ti porto nelle stalle”;
ebbe paura, cavalli, cazzi equini, e maxi penetrazioni, era letteralmente aperta, aveva poi passato una giornata nel bordello e si era beccata quasi settanta cazzi , sesso, solo sesso , ornato di quella lussuria che solo lei o lui capivano, lo sporco l’attirava ormai era quasi drogata …..e poi meditava sempre la vendetta nei riguardi del marito . Aveva conosciuto un altro uomo , lo voleva far uscire e fargli sapere chi aveva chiavato lei nel casino, ma non sapeva come.
“Datemi un minuto che mi riprendo, va bene padrone”.
Si sedette e poi lentamente si mise in piedi, Praticamente nuda, vestita di sole calze su un paio di tacchi altissimi, prese il braccio della governante e disse
“Andiamo”.
“Sei da ammirare, vuoi conoscere i tuoi limiti sei una schiava perfetta”.
Era pomeriggio, un sole tiepido splendeva, non le interessava che la vedessero nuda, il collare le stringeva la gola e le stava perfettamente attorno al suo collo; passo dopo passo sorretta dall’altra donna andò verso le stalle le sembrava quasi di essere un condannato a morte che cammina verso il patibolo, con una differenza il condannato non poteva rifiutare ma lei si, poteva rifiutare dicendo la parola che ben conosceva, ma…….., quello stallone l’aspettava non lo sapeva neanche lei perché , si era trasformata . Puzzo d’animali, il loro calore , i vari box da dove venivano i nitriti, non c’erano altre persone, erano solo loro tre e il doberman del padrone che si era accodato, furono dentro, la bestia era li, con i suoi muscoli guizzanti c’era una panca. Lei la guardò quasi sopra pensiero come la panca del casino, solamente ora non sarebbe stata legata, lo faceva di sua spontanea volontà, lo faceva per il piacere del suo padrone nel farsi “ aprire dallo stallone”poi si staccò dagli altri due e…..
“Faccio tutto io voi guardatemi e basta”
Rivolgendosi a Herr…..
”La tua cagna ora da spettacolo”
Era come un’altra persona, con uno sforzo mise la panca sotto il cavallo e sempre stando in piedi , allargo le gambe e con un leggero movimento iniziò a spingere fiori il vibratore che aveva incastrato nel culo , non era più un essere umano ma un altro animale, il cilindro di plastica lentamente le uscì dal culo assieme a tutto il resto, si sentiva sporca e voleva dimostrarlo ancora di più . La guardavano affascinati, si stava per fare impalare il culo da uno stallone, non degnò di uno sguardo ciò che era caduto tra le sue gambe con un rumore osceno. Accarezzò l’animale, la sua mano corse sul suo mantello, si increspava la muscolatura dello stallone a quelle carezze, poi si avvicinò di più e strofinò i suoi seni sull’animale, senti i suoi capezzoli indurirsi e irradiarsi in lei quei brividi che ben conosceva , era in un altro mondo, se era estraniata……… si abbassò, tutti videro il suo culo semi aperto, ma a lei non interessava, la sua mano corse sul fallo dell’animale e come la volta prima lo iniziò a segare lentamente, lo stallone nitriva, e a tratti scalpitava, sentiva la femmina in calore lei continuava. Poi si spostò sotto, lo prese in bocca nuovamente, il puzzo d’urina e di selvatico, le prime gocce di sperma e poi passò completamente sotto di lui si poggiò sulla panca a pancia sotto presentando il suo culo oscenamente aperto e sfondato, si tenne le natiche allargate e chiese aiuto alla governante….
”Avvicinalo”
La donna prese lo stallone per le briglie , il suo cazzo era in erezione e tutto fuori uscito, lo puntò sul suo culo e fece andare avanti la bestia……..Un urlo sovrumano, dolore e dolore si sentiva letteralmente impalata, non era piacere , il piacere non le veniva dal ventre, ma il piacere venne nonostante il dolore era un piacere di testa dato esclusivamente dalla sensazione di abbruttimento e sottomissione cui si era posta, era li che si faceva aprire, era una schiava, lo faceva per il suo padrone e si crogiolava, nello sporco di fare cose contro natura, non era neanche obbligata,ma le piaceva. Li con nel culo il cazzo di un cavallo nella stalla davanti a spettatori, lercia , sentì il cazzo indurirsi di più e poi eruttare un mare di sborra che entrò nel suo intestino e le lavò parte della schiena, era esausta ora si le contrazioni del suo ventre erano partite e il piacere veniva anche da li, fecero allontanare lo stallone e a un ordine secco di lui la governante fu dietro a lei e iniziò a pulirla, la donna si era tolta la giacca ed era rimasta con un top nero, non usava altro che la sua bocca per pulirla come aveva fatto sul divano, due baccanti, una che dà l’aiuto all’altra che si è fatta letteralmente aprire, la puli, alla bocca della donna sentì unirsi anche il muso umido del cane……., cercavano di pulirla, era letteralmente lavata e appiccicaticcia. La misero in piedi, era esausta, camminava a gambe larghe e fitte partivano dalla sua schiena per la maxi penetrazione, c’era anche del sangue che veniva dalle sue mucose lacerate. Ci fu di nuovo la sua frase, quella frase che le era uscita la prima volta.
“Padrone sei contento della tua schiava?”
Lui le sorrise, voleva avere almeno un atto di gratitudine da parte di quell’uomo e non essere considerata un oggetto…….la portò fuori, la governante era rimasta nella stalla con lo stallone e il cane , e prima di uscire assieme a lei rivolgendosi alla governante:
“Prenditi pure il piacere dal cane poi rientra”
La donna era seduta nella paglia con le gambe leggermente divaricate, si vedeva l’attaccatura delle calze, ringraziò lui e iniziò ad accarezzare il ventre del cane, questa fu l’ultima visione che lei ebbe di quella stalla…… In quei pochi giorni aveva provato tutto, torture, frustate, cazzi a bizzeffe, pali di carne equini che l’avevano letteralmente impalate e il suo cazzo, aveva camminato a quattro zampe come una cagna, nel posteggio aveva dato spettacolo pisciando e masturbandosi in pubblico, era sfinita, sfatta…….Era li nella tenuta, distesa su un lettino adiacente alla piscina dietro la villa nel parco, era come in trance, l’altra donna la stava massaggiando e le stava mettendo una crema lenitiva sulla sua rosetta scura, era ancora semi aperta, non aveva quasi ritenzione , dormire, dormire, non ce la faceva, sapeva che il giorno dopo sarebbe ripartita, Poi arrivò lui, le due donne erano li vicine, le stava guardando, non si erano accorte della sua presenza, due donne favolose, la governante e lei. Pensava, gli avevano dato grandi soddisfazioni, questa volta portava lui da bere e versò alle due donne un vino fresco, un bianco, ci fu una risata, lei la professoressa dopo tutto si stava riprendendo.
“Tu parti domani, questa sera sei invitata a cena in villa e non ci saranno ordini ne imposizioni, sarai esclusivamente ospite di questa casa, non preoccuparti”
Poi rivolgendosi alla governante:
“Un vestito da sera per la professoressa e anche per lei qualche cosa di diverso che la sua divisa, vi avrò come ospiti”.
Detto questo si dovette assentare e alle otto le due donne erano perfette, tirate a lucido. Una la professoressa aveva un tubino nero , che le stava d’incanto, scarpe con tacco da nove, calze nere di seta che le mettevano le gambe ancora più in risalto, poi il vestito, le arrivava a messa coscia e la modellava perfettamente senza essere volgare, l’altra donna invece aveva messo un dingrl estivo da tirolese, stavano perfettamente bene , lui aveva invece il suo solito vestito nero, con il fiocco. Dopo cena continuarono a conversare e la governante li lasciò soli. Erano seduti sul divano, le luci erano soffuse e la casa ormai era silenziosa, e tra i due schioccò un bacio, appoggiò la testa sopra la sua spalla e…..la schiava divenne padrona, era a pezzi ma il suo cazzo lo voleva ancora, anche se ne le sue mucose erano ancora massacrate per quello che le aveva fatto provare. E nonostante tutto lo amò, volle fare sesso ancora con lui, con quell’uomo che le era entrato dentro e l’aveva costretta a fare quelle cose innominabili, , vibrò il suo corpo nella notte e quella dolce confusione che partiva dalle sue ninfe le fece indurire i capezzoli, si arrossò il suo petto nell’orgasmo che la raggiunse e che li raggiunse , si addormentarono dopo una notte di baci e carezze , si addormentarono quasi all’alba e di li a poco lei sarebbe dovuta partire……..le sue ultime parole,
“Domani ti tatuerò le mie iniziali all’attaccatura della tua schiena, molto piccole e in gotico, nessuno capirà, forse in qualche spiaggia troverai un’altra donna con quelle lettere, vi capirete……….”.
ma prima farai un bel giro nella tenuta e naturalmente su sarai una magnifica puledra…….CONTINUA