Il guaito le agghiacciò il sangue, quasi un lamento, lei era nuda li nel buio alla catena, seduta su un cartone, la stanza era fresca e a tratti aveva brividi di freddo. Il culo le dava ancora fastidio e in maniera guardinga andò a palparsi lo sfintere e lentamente si estrasse il tappo, le fece un po’ di male ma poi chiuse gli occhi, finalmente aveva estratto quel tappo che le incominciava dare fastidio. La sua corona era ancora congestionata, ma il peggio era passato…se il peggio era passato avrebbe potuto dare il culo ancora…ebbe paura di quel pensiero, che cosa stava diventando….Sentì delle voci concitate, l’altra donna non ne voleva sapere di essere venduta ma alla fine tutti i rumori finirono, e scese anche l’altra, la prima schiava di quel vecchio dalla barba bianca; aveva il volto livido, priva di espressione, gli occhi erano freddi e mandavano lampi di rabbia ….Portava un vestito lungo, ma era trasparente, aveva solo la parte l’alta dell’intimo, il suo ventre , il culo erano in vista, esposti agli sguardi di tutti e chiunque se fossero state per la strada come sarebbe capitato. Si avvicinò a lei e le se sedette vicino, testolina Bionda la sfiorò con le labbra e la baciò sul collo come per farle coraggio, la mano dell’altra la ringraziò, erano li nella penombra, l’unica lice filtrava da una bocca di lupo, lei era ancora alla catena, l’altra era libera….Un gioco di labbra leggero, fatto di tenerezze….non servivano parole, tra loro due parlavano le mani e le labbra. Il suo ventre si contraeva, al tocco di quelle labbra, non serviva la sfiorassero li, bastava il profumo di quell’alito….poi sotto voce , quasi una supplica …leccami la figa….si distese completamente su quel cartone , il vestito era largo e risalì sulle cosce, gambe abbronzate e scattanti come le sue, un piacere accarezzare quella pelle morbida e poi far scorrere la lingua al loro interno…l’altra donna emise un gemito, la sentì fremere, le sue mani cercarono la sua testa, le sfiorarono i capelli e poi li presero, la tirò a se , la tirò verso il suo ventre…allargando di più le gambe la spinse sulla sua farfalla,,,,,,,
” Lecca porca di una cagna, sono qui per causa tua ma vedremo di divertirci, il padrone lo vuole, siamo due sue schiave ma ora in questo momento tu sei la preferita. Per me solo i cani e gli estranei, e poi pensandoci bene sono tutte cose che hai provato….”
Parole di ghiaccio, si sentì come l’ultima delle troie, ma le piaceva, schiava di una schiava , annullarsi sotto gli ordini di una dominata per far contento il suo padrone. Leccò quella figa fradicia, la sua lingua cercò di forzarla, poi corse su sul bottoncino e lo succhiò con avidità la fece fremere e poi da quella bocca uscì un urlo di piacere un ancora….succhia cagna succhia obbedisci. Quelle parole la fecero come impazzire, succhiò, lappò la portò al parossismo, le sue dita corsero verso il buco scuro dell’altra e la forzarono, iniziò un andirivieni veloce mentre l’altra si contorceva , si accorse che cercava di allargarsi…un dito, due dita poitre dita nel culo, era partita era infoiata anche lei, voleva essere posseduta anche lei, ora sognava un cazzo che entrasse in lei e giocasse con la sua bocca dell’utero, amava quel movimento rotatorio fatto da un paio di clienti e da quel porxo attorno al suo utero, quelle sensazioni che si moltiplicavano. Non si accorsero, perse in quel nirvana che la luce si era accesa e gli abitanti della casa erano scesi a prenderle. Videro due donne che si amavano che si succhiavano all’impazzata. Lei se ne accorse e tirandosi su e mettendosi in ginocchio le sue parole rivolte a quell’uomo dalla barba bianca “Padrone chiava la tua schiava, inculala, sfondala”
E così dicendo si girò, da sulle ginocchia che era appoggiò la testa su quel lurido cartone e mettendo in mostra il culo se lo allargò con le mani. L’uomo la guardava pensieroso, le sorrise, con quei suoi denti candidi che spiccavano su quel volto abbronzato, una risata sommessa…..” Non sei altro che una cagna in calore e la voglia ti sta letteralmente mangiando, ora succhia il mio cazzo e fammelo diventare duro poi ti inculerò” Si girò verso di lui, verso i suoi pantaloni, sapeva che sotto c’era il cazzo, le sue mani cercarono la zip , quasi in maniera frenetica, poi lentamente l’abbassò…..In quel momento era fredda, voleva solo una cosa. voleva il cazzo di quell’uomo e lo ebbe. Con delicatezza lo tirò fuori, sentì sotto le sue dita quella pelle morbida, quella carne che lentamente stava diventando dura, lo sfiorò con le labbra quasi con riverenza. Poi un bagliore nei sui occhi, un lampo e lo ebbe in bocca, lo assaporò , lo sent’ sulla sua lingua, il sapore di maschio, sapore di urina e altro, sudore, non le interessava , ora aveva il cazzo, si che lo aveva a lo iniziò a slinguare, leccare e succhiare quasi con cattiveria, lo voleva tutto per se, era come se fosse persa, le altre donne la guardavano ma per lei i presenti non esistevano era solo lei e il cazzo di quell’uomo, non era neanche il suo padrone, il suo padrone vero era il cazzo e lo voleva, lo voleva far esplodere dentro la sua bocca o dentro uno dei suoi buchi. Lo sfilò dalla bocca, lo tenne in pugno, quella carne calda palpitante e poi si girò, si rimise nella posa in cui era stata precedentemente e mostrò il suo culo, lo mosse, mosse con movimenti lenti il suo sfintere infiammato; non le interessava il dolore, lo voleva dentro. Sentì quel cazzo appoggiarsi sul suo sfintare, non entrò con rabbia, ma l’inculò lentamente, lentamente entrò in lei fino alla radice delle palle…si sentì allargare sempre di più, bruciava, faceva male ma le piaceva lo spingeva verso il suo interno tutto quello che aveva nel culo, la dilaniava, tappava e poi iniziò a stantufarla, faceva male le piaceva, si stava annullando aveva un cazzo nel culo , piacere niente altro che piacere, l’altra donna era accucciata vicino a lei, l’altra condannata a battere, ma non capiva il piacere dell’altra donna….” Non sei altro che un animale da monta e niente altro, non si una schiava, l’unica schiavitù che hai è per la carne che gli uomini hanno tra le gambe, detto questo si alzò in piedi e piazzò il piede calzato davanti alla sua bocca , avvicinò il sandalo alle sue labbra e la frase cattiva….” Lecca cagna….” La sua lingua leccò, lecco quel piede calzato di un sandalo, quelle unghie smaltate di rosso …Colore del potere, della passione, Un piede di donna , un altro animale come lei , sapeva che tra un po’ si sarebbero trovate fuori lungo una strada a battere e li avrebbe eccitato i cazzi dei clienti per la figa o il culo dell’altra, avrebbe succhiato, li avrebbe avuti per la sua bocca. Quel piede, si stava annullando, un cazzo nel culo e l’obbligo di leccare una piede, pensò allo stivale di un cavallerizzo, stivali neri come nel suo sogno, nel suo incubo ricorrente, essere circondata da uomini vestiti di nero dalle rune color argento sul bavero delle giacche, odore di cuoio, di panno….odore della paura …la sua…….