Ora erano nella tenuta, la giornata era una di quelle giornate estive nordiche con le nubi che ruzzolavano in cielo, erano seduti tranquilli e lui la guardava di sottecchi, lei si sentiva come in imbarazzo, non era vestita, indossava un minuscolo perizoma sul bordo della piscina, l’acqua era gelida e non le sarebbe passata minimamente per la testa la voglia di tuffarsi, ma il sole riscaldava e dopo le avventure del giorno prima si stava riprendendo. Iniziò lui, rivolgendosi alla governante…..” Potremmo portare la nostra ospite a fare un giro della tenuta, è vero che lo avete fatto in auto ma in calesse è tutto un’altra cosa, un giro corto, tre orette una sgambata leggera andando al passo e un po’ di trotto, non sarebbe male, tu ci seguirai con il fuori strada.Lei non capiva, ma un giro in calesse come nell’ ottocento le sarebbe piaciuto…..ma poi ci fu la sentenza: “Inge veda di preparare la nostra ospite…” .
Le due donne si alzarono e lei quasi con voce ingenua chiese che cosa si sarebbe messa e in quel momento di fu la frase fatidica
“ Ma tu sarai la puledra e non mi piacciono i perizoma…..” Aveva già trainato il calesse, si sentì morire, non ce l’avrebbe fatta, lo aveva fatto in pista ma per una stradina sconnessa……. Inge le disse di seguirla, rifece il percorso verso le stalle, nuda, il perizoma lo aveva lasciato sulla sdraio della piscina …Aveva un corpo scattante, era realmente una puledra le sue gambe modellate dalla palestra e dalla bicicletta che usava nella sua Italia erano asciutte e i fasci di muscoli si vedevano alla perfezione , il suo culo era un mandolino perfetto e a ogni passo si vedeva quel delizioso movimento che solo le donne hanno , le fossette poi spiccavano in tutta la loro bellezza….un ventre perfetto che incorniciava un monte di venere leggermente bombato completamente liscio come una pesca, dalla pelle delicata che lui aveva voluto depilato alla perfezione….seni superbi che ad ogni passo si muovevano dai capezzoli impertinenti con le punte rivolte verso l’alto, aveva capezzoli robusti, atti a ricevere ciondoli o a essere forati e inanellati per dare un senso di sottomissione. Aveva paura, cosa le avrebbero fatto? Per prima cosa la donna le fece indossare un paio di scarpette di plastica che le fasciarono i piedi come un guanto, così non avrebbe sentito i sassi, poi fu messa tra le sbarre del calesse e iniziò la bardatura, dei guanti di vitello con in fondo delle polsiere con anello che furono attaccati alle sbarre, così non avrebbe perso la presa e poi le fu messa una cinghia pesante attorno ai fianchi , quasi un busto che la costringeva ad assumere una posizione diritta e a spingere i seni in fuori,. Stava così diritta ed impettita, culo e seni spiccavano e a questo punto fu la volta del morso, le misero in morso in plastica che la costringeva a tenere la bocca semi aperta, stava assumendo le sembianze di un animale……scompariva la donna, la professoressa de…..M…. rimaneva la cavalla, lei si sentiva, così sapeva che nel bordello era stata una cavalla da monta…..Oltre al morso anche un alto collare che la costringeva ad avere la testa alta, in posizione superba …..Una calotta leggera che le bloccò i capelli lasciandoli solo a coda di cavallo e quella calotta aveva i paraocchi, l’orizzonte si riduceva, doveva così rispondere solo alle sollecitazioni del dreiver e della sua frusta……… Poi le briglie, briglie molto lunghe…partivano dal morso, entravano negli anelli del collare per finire tra i seni, passare negli anelli del busto in cuoio che portava, le passavano esattamente sul monte di venere e uscivano da sotto, le sollecitazioni le avrebbero sfregato le grandi labbra del suo ventre; quasi un piacere perverso per chi le tirava e dava gli ordino, lei doveva solo eseguire e godere se si poteva chiamare così. Respirava appena tanto era bardata e stretta ma nello stesso tempo provava un piacere sottile, era un animale e nel suo masochismo se ne compiaceva……Arrivò lui , e per ultimo le mise dei campanelli ai capezzoli, li chiuse con le clips, ad ogni movimento tintinnavano, la guardò, la soppesò la sua mano corse lungo il suo corpo per saggiarne la consistenza , si chiuse sulle sue caviglie per finire un dito la violò la figa. Lui si mise a ridere, “ Sei bagnata e eccitata, ma abbiamo dimenticato la coda” Lei si sentì svenire, la coda non non la voleva cercò di fare un diniego con la testa ma….vide che Inge l’aveva in mano, una bella coda di cavallo non eccessivamente grande con un bulbo in acciaio…e lei sapeva dove sarebbe andato quel bulbo, avrebbe violato il suo culo, la donna lo avvicinò alla sua bocca dicendogli di sporgere la lingua per lubrificarlo, fece fatica, aveva il morso, sporse la lingua la tenne fuori il più possibile quasi come una smorfia e le fu passato quel freddo bulbo d’acciaio sopra fu girato e rigirato, si sentiva male, fu fatta piegare…..e…….Un attimo, il bulbo dalla coda fu diviso in due, in mezzo fu infilato in anello con delle cinghie e poi fu tutto rimontato, era perplessa…….Fu brutalmente forzata, lo sentì violare il suo culo, la sua pelle interna del suo buco , lentamente poi la pressione aumentò e un colpo secco, fu dentro,incastrato nel suo intestino quella donna era una schiava ma con lei si comportava da padrona…….Ora aveva il culo pieno, era una cavalla perfetta, le due cinghie che partivano dalla’anello che bloccava il bulbo ….una fu inchiavardata alla giuntura del busto che le stringeva la vita e l’altra le fu fatta passare tra le gambe e si andò a chiudere dall’ altra parte, erano strette e tirate, le sue natiche erano divise e spiccavano ancora di più con quella coda che le usciva, mentre davanti la cinghia passava tra le grandi labbra e si andava a sfregare sul suo bottoncino…..era come se avesse una cintura di castità. Lui la guardava e se ne compiaceva, la fece staccare per un momento e inginocchiare ….”tira su il culo e appoggia la testa sulla terra” lei lo fece, sapeva di essere oscena in quella posizione ma si sentì bagnare tutta……..spiccava la coda oscenamente incastrata in lei……Lui ne fu contento e…
“ Qualunque movimento farai la coda non uscirà puoi starne certa ora è tutto in ordine, possiamo partire”
Fu fissata nuovamente e si avviò verso l’esterno……il sole la riscaldava, riscaldava quella cosa che tirava quel piccolo calesse, lui era seduto comodamente e con una lunga frusta le sfiorava le natiche , non colpiva ma faceva in modo che lei la sentisse, ne era terrorizzata…..lasciarono la zona delle scuderie e si avviarono lungo il viottolo, il terreno era sconnesso e lei iniziava a faticare, il sudore le scendeva lungo il corpo, sentiva le gocce imporporarle la schiena e iniziava ad avere il fiatone, avanzava lentamente …..si sentì dire” solleva di più quelle gambe sei una cavalla fiera, sei del mio allevamento” Non aveva requie, la voleva animale e con quelle parole lei si eccitava sempre di più, quella diabolica cinghia che le passava tra le grandi labbra le provocava brividi di piacere, era posseduta nel culo e come una bocca d’avanti la strofinava…..sensazioni che via via diventavano più intense fono a provocarle delle vere e proprie scosse di piacere che si andavano ad annidare nella sua testa, tremava, sia per lo sforzo che per quella forma di goduria perversa a cui era costretta.Alla fine di quella leggera salita non ce la fece più e si inginocchio sui sassi, era preda di un orgasmo furioso che si andava a sommare alla fatica che aveva fatto per salire su quella china…li inginocchiata con la bocca semi aperta, la bava le scendeva sul mento e aveva il respiro affannoso, aveva chiuso gli occhi, era completamente staccata da tutto. Lui capì, e fece cenno a Inge di metterla in piedi. La donna la prese per il mordo e la sollevò….tremava chiese pietà ma non ne ebbe senti la frusta sfiorarle le natiche e il suo calore, ebbe come una scossa aveva paura di quell’ arnese diabolico anche se nei suoi sogni più perversi si vedeva appesa a una trave e colpita senza requie….Continuò a camminare con passo malfermo, poi un altro ordine, “Vedi di correre su….”una leggera discesa, lei si buttò giù a precipizio, quasi nitriva per lo slancio, sentiva quel morso di plastica stretto tra i denti, le sembrava fosse quasi come un cazzo che doveva succhiare…per le sensazioni che aveva lo avrebbe desiderato , succhiarlo, spremerlo fino a far sgorgare quel lattice bianco di cui ormai amava cibarsi, La discesa, un piccolo guado, il fango si inzaccherò fino a mezza gamba ma continuava imperterrita, non voleva dare il gusto a quell’ uomo gelido e alla governante di vederla in difficoltà. Corse, camminò, barcollò si vedevano perfettamente tutti i suoi fasci di muscoli tendersi per lo sforzo, ma ce la stava facendo era ormai un animale e voleva compiacere il suo padrone, era cambiata, era entrata nella parte come se avesse subito un lavaggio del cervello sentiva l’aria fresca che le accarezzava il corpo sudato, ebbe lo stimolo di urinare, cercò di dirlo, muggì…bofonchiò, lui se ne accorse ma non ebbe pietà, “ Sei un animale …falla” Con le lacrime agli occhi si rilasciò, sentì l’urina scendergli lungo le gambe , piangeva, era letteralmente abbruttita ma in quella situazione un orgasmo travolgente la colpì, non lo capiva neanche lei il suo masochismo trionfava….Ormai erano alla fine del percorso e si stavano avvicinando alle stalle, le vedeva come un miraggio, era stremata na fiera per quello che aveva mostrato al suo padrone, era proprio un padrone, quell’ uomo la affascinava. Prima di entrare dopo averle tolto tutti i finimenti, rimase solo con la coda e la dovette spingere fuori lei, sentì davanti a quelle due persone il suo culo aprirsi per far uscire quel bulbo d’acciaio, e non uscì solo l’acciaio…..era un animale…….. fu lavata con un getto d’acqua, sentiva il sudore, la sporcizia scomparire, le fu messa una coperta sulla schiena e ….”Succhiamelo” li stando sulle ginocchia le prese il cazzo, sentì quella pelle morbida, lo scappellò, si accorse dall’ odore che era eccitato anche lui lo succhiò avidamente fino a farlo tremare e poi gli esplose in bocca , un piacere perverso, ora era lei che comandava l’uomo, lo aveva letteralmente in pugno. Stando in ginocchio sollevò gli occhi verso di lui e …..” Il padrone è contento della sua cagna? ” Queste furono le parole mentre dalla bocca le colava il suo seme….perversa e porca fino all’ ultimo ma era lei…..Lui le accarezzò la testa e la mandò in camera con Inge le doveva fare il tatuaggio….di li a poco sarebbe partita
Le due donne erano sole, il giorno della sua partenza, il volo era in serata. Rivolgendosi alla governante, volle sapere da quanto tempo era li.
“Inge ti ho vista in stalla, a cena non ci siamo quasi parlate, muoio dalla voglia di sapere di te , hai anche tu il tatuaggio?”
“ Se vuoi dire questo guarda.”
Così dicendo si girò e piegandosi leggermente esattamente sotto l’attaccatura degli slip che portava ecco apparire le tre lettere , una v una g e poi un’altra che non capiva .
“Si sono le sue iniziali, le ho tatuate e ora vieni che le faccio anche a te , te la senti? Lui te lo ha chiesto.”
Non poteva rifiutare, dopo tutto quello che aveva passato e che aveva visto fare da suo marito alla puttana del casino….quella puttana era lei…….. Erano li, la schiena le bruciava leggermente il il piccolo sibilo dell’ago tatuatore, si guardava ora allo specchio, era completamente nuda, non ci faceva caso , girare nuda o vestita all’interno di quella proprietà per lei ormai era lo stesso aveva solo il collare e le scarpe, Spiccavano le tre lettere e tra se e se pensò se un giorno le sarebbe capitato di incontrare un’altra donna che le portasse….Voleva sapere di Inghe
“Quanto tempo che sei con lui?”
“Ormai sono anni, ci conosciamo da tanto….”
“Si ho notato che anche vi assomigliate leggermente…….”
La donna sorrise e poi….
”Mia madre è sua sorella” CONTINUA