Lei sorrise, Sapeva in cuor suo che avrebbe accettato, in fin dei conti si sarebbe fermata a Berlino per un paio di mesi, poi sarebbe ritornata di tanto in tanto e la cosa la trovava eccitante. Fui finalmente a casa, il bambino era bello vispo, eravamo li tranquilli quando mi accorsi che il pc avvertiva per una video chiamata. Era mio marito, e non era a casa, mi accorsi subito del posto perché fece una carrellata con il video del telefonino, era Piazza delle Erbe, ed era comodamente seduto all’enoteca Dal Medico, sorseggiava un chiaretto mosso che non doveva essere niente male, il bicchiere era leggermente luccicante segno che doveva essere ben freddo. Poi conoscevo il posto, il vino li era ottimo con bottiglie d’annata. Per fortuna una volta a casa mi ero cambiata, il marmocchio lo avevo messo sul tappeto di quel piccolo soggiorno bloccato da una serie di cuscini in modo che stesse abbastanza seduto, si passava e ripassava in bocca un pupazzetto di plastica, molto probabilmente stava nascendo qualche dentino. Eppure nonostante tutto mio marito mi piaceva, mi sentivo infima per quello che avevo fatto. Il tavolo oltre al pc era ingombro di carte di lavoro, vista la giornata festiva avevo voglia di guardarmele in tutta tranquillità. Il mio uomo mi piaceva, gli volevo bene, eppure mio suocero aveva qualche cosa di mefistofelico. E poi ero sempre più sicura che il bimbo che aspettavo era suo. Anche se in quel periodo avevo fatto sesso con tutti e due senza prendere le dovute precauzioni. La settimana dopo il mio uomo sarebbe arrivato e glie lo avrei detto, a video non mi sentivo di dargli una simile notizia. Erano li che si parlavano e ebbe la chiara impressione che suo marito non fosse solo. Il pensiero hai suoi colleghi con cui aveva cenato le entrò nel cervello con la forza di una saetta e inghiottì per tenersi calma. Ma cosa mi succedeva, io gelosa? Era vero, quella coppia non la potevo vedere, nonostante quello che avessi fatto un’ora prima la cosa non mi andava giù e così decisi di fargli venire un colpo. Avevo voglia di farlo impazzire. Dunque dopo aver fatto un paio di moine da gatta come sapevo io e essermi abbassata leggermente la zip della tuta, gli mostrai il bambino, se c’era qualcuno lo avrebbe mostrato e così fu, non mi sbagliavo erano loro. Anzi in quel momento era con la moglie del suo collega perché il collega non si vedeva, Ebbe un brivido anche se proprio lei con quello che aveva fatto non era farina da far Ostie. Ma era un modo di dire, in quel momento si sentiva gelosa di una gelosia possessiva, loro due assieme a prendere l’aperitivo da soli in quella piazza che era letteralmente fatta per corteggiare e chiacchierare amabilmente. Non credeva minimamente che il marito di lei si fosse assentato per un momento: non ci credeva minimamente a quella frase.  E allora quasi per un gusto di esibizionismo scese la zip della tuta, sotto non portava altro. Si videro i suoi seni in tutta la loro bellezza, le sue tette pesanti pregne di femminilità a lussuria. Scivolarono quelle mammelle sullo schermo del pc e si materializzarono sullo schermo del telefonino di suo marito facendogli venire una specie di accidente. Lui vedendo l’immagine abbassò di botto il telefono quasi per sincerarsi che non ci fosse nessuno attorno, anche se c’era una persona al suo fianco in quel momento si trovò imbarazzato da matti e le sue guance diventarono rosse al punto che l’amica comune, quella che non poteva vedere chiese che cosa stesse succedendo. Poi spostandosi leggermente …” Ma Giorgia …..cosa ti succede c’è gente non siamo a casa” Frase che lui disse sottovoce, e lei si accorse che aveva cambiato tono, e la cosa la fece imbestialire, ora il suo carattere di fuoco usciva con tutte le sue fiamme e… “Perché nascondi tua moglie? Non ti piacciono le sue tette? Guardala bene e guarda la sua figa!!” Una frase esplosiva perchè girandosi davanti al pc i pantaloni della tuta scesero. Non portava intimo e si mostrò a lui: un altro colpo basso, Giorgia ormai era scatenata, la gelosia, quella troietta che corteggiava suo marito. Era sicura anche se il marito della donna fosse stato nei paraggi lei in presenza di uomini doveva fare la gatta e allora come fosse diventata un’altra persona e sapendo perfettamente che era inquadrata scese con la mano verso il suo ventre dividendo le sue grandi labbra. Erano lucide, era eccitata, si, si stava eccitando. La giornata di per se era già stata esplosiva. Quasi si volesse scaricare la coscienza anche nel mostrarsi a suo marito e poi fu il colpo della mattanza. Mi stavo mostrando, sapevo che mi guardava e vedeva anche il mio volto, a quel punto facendo scivolare la mano sul mio ventre ci fu il colpo della mattanza al suo carattere “Sai caro tra 8 mesi da qui uscirà il fratellino o la sorellina del nostro erede” Lo avevo detto, vidi il suo viso cambiare espressione, per l’esattezza era già di tutti i colori per le videate che gli avevo mandato ed ora con quell’audio la sua espressione cambiò completamente…Cercò di dire qualche cosa, ma le parole gli morirono in gola. In quel momento me la ridevo, ridevo amaro gli avrei voluto cavare gli occhi ma ….il mio carattere potenzialmente è buono, però sono vendicativa e quel numero se lo meritava. Ero contenta, poi ci calmammo, iniziammo a parlare fitto fitto, mi chiese da quanto tempo lo sapessi o mi fossi accorta che ero in dolce attesa, gli spiegai tutto il giorno in cui lo facemmo, la data glissando su un particolare, che lo avevo fatto anche con suo padre. Mi venne da ridere, Chissà se era suo o di suo padre, il padre era sbiancato in volto quando gli avevo raccontato il dubbio che avevo, e lo dovevo riconoscere quando pensavo a quel giorno il batticuore veniva anche a me. Ma quell’uomo mi aveva fatto impazzire con la sua maniera di fare, poi Martina la sua amante che aveva giocato con mio marito quando era ragazzo. Lo dovevo riconoscere era proprio una storia complicata. Avrei dovuto scrivere un libro. Continuammo a chiacchierare, poi lui mi chiamò anche alla sera quando era “solo” in casa e non fuori male accompagnato con il telefonino. Chiacchierammo a lungo dei nostri progetti, e del cambio di una casa con un paio di stanze in più. Mentre parlavamo guardavo il bambino che si era addormentato sul divano, era la copia esatta del papà e il papà assomigliava al nonno. I miei pensieri potevano rimanere chiusi nell’armadio della mia mente. Ora ero tranquilla, non ci avevo pensato alle somiglianze almeno non a fondo come avevo fatto in quel momento. Avevo voglia di dormire, la giornata era stata intensa, e ora un giorno tranquilla una domenica in pace l’avrei passata volentieri. Si, la domenica, mi svegliai con il mio capolavoro a fianco dormiva il sonno del giusto e io mi gustai la maternità, il mio tesoro era li attaccato alla sua mamma. Pensai per un momento a chi avevo in pancia, se sorellina o fratellino, ma fu solo un momento perchè pensai anche alle due persone che potevano essere il padre. Fu un attimo, e la voglia il ricordo di quello che era successo si insinuò nella mia mente come fosse il serpente che portò al peccato Eva. Eva non esisteva più quelle spire viscide dai riflessi lucenti mi avvolsero lentamente e fecero uscire la Lilith che era in me. Quel piacere sottile dato dalla lussuria dei ricordi, ricordi dei loro membri, quei cazzi lucidi dalle vene in rilievo, massicci possenti che mi avevano dato piacere entrando in me. Lo avevano fatto lentamente inesorabilmente e a tratti usando la forza di un ariete. Mi avevano squassato travolta, fatto esplodere il piacere, scoperto il mio lato più porco. Mi sarei prostituita per averli, l’essere posseduta usata come una bambola quasi rantolante per il piacere che la travolge per provare quelle sensazioni che si moltiplicano in un crescendo senza fine. Non so che cosa mi stesse accadendo. In quella sala con la donna esposta e offerta avrei passato giorni interi alla mercè dei maschi e avrei voluto essere io quella donna, fatta letteralmente a pezzi e sfondata dai loro cazzi. So che avrei urlato implorato di volerli ancora. Giovedì, per giovedì avevo l’invito per ritornare in quel locale,  una signora in cerca di maschi si sarebbe fatta prendere da non so quanti per provare ad essere solo un buco. Il proprietario mi aveva invitato, quel pensiero mi faceva rabbrividire e nello stesso tempo provavo un’agitazione indescrivibile, giovedì sarebbe stata quasi una prova generale per me, giovedì era il giorno a quanto aveva detto lui destinato alle donne che volevano provare sensazioni forti fuori dal comune in fatto di sesso. Ero sicura che dopo aver visto quello che poteva succedere avrei implorato o avrei chiesto di essere al suo posto un altro giorno. Cosa stava capitando a Giorgia da una parte era felice a modo suo di aspettare un altro bambino, la settimana successiva venerdì sera sarebbe arrivato suo marito al quale aveva detto che aspettava un altro figlio, eppure essere ridotta a una bambola fatta esclusivamente per il sesso l’attirava. Eccome se l’attirava, avrebbe contato i giorni e poi che cosa sarebbe successo? Ora sapeva che li se c’erano delle donne che volevano provare quelle follie in fatto di sesso erano ben accette. Il tutto davanti a un pubblico fo voyeur o di maniaci. Chiuse gli occhi pensandosi lei al posto di quella donna che voleva provare tutto fono quasi alle più estreme conseguenze. Si sentiva come impazzire non era più lei. Le sembrava di essere diventata una ninfomane, sesso, solo sesso. Niente tenerezza ma una forma di masochismo dato dal piacere più estremo fatto di quella specie di tortura fatta esclusivamente con il piacere. Quella domenica avrebbe sentito nuovamente suo marito, si doveva sfogare in qualche maniera. Si alzò dal letto come una sonnambula, in quel momento voleva umiliarsi, voleva sentire anche dolore. In bagno mentre faceva la pipì si toccò ancora, fece scivolare la sua mano nella sua urina. Si guardò le dita lucide, c’era anche suo piacere, all’alba a letto nel silenzio di quella casa si era toccata ancora. Tremava, aveva voglia di qualche cosa di forte. Chiuse gli occhi pensando alla scena che aveva visto, la donna legata offerta e…si pizzicò brutalmente i seni. Le punte dei capezzoli fino quasi a gemere, lo fece con tutte e due le mani, le due punte i suoi due capezzoli, ma non era contenta.  Si alzò per ritornare in quel minuscolo soggiorno con l’angolo cottura. Pensò per un momento alla propria casa, alla cantina dove il papà di lui l’aveva presa inculandola come si fa con una puttana da strada che non puo permettersi neanche una camera d’albergo. Era rimasta appoggiata alla rastrelliera dove c’erano i vini e quel cazzo le era entrato nel culo. Aveva sputato tra le sue natiche, aveva sentito la sua saliva lubrificarla e lei, lei si era abbassata i pantaloni quel tanto per essere presa quasi come una che è abituata. Quel cazzo le era entrato dentro e l’aveva aperta, poi lo sapeva le era entrato anche in figa, aveva avuto il servizio completo come le aveva bisbigliato lui all’orecchio definendola troia. Quel bisbiglio, quella voce rauca e impastata da vizioso le aveva fatto venire i brividi e le aveva fatto provare una sorta di piacere tutto di testa, sensazioni che a quelle parole di erano irradiate in lei facendola godere ancora. Ora era li che si guardava attorno, cercava qualche cosa che le facesse male, che la facesse tremare ….il suo sguardo cadde sulle clip metalliche che servivano per tenere i fogli uniti. Avevano una molla fortissima e ne contò quattro. Poi, si era vero aveva anche delle mollette di bucato che aveva acquistato per l’appendino che era in quella minuscola terrazza. Ma il pensiero di quelle mollette lo scartò subito. Erano quelle metalliche che facevano al caso suo, voleva provare dolore. L’eccitazione saliva, cosa stava succedendo? Le ebbe in mano anzi le staccò dai fogli che tenevano assieme e le osservò. Niente di speciale, acciaio o alluminio pressato, con una molla molto forte e i due manichetti dove fare pressione per allargare. In pratica mollette di ferro ma messe in orizzontale. Una volta in mano dopo averle osservate fece pressione e le aprì, vide quasi una piccola bocca liscia dalla grandezza di circa tre centimetri. Si perse ad osservarle ancora un po’ pensando al loro effetto sui capezzoli o sulle sue tette, forse anche sul bottoncino ma li prese paura, era troppo. Persa in quei pensieri sentì che il ribollire della moca segno che il caffè era pronto. Si versò una tazza, anzi non contenta aggiunse del latte e poi assieme dopo averlo zuccherato si gustò del pane con la marmellata. Una colazione da regina. Si sentiva bene. Con lo stomaco pieno i pensieri che aveva si erano attenuati, ora gustava quella dolcezza. Stava facendo colazione nuda, tanto era sola e il suo erede stava ancora dormendo. Si era toccata, aveva goduto, il pensiero fisso era alla serata di giovedì, quasi fossero le grandi prove generali per lei. Poi c’era anche suo marito. Lui sarebbe venuto il giorno dopo. Le aveva detto che non sarebbe riuscito a venire in macchina e sul telefonino le aveva già fornito l’ora di arrivo. Avrebbe usato l’auto aziendale non c’erano problemi, questo era il minimo. Nonostante tutto doveva ancora smaltire l’attacco di gelosia avito a seguito la loro telefonata. Se lo ripetè nella mente, “ Non ho sbagliato, il numero porno che gli ho fatto per farlo diventare rosso se lo è voluto, quella troietta anche se loro amica non la poteva vedere. Amica, un termine grosso, non era altro che la moglie di un suo collega” Ora erano quelle clips che aveva sul tavolo, le maneggiò leggermente, fece pressione aprendole e un attimo dopo provò una di loro su un dito. Caspita se stringeva, e sui suoi capezzoli come sarebbe stato l’impatto? Che cosa avrebbe provato, oppure una di loro piazzata sul suo bottoncino che lo stritola. Effettivamente quei fermagli avevano molle robuste e la loro presa fatta per tenere assieme un pacco di fogli non era cosa da poco. Finì di fare la colazione, l’ultimo pezzo di pane con la marmellata e poi bevve di gusto il caffè. Si era trattata bene, si era fatta anche una spremuta. Ma quelle mollette di fogli non si spostavano dal tavolo dove le aveva lasciate. Erano sempre li quasi la invitassero a provarle. Non poteva fare una cosa simile, non era una masochista. Poi pensò a quella donna che si voleva far aprire il giovedì successivo nel locale, una cosa che la affascinava. Sarebbe stata ridotta come quell’altra che aveva visto la sera in cui aveva fatto anche amicizia con il titolare. L’invito a cena da lui, la moglie o compagna che fosse e il sesso. Lui si era accorto che quella scena orgiastica l’aveva affascinata e l’aveva invitata a vederne una simile.