Fu un attimo, avevano fatto avvicinare il maschio da dietro come per l’accoppiamento di due animali. Lei sentì quel cazzo teso sfiorarle le natiche, quella punta umida scivolò su di lei. L’eccitazione era al diapason, non erano più esseri umani ma bestie. Una mano diabolica posizionò il cazzo dell’uomo tra le sue ninfe e lui, con un grugnito, dette un affondo formidabile. Non c’era amore, tenerezza; ma solo voglia dei suoi buchi e lui inarcò la schiena, sentì i suoi muscoli sul suo dorso contrarsi. Quelle mani cercarono di aprirle le natiche ancora di più…….Si erse, iniziò un veloce andirivieni; si voleva scaricare, godere alla svelta quasi per riprendersi subito e continuare all’infinito. La stantuffava e alla svelta, quel cazzo grosso lo sentiva batterle in fondo e a tratti le faceva male sbattendo sul collo del suo utero in pieno. Ma le piaceva, si sentiva annullare, le piaceva essere trattata come un buco e il suo piacere esplose, una scarica di adrenalina quando lo sentì gonfiarsi e iniziare a vibrare. Lo intuiva, ora quel cazzo esplose in una cascata candido sperma nel suo ventre. Sculettò, quasi a voler farlo godere di più, e poi il piacere raggiunse anche lei. Lava, lapilli, fuochi d’artificio; come ovattate sentiva le grida di incitamento del pubblico, incitavano lui ad essere più maschio, a sfondarla con foga maggiore e poi ci fu una parola che le fece aumentare il piacere a dismisura….
” Inculala, dai inculala”
E il maschio sentendo quelle parole non se lo fece ripetere due volte. Un grugnito, estrasse il cazzo dalla sua figa e lo puntò sulla sua rosetta scura già ben lubrificata da quello che le era colato fuori da davanti…e giù, affondò fino alle palle. Quasi svenne, dolore e piacere, goduria data da quella forma di sottomissione. Quante volte aveva fatto la schizzinosa con il suo ragazzo…..
“ No, mi fai male, fai piano”
Ora invece lì, in pubblico, si faceva inculare di brutto senza tanti preamboli….coccole….no, era solo un buco dove scaricarsi e niente altro. Quasi svenne, non capiva più niente….poi dopo quella danza di carne lui si chetò e le scivolò fuori ma la voglia le era rimasta. Il piacere, quella forma data dal piacere della costrizione era stata una cosa nuova e allora mentre lui era in ginocchio, eretto e ansante, si girò di scatto facendo uno sforzo unico e andò a leccare quel cazzo flaccido e viscido, sporco di tutto.. Ormai era partita, la voglia di averlo di nuovo duro era grande. Lo voleva rivitalizzare. Lo leccò, lo lappò, un sapore strano nella sua bocca, un dolciastro amaro, era completamente partita . Accucciata mentre leccava, in quella posizione mostrava culo e figa che erano ancora socchiusi e stracolmi di piacere del maschio che le colava fuori ma non le interessava; uno spettatore poggiò tra le sue grandi labbra un bicchiere dove colò il piacere che le stava uscendo, e alla fine le dettero il bicchiere in mano….”Bevi” e lei bevve. Per finire passò le dita nel bicchiere per raccogliere l’ultimo piacere dell’uomo e portarselo alle labbra. Era lì seduta sul pavimento in mezzo alla pozza del resto di lui che le era colato fuori dal suo corpo.. Non si vergognava, era come in un’altra dimensione. Lui la guardava compiaciuto. Godeva del suo annullamento e lei ne era fiera; aveva obbedito a quell’uomo, era un padrone e la serata era solo all’inizio. Fino a quel momento aveva incontrato solo un altro maschio nudo che si era brutalmente accoppiato con lei. Lui seduto sul divano la chiamò e lei, come programmata da quella voce, a quattro zampe si diresse verso di lui e si acquattò ai suoi piedi; era diventata la sua cagna, aspettava ordini….Ansimava ai piedi di lui, aspettava ordini ormai era eccitata, farlo in pubblico la faceva sentire un animale e tutto questo le piaceva, aveva appoggiato la testa sulla gamba di lui e lui le stava accarezzando i capelli. Vicino a loro c’era un’altra donna seduta sul divano. E l’altra donna quasi la prese di mira, era la padrona del giovane seduto sul pavimento con cui si era appena accoppiata in pubblico. Quella donna la osservava, si accorse delle occhiate che riceveva, quasi una forma di invidia per essere riuscita a far andare fuori di testa il suo schiavo. Sapeva che di lì a poco le avrebbero fatto fare qualche altra cosa, se lo sentiva. Iniziò un discorso alla lontana rivolgendosi al vecchio.
“La tua pantera , è così che si chiama, ho sentito che le davi questo nome è stata sfondata in culo e in figa dal mio schiavo. Cosa dici di farle provare i cazzi gonfiabili della mia collezione, si potrebbero fare delle scommesse, fino a quanto i suoi buchi sopporteranno…..,sono vibratori robusti e li ho fatti fare, non ce ne sono sul mercato di così buoni. Se perdi mi cedi la tua schiava, se vinci ti cedo il mio schiavo e poi bisogna prepararla per il clou della serata. La taverna è stata addobbata di tutto punto, aspettiamo gli altri ospiti che verranno quando avranno finito le partite del torneo, si fermeranno in paese un paio di giorni per il torneo. Sono due giorni e questi ragazzi sono giovani e hanno energia da vendere. Lei capì perfettamente, i suoi buchi sarebbero stato il premio della serata dopo essere stati abbondantemente allargati dalla gara con i cazzi gonfiabili. Il trofeo, lei sarebbe stato il trofeo, a quel pensiero sentì il suo ventre contrarsi e nello stesso tempo ebbe un brivido, quel nome, il nome del paese lo conosceva, il torneo di calcio, ma non ricordava con esattezza…..ebbe paura, tra quei giocatori forse c’era il suo uomo….
Una follia, il mio uomo tra quei giocatori, no, non era possibile una cosa del genere ma ora tutto questo si stava prospettando e le mie gambe iniziarono a tremare, non mi sarei mai aspettata di incontrarlo in frangenti simili. Dovevo andare in bagno, tutte quelle sensazioni mi avevano scombussolato, ero ai piedi di lui e glielo chiesi, “Dovevo andare in bagno” E lui, lui si mise a ridere,
“La farai qua in pubblico cara la mia Luana, piscerai qui davanti a tutti, è ora che tu ti incominci a umiliare in pubblico, non mi bastano le chiavate, quelle sono da romanzo d’appendice, è ora che tu diventi animale a tutti gli effetti e gli animali non mi risulta abbiano bisogno di un bagno per farla e così dicendo si rivolse ad un ospite. Antonio porta fuori la mia gatta e poi portala da basso a vedere la taverna dove si divertirà. Naturalmente la aspetto qui, riportala, ci deve ancora mostrare uno spettacolino, è in palio per una scommessa e io non ho intenzione di perderla, ci siamo capiti”.
Quel porco mi aveva dato del lei, mi aveva chiamato “ la mia ospite” ecco ora mi rabboniva dopo avermi fatto letteralmente aprire con il vibratore e dallo schiavo della sua amica. Antonio si mise a ridere, prese il guinzaglio e lo attaccò al mio collare, e…prese a guinzaglio anche l’altro schiavo, anche lui nudo. Ci trattavano come animali, …Mi feci per alzare, ma la voce dell’ospite nuovo….
”A quattro zampe animale e anche tu….” rivolgendosi all’altro schiavo. Così i due “ animali” attraversarono la sala e si diressero verso il portico che dava su un giardino illuminato: prato inglese, il caldo della notte estiva avvolse i due corpi nudi mentre il loro accompagnatore sorseggiava tranquillamente un liquore, si mise in disparte, staccò i collari e si fermò a guardarci…..
”Su fatela alla svelta che ho voglia di rientrare……”
CONTINUA