E le indicò il cruscotto, lei al primo momento non capì, il vento aveva portato via quell’ultima parola, ne fu quasi piacevolmente colpita dopo i pesci in faccia che aveva ricevuto da lui e gli ordini. Ne era rimasta mortificata; ma le avevano provocato un effetto strano, il suo corpo non mentiva, si sentiva come eccitata per quella torbida situazione di esibizionismo cui era stata costretta, e ora lui le faceva …forse un regalo. Ricordava la gelosia del suo ragazzo quando l’aveva vista con indosso quel vestito da “urlo” : “ Non girare vestita da troia” queste le sue parole mentre lui, quel vecchio, le aveva imposto di togliere il perizoma e poi, una volta seduta in macchina, con la gonna risalita fino all’inguine quell’ordine
“Allarga le gambe, le cose belle vanno messe in mostra”.
Sapeva che le avevano visto la figa, il suo ciuffetto di peli perfettamente sagomato per stare sotto il costume… aveva tutto in vista.
Rossa in volto, emozionata; ora le sue mani corsero sulla serratura dello sportello del cruscotto. Un clic e si aprì. Al suo interno la vide subito, una scatola nera laccata, quasi fosse un soprammobile di fattura cinese, in oro spiccavano su quel coperchio nero degli intarsi che riproducevano una sottile catenella. Il primo momento pensò ad un anello considerando la fattura della scatola che era sicuramente da gioielleria. Invece al suo interno, una volta aperta, contrastando la bellezza dell’involucro c’era una cinghietta nera con delle borchie . Distinse chiaramente un anello in acciaio dove si doveva attaccare il moschettone del guinzaglio. Lo tenne in mano, ebbe un fremito di paura, non sapeva cosa dire, era come imbambolata; lui invece come se niente fosse. “ Ti ho detto, è una festa a tema sull’amore crudele e quello che hai in mano non è altro che un collare da schiava , questa sera sarai la mia schiava, sei ancora in tempo per ritornare indietro. Ora o mai più, sai bene che cosa può succedere ad una schiava…….”
A quelle parole rimase di sasso, ebbe paura, una sorta di piacere masochistico che non si aspettava di provare. Poteva mentire con tutti ma non poteva mentire con il suo corpo. Tra quello che era successo dal momento della partenza e in quel pezzo di tragitto: Era fradicia, bagnata fradicia. Dalla sua vagina rigurgitava di piacere. I suoi sogni, essere schiava, essere costretta, chi avrebbe incontrato a quella festa ? Paura e gusto dell’incognita del non sapere. Prese la decisione, abbassò la testa, i suoi magnifici capelli scivolarono in avanti e fece per allacciarsi al collo quella cinghietta di cuoio nero. Ma non ci riuscì, le mani le tremavano, era emozionata, lui se ne accorse e accostò l’auto e…
“ Scendi che ti auto a metterla “.
Lei non capiva in quale guaio andava a cacciarsi. Quell’uomo dalla barba bianca voleva che si mettesse quel collarino. Il classico odore del cuoio conciato, era da animale, una cosa che si metteva solo ai cani e allora lei era da lui era considerata alla stregua di una cagna. Una follia vera e propria, quell’auto decapottabile accostò in uno spiazzo erboso al lato della strada, il silenzio. Ormai era l’imbrunire ma si sentivano ancora le cicale dalla macchia. Lo sbattere della portiera, si sentì a disagio, le sembrò di essere una puttana al bordo della strada; il vestito le era risalito causa la posizione che aveva dovuto assumere sui sedili di quell’auto, e ora la parte bassa del suo culo era bene in vista. Lui la guardò, ebbe un sorriso
“ Mi compiaccio per la mia scelta, sei proprio una bella donna, hai una magnifica figura, ora dammi il collare che te lo metto”.
Non sapeva come comportarsi,ormai un piacere perverso la stava pervadendo. Se lui l’avesse solo toccata avrebbe goduto, non si raccapezzava. E il piacere venne quando meno se l’aspettava, porse il collo, le sue mani la sfiorarono e quella cinghia dura si chiuse, sentì la pressione del fermaglio. Ormai lei tremava, le sembrava di essere una bambola di pezza nelle mani di quell’uomo. Non tirò su la testa subito ma rimase ferma, brividi partirono dal suo ventre e si andarono a rincorrere nel suo corpo. Era piacere allo stato puro, piacere dato dalla sottomissione; lui le tirò su il mento e le diete un bacio sulla bocca “ Brava la mia gatta, la mia gatta da mostrare e da far accarezzare, ora sei perfetta”.
Quelle parole, il bacio; ebbe un orgasmo fulminante, si stava annullando, la goduria la pervase ed esplose nel suo corpo.
Non potè fare a meno di emettere un grido semi soffocato e si appoggiò con un leggero fiatone alla fiancata dell’auto. Lui se la rideva, l’aveva in pugno. Quell’uomo, con quella maniera di fare sarcastica, la dominava. Ora lo sapeva, avrebbe fatto tutto quello che voleva…..un finimondo di sensazioni. Chiuse gli occhi un momento…..si riebbe, lui la guardava e le sorrise
“ Voglio vedere come ti sta il collare, come si accosta al vestito, passeggia davanti a me…..”
Ebbe paura, il vestito sapeva che era risalito e lui le aveva detto di non abbassarlo, aveva il culo fuori, lo sapeva e se fosse passata qualche macchina? Avrebbero visto una puttana lungo il ciglio della strada. Era questo che lui voleva, voleva che lei obbedisse, la stava addestrando a fare tutto quello che voleva lui ma soprattutto voleva che lei obbedisse. Respirò a fondo, si girò sui tacchi e mostrandogli la schiena si avviò lentamente lungo il ciglio della strada. Le sue parole poi le rincararono la dose di comandi:
”Stai diritta, petto in fuori, devono tutti ammirare quella gatta esibizionista che sei “
. La insultava ma il termine gatta lo aveva già adoperato ma le piaceva. Poi sentiva lo spiffero nel culo visto che ormai lo aveva fuori, altra eccitazione, brividi; realmente si sentiva gatta, era la gatta di quell’uomo pronta a farsi accarezzare da lui e da chiunque lui avesse voluto, questo lo capiva.
Proprio in quel momento passò un furgoncino e ci fu un colpo di clacson . Ora era guardata, si esibiva lungo la strada vestita come una puttana per attirare i clienti. Lui si accorse del suo stato, della sua eccitazione, si mise a ridere e le indicò di salire in auto.
“Al ritorno prenderemo un’altra strada e tu finirai di esibirti, preparati, ora andiamo. ”
Era bagnata, aveva goduto, sentiva che il ciprigno le stava colando, automaticamente come si sedette allargò le gambe, lo fece sopra pensiero e quando se ne accorse prese paura; apparteneva alla volontà di quell’uomo.
L’auto ripartì e dopo non poco superarono un paese dove stavano facendo una sagra ma loro deviarono e poi ad un incrocio, per salire verso una collinetta con alcune abitazioni; una strada privata e finalmente arrivarono. C’erano altre auto, era tutto illuminato e sulla porta si presentò un signore perfettamente vestito ma aveva un particolare, portava una mascherina e salutandolo per nome…….
” Carissimo vedo che giri sempre con donne bellissime, chi è la schiava fortunata di turno, posso ammirare un magnifico collare: come mai non l’hai messa a guinzaglio? “
E la sua risposta fu glaciale…..
“Niente guinzaglio, la gatta non è ancora addestrata”.
Lei ebbe un fremito: definita “gatta” puro oggetto, un animale da educare, le piaceva, il suo cuore che già si faceva ben sentire per l’emozione aumentò i battiti…..
” Mostrati al signore qui presente; sei una bellissima donna. Qui ed ora”
Non capiva, lo guardò come imbambolata. Erano lì all’entrata di una bella casa di campagna, dall’interno giungeva una musica di sottofondo e il brusio di invitati:
“ Mostrarsi….come? “
CONTINUA.