Non ci potevo credere avevo fatto un servizio fotografico; un cosa che avevo sempre sognato e che ora si era avverata . Ero uscita dal negozio, ero in autobus, guardavo sopra pensiero l’asfalto lucido di pioggia, e cercavo di mettere in ordine tutte le sensazioni che avevo provato e che ancora si stavano accavallando dentro di me… Sensazioni, era qualche cosa di nuovo, non mi ero mai mostrata così a un estraneo. Non sapevo neanche quante foto avesse scattato, se poi in bianco e nero o a colori. Fu l’attimo in cui mi disse di togliere il reggiseno e di rimanere solo con la camicia, e una volta tolto quando uscì dal camerino con la camicia semiaperta e la gonna che non so per quale motivo era rimasta tirata su in vita scoprendo bene le mie gambe, lui sorrise osservandomi. Quella sua occhiata, quel suo sorriso di compiacimento nel guardarmi e subito dopo dirmi:
“Allaccia la camicia in vita e aprila bene, su, deve stare sopra l’ombelico”.
Lo sapevo che cosa voleva e mi scatto foto dall’alto in modo che il mio seno si vedesse. In quella posizione era completamente in vista all’obbiettivo della macchina fotografica. Quella camicia, uscita dal camerino causa ancora dell’umidità per la pioggia presa mi stava aderentissima come una seconda pelle mostrando il profilo del mio busto, mostrava soprattutto il profilo dei miei capezzoli che si ergevano duri ed eccitati. Potevo dire poi che gli avevo mostrato le tette da quella scollatura a precipizio che si era formata allacciando la camicia in vita. Poi si staccò da me osservandomi con aria critica.
“Via la gonna e gli slip, vediamo come sei nel tuo intimo”
Mi sentì in imbarazzo quasi un ordine. Ebbi un attimo di esitazione e lui si mise a ridere:
“ La prima volta che ti senti chiedere una cosa simile? Non credo proprio, sù, io le foto le faccio per lavoro, non preoccuparti, non ho nessuna intenzione di saltarti addosso. Ma fallo rimanendo in piedi così vedo di inquadrarti da dietro, mentre scopri il tuo mandolino, accentua i movimenti.”
Era professionale ma non teneva conto della voglia quasi pagana che mi stava pervadendo. Lo feci, accentuai il movimento come mi aveva chiesto, ero letteralmente partita. Lui scattava, poi altri scatti fatti di profilo …la sua voce “ Perfetta” anche se non sono molto alta ho delle belle gambe. Si fermò ad osservare il mio ventre, il mio ciuffo di peli scuri lo tengo sempre ben curato ma da come mi guardava forse c’era qualcosa che non andava per i suoi gusti. Mi sentivo in imbarazzo e d’istinto cercai di coprirmi. Era vero, mi aveva detto di togliere l’intimo, ma l’essere guardata così mi faceva sembrare di essere simile ad un animale da circo. Lui rimase per un momento silenzioso poi:
“Per la prossima volta una linea sottile devi mostrare le grandi labbra, le devi mostrare, devi far sognare il maschio o i maschi che guarderanno le tue foto”.
Altri scatti, inquadrature di profilo, lui continuava a parlare…
“Devi mostrare a tutti che ora non porti intimo, devi far sognare”
E così fu, mi fece poggiare la gamba sulla sedia scattò da dietro in modo che il mio culo si vedesse bene, fino a farmi sedere sulla sedia a gambe larghe . Mi disse di togliere la camicia ….ormai ero nuda..
” Mani sui seni , continuiamo a riprenderti da dietro e di profilo, su, i tuoi riccioli sul volto”
Lo dovevo riconoscere, ero un lago, ero eccitata e sarebbe bastato un niente per farmi partire. Sembrò che il mio stato lo capisse e quasi per consolarmi…
” La prossima volta dei primi piani del tuo volto mentre godi del tuo corpo aperto e in mostra, ti darai piacere davanti all’obbiettivo. Sicuramente a casa avrai dell’intimo nero, vieni con quello sarai da ammirare”.
Mi rabboniva, giocava come il gatto con il topo, sapeva che quella specie di gioco mi piaceva e voleva far in modo che tutta la mia ritrosia svanisse marcando sul mio esibizionismo che doveva aver intuito. Come avrei convinto mio marito a farmi fare delle foto simili? Avrei attizzato quella sua forma mista di gelosia e masochismo nel sapere che sua moglie si mostra in pose oscene a un altro uomo anche se fotografo?. L’indomani sapevo che con quel fotografo sarei andata ad acquistare un bustino e sarei stata da urlo. Così con questi pensieri giunsi a casa. L’appartamento era vuoto, avevo un po’ di tempo prima che arrivasse il mio lui e mi fiondai sotto la doccia, mi spoglia di corsa e in un attimo il mio corpo fu accarezzato da un getto tiepido. Quelle gocce, quell’acqua scivolava su di me come una lunga carezza. Un piacere da brividi…. quell’acqua, la spugna piena di doccia schiuma che va a lasciare una densa scia biancastra sulla mia pelle…chiudo gli occhi, immagino il piacere di un maschio o di più maschi ai quali mi mostro in pose oscene….brividi che mi pervadono sempre di più e tra quei volti anonimi anche quello del mio uomo che mi guarda. Pensieri che mi travolgono e poi quando quella spugna che mi faccio scivolare addosso va a sfiorare il mio ventre eccitato per tutto quello che era successo. Ecco, quella voglia supera il limite e mi travolge: un orgasmo che mi fa gemere. Mi devo poggiare alle piastrelle della doccia con la schiena per riuscire a rimanere in piedi, sento che le ginocchia mi cedono. Chiudo gli occhi assaporando quelle sensazioni che via via sono sempre più forti e si ingigantiscono partendo dalla mia farfalla irradiandosi dentro di me. Una cosa nuova, non mi era mai successo neanche quando mi toccavo da ragazzina e ora….Ora invece era bastato poco, delle foto di nudo davanti a un estraneo che le scatta e io ero finita stravolta.
Mi chiedo se quell’uomo dopo tutte le foto di nudo che ha fatto alle sue modelle non le conosca anche sotto altri aspetti e faccia all’amore con loro, deve aver visto molte donne non proprio vestite chissà che cosa prova, quali erano le sue sensazioni. Immedesimarmi in lui, e che cosa poteva pensare mio marito mentre apro le gambe in maniera sconcia davanti alla macchina fotografica. Lentamente riesco ad uscire da quel nirvana che mi ha fatto cedere le ginocchia. Avvolta in un soffice accappatoio di spugna mi dirigo in camera , e così muovendomi raccolgo la biancheria lasciata sul pavimento che mi ero tolta di corsa per farmi la doccia. Non ci sono gli slip, quelli erano in borsa. Nella foga di uscire da quel negozio, forse l’emozione e lo scombussolamento che avevo provato non li avevo infilati e di tutto questo mi ero accorta in autobus. Era stata una cosa strana , mi ero quasi vergognata perché mi sembrava che tutti sapessero che non avevo infilato l’intimo. Ora ero li, seduta sul letto che guardavo la mia immagine riflessa allo specchio. Si, ero una bella donna e ero sicura che sarei riuscita a convincere mio marito a fare un book fotografico che tra l’altro avevo già iniziato. Decisi così di rimanere ad aspettarlo in vestaglia, ma prima fissai un appuntamento con la mia estetista per farmi depilare la farfalla come mi aveva chiesto lui. Per un momento mi sentì una pornodiva chissà una volta depilata quando mi avrebbe visto in che pose mi avrebbe fatto mettere. Effettivamente con il mio ciuffo di peli tagliato in quella maniera avrei avuto ben poco da nascondere, anzi, avrei avuto tutto in vista. Nel camerino dove lui mi aveva mandato per spogliarmi avevo visto diversi capi in pelle o in similpelle e poi alcune scatole con sopra l’immagine inconfondibile di giocattoli atti a dare piacere . Ora ero certa che li avrei usati, e se lui avesse sorvolato su quei giocattoli in camerino lo avrei chiesto io di usarli sul mio corpo. Almeno di poterli vedere. Così mentre avevo queste immagini nella mia testa sentì la chiave nella toppa , era mio marito, il mio uomo che rientrava. Lo zainetto all’ultima moda portato a spalla, era impeccabile, giacca, cravatta e pantaloni leggermente aderenti che finivano esattamente alla caviglia. Mi piaceva, eccome se mi piaceva . Rimase leggermente stranito trovandomi in accappatoio, non era mai successo a sua memoria. Mi avvicinai a lui con il mio classico sorriso da gatta e…..un alone di profumo lo avvolse. Gli sfiorai la patta dei pantaloni, prima leggermente …e….sempre fissandolo negli occhi:
“ Sono tornata eccitata dal lavoro, non so che cosa sia successo, ma ora ho voglia del mio uomo, ho voglia di te”
E così parlando gli strinsi la patta scandendo le parole “ Voglio questo” . Gli piantai un lingua lingua furibondo e così facendo iniziai a sbottonargli la camicia continuando a baciarlo con voracità. Lui, allargò le braccia e mi lasciò fare, sapeva ormai dove volevo arrivare : al contenuto dei suoi pantaloni. Lo ebbi in bocca, discesi lentamente sul suo petto con la mia lingua fino ad arrivare li. Leccai il suo lui quasi fosse un gelato, leccate lunghe dalle palle fino su in alto alla sua punta. Mi piaceva, l’eccitazione aveva ripreso ad aumentare in me, quel sapore di maschio. Ebbi una sua palla completamente in bocca, la strinsi lentamente con i denti in modo che intuisse quello che facevo, il tempo nel sentirmi dire …
“ Che porca che sei, sei una puttana nata, un vero animale da letto”
Non risposi persa come ero, continuai a leccarlo e passai a succhiarlo, mentre con un dito lo stuzzicavo sotto le palle facendolo tremare. Il suo cazzo si stava rivitalizzando con quella cura d’urto che gli stavo facendo, gli volevo aspirare anche le palle, sentivo già in bocca il preavviso del suo piacere, le vene stavano entrando in rilievo, diventava sempre più grosso per il mio piacere. Mi fermai un momento, iniziando a segarlo lentamente….
”La tua cagna ha voglia, la mia figa è già un lago, ti voglio di ferro, sai che amo impalarmi e farmi impalare da te…
” Erano complimenti che avrebbero fatto andare fuori giri un toro in calore e lui non fu da meno,, continuavo a stare in ginocchio davanti a lui avendo la sua carne a pochi centimetri dalla mia bocca, la strofinai ancora un momento con le mie labbra e poi…quante cose si dicono in quei momenti….” In bocca, in viso, dammi il tuo piacere goccia a goccia o come un fiume in piena, lavami…” quasi ordini e lui venne , mi colse in pieno viso, poi in bocca , lo succhiai ancora inghiottì tutto ma non era ancora finito….CONTINUA