Fui in ufficio, le solite facce nel tratto che facevo in bus. Quella fermata davanti al negozio, mi sentì il cuore in subbuglio e nello stesso tempo mi arrabbiai con me, ma che cosa era per me quell’uomo? Si, mi aveva visto nuda, ne ero rimasta come ipnotizzata e ora vedendo il negozio chiuso, il batticuore e lo sconforto, lo sapevo il perché, lo avrei potuto vedere e invece niente, e tra me e me,
“ Ma ti stai mica innamorando come una liceale? “
Era troppo eppure qualche cosa non mi quadrava, quel sorriso, quei suoi occhi che brillavano vedendomi diciamo poco vestita e le pose in cui mi aveva fatto mettere, quello che non capivo era che io avevo accettato tutto, era riuscito a carpire quella mia punta di esibizionismo che avevo sempre tenuto a bada e che lui, quell’estraneo era riuscito a far uscire. Neanche mio marito ci riusciva quando mi scattava foto intime in casa o fuori all’aria aperta.
Usavo il bus, per il traffico, la macchina non la prendevo, il traffico e la ricerca di un posteggio avrebbero messo in crisi chiunque ma tutto sommato ero contenta così, anche se alle volte mi era successo di venir sfiorata intenzionalmente . Quel giorno finivo alle due, e lo dovevo riconoscere il tempo non passava mai. Fremevo….della mia situazione si accorse una collega, che guardandomi di sottecchi.
“ Lara, oggi siamo particolarmente in tiro hai qualche conquista ? “
Lo disse ridendo, e quelle parole quasi mi stizzirono, ma fui pronta a risponderle a tono:
“ Si , sono in tiro, mi sento figa e poi sai che a me piace essere guardata non credi?”
Lei si mise a ridere e quasi per gioco rincarò la dose; neanche avesse gli occhi con i raggi X, lo disse guardandomi seria e dritta negli occhi .
“ Essere in tiro anche con le autoreggenti? Mi sono accorta che le indossi “
Era troppo, la mandai in quel paese dicendole che era invidiosa, con lei ci prendevamo sempre in giro, mi era capitato una volta anche di farle qualche confidenza sul menage che avevo con mio marito ma niente di più , quasi per renderla invidiosa, lei che non si era neanche sposata. Lui mi aveva dato appuntamento nel pomeriggio. Chissà come avrebbe reagito vedendo la mia mis, mi ero guardata allo specchio e detta da una donna mi ero piaciuta. La mia testa riccioluta e corvina faceva da cornice a un bel viso, e poi tutte le mie curve arano al posto giusto e non debordavano. Fantasticavo, chissà in che negozio mi avrebbe portato, non riuscivo a capacitarmi e poi non era da me accettare su due piedi una simile offerta. Finalmente vennero le due; un rapido spuntino in un bar difronte all’ufficio, la classica insalatina da dieta e finalmente ero libera!!. Non mi sembrava vero, lo avrei rivisto e avrei conosciuto le sue intenzioni; intenzioni si fa per dire, di come mi avrebbe voluto vestire per fotografarmi. Mi sarei piaciuta al naturale, come mi aveva già visto, ma dalle sue battute voleva qualche capo intrigante. Il mio intimo ero sicura lo avrebbe tramortito: chi ero io per non sapermi mettere in tiro e riuscire a tramortire il lui di turno tutto sommato ne andava della mia femminilità di cui ne ero fiera. Scesi così dall’autobus, il negozio era li come alla mattina sembrava chiuso. Mi avvicinai, quella vetrina con le foto galeotte che mi avevano sbarellato la vita, e sulla porta, la scritta aperto. Non l’avevo notata, un sospiro credendo di aver fatto un viaggio a vuoto . Ora tutto quadrava, il negozio aperto e lui sicuramente mi aspettava. Così entrai, il ronzio dell’aria condizionata ma lui? Delle voci mi arrivarono dall’altra stanza, ordini di mettersi in posa della serie:
“ Gira la tasta, i capelli ti devono stare sul viso, metti in risalto il seno, su, accavalla le gambe”
Mi affacciai alla porta e lo vidi intento a fotografare una magnifica donna, , non era giovane come me, ma aveva una figura scolpita dalla ginnastica e due seni da far invidia a una Pin Up . Era bella, dannatamente bella e lui lo dovevo riconoscere girava attorno a quel corpo immortalandolo nelle pose più svariate. Di intimo aveva solo un triangolino a rete che anziché coprire metteva in risalto il suo pube, mi rividi nelle pose in cui lui mi aveva fatto mettere provai una certa invidia, cosa aveva quella donna per essere fotografata più di me? Fu però solo un momento perché lui rivolgendosi a me:
“ Lara tra un momento abbiamo finito, poi usciamo, se vuoi fermarti a guardare oppure di la c’è una poltrona dove ti puoi seder e aspettarmi”
Una poltrona? Ora lo avrei aggiustato io, mi sedetti comodamente accavallando le gambe, sapevo che la gonna sarebbe risalita e gli avrei mostrato che indossavo le autoreggenti. Mi poggiai così comodamente rilasciandomi, e ciò che portavo risalì in maniera assassina, avrei fatto strabuzzare gli occhi a qualunque maschio in quella posa. Facevo l’indifferente e quando lui fu fuori dal camerino di fotografia mi accorsi che gli facevo effetto, si fermò per un attimo guardandomi, sorrise leggermente, quasi avesse capito che lo avevo fatto apposta. Effettivamente stavo mostrando una buona parte delle mie cosce fin oltre all’attaccatura delle autoreggenti. Finalmente, dopo aver salutato l’altra donna che nel frattempo si era rivestita lo avevo tutto per me così avrei capito che cosa voleva fare e con che cosa voleva vestirmi. Così dopo i classici convenevoli:
“Ora usciamo, vediamo che cosa prenderti, ma niente di particolare vedrai”
Così con tutta calma mi alzai, allargai le gambe un pochino di troppo in modo che lui vedesse e per tutta risposta da parte sua….
“ Intimo nero a quanto mi sembra di vedere”
Lo disse ridendo, si abbasso sotto il bancone e prese la borsa da fotografo, e due caschi da motocicletta, guardandomi…..
” Credo che questo ti starà bene è della mia donna”
Mi venne un colpo, girare in moto, con quella gonna aderente che indossavo, no, non poteva essere, lui sembrò capire i miei pensieri e mi battè sul tempo per la risposta:
“ Hai belle gambe, vanno mostrate e poi con il casco non è che ti possano riconoscere, forse metterai in mostra l’attaccatura delle calze”
Ero li in piedi, non sapevo che cosa rispondere, ne andava del mio orgoglio e come se niente fosse mi avviai verso la porta con lui accettando il mezzo di trasporto. E che mezzo, io e mio marito avevamo avuto una placida Harley , ma la sua moto era del tutto diversa, una scattante giapponese con il sellino per il passeggero quasi fosse un trespolo, mi sentivo in imbarazzo, eppure stavo accettando tutto. Lui mi sorrise e…tolse la macchina fotografica dalla borsa, . :
“ Lara, mi hai mostrato che porti le autoreggenti stando seduta in poltrona, è ora di immortalare le tue belle gambe, per stare seduta sul sellino dietro devi tirarti un po’ su la gonna, e delle foto tra la gente mentre fai il numero ci vuole per il tuo album.”
Divenni di tutti i colori, alcuni passanti si fermarono, ma non gli potevo dare il gusto di mettermi in imbarazzo , così con un movimento da gatta tirai su quella gonna a tubino che mi fasciava i fianchi: mostravo tutto. La gonna la dovetti tirare su mostrandomi li sul marciapiede per salire sul sedile posteriore, lui iniziò a scattare e anche altre persone si fermarono ad assistere alla scena. Mi disse di allargare leggermente le gambe e mi fece delle in quadrature dal basso, il mio triangolino era in vista , era troppo eppure lo feci. Alla fine fui appollaiata dietro a lui, mostravo tutto, se non era per le pieghe che la gonna faceva sul mio mandolino avrei mostrato anche il mio mandolino guarnito di perizoma e del resto le gambe ornate del pizzo delle calze erano ben in vista. Mi abbracciai a lui e fummo nel traffico, si andava spediti, sentivo il suo corpo di maschio attaccato a me mentre l’aria mi scivolava sulle gambe. Aveva un bel fisico, e sentire il suo calore mi fece un certo non so che, mi stavo eccitando, già il numero che avevo fatto davanti al negozio mi aveva fatto sentire un certo non so che. A un semaforo dal finestrino di un auto mi fischiarono dietro. Non mi potevano riconoscere, il casco mi copriva interamente il capo. Mi misi a ridere pensando a mio marito quando in moto si girava per l’Italia con tanto di tuta in pelle. Ora era diverso, in città nel traffico mi stavo mostrando mi stavo letteralmente esibendo per tutti gli estranei che passeggiavano per le vie in cui scivolavamo sulle due ruote; il casco aveva il microfono e ad un certo punto la sua voce,:
“ Nel ritorno indosserai solo la giacca da donna in carriera, i tuoi seni quasi non si vedranno stando piegata su di me, vedrai che ti piacerà. “.
Non ebbi il coraggio di dire niente, era troppo, eppure come idea non era niente male, il mio gusto dell’esibizionismo stava uscendo alla grande. Alla fine giungemmo davanti a un negozio anonimo, mi colpì una scritta: “Abbigliamento classico e articoli teatrali” Lui fermandosi:
“ Arrivati, non so se ti aspettavi un ambiente simile, ma qui ho sempre trovato tutto quello che mi serviva per i miei servizi fotografici”
Poi si fece serio in volto e guardandomi fisso negli occhi:
“ Le foto che ti scatterò una parte saranno per il regalo che vuoi fare al marito, le altre le terrò io e vedrò di venderle a qualche rivista”
Mi tremarono le gambe,le foto che mi aveva scattato fino a quel momento non erano proprio morigerate e poi finire su una rivista mi sembrava troppo. Volevo anzi dovevo reagire a questa sua affermazione e dire di no . In quel momento ero scesa dalla moto e mi trovavo quella maledetta gonna a tubino ancora avvolta attorno ai miei fianchi per poter stare seduta su quel trespolo di sellino che aveva la sua moto sportiva. Mostravo tutto, le autoreggenti, il perizoma, dovevo avere in mostra anche le natiche. Mi trovai imbambolata a quelle sue parole, ero eccitata per il tragitto, sentire il suo corpo , essere abbracciata a lui mentre l’aria mi accarezzava le gambe che mostravo abbondantemente, poi il pensiero di rifare il percorso inverso senza la camicia ma solo con la giacca era eccitante. Mi chiesi come doveva essere a letto, aveva una fantasia sfrenata , sicuramente non si fermava al solito missionario o quasi , la sua aurea di artista mi attirava. Lui intanto dopo quella frase a cui non avevo avuto il coraggio o il tempo di rispondere….
“ Non calarti la gonna, rimani così, continuiamo le foto fatte tra la gente nelle quali ti mostri in pubblico; hai una bella figura, sei una bella donna vediamo di valorizzarti in questa maniera.”
Non fiatai e alla fine fummo dentro quella specie di negozio e se la vetrina era anonima, dentro sembrava quasi un magazzino, scatoloni numerati, un bancone lunghissimo e dietro una donna di un età indefinibile, non era più una ragazzina, ma lo dovevo riconoscere era curatissima. Indossava un maglione scuro aderente che le metteva in risalto un seno superbo, un sorriso smagliante e come ci vide:
“ Avevi detto che saresti passato di qua con una tua modella ; avrei preferito che tu fossi solo”
Così dicendo mi presi un’occhiata ai raggi x …
” Ho tirato fuori quello che mi hai chiesto e a quanto vedo la taglia la devi aver indovinata, il bustino è già nel camerino, vediamo se si sa vestire o la devo aiutare….
“ Un dialogo surreale, io ero solo l’oggetto della contesa, l’oggetto da vestire mentre i due flirtavano con le battute.