Quel viaggio fino a Grado fatto con la macchina fu il compendio del sesso che si trasformò per il mio cazzo in straordinari, lei la mia signora se prima alla periferia di Udine si era comportata da ninfomane durante il tragitto uscì dalle righe. Se da una parte mi stuzzicava stringendomi la patta dei pantaloni per sentire come diceva il mio cazzo in tiro. Dall’altra stando seduta al mio fianco con l’altra mano si tormentava la figa. Era bagnata fradicia, lo si sentiva bene dal rumore che faceva…..dentro di lei oltre al suo piacere c’erano ancora le tracce del mio. Dietro i laghetti Alcione in quella stradina di campagna mi ero svuotato dentro di lei, sia in culo che in figa. Da quello che capivo però tutto questo non le era bastato. Poi ad un certo punto eravamo fermi al semaforo di Terzo sulla strada che porta a Grado da Udine si strusciò a me come una gatta portandomi le sue dita a sfiorarmi le labbra:
“ Senti che sapore ha la tua cagna, ha voglia, senti come sa ancora di te”
Mi voleva far venire un colpo, non potei fare a meno di slinguarle mentre allungavo la mano per sentire la sua figa, e lei per tutta risposta….
“ Più avanti ci sono delle caserme abbandonate un pò prima di Aquileia, infilati li con la macchina, c’è uno spiazzo riparato dalla strada con una siepe, la mi devi sbattere!”
Continuò bisbigliandomi all’orecchio…
“ Non chiedere come lo so, può essere successo che mi sia fatta sbattere da qualcun altro”
Sbandai con la macchina, era troppo, quella frase fu il colpo di grazia, andare in un posto e sentirmi dire che forse li lei si era fatta prendere da qualcuno, lei continuò a parlare…..
“ Uno o più di uno, pensami per un momento distesa a gambe larghe sul sedile posteriore della macchina e i maschi in fila che aspettano il loro turno già con il cazzo fuori segandoselo perché vogliono essere pronti per il mio culo o la mia figa….volevi una troia? E alla fine l’hai trovata amore mio”
Quelle parole in finale “ amore mio” mi suonarono di presa in giro. In quel momento non era amore ma voglia, voglia e ancora voglia di essere presa. Continuò con quel suo monologo fuori dalle righe, andava ormai a ruota libera . Un baccante rispetto a lei sembrava essere una donna frigida…
“ Non sai del piacere che provo quando un cazzo mi entra dentro e lo sento farsi strada in me, in figa o in culo, le sensazioni cambiano ma alla fine arriva il piacere. In figa ormai mi entrano senza fatica, ti sarai accorto, non per il culo che deve essere ancora ben sfondato, conto su di te per questo servizietto.”
Alla fine giungemmo allo spiazzo che mi aveva indicato, effettivamente nessuno ci poteva vedere dalla strada che correva li a fianco nascosta da una folta rete di bosso. Le saltai addosso con un insulto dato dalla mia voce roca della serie…
“Ti sbatto troia, ti rompo il culo come non lo hai mai avuto” e le non fu da meno…” Dacci dentro porco fammelo uscire dalla bocca, impalami voglio sentire le tue palle accarezzarmi la figa “
Sputai sulle mano e la passai sul suo culo che avevo ben passato un ora prima piegandola di lato sul sedile, avevo fretta, la volevo mia. Le poggiai il cazzo che con il suo lavoretto fatto con le mani e mi era diventato di nuovo duro. Lei per agevolarmi si tirò una natica con la mano nel tentativo di allargarsi…così affondai in lei…
“ E’ questo che volevi puttana che non sei altro, è questo che volevi? E lei esplose con un “ Siii.. ancora, sii dacci dentro porco”
Bastarono quattro o cinque pompate, non lo ricordo neanche io e venni nel suo intestino. Ci calmammo, un momento di tregua. Si stiracchiò con un movimento degno di una gatta e uscì dall’auto. Lo sapevo, aveva goduto anche lei; io ero ancora tramortito…e….schiumante di gelosia per quello che mi aveva detto. Lei, li, tra la siepe che ci divideva dalla strada e l’auto si tolse l’impermeabile rimanendo praticamente nuda, e allargatasi le natiche con le mani, si peigò ben bene …e quello che disse…
” Guarda la tua sborra che mi cola fuori, lui è ancora stretto e aspetta ancora il tuo cazzo: la notte è ancora lunga”
Certo che era lunga, dovevamo ancora arrivare a Grado e cenare e li, sotto l’impermeabile che si era rimessa era nuda se non per le autoreggenti; ero proprio curioso di sapere e vedere come avrebbe fatto. Comunque non ce la facevo più, avevo bisogno di una tregua per ricaricarmi, mentre lei era quasi un pozzo senza fondo per le voglie che aveva, sembrava che non le bastasse niente . E alla fine, arrivammo. Passammo Belvedere e sulla litoranea era solo questione di qualche minuto. Lei intanto osservava la laguna con aria assorta, naturalmente sempre stringendomi la patta dei pantaloni….e esordì da quel silenzio in cui era piombata…
“ Ci sono delle belle piazzole, ci potremmo fermare al ritorno e scopare mentre i fari delle macchine ci passano sopra”
Con quelle ultime parole mi fece l’occhiolino nello specchietto…Rideva, era allegra, sprizzava vitalità da tutti i pori mentre mi arrovellavo su quello che un attimo prima mi aveva detto. Era vero, più di una volta le avevo chiesto se potevo far partecipare qualcun altro ai nostri giochi, proposte che lei aveva sempre garbatamente rifiutato. E ora ? Con quello che mi aveva detto….tutte cose che non mi sarei mai aspettato di sentir dire da lei. Mi aveva lasciato con il dubbio: erano fatti realmente accaduti? O era stata una sua finzione per eccitarmi? Avevo paura di indagare ….mia moglie che si fa sbattere in un auto distesa sul sedile posteriore da un maschio mentre gli altri fanno la fila menandosi il cazzo per averlo ben duro quando toccherà il loro turno. Era troppo, troppo….Eppure rimasi in silenzio. Alla fine giungemmo a destinazione, posteggiai la macchina nella parte vecchia vicino al mercato coperto. Scendemmo, lei con impermeabile ben chiuso fino al collo anche se la parte bassa metteva in mostra una buona porzione della sua gamba e quando faceva il passo fino quasi al bordo delle autoreggenti, non posso descrivere i brividi che mi provocava quel vedo, non ti vedo…Lo dovevo riconoscere, il pomeriggio era stato una giostra di sorprese sempre più hard. Poi giungemmo, i quattro scalini verso il basso che facevano entrare in quel ristorante e lei mentre chiedevo un tavolo per due al cameriere si dileguò in bagno. Qualche cosa mi diceva che avrei avuto un’ennesima sorpresa del tipo di quelle che avevo avuto in auto….e così avvenne. Mi ero comodamente seduto a un tavolo per due addossato alla parete dopo aver fatto l’ordinazione del vino…un Souvignon d’annata e la solita minerale che mi apparve lei…..Indossava un vestito rosso fuoco che le fasciava il corpo da urlo, aveva una figura ancora splendida che poteva far tranquillamente concorrenza a donne più giovani: sotto quella stoffa tesa non c’era un filo di grasso e quell’abito oltre ad essere corto e aderente era anche profondamente scollato, i suoi seni erano prorompenti. Per non parlare del trucco, solo leggermente accennato, in quel momento si dimostrava una magnifica pantera con quelle sue movenze feline e io….io ero la sua preda. Non so per quale motivo mi alzai in piedi e la feci accomodare . Ormai potevo firmare la mia capitolazione in tutti i sensi, la mia regina era li, davanti a me e io l’adoravo, da lei in quel momento avrei accettato tutto, anche camminare sulle braci ardenti. La cena fu squisita, gli “ Spaghetti alla scogliera “ erano sempre un piatto unico fatto per gourmet. Ma questi piacevano a me, perché in quel momento alla mia metà questi facevano solo da contorno per quello che aveva intenzione di fare . Anche se ero mezzo cappottato per il vestito che indossava ero riuscito ad intavolare un discorso..ma il mio sguardo era calamitato da quella scollatura generosa che metteva in risalto i suoi seni…poi quel rosso fuoco simile alla muleta del torero usata per eccitare il toro. E così mentre cercavo di dire qualche cosa cercando di lasciare in disparte i numeri del pomeriggio sentì il suo piede, anzi la sua scarpa accarezzarmi la caviglia. Lei intanto mangiava tranquillamente come se niente fosse, ma la cosa per me fu letteralmente esplosiva.. Mi guardai attorno con un aria da cane bastonato ma nessuno si era accorto di niente. E partì con una delle sue ……
“Su, caro allarga le gambe non vorrai che ti massaggi solo la caviglia” E’ mia intenzione arrivare al tuo cazzo, te lo voglio massaggiare con la scarpa”
Altro che paroline dolci tipo ….” Ti amo…amore mio” qui eravamo nel bel mezzo di un dialogo torbido da bdsm fatto par addetti ai lavori. Il mio piacere per lei era del tutto superfluo e io eseguì come un automa. Il boccone quasi mi andava di traverso mentre sentivo il suo piede risalire. Quella scarpa dal tacco fenomenale mi schiacciò li….una e più volte sempre lentamente quasi mi massaggiasse. E mentre tutto questo succedeva i miei occhi guardavano li, la sua scollatura di quel vestito che portava.
“ Su, caro fai l’indifferente, fissami tra le tette, mi sembra che il mio massaggio ti stia facendo effetto, il tuo cazzo si sta eccitando come non mai, e poi lo sai bene che sono la tua troia personale che si dà da fare per il tuo piacere”
Tacque…. e quel silenzio mi faceva presagire niente di buono. Il gioco che stavamo facendo era folle e….ci stava eccitando tutti e due. Lei intanto quasi con aria di sfida fece scorrere il suo dito sulla propria scollatura, sul bordo per poi scivolarne sotto per qualche centimetro…chiuse gli occhi….: si doveva essere toccata il capezzolo. Il vestito teso sul suo petto mostrava chiaramente il segno delle loro punte, li aveva duri e arroganti…..CONTINUA