Ero un cliente, mi paragonava a un cliente e non ci vidi più. La inculai con tutta la rabbia che avevo in corpo schiantai letteralmente il mio cazzo nel suo culo. Lo poggiai sulla sua rosetta scura poi con un unico movimento entrai in lei fino a sentire le mie palle sfiorarle la figa. Una forma di piacere perverso, lei intanto mugolava sommessamente e oltre a quel mugolare sentì anche che mi diceva…
“ Il cazzo lo voglio dentro, mettici anche le palle, dacci dentro voglio godere scassami come una bambola sono la tua troia e hai pagato, la tua porca ha voglia , voglia di sborra calda , un clistere di sborra che si vada a confondere con la merla che ho ancora nell’intestino.”
Aumentai così il ritmo come se fosse lei a comandare , lei in quel momento era realmente un buco da riempire, non ci vedevo altro. La chiavai così nel culo, e passai poi alla figa. Era un lago e poi ripassai nel culo. Sguazzavo nella sua voglia. Lei si muoveva a tratti e spostava il culo all’indietro quasi per venirmi incontro e agevolarmi nel pomparla più a fondo. Non mi aspettavo una cosa simile , una cosa così da Adriana , eppure in quel momento in lei c’era un’altra persona. Anche se li avevo quella persona che amava farsi coccolare nei momenti di intimità, ora aveva tirato fuori gli artigli, non ero io a scoparla, ma era lei che si stava facendo scopare ed avere così piacere . Continuava ad incitarmi nell’andare più veloce ormai ero al limite e mi stavo accorgendo che lo era anche lei. Il piacere ci travolse in quel giardinetto dove si posteggiavano le macchine, eravamo soli, per un momento ci furono solo i nostri respiri in affanno. Fu una scopata memorabile, sapevo che la furia di quella avventura dietro i laghetti Alcione e quella nella radura dietro la caserma abbandonata prima di Aquileia mi avevano stremato e il parcheggio era stato il colpo di grazia, ero stato spremuto all’inverosimile e lei, girandosi verso di me quasi con aria di sfida nonostante quel leggero affanno….
“ Adesso il mio toro ha il cazzo floscio ma vedrai se non te lo faccio ritornare duro di nuovo, la serata non è ancora terminata”
E così dicendo si accucciò ai miei piedi le sue mani mi sfiorarono il cazzo , prima i suoi polpastrelli una carezza leggera….alla fine lo ebbe in mano e se lo passo sul viso…
“ Su caro, guarda cosa faccio, non ti eccita? La sborra che ho avuto non mi basta ancora, la vorrei bere a canna se potessi, non vorrai che mi mette a chiedere ai maschi che passano il loro cazzo da succhiare….”
Il mio cazzo era floscio ma lei sapeva come farlo diventare vivo di nuovo. Era oscena,li, accucciata ai miei piedi con le tette al vento e il culo e la figa esposti; si capiva perfettamente che cosa aveva …anzi avevamo fatto, lunghi filamenti biancastri le colavano dalla figa e lo devo dire molto probabilmente anche dal culo , e se mentre con una mano si passava il mio cazzo sul suo volto con l’altra si sgrillettava . Ad un certo punto lo ingurgitò fino alle palle, e anche oltre perchè riuscì anche quelle averle in bocca. Le sentì stringere lentamente con i denti, brividi di voglia mi scivolarono lungo la pelle. Quel gioco con i miei atrubuti esausti le piaceva . Era qualche cosa di perverso , non riconoscevo più la mia Adriana .Era qualche cosa di folle stava superando se stessa . Non la capivo in quella sua esplosione di voglia perversa e oltre a darci dentro in quella maniera con succhiotti e leccate e le sue battute della serie di chiedere più cazzi per i suoi buchi mi tramortivano. Si alzò, ebbi un momento di tregua , traballando sulle gambe causa i suoi succhiotti quasi paragonabili a vento se capaci di aspirarmi anche le palle dall’interno., Lei si alzò in piedi, sempre con le tette fuori e il vestito arrotolato ai fianchi andò a sedersi in macchina. Il suo viso era lucido causa il passaggio del mio cazzo che si era strofinata addosso e una volta in auto…
“ Su caro, ancora un paio di fermate nelle piazzuole dei posteggi della strada che porta a Belvedere e poi a casa “
E una volta seduta in auto chiuse le portiere lasciando i finestrini aperti; una volta in auto le chiesi:
” Hai i finestrini aperti, le strade di Grado sono strette e ci vuole un niente per guardare dentro la macchina, forse non è il caso che tu ti tenga le tette fuori”
Si mise a ridere mentre si stava passando sul viso un fazzoletto detergente e sempre ridendo….
“ Ma caro, non mi hai sempre voluto con un pizzico di esibizionismo, ormai si è fatto buio e i pochi passanti che incroceremo se guarderanno dentro vedranno una bella donna con un paio di tette fantastiche ;: vuoi per caso che accenda la luce di cortesia del cruscotto così che vedano meglio? Oltre alle tette potrei mostrare la figa ma francamente non so in che posizione mi dovrei mettere e come fare”.
Un fuoco di fila, era troppo per me era meglio tacere , mi sentivo come un cane bastonato, qualunque cosa dicessi le la metteva brutalmente sul sesso amplificandola in maniera inverosimile , giuro che non mi aspettavo una simile reazione .E così alla fine la mia auto si immesse nel dedalo di sensi unici di Grado. Mentre Adriana faceva bella mostra , per fortuna non si accorse quasi nessuno; dicono quasi perché alcune persone che fumavano fuori da un bar proprio una ventina di metri prima che la macchina si immettesse nella piazzetta che da sul porto ci guardarono ben bene e si misero a battere le mani capendo perfettamente la mis di Adriana e lei rispose agitando leggermente la mano nella loro direzione.
“ Sembra apprezzino le mie tette, cosa dici?”
Lo disse battendomi la mano sulla gamba in uno slancio di contentezza. Era eccitatissima e sicuramente non vedeva l’ora che ci fermassimo in qualche piazzuola della strada che portava a Belvedere. Quando superammo il ponte girevole “ caro, il posteggio dove ci sono i pini marittimi, quella difronte all’isola, quello mi sembra un ottimo posto”
Fremevo, sapevo quello che sarebbe successo, la sua mano mi aveva tirato fuori il cazzo dai pantaloni e me lo stuzzicava. La porca ci sapeva fare, passava con la pinta dell’unghia sul mio meato provocandomi brividi simili a scosse elettriche…..
“Se continui con le tue manovre andrà a finire che usciremo di strada”
Quasi lo gridai cercando di farle rallentare i suoi intenti, non era che non mi piacessero ma quelle sensazioni che mi dava aerano troppo forti. Così quando fermai l’auto nel punto indicato….le saltai letteralmente addosso quasi mordendole le tette dai succhiotti che le davo e…le infilai direttamente due dita in figa iniziando un andirivieni selvaggio. Gorgogliava, mi incitava ad andare più a fondo e più veloce, e quando fu quasi in estasi per il piacere prima sottovoce e poi quasi gridando nel dubbio che non avessi capito..
“Nel culo..Porco mettimi anche un dito in culo; così con i due che ho in figa mi farai sentire ancora più troia, non mi basta il tuo cazzo, preparami sfondami..dopo mi devi entrare come un ferro rovente entra nel burro mi devi sentire la mia figa larga come quella di una puttana alla fine della sua carriera”
Eravamo tutti e due ubriachi di sesso, voglia e lussuria si sommavano in noi. I fari delle auto passando disegnavano luci e ombre sui nostri corpi. Lei tremava e io ero partito e continuò con quella sua voce concitata di un tono più alto….
“ Ora due dita nel culo e due in figa, continua, continua fammi pisciare addosso dal piacere”
Il caos, il putiferio dentro di lei e dentro di me, Adriana era completamente cambiata, non era più lei ne i suoi commenti sul sesso. Lei che si scandalizzava per qualche battuta salace e invece ora era quasi nuda in auto semidistesa sul sedile con due mie dita in figa e le altre due nel culo. I termini cazzo, figa, e culo si sprecavano e andavano per la maggiore. Detti da lei mi facevano un certo effetto. Una volta calmati quando mi rimisi al volante guardandomi fisso scandì le parole in maniera molto chiara.
“ Ora tu mi guarderai e io cercherò così di rivitalizzare il tuo cazzo. Fino ad ora l’ho sfruttato bene ma mi eccita un pensiero di farmi fotografare da te sul bordo di una strada in attesa di clienti. Voglio ancheggiare e mostrarmi come fa una puttana. Ho anche in mente il posto”
Ormai era scesa la notte e per fotografarla avrei dovuto avere un flasch . Ma l’ide a di fotografare Adriana come se fosse una puttana da strada la trovavo eccitante. E così:
“ Adriana, abbiamo tutti e due il telefonino, ma credo che purtroppo non sia sufficiente, ci vorrebbe la macchina fotografica che abbiamo a casa”
Lei, con un sorrisetto sornione quasi per anticipare le mie parole e togliermi da quell’impaccio:
“ Ho pensato a tutto, la tua macchina fotografica è nella mia borsa , non preoccuparti se la tua troia decide di farsi fare un book fotografico si attrezza, e deciderà lei le pose. Ti posso garantire che quelle che ho assunto dietro i laghetti Alcione saranno da educanda. Ora guida, devo pensare”.
Così rientrammo sulla strada che porta a Belvedere dopo la fermata hot sotto i due pini marittimi vicino al ponticello. Girammo per entrare in paese lasciando la statale andando diretti verso il campeggio e così fermai la macchina tra gli alberi lasciando il campeggio sulla sinistra. La serata era ancora tiepida e dal campeggio arrivavano poche luci. Settembre era inoltrato e data l’ora tarda non c’era nessuno.
Quando spensi il motore….non me l’aspettavo, lei Adriana mia moglie mi piantò un lingua lingua degno di una pornodiva quella lingua avrebbe resuscitato anche un morto lasciandomi letteralmente stranito. E quello che mi disse dopo fu un vero colpo di grazia :
“ Ora il tuo amore ti premierà, lui deve riposare “
Così dicendo mi strinse il cazzo che pretendeva lo facessi sporgere dai pantaloni mentre guidavo. Detto questo si alzò e scese dalla macchina .
Il vestito rosso che portava era risalito lasciando scoperto buona parte del suo fondoschiena e le ultime sue parole:
“ Illuminami con i fari, dai vediamo che effetto ti fa vedermi fare la troia da strada”
Fu così davanti all’auto, praticamente con culo e figa in mostra per non parlare delle tette che erano mezze uscite dalla scollatura di quel vestito. Lo dovevo riconoscere era un superbo animale da letto, in quel momento illuminata come era l’avrebbero potuta vedere anche dal campeggio se qualcuno fosse stato fuori.
CONTINUA