Avevano parlato di me come di un animale, mi era piaciuto, avevo provato una nuova forma di piacere e poi l’altra donna mi affascinava, era una mora molto bella, come l’altra compagna non era più giovane ma quel viso duro e ben truccato le dava un aria da padrona senza età. La sua mano mi aveva dato piacere e dolore e mi aveva eccitato portandomi al diapason; avrei accettato qualunque cosa pure di godere e quando andò sul discorso dell’inanellamento la mia eccitazione crebbe ancora di più. Anelli, catene, erano qualche cosa di permanente che nessuno avrebbe potuto togliermi, sarebbe rimasta la cicatrice pur piccola ma sempre una cicatrice e la cosa anche se non era contemplata nel contratto mi attirava…con le campanelle ai seni, i sonagli, un animale e nello stesso tempo una schiava. Il destino della Dottoressa Clara; in quel momento non mi interessava altro, farmi forare, provare quel dolore, quel qualche cosa che si fa solo a gli animali…meno male che non avevano detto di mettermi un anello al naso, come si fa con le vacche, mi stavano trasformando, non lo potevo permettere e nello stesso tempo quella cosa; gli anelli mi attiravano. Lui parlò di una catenella attorno alla mia vita, per un momento non capii, ma lui voleva mettermela, ma non voleva usare lucchetto, senza lucchetto l’avrei dovuta sempre portare, saldata, a simbolo della mia appartenenza; chissà se ci sarebbero state anche le sue iniziali oppure l’anello al naso con la placchetta delle sue iniziali ed essere costretta a finire i miei giorni in un casino, la schiava di……puttana in un casino, follie, io venduta e inanellata, sensazioni che si rincorrevano in me e non facevano altro che aumentare la mia eccitazione. Mi sentivo puttana, una folle, un animale da monta ma mi piaceva. Questi erano i pensieri che avevo quando lui rivolgendosi alla sua “ schiava prediletta” ordinò di portarmi in soggiorno; sapevo che in soggiorno avrei avuto il castigo, e la cosa mi eccitava, essere colpita, dolore e piacere, mi piaceva quella forma di sottomissione, quasi stavo cercando il “castigo”. La donna infilò un dito nell’anello del collare che avevo e mi tirò, ma ci fu un “ferma”……L’ospite si era accorta solo in quel momento della rosetta che ornava il mio culo e la volle vedere……… quell’ordine…….
”Piegati e apriti”
Dato da lui: e io lo feci, mi piegai a quasi 90 gradi e mi mostrai e perché vedesse meglio mi allargai le natiche……. la donna, lo sapevo…… mi guardava compiaciuta e sentii il suo dito poggiarsi sul fiore che mi fuorusciva e fare pressione, una sensazione torbida, mi facevo stuzzicare il culo, quel termine
“Bellissima , le sta molto bene …unica una perfetta 7-24, una schiava”
Mi colpirono, e quasi fui fiera di essere ridotta in quegli stati, messa nuovamente in mostra e piegata in quella maniera, le mie tette penzolavano, cosa che non sfuggì alla donna che approfittò ancora una volta per soppesarmele, e lui…
”Bacia la mano della signora e leccala, la devi ringraziare.”
^Bacia la mano di quella donna! La mia lingua scivolò su quel palmo, su quelle dita e lei quasi per ringraziarmi della leccata, data con tanto impegno, mi forzò con un dito la bocca subito seguito da un altro; mi sembrava di avere un cazzo…carne nella mia bocca, succhiai, sbrodolai saliva che mi scivolò sul mento e senza volere un paio di gocce caddero sul pavimento, un pavimento di piastrelle bianche e nere…… ma la saliva, quella gocce piccolissime spiccavano……..e la sua voce fu glaciale….”Pulisci cagna, usa la lingua”. Mi annullai, mi vidi come dal di fuori, nuda in ginocchio con il culo pieno, la rosetta spiccava….. ma non mi interessava, vedessero pure, era un ordine e io “cagna” dovevo eseguirlo. Sfiorai il pavimento con il naso e poi la mia lingua corse su quelle piastrelle…gelide. Mi riebbi subito, lo avevo fatto, alzai la testa rimanendo in ginocchio, aspettavo altri ordini, mi ero rimessa in posizione: mani dietro la nuca e corpo eretto. In quella maniera i miei seni gonfi spiccavano, ma lo strattone che ricevetti mi fece capire che era tutto finito, dovevo andare nell’altra stanza…..^
Si alzò in piedi, era bella , la figura ad anfora che aveva la faceva sembrare una dea greca, il ventre leggermente bombato ed il mandolino che si ritrovava con quel gioiello incastrato attirava lo sguardo di tutti…lui la guardava pensoso mentre si avviava, i suoi seni dondolavano leggermente e i capezzoli impertinenti spiccavano, erano ingrossati, piacere, voglia, quelle pastiglie, lei era eccitata, si sentiva bagnare , era fradicia e lo sapeva. La sensazione di appartenenza a quell’uomo….Entrarono così nell’altra stanza, per l’esattezza era un salottino e rimase a bocca aperta. Mobili stile liberty, bassi divanetti, una scrivania, dei quadri e delle foto raffiguranti cavalli e altri capi di bestiame ma, sulla parte opposta, il divanetto…una spalliera svedese. Ne fu affascinata, quei lunghi pioli in legno spiccavano e, ad un paio di questi, vide delle cinghie attaccate. Quella non era altro che una macchina di “tortura” …….Si vide appesa ma non capiva ancora, potevano regolare l’altezza e, poggiato a quella spalliera, un battipanni. Si, un battipanni, il classico attrezzo che le massaie usano per colpire le coperte…Capì, la coperta in questo caso era lei, si fermò, prese paura, ma la sua accompagnatrice sottovoce …” Non farmi fare brutta figura: In ginocchio e prendi il battipanni”. Lei lo prese, , lo teneva in mano, bacchette intrecciate, leggerissime e nello stesso tempo elastiche…un brivido al pensiero dell’effetto che avrebbe avuto sul suo corpo, quello, lo sapeva, era l’oggetto che la doveva colpire ma non se ne ebbe,……..il castigo, quella forma di “violenza” se l’era andata a cercare e quel brivido dell’attesa le piaceva ma ora aspettava….. e sentì le parole del vecchio che nel frattempo era entrato assieme all’ospite……” bene, bene vedo che ti stai preparando….” E lei piegando la testa, stando sempre in ginocchio, gli porse quell’oggetto….”La sua cagna le consegna il battipanni e aspetta il castigo” e, con quelle parole, alzò le mani porgendoglielo. Lui ne fu quasi contento, le sorrise e rivolgendosi all’altra schiava…”Preparala e divertiti un po’, ,voglio la cagna eccitata…”Fu velocissima: le sue mani furono bloccate a un piolo basso ed il suo corpo fu fatto allontanare. Era esattamente a 90 gradi, piegata; le sue gambe furono fatte allargare e ora aspettava….Il busto era pressoché orizzontale e le sue tette penzolavano in maniera oscena; la donna allora iniziò ad accarezzarla, la sua lingua corse sulla sua schiena e le dita dapprima andarono a stuzzicare la rosetta colorata che le bloccava il culo poi la presero e iniziarono a farla entrare e uscire. Quelle sensazioni; lei iniziò a tremare, era lì, completamente offerta e aperta, non era altro che un oggetto con cui l’altra si divertiva; non bastò l’andirivieni nel culo, le sembrava di essere posseduta da un cazzo a ogni affondo che le dava, altre dita iniziarono a stuzzicare la sua figa e ad un certo punto ne ebbe un intromissione brutale: due dita alla volta, dentro e fuori, dentro e fuori, le piaceva e si sentì il rumore del risucchio, era fradicia, poi le prese definitivamente la rosetta e la estrasse con quel bulbo finale che la bloccava…..Un flop ed il suo culo rimase socchiuso e quella donna, quasi fosse abituata, le leccò il culo socchiuso. Ebbe un brivido intensissimo, una lingua calda che la forzava da dietro e due dita in figa che la possedevano,,,,gridò di piacere, le sue gambe iniziarono a cedere, non ce la faceva a stare in piedi. L’ospite senza farsi notare…lei ormai aveva gli occhi chiusi e assaporava quel piacere perverso dato dalla pienezza e dalla situazione ….. lo fece, si mise sotto di lei e iniziò a succhiarle le tette che, data la posizione, penzolavano come le mammelle di una vacca…Fu una scossa elettrica, presa tra due fuochi di piacere quasi svenne……. il grido, la sua bocca si aprì, un gorgoglio, la saliva le colò nuovamente quasi fosse un animale idrofobo; follia data da tutte quelle sensazioni; due donne giocavano con il suo corpo e lo facevano vibrare come un diapason e lui, quel porco, si stava godendo la scena…Scosse la testa implorò un basta……ma quell’uomo insistette: dopo il basta c’è il castigo, lo dovresti sapere….lei lo sapeva ma il piacere che stava ricevendo si stava trasformando in tortura. Sapeva che non poteva svenire, doveva solo sopportare, era una schiava e niente altro, il giocattolo nelle mani del padrone di casa . .
^Non capivo più niente, vivevo solo di sensazioni di piacere. Le due donne stavano giocando con il mio corpo e io ….io godevo e niente altro, il piacere era esploso in me. Carezze, baci, slinguate ma il colpo finale, mi stavano succhiando le tette, ero munta, non ero altro che una mucca, sentivo le labbra dell’ospite che letteralmente mi succhiavano i capezzoli con rabbia; i miei capezzoli gonfi per l’eccitazione, me li stava spremendo, mi …..succhiava, titillava mentre l’altra con la lingua mi trapanava il buco del culo. Il piacere era esploso ed ero in un completo nirvana. Quelle succhiate ai miei capezzoli non era altro che la variante del tiralatte che avevo provato sulla coperta di tela cerata. Invece ora, sui miei capezzoli, erano all’opera calde labbra di donna che mi provocavano brividi su brividi. Mi accorsi che stavo andando fuori di testa, ondate che si susseguivano in continuazione……Poi smisero tutto d’un tratto. Se l’inizio era stato un crescendo la loro fermata fu un attimo e rimasi immobile con il fiatone dato da tutte quelle sensazioni. ^
Il corpo era sudato ed i capelli si erano attaccati alla sua fronte. Lui la osservava; lei sapeva di avere in mostra tutto, il buco del culo le palpitava, ben in mostra. Le due donne si erano allontanate, sembravano come due fiere cui è stata tolta la preda, erano eccitate anche loro, volevano ancora avere quel corpo a portata delle loro bocche e delle loro mani ma lui le comandava e ora erano immobili: occhi lucidi, quelle labbra carnose pronte ancora a dare piacere ma non si muovevano. Aspettavano anche loro ordini. E mentre era ancora in quel mare tempestoso dato da tutte le sensazioni che aveva avuto: la voce di lui……
” Diciassette buoni colpi di battipanni, otto su una natica, otto sull’altra e uno al centro. Devono essere forti, la nostra dottoressa deve sapere che alla prossima mancanza non ci sarà più il battipanni ma sarà usato il frustino della cuoca sulla sua schiena e che poi sarà fatta uscire con un vestito profondamente scollato in modo che tutti i passanti vedano la sua schiena segnata”.
Lei a questo punto esplose come le sue ire con il marito quando partiva in quarta per le sue questioni di principio ( ti deve assomigliare ). Le uscì un NOOO, non sono un animale….ma lui continuò imperterrito….
” Lo sai meglio di me, puoi smettere quando vuoi, basta la parolina magica che è stata riportata sul contratto che hai firmato e tutto sarà finito…..”
E lei per non rispondere si morse le labbra, il suo orgoglio, non voleva dare il gusto a quell’uomo di cedere….Non lo voleva ammettere, sapeva che prima o dopo sarebbe stata frustata e posseduta ma voleva provare quelle nuove sensazioni, il vizio, quel gioco perverso la affascinava e voleva capire fino a dove sarebbe potuta arrivare. Lacrime dal suo viso, ora aspettava e lui, quell’uomo, dette il battipanni in mano alla sua schiava e si sedette comodamente sul divano assieme all’ospite sorseggiando il caffè che la cuoca aveva fatto trovare lì. Diciassette colpi dati in maniera molto forte, il suo corpo rintronò, il suo culo si tinse di striature di rosso, gridò, pianse, ma non si spostò, aveva l’ordine di contarli e di ringraziare dopo ogni colpo dicendo che non era altro che una cagna che aveva disobbedito; altri colpi dati con metodo e forza e poi finalmente la fine…Diciassette, aveva ricevuto diciassette colpi. Rimase lì immobile, il culo le bruciava ma nei suoi pensieri c’era il corto frustino della cuoca, lo aveva provato tra le sue gambe, l’aveva stuzzicata e….le aveva dato piacere. Si vide in mezzo alla gente con la schiena rigata e……tutti la guardavano. Un brivido fortissimo, un altro piacere, piacere dato dall’esibizionismo e dall’umiliazione…vedessero tutto il suo corpo rigato. Si riebbe lentamente, dolore, piacere, quel brivido dato dall’umiliazione….. CONTINUA