La sua figa che in quel momento era in mostra vista la posizione era lucida, segno che tutto quello che stava provando in quel momento le dava un piacere perverso. Lui era in vena di parlare. Più che parlare erano futuri ordini per lei e continuò rivolgendosi alla puttana che era come rimasta in disparte….
” Bisogna fare in modo che la Professoressa impari a mostrare le tette. Anche se sono piccole se le mette in mostra vedrà così di attirare gli sguardi, oppure le daremo qualche cosa per fare in modo che si gonfino.”
Poi , cambiando completamente discorso…
” Professoressa su si infili l’impermeabile che dobbiamo uscire. Lo sa bene che fuori anche se piove c’è un mucchio di gente. La via si svuota di notte e è un buon posto per farla passeggiare quasi nuda con il vestito da troia che ha messo.”
Eliana tacque, non fiatò, prese l’impermeabile e se lo infilò stringendolo quasi con rabbia in vita chiudendo quei pochi bottoni che aveva. Era dannatamente corto e al limite quando faceva il passo si poteva vedere l’attaccatura delle autoreggenti e l’inizio delle sua natiche.
Furono così fuori, anche se era vestita in quegli stati le sembrò di rivivere. Quel posto in cui era stata l’aveva ammaliata, e nello stesso tempo schifata. Ma ora , ora era fuori e respirava meglio, luce, non più penombra e odori di vino misti a sugo, respirò a pieni polmoni. Non fecero il tragitto che avevano fatto prima, lui la portò alla sua auto, voleva a tutti i costi accompagnarla a casa. Era una bassa auto sportiva. Si accorse subito che una volta seduta avrebbe mostrato tutto di lei, le gambe e..si, anche la sua farfalla visto che l’impermeabile ormai poteva definirsi solamente una giacca lunga. Si vergognava, mentre lui non batteva ciglio anzi. Aprì lo portellone del bagagliaio e invitò lei a mettere dentro la busta con i vestiti che le aveva fatto togliere. Vestiti che aveva usato per andare all’appuntamento; era impacciata, quell’auto bassa, e lui sempre tenendole l’ombrello in modo che non si bagnasse, la invitò a sedersi. Non si trattava di salire in auto ma si trattava di scivolare dentro. Capiva che per entrare avrebbe mostrato tutto, era questo che lui voleva e….Un paio di ragazzi si erano fermati per gustarsi la scena. Ebbe il cuore in gola, non si trattava più di fare una “ sfilata” in un sordido locale ma ora erano per la strada, in pubblico tra la gente. Paura ed eccitazione, e poi le sue parole…
”Su Eliana ci stanno guardando, vogliono apprezzare la tua figura , avanti entra in maniera sconcia; ti devono vedere non li vorrai illudere e poi non mostrare niente”.
Non sapeva cosa fare e prese il coraggio. Si piegò, mostrò le sue belle gambe lunghe, mostrò tutto di lei tanto che i due capirono che non c’era altro sotto quell’impermeabile se non il suo corpo giovane. Si faceva schifo, che cosa le stava succedendo, obbediva e le piaceva. Quella forma di costrizione, il sentirsi un oggetto esposto e niente altro le dava eccitazione.
E una volta che fu seduta al suo fianco, non si rivolse a lei girandosi a guardarla ma…..
” La macchina è bassa, su, allarga le tue belle gambe, meritano di essere viste e divise con il pubblico dei passanti se qualcuno sbircerà dentro l’abitacolo. Ti sei già mostrata a due spettatori , è ora di continuare: fallo, esegui, la tua collega, la professoressa che ci ha presentato credo ti abbia detto dei miei gusti…Su per far contenti tutti. Allarga bene le gambe e mano sulla figa, se non erro sono bastate le due ditta di una puttana per farti venire. Vediamo se sei capace da sola e qui per la strada in auto sotto la vista di tutti, di che ti piace avanti e di che sei una cagna”
Erano alla fine, quell’uomo aveva in pugno la volontà di Eliana e lei ne era tramortita e nello stesso tempo affascinata. Dove voleva andare che cosa le voleva far fare e che cosa le avrebbe fatto fare se lei avesse definitivamente ceduto. Suo malgrado…..
” Si, sono una troia e mi piace essere mostrata”.
Quelle parole uscirono senza volere dalla sua bocca e senza volere rincarò la dose.
“ Mi sono eccitata piegandomi davanti a lei e all’oste. Mi è piaciuto mostrare il culo e la figa. Ho amato la lingua dell’altra donna quando ha titillato la mia rosetta scura tenendomi le grani labbra aperte in modo che il ragazzo leccasse bene anche lui”
Lui si mise a ridere, era compiaciuto, la professoressa in quel momento si stava arrendendo, stava diventando una “ cagna” come la sua collega. Mentre sentiva quelle parole, lei iniziò a ravanarsi la figa, le sue dite sfiorarono il suo bottoncino e l’ orgasmo arrivò in maniera fulminante. Chiuse gli occhi, erano nel traffico, tra la gente e lei si stava masturbando egregiamente. Che cosa le stava succedendo. Obbediva, le piaceva, lo sporco le piacere e le piaceva essere trattata come un oggetto da esibire. Si piegò in avanti, fece lo stesso movimento che aveva fatto sul seggiolone o trespolo che sia in quel locale quando la puttana l’aveva toccata li e aveva goduto quasi a comando. Ora faceva la stessa cosa, lo faceva coscientemente. Lui lo aveva ordinato e lei eseguiva. L’auto filava nel traffico. Lui sapeva dove abitava, molto probabilmente lo aveva chiesto alla sua collega. Lei continuava, non parlava, era intenta, persa nel darsi piacere, in quel momento non esisteva neanche il suo padrone. Si, lo poteva chiamare così lui le era entrato dentro. L’auto si fermò sotto casa. Lui si girò verso di lei che in quel momento era come stravolta, tremante con il cuore che batteva a mille.
“ So che mi chiamerai, la branda della puttana ti ha affascinato e sono sicuro che ti sei vista, questo è il mio numero di telefono a presto”
Rimase di sasso, non erano ordini. Sapeva che era scombussolata e sapeva che quella giornata per lei era da segnare sul calendario. Era partita da casa perfetta e ora si trovava vestita da troia. Quasi nuda dopo aver succhiato il suo cazzo e essere stata in un ambiente sordido. Senza contare che si era letteralmente esibita per la strada davanti a delle persone quando era salita in auto. Era stranita, scese dall’auto quasi come una sonnambula. Lui in maniera galante le aprì la portiera e…lei per scendere per spostarsi letteralmente gli mostrò figa e culo. Le sorrise e le sue parole furono:
“ A presto”
Fu così in casa, la piccola non c’era, era dalla nonna. Eliana si guardò allo specchio, ora era sola, non c’erano altre persone. Allo specchio vide una persona, una donna diversa davanti a se, ma era sempre lei. Non riusciva a capacitarsi. Quell’impermeabile le metteva in risalto le sue magnifiche gambe allungate ancora di più dalle scarpe con il tacco vertiginoso che calzava. Per non parlare poi dell’impermeabile che si fermava esattamente sopra l’attaccatura delle autoreggenti. Le nascondeva invano perché ad ogni passo le metteva bene in risalto facendo spiccare il biancore della parte alta delle sue cosce non coperta dalle calze. Si guardò a lungo, poi quasi con paura si aprì l’impermeabile. Sotto era nuda. Si vedevano perfettamente i peli della sua figa, modellati per indossare il costume da bagno, il taglio, che era stato a lungo leccato da quel ragazzo e i brividi che aveva provato…… Lo doveva riconoscere, erano stati unici. Si guardò ancora, il bustino la stringeva brutalmente e le faceva un vitino da vespa. Era quasi fatto a posta per essere messa in mostra. Non era contenta delle sue tette. Quelle erano ancora esauste per l’allattamento alla sua piccola che ormai era finito. Lui le voleva in mostra, oscenamente in mostra fatte per essere mostrate alla gente per eccitarla. Lui, lo aveva detto con la più grande indifferenza e lei, non aveva battuto ciglio. Che cosa le stava succedendo.
CONTINUA.