Confessione di una schiava…“Padrone ti amo, senza di te non ce la faccio. Cazzi e cazzi, ma voglio il tuo cazzo sei tu il mio padrone e io sono il tuo animale mi riduco così per te…..” la sua frase….” Sei la mia cagna, lecca “ e lei leccò avidamente. Gli leccò le scarpe , le sue mani corsero sui suoi pantaloni, quasi cercasse la sua pelle , il suo cazzo, ora lo voleva. Sfiorava il suo corpo , e le sue dita furono sulla patta dei suoi pantaloni, gli tirò fuori il cazzo, lo ebbe in mano, se lo passò sul volto, la sua lingua lo sfiorò leggermente, sentiva il suo odore, odore di maschio e la sua eccitazione cresceva di momento in momento….
Il suo sapore, chiuse gli occhi e se lo mise in bocca quasi con devozione, lo iniziò a succhiare lentamente. Poi mano mano mentre sentiva che si induriva la sua bocca divenne come la bocca di una pantera era famelica. Fauci…..quella carne la voleva aspirare voleva aspirarle l’anima….e ci riuscì perfettamente. Lui venne nella sua bocca, si contorse. Lo fece contorcere, lei ci sapeva fare, tutto il suo piacere si riversò nella sua bocca e lo bevve avidamente. Lo voleva sentire dentro di lei, il suo cazzo, il suo sperma. Rimase così immobile inginocchiata tra le sue gambe. Appoggiò la testa su di lui tenendosi il cazzo in bocca e sentì la sua mano scorrerle tra i capelli inzaccherati da tutti, la stava accarezzando, stava accarezzando la sua cagna. Lui era immobile, poggiò la testa ben bene sullo schienale della poltrona e si rilassò. Lei gli salì sopra lentamente. Un vero serpente fu allargata e si mise dentro il suo cazzo, e quel cazzo fece fatica ad entrare. Sentiva il bulbo d’acciaio nel suo intestino che lo comprimeva. Di nuovo la carne pulsante, ma questa volta era lei che si calava sopra , provò un gusto perverso. Era stata strofinata da tutti quei preservativi, aveva sentito la plastica, il sapore degli spermicidi e ora invece aveva lui senza niente, la sua carne calda come quando se lo prendeva in bocca. Si girò verso la maharani e le ordinò di leccargli le palle. L’altra donna fu dietro a lei. Accucciata, le spostò la coda e la lingua saetto sui coglioni di M,….; e non paga mosse la coda. Mosse quel bulbo dentro di lei che premette sul suo cazzo , diviso da solo una sottile membrana. Per lei era lo stesso effetto che avere due cazzi, uno in figa e uno nel culo. Lei godette per tutto quello che succedeva e anche lui. Finirono abbracciati con un lingua lingua unico. Piacere che volò nei loro corpi, tutte quelle sensazioni si moltiplicarono, erano in tre, li nella penombra del locale. Mentre sotto i faretto del palcoscenico rimanevano le catene con le polsiere alle quali era stata legata. Madame Fong si godeva la scena, aveva un sorriso ironico sulla bocca. E rivolgendosi al cinese gli chiese: “ Hai registrato tutto?”
Abbiamo il permesso di M……vedrai che le riprese di questa donna con la sua amica saranno molto apprezzate nelle case di piacere che abbiamo sparse nel mono. Ormai la gabbia era datata e lei visto le riprese nella casa di Vienna è stata molto richiesta. E’ un vero peccato che M….non ci permetta di commercializzarle, ma un patto e un patto e poi lui un Thaipan, e nel momento del bisogno mi ha ampere aiutata. L’altro uomo rimase silenzioso e annuì……… Intanto lei e M….erano sempre distesi su quella poltrona, si stavano lentamente riprendendo. Lei nuda vestita di collare e di coda che le usciva dal culo mentre ora aveva lo sperma di lui che le lavava le cosce. veva la schiena rigata dalla scudisciate date con arte. La fece alzare, lei era traballante, le girava la testa , lui quasi la sorreggeva e dall’altra parte si mise la maharani. Aveva il culo che le bruciava e la figa resa gonfia e tumefatta da tutte quelle penetrazioni che aveva avuto, ma era felice era di nuovo con lui, giorni erano passati in quella casa di piacere e aveva dato a fondo a tutte le sue perversioni. Però non aveva ancora detto a nessuno ne a lui che nel tugurio. Quel cane nero era rimasto impresso nella sua mente , lo stesso cane poi li aveva seguiti in auto e aveva dormito davanti alla sua camera nella fattoria.
La portò nella sua stanza, in un letto largo dove lei non ebbe neanche la forza di passare a farsi una doccia, stramazzò letteralmente su quelle lenzuola candide anche se ancora tutta attaccaticcia. Un ultimo grido quando lui le staccò la coda forzandole il culo questa volta in uscita. Buttò la coda all’altra donna che dormiva su una stuoia ai piedi del letto mentre i due si addormentarono di schianto. Un paio di giorni, si sarebbero fermati un paio di giorni, poi il treno verso il nord, lui le volava mostrare l’Asia, due giorni di treno, un giorno fino al lago e poi ancora a nord verso CengMay e Ceng Ray dove c’erano le piantagioni dei francesi e del marito della Maharani.
Prima di partire in quella camera dal letto d’ottone ci fu il risveglio, lei dormiva con l’aria imbronciata vicino a lui, il suo bel corpo ancora segnato dagli stravizi della sera prima. Dormiva ancora con il braccio se lo teneva stretto quasi a dire che quell’uomo era suo. Lui sorrise, quella figura longilinea, aveva ancora la schiena rigata per quello che aveva passato, sulla stuoia c’era la Maharani in posizione fetale, anche lei nuda, schiava pronta a tutto. Lui lentamente le sfiorò la testa fino a svegliarla. Quel capo, quel cespuglio corvino lo guardò con aria d’intesa e il bisbiglio,
“Lavala con la tua lingua…..puliscila per me, ho voglia…..”
La donna scivolò sul letto quasi come un serpente, la sua figura anche se aveva passato i quaranta da tanto era ancora una figura da far invidia. Seni pesanti e fianchi morbidi, ma soprattutto quel viso e gli occhi scuri come due carboni ardenti, era sveglia e aveva voglia, voglia di donna. Sfiorò il corpo di lei, lentamente in modo che sentisse il solletico del suo alito. Poi da schiava provetta partì con la lingua, iniziò dal piede, le sfiorò le dita, la succhiò e su lentamente lungo le cosce. Sapeva perfettamente dove voleva arrivare. Le voleva pulire la figa ancora impiastricciata di umori di lui e lo fece. Quella lingua puliva tutto la lustrava e per lei fu un risveglio tra ondate di piacere. Era a fianco di lui mentre un’altra donna la riscaldava per avere il suo cazzo. Il cazzo di lui, erano come a rallentatore, lei scivolò sul suo corpo nudo dell’uomo prendendogli l’uccello in bocca e iniziò a succhiarlo. Lei fu tra due fuochi; da una parte la bocca della maharani che le succhiava la figa, e letteralmente le aspirava il bottoncino, dall’altra lei si gustava il cazzo di M….lo sentiva gonfiarsi lentamente in bocca e intuiva che di li a poco a poco sarebbe esploso tra le sue mucose.
Continua