Era nuda, prigioniera , incatenata la frustavano, la violentavano….per educarla; e lei aveva accettato tutto, tutto per quel briciolo di folle amore nato da una notte nella capitale thailandese. Aveva tagliato i ponti con la sua vita passata, quel balzo nell’auto, nel ventre scuro della balena. Le diedero tregua ….non capiva aveva fallito? La chiamarono, la vennero a prendere, nuda, incatenata. Il rito di sempre, in ginocchio avanti alla porta, i passi di lui, il portinaio; il chiavistello che si apre. Lei lo spetta così in ginocchio, il cloc del moschettone sul fermaglio del collare. Si alzò traballante e tirata come un animale si avviò lungo il corridoio della sua prigione, era costretta a fare piccoli passi, le scarpe dal tacco altissimo le permettevano solo movimenti minimi, non poteva allungare il passo….le catene la stringevano, le strangolavano la vita e le entravano profondamente nel pube, aveva le grandi labbra divise dagli anelli di ferro della catena tirata all’inverosimile… si sentiva un oggetto, ormai la sua personalità non esisteva più. Entrò nella stanza della donna che aveva incontrato il primo giorno. Uno studio foderato in pelle dei divani profondi e i tendaggi pesanti , le luci erano soffuse, sentiva il suo cuore battere all’impazzata. La stava spettando,quella splendida cinese che aveva il corpo stretto in un vestito attillato, il suo viso era marcato, messo in evidenza da un sapiente trucco che le faceva risaltare le sue fattezze orientali. Si sentii misera come davanti a una statua di una dea pagana. Si dovette mettere in ginocchio come le avevano insegnato, il suo corpo nudo con ancora qualche striatura bluastra risaltava su quei magnifici tappeti cinesi che arredavano quella stanza, nonostante tutti i patimenti subiti e le privazioni era bellissima, sembrava che le violenze che aveva subito avessero quasi accentuato la sua grazia e le sue fattezze, stava diventando una macchina per il sesso, fatta esclusivamente per dare piacere, la sua bocca aveva ricevuto lo sperma di innumerevoli cazzi e ne aveva succhiati altrettanti avidamente, figa e culo erano stati violentati piu e piu volte, ormai era capace di dare piacere stringendo i muscoli interni del suo ventre ed era altrettanto capace di farlo con il culo, tutto in lei era stato finalizzato per il sesso fatto in maniera più estrema…amava anche la frusta, provava un piacere sottile nel contorcersi sotto i colpi di rami di salice che le fischiavano segnando le gambe, era arrivata al punto di presentarsi a gambe aperte e di chiedere di essere battuta….”Padrone, la tua umile schiava per il mio padrone che ora non c’è e mi vuole educare colpisci li” , Assaporava quelle scosse elettriche di dolore che si irradiavano dal suo ventre nel suo corpo….non era più lei. La donna seduta su un ampia poltrona la fece avvicinare a quattro zampe come una cagna, …”Tira fuori la lingua e lecca, leccami le scarpe e poi passa alle mie gambe”….Come se niente fosse si apri il vestito mettendo in risalto due splendide gambe che terminavano su un monte di venere liscio come una pasca, con devozione e terrore orgiastico per la frusta leccò avidamente quel corpo, la sua lingua corse sui lucidi tacchi delle scarpe con devozione, succhio la punta, se la mise in bocca amo di fallo posticcio mentre la cinese con l’altra scarpa le sollecitava il monte di venere, si irrigidì, sentiva che le stava sopraggiungendo un orgasmo per la situazione perversa in cui si trovava. Con la mano, mentre succhiava stando in ginocchio la punta della scarpa, blocco l’altra che le ravanava il ventre e la forzo verso di lei, senti come la punta di un fallo forzare la sua figa ed ebbe un orgasmo, si piego tremando ma continuò a leccare con devozione , “ Fammi venire” si concentrò così sulla vulva della cinese che sotto le sue linguate si stava copiosamente bagnando,succhiò, titillò le sue grandi labbra per poi concentrarsi sul clitoride che sporgeva eccitato a mo di fallo, la sua padrona ebbe un orgasmo, lei con devozione proseguì succhiandola avidamente e sentendo il corpo che si contrava dal piacere , con un dito iniziò a solleticarle la rosetta scura fino ad entrare nel suo intestino, con un lento andirivieni la fece godere di nuovo fino a bere il piscio che l’orientale perdeva nelle convulsioni del piacere che le dava. Ormai era solo un oggetto, l’addestramento stava facendo effetto, rispondeva ai comandi come un animale, doveva dare solo piacere …. E ricevere piacere. “Vedo che l’addestramento sta dando buoni frutti, sei una puttana coscienziosa e stai imparando l’arte del piacere ma domani ti vengono a prendere” ……Ma a prendere per andare dove? Dove si trovava il suo padrone oppure per incontrarsi con altre persone e proseguire nel suo addestramento? O era forse stata venduta ad un altro bordello e sarebbe così scomparsa nella megalopoli. Che cos’era lei ormai; una donna sparita, la polizia l’avrebbe cercata per un po’ e poi tutto sarebbe terminato. Pensieri inquietanti, non poteva parlare lo sapeva, abbasso la testa aspettando la sua sorte….una notte insonne popolata da incubi , visioni maligne che svanirono al primo sole quando le portarono i vestiti da mettere ..non erano abiti da puttana, non che li conoscesse, li viveva praticamente nuda una lunga tunica bianca con la parte anteriore che presentava una profonda scollatura fissata alle spalle da due fermagli di stras, se si metteva in controluce il tessuto lasciava trasparire le fattezze del suo corpo…i seni ..le gambe lunghe scattanti come se si trattasse di un sottilissimo velo di nailon, le cambiarono anche l’acconciatura i suoi capelli lunghi stretti in una coda e due riccioli che le incorniciavano il viso, un trucco sapiente le rendeva ancor più verdi gli occhi. Così vestita la fecero scendere di nuovo oltre il lungo corridoio, le avevano lasciato al collo il collare ma non era tirata con il guinzaglio, che cosa stava cambiando? Il portinaio silenzioso era al suo fianco risuonavano i loro passi su quel cemento, poi oltre la porta si trovò immersa nella luce del sole …quell’auto scura…… il cuore ebbe un sobbalzo il cloc della portiera. Lo trovò finalmente la barba bianca quegli occhi ironici e quel leggero sorriso, era lui…lui la persona per la quale aveva lasciato tutto…nuova vita, vita fatta di piacere e di schiavitù si accoccolò ai suoi piedi poggiando la testa sul suo grembo…. lei la sua cagna , l’animale del suo trastullo era felice , si sentiva un’altra donna aveva vinto finalmente era con lui …corse la sua mano tra i suoi seni ebbe un brivido i capezzoli si indurirono come a un segnale, il sottile brivido, il segnale che apre le porte al piacere cadde la spallina ora lei, le sue mani sul suo corpo; febbrili, quasi a volerlo…..possesso, il suo padrone …lo voleva, voleva lui, voleva la sua verga risentire il suo profumo…….un lungo bacio un abraccio pieno di tenerezza un pianto, era felice ..
La macchina correva verso il Mandarin quell’albergo sulla baia, di nuovo la ressa le facce anonime degli inservienti gli splendidi tappeti cinesi dal blu intenso una stanza come ovattata per loro due .Corse la sua mano sul suo corpo scivolò il vestito bianco sul blu intenso del tappeto..ninfea in uno stagno …un lungo lamento quando senti la sua lingua tra le labbra umide della sua vulva per raggiungere il punto del piacere eretto come in piccolo fallo….. si amarono con passione dandosi carezze dolci come la brezza che viene al tramonto dal mare nei giorni di giugno . Due corpi uniti l’un l’altro si cavalcarono contorcendosi strofinandosi senti il suo membro farsi strada nel suo ventre….gonfiarsi ….il piacere stava arrivando…arrivava l’orgasmo …filamenti di stelle cadenti …una scossa i due corpi s’irrigidirono…la schiena inarcata le natiche sollevate dalle sue mani quelle sue parole dette sotto voce “ Inculami padrone, inculami” e lo fece, sentì il fallo farsi strada dentro di lei, il suo culo l’accolse, si aprì e lo strinse come le avevano insegnato, lei doveva dare solo piacere….passione …lussuria, ancora voglia di lui non aveva finito, esausta lo voleva corse la sua bocca sul suo ventre iniziò a succhiarlo prima baci leggeri poi furia….ancora per essere impalata divelta. Tutta la voglia tutte le speranze che aveva avuto si concentrarono in quelle poche ore…. Cedette la diga ai marosi infuriati dalla schiuma bianca…. carezze portate dal vento si dibatteva facendo fluttuare tutto attorno i suoi capelli biondi …pallida bagnata di sudore non smetteva più di godere gridando parole senza senso sotto i colpi di lui poi dopo un ultimo sussulto cadde tra le sue braccia sfinita, molle rilassata…un sonno ristoratore. Al suo risveglio ebbe un sussulto il letto era vuoto lui seduto in poltrona la guardava …bene ti aspetto, si torna in Europa, hai il passaporto sul tavolo e le valige sono pronte. Si stiracchio come una gatta …fu in ginocchio sul letto sentii nuovamente le sue mani sulla sua schiena…lo amò ancora solo con la bocca…..Poi la corsa l’isola, la dogana, i biglietti, il fremito dei motori portato al massimo…il decollo…. Lui allungò la mano nella penombra la senti vicina …siamo soli non serve andare in bagno….si strusciò su lui, si adagiò sopra le sue gambe fino a infilarsi …godette cosi poi lentamente scivolò sui suoi piedi; era lei, era la sua regina era la sua schiava il suo oggetto, cagna e puttana disposta a tutto pur di stare con lui…La hostes la guardò interdetta, una donna in pieno volo notturno tra le gambe del suo compagno, capì al volo quello che stava succedendo sorridendo con un leggero bisbiglio, fate piano gli altri dormono si sentirono come due bambini scoperti con le dita nel vaso della marmellata, ma erano felici. ” Dove siamo diretti?” voleva sapere, non sapeva neanche dove lui abitasse “ Austria, a nord. C’è un castello vicino a Graz a strapiombo sulla Sava..ci fermeremo alcuni giorni li ti voglio vedere ancora nuda passeggiare nel cortile vicino al pozzo sarai una splendida castellana, il castello è isolato saremo solo noi due poi avremo delle visite” lei quasi rincuorata chiuse gli occhi poggiando la testa sulla sua gamba e il sonno la prese…
Continua