Ora voleva quell’animale, lo voleva salvare, capiva che il mastino l’avrebbe ucciso e lei ci riuscì. Non le interessava quello che aveva detto la sua “ amica” lei quel cane lo aveva già provato anche se non lo sapeva nessuno. Riuscirono a bloccare l’incontro e finalmente furono davanti all’animale. Il padrone non ne voleva sapere di venderlo, gli uomini che erano con loro si erano attardati a guardare gli altri incontri e loro si trovarono da sole con il proprietario del cane. La stanza aveva una luce fioca, faceva caldo un caldo soffocante, il cane era su una stuoia stremato e l’uomo guardava le due donne, due magnifiche donne….Lui era piccolo, con una pancia prominente,e così iniziarono a mercanteggiare , bath, bath mac ma bath, bellissimi soldi, ma lui oltre i soldi si mangiava lei, testolina Bionda, e effettivamente lei era uno schianto. Quel vestito lungo dalle trasparenze assassine che esaltavano la fantasia degli uomini. Sotto quella seta si intravvedevano i suoi seni liberi e i capezzoli eccitati, il suo collo lungo e le gocce di sudore che scendevano nella scollatura. Lei lo capiva e lo capiva anche la maharani .L’uomo la guardava, e una volta che ebbero pattuito il prezzo chiese di testolina Bionda, lui voleva fare pam pam , guardava le due donne con aria famelica, allungò la mano verso lei……Sentì quelle dita sudaticce correre all’interno della sua scollatura. Quel volto glabro la guardava, la carnagione olivastra e la prominente pinguedine, gli occhi erano a taglio persi in quella faccia rotonda, era completamente liscio….Non capiva se aveva la testa rasata o non gli erano mai cresciuti i capelli, le faceva schifo ma voleva avere quel cane e alla svelta… E quell’uomo voleva lei, la maharani la stava osservando . Chiuse gli occhi, quelle mani …..e il piacere perverso di vendersi, per quell’uomo lei era una donna irraggiungibile. Lui avvicinò la bocca al suo collo, sentiva l’alito di Mekong….alcool solo alcool le faceva schifo, chiuse gli occhi. Sentì la sua lingua sul collo…la saliva…ma nello stesso tempo si iniziò a bagnare. Avrebbe voluto ci fosse lui e nello stesso tempo ora non avrebbe voluto, non lo capiva ma quel cane lo voleva e subito . Il vestito le scivolò sulle spalle e poi cadde al suolo come i petali di un fiore . Rimase praticamente nuda eccetto per il perizoma che indossava, i suoi seni inanellati spiccarono immediatamente e lui non sapeva che anche le sue ninfe avevano subito lo stesso servizio. Quel bacio, pià che bacio una leccata…ora le mani di quell’uomo furono sulle sue spalle, lo sguardo era calamitato dai suoi seni, sentì quelle mani fare pressione, la voleva in ginocchio, lei sapeva, sapeva che di li a un momento avrebbe succhiato il cazzo di quell’asiatico. Quell’uomo la voleva, voleva il suo corpo e i suoi buchi e nello stesso tempo doveva accettare, lo sapeva se no il cane nonostante il prezzo pattuito non lo avrebbe potuto avere . Suei mac ma ( bellissima); la maharani era in disparte e si stava godendo la scena, sapeva. Aveva capito tutto e si voleva godere l’annullamento di Testolina Bionda. La stanza era spoglia e la luce era tenue, L’animale era su una stuoia all’angolo, era coperto di tagli e di morsi, sembrava che si fosse rassegnato alla sua sorte come se capisse che la cosa per lui era stata solamente rimandata; ma lei non se n’ebbe. Le mani di quell’uomo corsero sul suo corpo quasi a saggiarne la consistenza. Era bella, dannatamente bella con quel vestito lungo e dalle trasparenze in controluce. Si stava nuovamente annullando, le sue mani corsero su quella patta di pantaloni unti e bisunti, non le interessava, ora era l’altrra, quella che lui le aveva fatto scoprire; l’altra faccia di lei che lui amava e aveva fatto venire alla luce….La cagna, la donna che amava essere riempita senza requie da cazzi e cazzi, sia in figa che in culo o in bocca. Non capiva più niente ora voleva quel cazzo e quasi con riverenza le sue mani massaggiarono quelle brache per farlo diventare duro. Lo fece diventare duro, poi bottone dopo bottone aprì la patta di quei pantaloni, infilò le dita, scostò l’elastico degli slip, con il polpastrello solleticò il perpuzio che ormai si stava ritraendo per far posto a un cazzo duro, una, due volte e poi con aria famelica lo ebbe in bocca iniziando a succhiarlo con arte. Leccate, succhiate come aveva imparato nella villa del piacere a Hong Kong; ora era solo lei e il cazzo, era decisa a farlo venire, farlo esplodere e berne il contenuto, non le interessava il sapore di urina, di sudore, lei voleva lo sperma di quell’uomo. Sensazione dopo sensazione lo sentì gonfiarsi sempre di più nella sua bocca, ad un certo punto lo sentì vibrare e poi il piacere di quell’uomo le rimbalzò sul palato. Non le interessava altro, il sapore del piacere per lei era unico. Si annullava con quell’uomo come piaceva a lui e lei lo faceva , anche per quel cane. Lo voleva a tutti i costi, voleva quell’animale con cui aveva condiviso il piacere in quel tugurio in centro america, I cazzo che aveva in bocca ormai lo stava martoriando, aveva tirato fuori anche le arti del boredello dove era stata fino a qualche giorno prima, e non voleva essere da meno. Da quella masochista viziosa che era diventata mentre faceva tutto questo la sua mano corse sul suo ventre e iniziò a stuzzicarsi con furore, dava piacere e si dava piacere , era lei la cagna…. Quell’uomo venne nella sua bocca, ma lei continuò imperterrita a succhiarlo con rabbia….Ora voleva quel cazzo nuovamente duro per il suo ventre. Lo stava aspirando, il piacere colava dai bordi delle sue labbra. L’altra donna la guardava affascinata perché sembrava fosse diventata come un’altra persona. Era lei e il cazzo, solamente loro due, quel pezzo di carne palpitante, quelle vene violacee che ora stavano riprendendo vigore. L’uomo cedette sulle ginocchia e scivolò sulla terra battuta. Le sue gambe allargate e lei in mezzo, era inginocchiata quasi come una mantide religiosa in muta preghiera. Se con una mano teneva il cazzo di quell’uomo per averlo più facilmente a portata di bocca con l’altra si stuzzicava il ventre quasi per lubrificarselo. Non le interessava altro. Alla fine quando lo sentì nuovamente duro salì sopra di lui e ci fu uno spegni candela magistrale. Lo massaggiò con i muscoli della vagina. Lo strinse, giocò con quella carne e alla fine lo fece godere come e quando voleva lei. Lui ne fu tramortito, un roco suei ( bella) ucì dalle sue labbra e le mostrò il cane con la mano. Se lo prendesse pure, una puttana del genere, la donna bianca valeva tutti i soldi che le aveva chiesto per il cane. Non voleva altro le bastava quel sesso torrido che aveva avuto con lei. E lei con un sorriso ironico da baccante ancora in preda al piacere si allargò leggermente per lasciarsi scivolare su di lui. Su quel corpo semi vestito lasciando una scia di semenza, lattice bianco attaccaticcio. Ora lo voleva imbrattare del piacere suo e di lui. Ci riuscì, si fermò a lungo sul suo viso dove strofinò il suo ventre. Si fece pulire tutta chiudendo gli occhi per assaporare quella lingua che la scandagliava, culo e figa, non le interessava, pulisse pure la rosetta scura. Poi con un movimento flessuoso si mise in piedi appoggiandosi per un momento al tavolo. L’uomo era rimasto immobile sul pavimento il servizio che le aveva fatto lo aveva letteralmente annichilito. Una volta alzata corse da quel cane, quasi l’aspettasse per una carezza. L’animale guaiva sommessamente, capiva che era una persona buona. Le leccò le mani prima di farsi prendere in braccio e essere portato fino al bagagliaio di un pik up che le aspettava. L’autista, il caldo soffocante, l’ennesima sigaretta, una donna si sedette vicino a lui mentre l’altra, lei Testolina Bionda salì sul cassone posteriore….conosceva quell’animale, era la stessa bestia che aveva conosciuto in quel tugurio del Peten, il cane che era corso con loro nella foresta. Lo stesso animale che aveva vegliato fuori dalla sua stanza nella Finka dopo il suo salvataggio quando si erano fermati ancora per qualche giorno da Don Josè