Entrarono nella sala e la presero. Lei riconobbe il cinese dallo sguardo gelido che sovrastava tutti di una testa……. Fu presa, anzi trascinata fuori, di nuovo collare e guinzaglio di nuovo quell’odore di cuoio. Trascinata nuda così fu all’aperto tra le luci delle auto, di nuovo come quella sera , si ripetevano i fatti. Non era altro che una delle tante puttane di Bangkok e la gente quasi non la degnò di uno sguardo. Fecero alcuni metri, girarono attorno al fabbricato per trovarsi in un mercato notturno. Vecchi , pezzenti, perditempo erano seduti al tavolo di uno di quei classici ristoranti sotto un tendone all’aperto, dove si sentiva l’odore dolciastro delle salse, odore di riso cotto al vapore. Luci fortissime rumore dei gruppi elettrogeni e un caldo asfissiante….Le persone presenti la guardarono e il cinese la fece salire su un tavolo. Fu messa in piedi sotto il tendone di quella specie di ristorante tra le zanzare e le farfalle notturne che andavano a morire su quelle lampade incandescenti e così ci fu l’asta…
Grida, imprecazioni, delle persone si avvicinarono a lei ed ebbero il permesso di palparla come per valutane la robustezza, i suoi seni furono pizzicati, le sue gambe subirono la stessa sorte. Mani si infilarono nei suoi buchi, lei si guardava attorno con aria smarrita ma nello stesso tempo il piacere le stava salendo si stava dilatando dal suo ventre. Si eccitava per essere in quella situazione, era una schiava a niente altro, era in vendita . E alla fine la comprarono ma l’uomo non sapeva dove la potesse avere e il cinese, con una risata mostrò il tavolo…
”E’ una puttana sporca e su questo tavolo tra gli avanzi di cibo la puoi prendere”
L’uomo si guardò attorno poi la sua bocca ebbe un sorriso, se così si poteva chiamare; denti radi arrossati dal betel e una barba rada, peli bianchi e neri su una carnagione lucida di sudore.
La camicia era aperta su un corpo magro, la carnagione era scura, sudaticcia, i pantaloni erano larghi e erano macchiati, un paio di infraditio su piedi sporchi. Puzzava…e lo si sentiva, i suoi occhi luccicavano, si pulì il mento con il dorso della mano. Una simile donna , una bianca così bella e lui se l’era comprata per…non lo sapeva neanche lui per quanto tempo, forse fino a quando non fosse venuto. Il posto non c’era, solo quel tavolo sporco. La gente lo guardava, li guardava, lei era nuda…era più alta di lui, la sua magnifica figura, i suoi seni perfetti e quelle gambe lunghe. Era li immobile sembrava aspettasse i suoi ordini e gli ordini arrivarono,
”Fammelo diventare duro, mettimi il preservativo”
Lei si inginocchiò, li davanti a tutti, aveva il corpo lucido di sudore e sporco di tutto, si vedevano chiaramente le macchie di sperma seccato sulla sua schiena e un po’ dappertutto, misto a altre macchie marrone innominabili, la schiava si dava da fare. Fu ai suoi piedi e le sue mani furono su quei pantaloni bisunti, corsero le sue dita sulla zip di quei pantaloni e la tirò giù sapeva che dietro quella zip c’era il cazzo. L’uomo non portava altro, lo ebbe in mano, puzzava ma non le interessava, quello sporco l’eccitava. La sua lingua corse su quel cazzo, prima in maniera guardinga e poi la sua bocca si aprì, usciva la pantera che era in lei, la gatta; e lo ebbe dentro tra le sue labbra . Iniziò a succhiarlo di nuovo quelle sensazioni che dal suo ventre si rincorrevano in tutto il corpo. Era li in un mercato all’aperto accucciata davanti a un uomo sporco e lurido, altre persone la guardavano, li guardavano, dopo che lei era stata in piedi su un tavolo battuta all’asta, per l’esattezza avevano battuto all’asta i suoi buchi. Il cazzo stava diventando duro, i suoi succhiotti, le sue carezze alle palle avevano avuto effetto, In bocca aveva sapore di urina e di sporco ma questo faceva parte del gioco perverso che cui M….la faceva partecipare. Ormai il cazzo era duro, le diedero un profilattico, con i denti strappò il celophan e lo ebbe in mano. Lo appoggio sulla punta dell’uccello che aveva lavato e succhiato con la sua bocca e lo srotolò sul cazzo dell’uomo ormai duro, poi lo impugno e lentamente con in mano il cazzo fu sospinta verso quel tavolo. Sporco, cibo ma ormai a lei non le interessava, ora era solo lei e quel cazzo e gli spettatori attorno a lei…come se non ci fossero. Lo voleva dentro e dentro lo ebbe. Fu presa sul tavolo brutalmente, il cazzo le entrò dentro come entrare nel burro, era fradicia, eccitata la sua figa era un lago. L’orgasmo la raggiunse subito, il corpo magro dell’asiatico fu su di lei come un ragno, la sua pelle candida fu coperta dagli stracci di quell’uomo, sentiva il suo cazzo indurirsi sempre di più dentro di lei e poi esplodere, la pressione della plastica, le sensazioni che le davano quei movimenti quasi convulsi di lui.
Chiuse gli occhi, pensò a M……..si stava riducendo così per lui, non le interessava altro anche se quel piacere perverso che provava era tutto suo, quel piacere apparteneva a lei. L’uomo si fermò, ansimava tra i suoi seni, sentiva quell’alito puzzolente alitarle addosso, lei aveva goduto e anche lui, ma a lei non bastava….L’uomo si mise in piedi, il profilattico penzolava da quel cazzo che ora si stava afflosciando, era mezzo pieno, si vedeva chiaramente il piacere di lui, se lui fu in piedi lei si tirò su seduta sul tavolo, le gambe a penzoloni, il suo corpo nudo, eretto…era una cavalla da monta, si vedevano i suoi muscoli guizzanti e il suo ventre depilato; gli anelli spiccavano in tutta la loro bellezza. Si piegò, ebbe quel cazzo in mano, l’uomo rimase interdetto ….Pugin suei mac maaa donna splendida , ma lei non badò la sua mano sfilò quel profilattico usato, lo portò all’altezza della sua bocca e se lo spremette sulla lingua……fu un ovazione, furono aperte bottiglie di Mekong e lattine di Singa Beer . Lei sentì sulla lingua il sapore che tanto le piaceva, il piacere del maschio che agognava sopra ogni altra cosa, di sottecchi guardava quelle facce congestionate, le sembrava di essere di nuovo dentro la gabbia e allora chiuse gli occhi e si distese di nuovo su quel tavolo , portò le mani sopra la testa e chiese che le sborrassero addosso, estranei…ma maschi, era uno dei suoi numeri , con le mani sopra la testa i seni spiccavano in tutta la loro bellezza e anche se era distesa rispetto alle donne del posto erano superbi, tirò su le gambe e le socchiuse in modo che si vedessero i suoi buchi, culo e figa erano arrossati e il culo aveva un aureola congestionata, ma non le interessava se quello schifo li poteva eccitare ancora di più……
Lo faceva per loro per avere il loro piacere sul suo corpo; e il piacere venne, ne fu letteralmente annegata. Fu un attimo , uomini attorno a lei in fila col cazzo fuori che se lo menavano e vedendo quella donna non serviva altro…sborra e sborra corse sul suo corpo sul suo viso sulle sue gambe. Sui suoi seni. Innaffiata, lavata e quel lattice bianco colloso si depositò su di lei che iniziò e a spalmarselo a mani larghe come se si mettesse del gesso per fare l’impronta delle sue sembianze. Godeva era persa, attorno lei uomini con i cazzi fuori, facce d’asiatico inespressive ma occhi lucidi pieni di voglia……Erano li e sentirono la voce del cinese che era in disparte, controllava, nessuno si era accorto di lui ma c’era e allora…
“Pisciatele pure addosso così la pulite la devo riportare dentro, la vuole vedere Madame Fong.”.
Le pisciarono addosso, fu innaffiata, sporcata, gocce d’urina sul suo magnifico corpo e lei come in trance continuò a spalmarsi addosso tutto quello schifo ed ebbe un orgasmo; rimase come stremata su quel tavolo, le gambe a penzoloni, non si riprendeva tanto il piacere l’aveva stravolta; fu rimessa in piedi e barcollante si diresse nuovamente verso quella casa chiusa, non vedeva niente o quasi, aveva gli occhi mezzi accecato dall’urina e la sborra, fu fatta entrare, fu in quella sala tra gli avventori che per un momento la guardarono quasi con spavento. Era uno straccio, pallida, sporca, puzzava ….camminò tra i tavoli dirigendosi verso il banco ma….” No, ti fermi qui, lei” indicando la Maharani che era li presente “ ti deve lavare” ; lei si fermò, aspettava altri ordini era una schiava e niente altro.
CONTINUA