I denti si unirono così alle lingue, bocche, mani, i suoi capezzoli furono succhiati, titillati e di nuovo mordicchiati, come per il suo ventre, le sensazioni si susseguivano a ondate e il piacere cresceva si gonfiava come i marosi che esplodono sugli scogli trascinati dal vento dalla tempesta ….sempre al limite dell’orgasmo il suo respiro si fece affannoso, i battiti del suo cuore volavano aveva bisogno di aria e nello stesso tempo voleva immergersi sempre di più in quelle sensazioni. Non capiva che cosa volesse, si sentiva bene e nello stesso tempo dominata sottomessa a quelle sensazioni, era una cosa, un oggetto, il suo corpo fluttuava come in un mare denso e oleoso Le scosse si susseguivano elle scosse, fitte di piacere si irradiavano dal suo ventre per giungerle in testa quasi come fuochi d’artificio, sognava cazzi immensi che la lavavano con il loro liquido bianco, rivedeva la folle Susy mentre faceva impazzire lo stallone nella stalla, l’odore della bestia, il suo corpo sudato che balza sull’animale. Le sue setole che le accarezzano le grandi labbra del suo ventre in un parossismo di piacere, a questo punto i suoi pensieri si confondono, rivede il cazzo di lui di M… rivede il cazzo della bestia non ricorda neanche più quale dei due abbia succhiato avidamente , uomo o animale solo la carne calda e pulsante che le entrava in bocca giù fino in gola quasi a soffocarla . Lui fermo che la guarda mentre con la sua bocca succhia lo stallone o era il suo cazzo che succhiava mentre lo stallone sollecitato dalla folle Susy li guardava eccitandosi perché l’aria era pregna dell’odore di femmina in calore . Il piacere, il brodo di sperma di lui che le rendeva lucido l’interno delle sue cosce. Alto, basso non esistevano più, solo le sensazioni…era diventata un puro oggetto che riceveva piacere. Lentamente il suo culo fu forzato , presa e investita da ogni lato non smise di urlare, l’orgasmo stava arrivando le stava esplodendo in testa , le contrazioni del suo ventre arrivarono al parossismo, voleva essere riempita e riempita, sentire dentro di lei un cazzo enorme che so gonfia fino ad esplodere e inondarla tutta ; voleva il suo cazzo, lo chiamò per nome quasi rantolando..M…. ….Non poteva muoversi ne fuggire per avere un po’ di tregua, solo rimanere li preda del suo piacere che si trasformava a tratti in sofferenza. Orgasmi che si succedevano quasi in un ritmo infernale. il suo corpo reagiva come alle scosse elettriche , qualunque cosa la toccasse le faceva provare piacere in una vertigine impossibile. Svenne si immerse in quel mare denso mare oleoso che l’assorbiva come una ameba. Si riprese con un lento massaggio pizzicorii lievi che si facevano via via sempre più intensi, non provava dolore ma provava un senso di irrigidimento. Come contratta cercò di rimanere calma per assaporare meglio quelle nuove sensazioni, quel massaggio lentamente la riportava al parossismo di prima, di nuovo il mare di piacere si stava gonfiando nel suo ventre e nella sua testa senti due punture sulle ninfe e una lava calda la invase era come se fosse diventata un buco, una voragine da riempire con acqua cristallina …sperma oleoso piacere di lui, essere animale da monta, solo quello, cazzi inverosimili si impadronirono del suo corpo, fu nuovamente allargata: figa e culo, i suoi buchi urlarono per la lussuria ….di chi era preda, uomini, bestie, vibratori…non lo sapeva svenne di nuovo , non seppe mai quanto tempo rimase in quello stato di dormiveglia, senza forze solo felicità e rilassamento totale, ombre visioni si prodigarono attorno a lei era come se fosse diventata il centro dell’universo , assorbiva tutto.
Finalmente ritemprata da un beveraggio fresco ritornò sulla terra, si ritrovò in un salottino azzurro con al sua amica Susy, pallida e stravolta, si vedeva che aveva goduto e goduto e la sua lussuria, sete di piacere era stata appagata . Si guardò anche lei allo specchio e vide i due cerchietti in oro che le ornavano le ninfe della sua vulva, quasi un marchio ma ne era fiera, il suo ultimo ricordo….li avrebbe tolti ma i buchi sarebbero rimasti…….microscopici buchi che nessun altro avrebbe potuto vedere, gli animali si inanellano lei era considerata tale da lui M…., era sua proprietà, se n’era andata ma lo sapeva rimaneva l’oggetto del suo piacere, schiava , padrona in un rapporto strano che non capiva neanche lei, voleva essere sottomessa a lui ma voleva fuggire e stava fuggendo .Lasciarono la villa per ritornare nell’appartamento di Susy. Erano state in quella villa per due giorni, avevano avuto due giorni di orgasmi, avevano perso la cognizione del tempo. Rientrate si addormentarono di schianto come stremate ,il letto alla turca accolse i loro corpi e il sonno ebbe su di loro il sopravvento sognò ancora, voleva lui, non sapeva come fare….amò Susy in un rapporto di complicità . Le lancette dell’orologio continuarono la loro marcia inesorabili e lo squillo di una sveglia la fece ritornare alla realtà.
Baciò appassionatamente la sua amica, per quello che avevano passato assieme per quella lussuria di non ritorno che avevano provato assieme. Si eccitava ancora vedendola masturbare lo stallone completamente nuda mentre gli altri invitati attorno a lei la incitavano nel dare piacere all’animale si pensò di nuovo nuda mentre le setole della mantello le solleticavano le grandi labbra e l’ orgasmo che ne seguì. Quel senso di sporco e di piacere nel raggiungere i propri limiti e superarli , sporca sudata farsi prendere da lui sulla paglia della stalla…cagna in calore.
Tutto era finito, non ci furono parole in auto, nel tragitto per l’aeroporto, la campagna ormai stava assumendo i colori autunnali. Uscita d’imbarco, il servus dell’inserviente, il cloc delle porte, lentamente airbus iniziò a rullare sulla pista, i motori andarono al massimo ..questa fu la partenza, la sua amica guardò l’aereo sulla pista staccarsi e farsi sempre più piccolo. In volo nel dormiveglia ricordò la follia che aveva fatto nel tratto Bangkok Hong Kong, sentii di nuovo quel pizzicorio strano. La sua voglia …la mano corse tra le gambe , il sedile era abbassato, con la coperta distesa sopra di lei, le sue mani, lentamente, e poi via via le sue dita iniziarono ad accarezzare il suo corpo, sentii dove finiva la calza …la pelle morbida della sua figa , i due cerchietti che la incorniciavano che lui le aveva fatto mettere e che la rendevano sua proprietà. Quando se li era visti allo specchio si era sentita vacca, per un momento si pensò anche con un anello al naso , vacca per il trastullo del suo padrone doveva girare tirata per l’anello, quasi animale da sacrificio, da sacrificare al suo cazzo, sacrificare a lui. Non sapeva se quel sentimento fosse stato amore , non capiva più niente, l’orgasmo la travolse con questi pensieri, visioni di sesso e violenza, del suo cazzo che avrebbe voluto avere dentro di se , poi lentamente il torpore e il sonno le fecero chiudere gli occhi.
Fu a casa, festeggiata, ritrovata , gli amici, domande impertinenti, lo stesso accadde sul lavoro, la sua vita stava riprendendo sui soliti binari. La sveglia della mattina, la colazione tutta assonnata, vedere il suo compagno bere il caffè con lei , che la guardava ancora con aria perplessa, era mancata per mesi e mesi e non se la sentiva di parlare e di raccontare quello che aveva fatto e passato, non lo avrebbe potuto …poi il bus della mattina e il lavoro…questa era la vita ma……..Era felice? Non lo sapeva neanche lei, riprese a portare scarpe mezzi tacco e non più tacchi altissimi, quelli delle troie come il suo lui le chiamava. I suoi soliti vestiti con le camicette leggermente scollate. Il suo lui la causa di tutto la dava a quel magnifico Bubu quasi trasparente che si era portata dietro per la gita in Asia con i loro amici. Da li lui diceva erano iniziate tutte le sue peripezie…lo diceva sempre aveva quel dubbio, la notte in cui era scomparsa a Bangkok…..aveva ragione ma neanche minimamente sapeva del piacere che lei aveva assaporato….poi le partite a calcetto con gli amici, non si trovava più in quell’ambiente di casa. I giorni passavano ma qualcosa le mancava . La voglia, la voglia di farlo in maniera folle, dove capitava e non in quella solita posa da missionario ….Un giorno girando mentre usciva da un negozio incrociò Susy la folle. Un tuffo al cuore, le sorrise…..si riconobbero subito ….quattro parole i convenevoli di rito. Poi la richiesta le uscì inaspettata:
“dov’è” ?
Un lampo passò negli occhi della sua amica e un sorriso sornione,
“ Al Cellini, partirà tra due giorni per l’Asia…..”
Poi si lasciarono, quando fu sola nel suo appartamento chiuse per un momento gli occhi. Rivide le follie che aveva fatto con lui, lussuria allo stato puro, il caldo di Bangkok, i bordelli di quella città poi via via , l’addestramento, il piacere del dolore e nell’essere maltrattata, essere in balia di maschi infoiati che la prendono in ogni buco e lei non può fare niente, appesa come un pezzo di carne al macello per essere colpita dallo scudiscio, le gambe lunghe della cinese che aveva dovuto accarezzare appassionatamente come una fida cagnetta …quel ventre completamente depilato che le zampillava in faccia e lei beveva tutto appassionatamente senza perdere una goccia…. il castello i torbidi amplessi coperta di sangue ….la bestia che nitriva , il piacere dello sporco nel sentirsi puro animale da monta. Il collare le era capitato in mano riordinando; una striscia nera di cuoio ormai indurita. Se lo mise la collo si guardò allo specchio. Vedeva una donna che aveva voglia. Si rivide al guinzaglio portata in giardino ad espletare i bisogni quella sera appena arrivata nella villa dell’addestramento …trattata come una cagna …e cagna si sentiva non capiva che cosa le stesse succedendo …un altro mondo si era aperto ai suoi occhi e ai suoi sensi …qualche cosa di diverso…… Un basta furibondo detto con rabbia. Si continuava a guardare allo specchio…vedeva un’altra persona non era lei. Non poteva essere lei con quei pensieri e ricordi che le balenavano nella sua mente .Ora era chiaro, l’attimo come a Hong Kong quando l’auto nera si era accostata , la ressa, lei staccata dal gruppo, quella portiera che si apriva e lei che entrava di corsa…il taglio con tutto: la sua decisione…..lui con il suo sorriso sornione …si era spogliata in macchina, nuda sul sedile …le luci dei fari che la illuminavano….…aveva goduto sul suo cazzo, un amplesso furibondo. Corse in camera spogliandosi, via i vestiti, fu nuda, si guardò allo specchio, vide una bella donna che aveva voglia e voleva ancora vivere . Dal cassetto prese le autoreggenti e da un angolo recondito i due cerchietti in oro, si sedette sul letto, tirò le calze per non attorcigliarle attorno alla gamba, la modellarono, stavano ancora in maniera perfetta…poi fu la volta degli anelli, si tirò le grandi labbra cercando la cicatrice del buchetto, era minuscola ma c’era…..con un po’ di fatica li infilò, una leggera fitta di dolore ma non ci fece caso, prima uno poi l’altro….bardata con quei due anelli si sentiva un animale ma questo le piaceva, un piacere sottile la stava prendendo ….. le scarpe con il tacco più alto che avesse, fu in piedi, si guardò attorno, autoreggenti, anelli alla figa si guardò nuovamente allo specchio fece per vestirsi ma poi ci ripensò, voleva lasciare tutto …prese lo spolverino e lo indossò, era semitrasparente, osservando bene si vedeva che era nuda ma ormai non le interessava minimamente. Poi giù di corsa le scale lasciando la porta socchiusa , di quella casa non le riguardava più niente. In autobus tutti la guardavano si vedeva che era nuda , forse una puttana …non ci fece caso seduta con le gambe dischiuse come le avevano insegnato nella casa di madame Fong…l’attaccatura delle calze lasciava posto alla pelle chiara delle cosce …era al centro si sentiva cagna gli uomini la occhieggiavano e si facevano sorrisi strani…….. arrivò finalmente aveva il cuore in tumulto come l’avrebbe accolta?
Chiese di lui alla reception, “ Si signora il signor M…..è in camera, stanza 77 al secondo piano lo devo avvertire?” “Non serve” , era lanciata sul piatto della bilancia era stato messo tutto corse al secondo piano, stanza 75,76. …..77 eccola . La sua mano bussò a quella porta, senti dei passi e poi si aprì, si era lui, lui il suo padrone, non era cambiato in quei mesi . Stando sulla porta le sue parole. “Sono qui, sono la tua cagna non ce la faccio a stare senza di te”
Lui le sorrise, entra, tra due giorni partiremo per Hong Kong tu mi aspetterai da madame Fong …la porta si chiuse.

si può continuare c’è una magnifica gabbia……