Era entrata nuda nella casa del piacere, in quella villa massiccia sulle dolci colline Wiennesi. Era scesa vestita di sole scarpe dall’auto con il suo collare . Ora stava uscendo da quella casa dopo essersi ritemprata con un bagno ristoratore e un lungo massaggio. Le avevano fatto trovare uno splendido vestito rosso fuoco fatto di maglina che cadeva sul suo corpo mettendole in risalto le forme; ai piedi portava un paio di stivali aderenti che le arrivavano a mezza coscia , e quei pochi centimetri di pelle libera tra gli stivali e il vestito erano una festa per gli occhi di qualunque uomo..L’aspettava la sua auto, non c’era autista, non c’era neanche lui. Le aveva lasciato un biglietto, doveva andare al castello doveva prendere delle carte per portargliele e doveva fare gli onori di casa con la fida Isolde a un gruppo di turisti Italiani che sarebbe passato di li. C’erano anche i biglietti per l’aereo , sarebbe volata a Bangkok dove tutto era iniziato per incontrarlo. L’aria era fresca in quell’inizio di autunno. Il titolare della casa la salutò cordialmente dicendole che per qualunque cosa e in qualunque momento era a sua disposizione, il Thaipan M……era una persona di tutto rispetto. Rimase interdetta: di quell’uomo nonostante il tempo passato assieme non sapeva quasi niente ma la continuava ad affascinare.
Fu in auto, il ronzio del motore e lo scricchiolio dei pneumatici sul ghiaino di quel viale di entrata e poi via, l’autostrada che attraversa la pianura per poi inerpicarsi sul Semmering . Correva, aveva voglia di arrivare. Le gomme del grosso suv mordevano l’asfalto quasi trangugiandolo . Fece un’unica fermata in una stazione di servizio e li ……c’era un pulman di turisti italiani della sua stessa città . Sentì la sua lingua, andavano a Graz come ultima fermata , avrebbero visto un castello , classica residenza di ex nobili dell’impero ora trasformato in azienda agricola, c’erano degli affreschi da vedere e una piccola cappella del 1200, capì che era il suo. Ma non se ne dette pena, ormai passava per una del posto. Il completo, la sua testa che era ritornata al suo colore naturale di bionda. Entrò nell’auto grill, lasciando che facessero il pieno alla macchina ; li tra la ressa si sentì chiamare. Dio, il suo ex con tanto di compagna lo vide dal riflesso dello specchio al bancone mentre lei si gustava un capuccino. Rimase immobile, fece finta di niente, le venne in mente……..il rito del sabato, la pizza con gli amici, le strimpellate con la chitarra e quelle odiose partite a calcetto. Si baciarono sulle guance , baciò anche la donna che e era con lui, che poi ben conosceva, era una sua ex amica……si sentì guardare con odio, lo stesso odio che aveva provato lei quella sera nel locale di Città de Guatemala. Ma tutto finì li, quattro parole, poi lei corse via, aveva fretta , tutti la guardavano con quel suo splendido completo firmato Krizia che indossava. Pagò il pieno, e poi si accorse che il ragazzo della pompa aspettava che salisse in macchina per guardarle le gambe…..” Bene” pensò tra se e se e allora girandosi si piegò apposta per vedere una cosa tra i sedili, a quel punto sapeva che il vestito sarebbe risalito mostrando il suo fondo schiena , vestita solo di quel micro perizoma che portava . Il suo mandolino era splendido, forse la rosetta scura che spiccava era ancora un po’ arrossata. Le erano entrati dentro con le mani giunte e l’avevano aperta, ebbe un brivido a quel pensiero e si sentì bagnare……. Vide il ragazzo diventare rosso lo vedeva perfettamente nello specchietto, e poi con un movimento lento di sedette mostrando abbondantemente le cosce fin quasi all’attaccatura del suo ventre . Sorrideva in maniera sorniona, sicuramente il ragazzo sarebbe corso in bagno a farsi una sega galattica,…..aveva fatto una buona azione .
Doveva arrivare , aveva fretta….finalmente trovò la strada, , lo sterrato, la valletta e il castello fu davanti a lei . La Sava placida scorreva in fondo alla valle ….colpi di clacson….la fida Isolde le se fece incontro e iniziò a parlare fitto fitto in quell’orribile lingua alla quale non si era ancora abituata. Poi era austriaco, almeno con lui parlava un tedesco di Hannover abbastanza comprensibile…ci fu un bitte langsam so ich…… (piano per favore così io……) La donna le sorrise e iniziò a scandire le parole. I bagagli erano già pronti e dopo la visita dei turisti lei e suo marito l’avrebbero accompagnata all’aeroporto di Graz per farla partire….Era felice, contava ormai le ore che la separavano da lui ……..Ora era scesa la sera , era sola in quella grande sala, c’era un leggero tepore, avevano apparecchiato solo per lei, era sola la sua “ amica” Susy era scomparsa dovevano essere assieme, invece…….Pensò a lui, al suo cazzo a come lo amava , ripensò alla gabbia di Hong Kong e a quello che era successo nella casa di piacere di Wienna. Ora si vedeva dal di fuori, come fosse stata tra il pubblico . Stravolta di goduria dopo aver martoriato lo schiavo sporca di tutto , del suo piacere e di quello che le aveva tolto dal culo e che se lo era strofinato addosso per sentirsi più cagna……. Lo aveva strofinato anche a lui, lo spegni candela….era riuscita a massaggiargli il cazzo con i suoi muscoli interni, lo aveva masturbato senza usare le mani, e quel cazzo si era gonfiato, era diventato grosso, lo aveva letteralmente usato come un vibratore. L’uomo era ridotto a un manichino il cui compito era solo di dare piacere , faceva tutto lei……Aveva chiuso gli occhi toccandosi le tette, assaporando quella carne nel suo ventre. Dalla sua bocca socchiusa le colavano ancora i filamenti bianchi e appiccicosi del piacere che gli aveva succhiato in precedenza …..Ne voleva ancora, era una cagna in calore, si sentiva un buco in presenza di tutte quelle persone ma le piaceva. Godeva così, avrebbe potuto smettere ma in quel momento non le interessava niente voleva far godere quel cazzo dentro di lei che aveva portato al limite per il suo piacere. E lo sentì esplodere, vibrava, sapeva che lo stava spremendo e fece uscire tutto quello che l’uomo sotto di lei aveva in corpo. Oltre alla sborra che lei tanto amava, si accorse che l’uomo le stava letteralmente pisciando nella vagina da tanto lo spremeva e lo faceva godere era come se lo avesse in pugno. Letteralmente ubriaco di piacere quasi non reagiva, aveva gli occhi chiusi. Lei allora si fermò un attimo, piantò le sue mani sulle sue spalle e si tirò in avanti, lentamente…..si sfilava da quel cazzo lasciando una scia sul corpo di lui, piscio e sborra, il suo ventre ne era pieno e ora si svuotava lentamente strusciandosi sul corpo dell’uomo. La sua scivolata finì sul volto di lui e li si svuotò completamente lasciando una maschera bianca e di altro colore indefinito, poi non paga benché esausta era ancora eccitata, e allora si abbassò su quel viso e iniziò a leccarlo, leccava sborra e piscio ma era felice per come si era ridotta il suo masochismo trionfava, che la riprendessero così che lui M….potesse vedere quanto era troia la sua donna……Poi, poi i tacchi a spillo di Susy quando era ritornata su quel palco fatto di fredde piastrelle per permettere la pulizia di tutti quei fluidi corporei che uscivano dai buchi degli “ attori “ . La sua voce gridava al pubblico..
“ Ecco il regalo per aver fatto godere lo schiavo.”
Quattro maschi nudi pronti a prenderla e la presero…..lei era seduta su quel pavimento, sporca e stanca…fu circondata da cazzi …..costretta, loro entravano e uscivano dalla sua bocca , succhiava, sputava, ingurgitava senza requie, anche due ella volta quasi volerle slogare le mandibole. Era in balia di quei quattro che poi la presero a turno, alla missionaria, entravano brutalmente in lei la chiavavano; eccitati com’erano bastavano pochi colpi, godevano subito, godeva anche lei per quella torbida situazione li in pubblico. La girarono, la misero in ginocchio e un piede le fu sopra il collo costringendo il suo viso sul pavimento mentre gli altri tre le trapanavano il culo , si sentì oltraggiata, sfondata . Venne di nuovo con i suoi muscoli cercava di rallentare i colpi che riceveva…. Poi venne la sborra….tanta sborra ……..letteralmente glie l’iniettarono dentro, spandeva, se la fece anche addosso e dal suo culo uscì ancora merda, sentiva che le colava lungo le gambe assieme al piacere dei maschi che non riusciva più a trattenere nelle sue viscere….poi fu l’ultimo, il peggiore….unì le sue mani in muta preghiera e con un colpo secco le entrò dentro fino ai polsi, fu divelta aperta squartata ricevette come una scossa dolore e piacere, quasi svenne. Si ritrovò seduta, un dolore al suo ventre ma i cazzi le furono di nuovo addosso, succhiò ancora come presa dal parossismo, erano sporchi di tutto ma non le interessava e mentre lo faceva seduta in quella pozzanghera fatta di tutto la sua mano si martoriava il ventre, le sue dita entravano dentro e si pizzicava il bottoncino che ormai era violaceo….Vennero sul suo viso, la sua faccia fu una maschera bianca. Occhi, guance, capelli, in ogni dove…….Aprì la bocca coperta da quelle ragnatele bianche e la sua frase…..
”Sono un cesso pisciate pure”
…..Rimase così con la bocca aperta mentre zampilli gialli le centravano la faccia e finivano in bocca….tossiva sputava, inghiottiva, come impazzita mentre le sue mani correvano sul suo corpo come per lavarsi con il piscio………La lasciarono così mentre le luci si spegnevamo . Questi erano i pensieri che aveva mentre era sola in quella grande sala. Isolde le chiese il permesso di ritirarsi , lei le rispose di si ma che sarebbe uscita a fare una passeggiata nel parco e che la cena era stata squisita, la donna le sorrise e si eclissò. Lei era sola, vestita di un paio di Jens e una maglietta in cui sarebbe stata dentro almeno quattro volte tanto era larga, le usciva una spalla e ai piedi portava ciabatte infradito , era proprio una ragazzina……..scese in cortile, intorno le luci soffuse dalle balconate, guardò il pozzo e sorrise, si ricordò la chiavata …..fu sotto la torre maestra e uscì dalla porta piccola. Sentì l’aria della notte, in cielo stelle …..non c’era la luna ma la notte era luminosa, ….il parco era scuro, ma lei proseguì fino alle stalle, ormai sapeva quello che voleva…..lo stallone era la….e anche se sola…….lo doveva avere. I pensieri di prima l’avevano eccitata , si sentiva bagnata, era bagnata aveva voglia, ……..Fu giù nel viottolo e fu davanti alle stalle, entrò dentro, un odore strano, sentiva la presenza degli animali…….accese le luci in fondo c’erano i box dei cavalli e anche quel magnifico stallone non era berbero ma era alto e possente era inglese . Fu dentro il suo box, l’animale era immobile, ….corse la sua mano sul suo mantello bisbigliandogli parole dolci…..sotto il suo palmo sentiva le setole dure, fu sulla criniera ….si ricordò che lo aveva cavalcato a pelo , quelle sensazioni indicibili al suo ventre. L’animale sembrava capisse……Lo toccò ancora e poi si spogliò……..rimase nuda…. l’eccitazione saliva, i suoi capezzoli si indurirono. Si strofinava sul pelo del cavallo, sentiva il mantello, quel pizzicorio……., scorrevano gli anelli e brillavano, le sensazioni si ingigantivano….Non era più lei, la bella e la bestia, la baccante che cerca il cazzo, solo quello ormai, lei era scomparsa , rimaneva solo la ricerca del piacere e il gusto di essere posseduta, sventrata da un cazzo simile, non se ne dava pace, si accorse che non sarebbe arrivata, andò a prendere una balla di fieno, almeno avrebbe avuto un punto di appoggio, girava nuda per la stalla non se ne sconfinferava minimamente ormai era partita, la mise sotto il cavallo. Era li, era eccitata, si acquattò sotto quel ventre, lo accarezzò e le sue mani corsero verso la guaina che conteneva il cazzo. Lo voleva, lo voleva far uscire per impugnarlo, carezze sapienti, un odore pungente, urina , tanfo di merda aleggiava in quella stalla, anche se pulita a terra c’erano escrementi e lei scalza li aveva pestati, non le interessava minimamente lo voleva lo desiderava, quel cazzo doveva essere suo
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