Aprì le gambe illuminata da un faro di scena spiccava sui tacchi altissimi, il laccetto attorno alla caviglia la rendeva le gambe ancora più sottili , le calze nere che portava aderirono di più all’interno delle sue cosce , spiccò il rinforzo nero della fine della calza sul candore della sua pelle , tremava , aveva paura e nello stesso tempo si piaceva, era eccitata, spinse leggermente il corpo all’indietro facendo vedere la rosetta scura , infilò un dito con aria lasciva, una scarica di lampi di flasch esplose fin quasi ad abbagliarla …..proseguì con il dito ancora per un momento poi se lo tolse portandoselo alla bocca ….se lo fece passare sulla lingua…..la faceva sporgere in maniera volgare dalle sue labbra ….poi lo succhiò come un gelato, o come un cazzo mimando un pompino furibondo , follatrice regale, Betsabea che fa impazzire il suo Rè , stava uscendo la femmina calda e vogliosa ….Lesbia, et glubit romolo nepotes …era li per il pubblico e il pubblico stava andando in visibilio. Mimava con quel dito un amplesso alla sua bocca, prima ne infilò uno, poi due , poi tre dita assieme che la costrinsero a spalancarla al massimo….fauci dove sarebbe stato aspirato qualunque cazzo anche quello di un cavallo . Madame Fong guardava la scena attraverso un monitor in una saletta riservata, su altri schermi l’interno delle camere e altre sale del locale, tra se e se “ ci sa fare , è una femmina nata per dare piacere , quello che le abbiamo insegnato e le ha fatto fare M…l’hanno resa perfetta, è una macchina per la lussuria fatta per eccitare. M….sa scegliere bene le sue donne…..” Lo spettacolo intanto continuava, le sue dita scesero lungo il mento, giocarono per un momento con il collare pesante che indossava e che la rendeva schiava da bordello….poi se le fece scorrere sui seni, questa volta usando anche l’altra mano, se li strinse a coppa facendoli risaltare e mettendo in evidenza i due cerchietti in oro , li spinse verso l’alto cercando di raggiungerli con la lingua. Il pubblico la guardava affascinato nella sala era sceso un innato silenzio. Poi lentamente con le dita corse sui capezzoli, un massaggio lieve , tirò leggermente gli anelli, le punte si allungarono, chiuse gli occhi per il dolore , davanti a lei il pubblico, ma a lei non interessava, voleva soffrire , si sentiva umiliata, cagna e nello stesso tempo si detestava perché sentiva arrivare l’orgasmo, era fradicia, la sua ciprigna che colava dalla sua figa aveva ormai reso il sedile della sedia tutto appiccicoso, . Dopo essersi toccata e accarezzata le tette le sue mani scesero lungo il bustino di pelle, che le strangolava la vita, centimetro dopo centimetro fino alla sua fine, ormai era li a gambe aperte , si accarezzò l’interno delle cosce, poi con estrema naturalezza prese gli anelli che le ornavano le grandi labbra e li tirò verso l’esterno guardando il buio della sala. Non poteva vedere gli spettatori , lei non poteva vederli perché abbagliata dai riflettori, ma sapeva che c’erano e percepiva la loro voglia , erano infoiati. Li aveva ai suoi piedi , li dominava con la sua lussuria . Si aprì le grandi labbra tirando gli anelli, queste spiccarono per il lucido che gli avevano messo per farle risaltare …un rosso cupo, un buco per il piacere, , continuò nel silenzio, si piantò i due indici nella fica e si allargò ancora di più. Ora era un buco, e si sentiva tale, uno svuotatoio di cazzi, si piegò di più all’indietro per mostrarsi così completamente aperta per il piacere dei maschi presenti ma soprattutto per il suo, per la sua vena di esibizionismo innata che le faceva amare lo sporco , l’orgasmo stava arrivando furibondo con tutta la sua forza , centimetro dopo centimetro iniziò a passarsi le dita tra le grandi labbra, una, due volte, poi tre in maniera leggera per poi ogni tanto infilarsi una falange e far sentire lo sciacquettio del bagnato. Tutti avevano capito che era eccitata e che non fingeva era una schiava vera che amava quelle situazioni . Era aperta, esposta a tutti quegli sguardi, poi si soffermò con il polpastrello sul suo clitoride ormai completamente scappucciato come un piccolo cazzo,e li a quel punto le esplose il piacere , urlò il suo ventre, adrenalina a mille correva nella sua testa,i suoi occhi si rovesciarono, lampi, colori, si arrossò il collo e il suo petto un urlo le uscì dalla gola, le dita si piantarono nella sua fica, dita fameliche , una, due, quattro, si sfondò con la mano fino al polso, si contorse girandosi sulla pancia tirando su le gambe a rana in posizione fetale, si mostrò così al pubblico con la mano che scompariva nel suo ventre , si pisciò, cagò addosso nelle convulsioni dell’orgasmo….agitò il culo quasi con parossismo, nella sua mente vedeva lui mentre la chiavava, il suo cazzo per sfondarla, lo voleva, voleva il cazzo di lui, con voce roca nei lampi dell’orgasmo si bisbigliò il suo nome ….dove sei M….sto soffrendo per te sono diventata una cagna per te, sono la tua schiava, sono disposta a tutto, fammi impalare, squartare , aprire ma voglio te, mi sei entrato dentro, non devi scomparire, ritorna..…….Saliva attorno alle sue labbra, le usciva dalla bocca, un filo di bava. Era sfatta, esausta, ritratto della lussuria e del piacere . Stette alcuni minuti immobile mentre i lampi dei fotografi la tormentavano. Il respiro era ancora affannoso, era prostrata ma non era ancora finita, le tirarono fra le sbarre un vibratore , un simulacro di lattice copia perfetta di un cazzo , mosse la testa per guardarlo, aveva la bocca socchiusa, si estrasse la mano lucida di piacere dalla figa provocando un flaccido rumore di risucchio e lentamente assieme all’altra mano quasi in muta preghiera le avvicinò per prenderlo, esausta, immonda nel suo brodo di piscio ed escrementi. Era ormai infoiata, le ondate di piacere si susseguivano nel suo ventre, in testa, il suo corpo era tutto arrossato, aveva un respiro affannoso, le sue mani così si allungarono verso il simulacro e lo prese. Era un dildo possente, la sua eccitazione crebbe ancora di più non sapeva se neanche se se lo fosse riuscito ad infilare completamente tanto era grosso, quasi come quello di un animale, ricordò Susy mentre masturbava il cavallo , non era cosi ma le sue proporzioni erano impressionanti…fatto per culi e fiche sfondate dall’uso, quando i clienti non sentono più il ventre delle puttane tanto sono usate e allora per sommo spregio per eccitarsi le fanno impalare, lei non era una troia, ma la volevano aperta volevano vedere fino a che punto il suo masochismo l’avrebbe portata unito sua voglia perversa di farsi riempire, il banditore aveva esaltato le sue doti, era una donna bianca una schiava del sesso che non lo faceva per soldi ma esclusivamente per appagare il suo vizio. Lentamente si mise in ginocchio guardando dalla parte del pubblico, lo succhio con arte e lo infilò in bocca il più profondamente possibile fin quasi a vomitare . Estrasse così il simulacro del cazzo lucido di saliva e così lubrificato se lo piantò nel ventre, non le interessava ormai quanto fosse grosso ma lo voleva dentro……. e fu dentro, la sua fessura come una bocca avida iniziò ad allargarsi simile alle fauci di un serpente, si dilatò all’inverosimile attorno a quel cilindro posticcio, continuò, lo voleva dentro sii voleva aprire voleva vedere fino a che punto fosse stata capace di darsi piacere in quella maniera e che razza di cazzi sarebbe riuscita a prendere ..M….con il suo sorriso sornione le aveva detto che la voleva vedere un giorno al posto della Susy pronta ad eccitare un animale e che lo stallone che viveva nel castello per lei sarebbe stato perfetto, il pubblico la guardava in preda all’eccitazione si rovesciò sul fianco con scosse che le partivano dal ventre , se lo continuava a tenere infisso con tutte e due le mani, iniziò a stantufarsi, prima lentamente sentiva le sensazioni trasmesse dalla sua figa al cervello, lampi poi via via i movimenti si fecero convulsi, sempre più forte , sempre più veloce, sempre più a fondo con rabbia con quasi disperazione, era una schiava, era li in una gabbia, si stava aprendo per un pubblico di maschi che stavano sbavando, come una pazza ormai era aperta, divelta , il pubblico applaudiva mentre lei muggiva, gridava continuando ad impalarsi . La cinese che l’aveva accompagnata sul palco da sotto la guardava affascinata, ricordava la sua lingua, come le aveva succhiato il monte di venere, come aveva diligentemente bevuto il suo piscio da animale addestrato in maniera perfetta, ma li non c’era addestramento che servisse ormai l’allieva aveva superato la maestra poteva dare lezioni a tutte le puttane del bordello , esperienza nel dare piacere nel far crescere la voglia, quella donna l’aveva innata, le sarebbe piaciuto averla ancora a sua disposizione e farle di nuovo usare la lingua, senza farsi notare dai presenti accavallò in maniera stretta le gambe e lentamente guardandola li nuda sul palco in preda all’orgasmo si strofinò le ninfe fino a venire, una schiava così se lo meritava. Dal pubblico una voce, fak you e le tirarono un altro cazzo da mettersi nel culo, lei lo prese quasi in trance, aveva le gambe aperte il dildo massiccio le sporgeva fuori, ansimava , gocce di sudore le scendevano lungo il corpo andando a rendere più lucida la pelle del bustino che portava, non ce la faceva più, ricordò le parole della cinese, fino a che tu sarai qua farai tutto quello che ti sarà richiesto, sei una schiava e niente altro . Era vero non era altro che un corpo da riempire, da farcire e da far esplodere di piacere, sarebbe stato il piacere delle persone che la guardavano ormai il suo piacere si stava tramutando in sofferenza doveva riprendersi non aveva le forze di continuare. Sapeva dove voleva che lo mettesse quella voce, se lo doveva infilare nel culo. Aveva già la figa dilatata al massimo dal primo vibratore, ora mettendosi l’altro sarebbe stata oscenamente piena per il piacere di quel pubblico di viziosi infoiati. Vedevano in lei solo l’oggetto dei loro desideri, lei non era più una donna ma un buco da riempire.
CONTINUA