Anche M… giunse a destinazione. Il DC 10 della Iberia, la compagnia Spagnola su cui volava, dopo aver fatto scalo a Santo Domingo fece l’ultimo balzo sopra il mar dei Caraibi e finalmente dopo alcune ore di volo giunse a destinazione. Caldo, non l’afa opprimente dell’Asia. Ma li si stava proprio bene . Le solite formalità dell’arrivo, oltre le transenne vide Don Josè che lo era venuto a prendere. Ci furono calorosi saluti e i due si misero a parlare in spagnolo. Saliti in auto, stando dietro riguardarono il programma che si era dato , tutto era pronto per l’indomani quando lo sarebbe venuto a prendere per visitare gli allevamenti, la cosa era stata programmata bene e non ci sarebbero stati contrattempi era contento. Durante il tragitto tra le carte spiccò il termine di lingua Vho che aveva sentito e scritto per non scordarlo; lo mostrò al suo interlocutore che se anche spagnolo conosceva quella lingua,
“ Vuol dire donna da sacrificare, più che donna dea da sacrificare”
Continuando a parlare , Josè gli disse che di li a poco ci sarebbe stata una festa dedicata a una dea Maia, quella della fecondità delle nascite, la dea Chihucotal: un nome incomprensibile, la festa era stata presa dai cristiani e fatta cadere sotto una ricorrenza della Madonna della Guadalupe, ma la base stava li, era il rito del serpente piumato che dava origine all’universo, ma perché glie lo chiedeva…..M.. gli disse quello che aveva visto alla partenza e quello che aveva sentito in aereo. Don Josè rimase per un attimo pensieroso, poi facendosi serio . Quando arriva lei, non lasciarla mai sola, falla girare sempre accompagnata, ti darò una persona fidata da mettere al suo fianco quando non è con te. I due stettero per un momento in silenzio, poi la cosa fu accantonata e continuarono a parlare di affari. Giunto al Camino Real di Città del Guatemala e fatta una salutare doccia e aver dormito un oretta scese nella hall dell’albergo, aveva bisogno di fare una passeggiata e di girare un po’ era stanco ma non aveva più voglia di dormire, voleva visitare il quartiere cinese, sapeva che li avrebbe trovato persone a amici di suoi conoscenti. Prese un taxi e si fece portare in una casa di massaggi, non aveva voglia di sesso, “lei” gli bastava, voleva solo essere ritemprato da un buon massaggio fatto da una Pugin esperta, sapeva che da loro era considerato una specie di Thaipan e non aveva niente da temere. Sceso dal taxi fu dentro, il classico bancone, l’avventore gli venne in contro e rimase perplesso sentendosi parlare in cinese, poi capì, era M…l’amico della sua padrona che abitava in Thailandia, madame Fong: la vecchia; fece un lieve inchino e gli rispose che era a sua disposizione per qualunque cosa ….. tavoli, poltroncine , divanetti, casa di massaggi…bordello bello e buono ma non ci fece caso, invece il suo sguardo fu attirato da un mega schermo dove una donna bianca faceva evoluzioni in campo di sesso… era “lei”, scosse la testa, con un leggero sorriso, quella porca di madame Fong aveva fatto copie di quei CD e dei CD della sua permanenza nella villa per l’ammaestramento, ed ora erano sparsi un tutti i suoi bordelli per ingolosire e eccitare i clienti: la schiava bianca, bel titolo, non sapeva se arrabbiarsi o essere divertito . Lui gli aveva già visti, ma ebbe voglia di lei vedendola alle prese con tre cazzi che la violentavano, si sentivano i suoi gemiti, il dolore che diventa goduria, tre cazzi che la ravanavano, primi piani di pali di carne ch entravano e uscivano dai suoi buchi, la sborra che ne colava fuori, e lei che si contorceva e gridava in preda a orgasmi multipli, il suo bel viso coperto di sperma mentre la lingua se lo lecca, e poi così sporca si ributta su un cazzo turgido per succhiarlo e averne altro, non paga, con il culo e la figa pieni aveva ancora le mani libere e con quelle iniziò a masturbare altri due maschi letteralmente infoiati vedendo che cosa le facevano i tre ormai dentro il suo corpo. Smisero per un momento, lei era esausta, poi a turno mettendosi in fila la presero alla missionaria , la femmina del video non aveva più neanche la forza di tirare su le gambe per chiuderle sulla schiena dello stallone di turno che la prendeva; era come una bambola di pezza, ore di riprese di sesso torrido solo lussuria per una donna che si vedeva godeva e ne voleva ancora quasi come una ninfomane ….la frusta, il suo corpo segnato, rigato da strisce rosse e bluastre, lei che si dibatte e chiede ancora di essere colpita allargando oscenamente le gambe….li colpitemi li la sua voce era chiara anche se roca e sfinita quasi non le bastasse più il dolore e il piacere …. Lasciò la sala , chiedendo di una Pugin per il massaggio e fu accontentato, disteso sul lettino, nudo si appisolò sotto quelle mani sapienti e sogno di “lei” , si era vero proprio le mancava , la sua bambola di pezza e schiava devota, capiva perfettamente che stava diventando schiavo di quel corpo e di quel delizioso caschetto di capelli scuri, il suo sorriso, i suoi occhi verdi gli era proprio entrata nel sangue……E mentre succedevano queste cose a diverse migliaia di chilometri di distanza “lei” si svegliò sentendo bussare alla porta, erano gli addetti che le portavano lo spuntino in camera che aveva chiesto, assonnata andò ad aprire, i due camerieri un maschio e una femmina le sorrisero, lei ara ancora con il vestito da viaggio, si era addormentata senza poterselo togliere, lo sguardo dell’uomo fu subito attirato dalla sua giacca aperta, si vedevano perfettamente i seni inanellati, non ci fece più che tanto caso, la donna le sorrise, la mandò in bagno a preparare la vasca Jacuzzi , mentre il cameriere si eclissò con una lauta mancia, si sedette, sempre con la giacca aperta, davanti al vassoio e sbocconcellando un cibo caldo e non riscaldato come in aereo, con una buona tazza di caffè ritornò su questa terra; un po’ alla volta sentiva che la stanchezza stava svanendo. L’inserviente era in bagno e parlava fittamente, le chiese di aiutarla a spogliarsi, rimase a bocca aperta vedendo il suo corpo così scattante, non da adolescente ma da donna, bei seni pesanti e un paio di fianchi fatti per far godere un uomo fino all’estremo, annullarlo in lei……un ventre appena bombato completamente liscio, un’indossatrice……. e poi il suo viso incorniciato da uno spettacolare caschetto di capelli neri. Era bella non c’era altro da dire, fu aiutata e vide che la cameriera guardandola si segnava…chiese il perché , la risposta fu sibillina,
“Lei è troppo bella è come la dea serpente patrona delle nascite in questi giorni ci sarà la sua festa in Guatemala da dove io vengo”
Rimase a bocca aperta, nessuno ancora l’aveva paragonata a una Dea, ne fu contenta ma non sapeva in che guai si sarebbero cacciati lei, M….e Susy. Si immerse nella vasca e chiuse gli occhi, mentre questo succedeva entrava in camera Susy, di una felicità ed eccitazione unica…tra tre ore la vernice per la sua mostra, aveva visto tutto e gli volle raccontare tutto…così facendo sotto gli occhi esterrefatti dell’inserviente si spogliava anche lei ed entrava nella vasca…un’altra puledra di razza, un termine che le se addiceva, lei amava gli stalloni, non in senso figurato ma in senso fisico. Le due donne si rilasciarono massaggiate dall’acqua chiudendo gli occhi, poi lentamente dopo essersi insaponate e aver scherzato come due bambine, le loro mani iniziarono a cercarsi, poi fu un gioco di bocche , le lingue si intrecciarono, si intrecciarono anche le mani che accarezzarono i corpi, Susy ebbe un orgasmo, “ lei” la massaggiava sapientemente sotto la schiuma del bagno, giocava con le labbra del suo ventre e il suo dito leggero entrava e usciva per soffermarsi sul bottoncino, lo pizzicava leggermente, Susy aveva gli occhi chiusi e assaporava quel lento massaggio…….si calmarono e uscirono dalla vasca, si asciugarono assieme aiutandosi, e così approfittarono ancora per qualche carezza fugace……completamente nuda andò alle valige, ricordava che lui prima di partire le aveva detto di guardare in valigia……e in valigia c’era un pacco, la carta era di un noto negozio di moda di Milano, febbrilmente lo aprì al suo interno un delizioso vestito nero, se lo volle provare subito, lo avrebbe messo per la vernice, era un semplicissimo tubino nero con la gonna che si fermava a mezza coscia, ma una volta indossato si accorse che aveva la schiena completamente libera, la scollatura dietro si fermava all’attaccatura delle sue fossette lasciano intravvedere l’inizio del suo fondoschiena, si accorse che se avesse messo un perizoma si sarebbe notato e che perciò non lo poteva mettere, pensò a lui …
“M…sei un porco”
La parte davanti si chiudeva sul collo con una fascetta esattamente sotto il collarino che portava poi scendeva ma al centro, c’era un taglio netto e la stoffa si divideva così mettendo in risalto i suoi seni . c‘erano anche un paio di autoreggenti nere, se le mise, arrivavano perfette fino al l’inguine, le modellavano perfettamente le gambe…poi le scarpe, un paio di scarpe di raso con tacco da nove Mischu, numero……ok, ……perfetta , si guardò allo specchio, si piacque, trasudava voglia di vivere e di divertirsi. Bussarono alla porta e entrò Susy, anche lei tirata a lucido, ma era vestita d’artista un paio di panta collant fino oltre il ginocchio, un maglione enorme che le lasciava una spalla libera, sotto non portava niente, i seni le ballonzolavano e le scarpe erano un pugno nell’occhio, niente tacchi ma un paio di ballerine. Nell’insieme un artista e una coppia perfetta le due donne scesero e si fecero chiamare un taxi, la festa aveva inizio. Ci sarebbe stata la prova del fuoco con i critici e Inge e suo marito avevano dato a fondo a tutte le loro conoscenze, la mostra si teneva in un loft, illuminato a giorno , le tele erano grandi, colori sgargianti arte moderna, si ispirava a Polloc ma c’erano influssi anche di altri artisti, le figure lunghe alla Modigliani, colori e ghirigori tipo Kandinski , ma anche se l’ispirazione era arrivata da questi, lo stile, l’impronta era di Susy, i quadri piacevano, i critici erano contenti, al centro della sala la scultura di una donna nuda, le modella era chiara, era “lei” e la folle Susy era riuscita a scolpire tutta la sua sessualità, felice era anche Inghe vestita quasi da uomo con suo marito dai riccioli alla Bayron. La mostra riusciva, ci furono presentazioni e battimani……Successo pieno. Passarono le ore, tra chiacchiere e qualche bicchiere, Lei era guardata, era la più bella, scattarono foto, il giorno dopo lei e Susy erano sulle prime pagine: “ la pittrice e la sua amica” questi erano i titoli, la colonia di lesbiche di New York era felice e poi parlavano dei quadri lodando il suo stile, i quadri si vendevano e tanti erano già venduti. Passarono le ore ormai le ultime persone stavano uscendo tra baci e abbracci, ed erano un po’ tutti alticci, i liquori e il buffet avevano anche avuto successo. Ci fu una battuta, ed ora adesso andiamo tutti al Hellfire di Manhattan …un noto locale maso….naturalmente l’idea venne a Inghe Susy e “lei” si guardarono e ridendo acconsentirono , avevano la notte avanti a loro, l’indomani alle 5 del pomeriggio avrebbero avuto il volo per Città del Guatemala una botta di vita ci voleva. Si chiusero le luci della mostra, rimase illuminata solo la statua della donna , quasi un omaggio alla sua bellezza, sessualità e lussuria si fondevano in quel bronzo, nessuno si sarebbe potuto immaginare che quella figura aveva fatto impazzire e tutt’ora lo faceva gli avventori di bordelli sparsi in asia e nel resto del mondo che quel viso dolce e delicato aveva ingurgitato cazzi e sperma provando un piacere perverso, ma era lei , la compagna di M….. era “ Lei”.
CONTINUA