Il DC 10 della Iberia fece un lungo giro sopra Madrid. Sotto la città multicolori già nella penombra della notte, mentre l’aereo in alto era ancora illuminato dagli ultimi raggi del sole che stava tramontando. M… era al computer aperto, appoggiato sul ripiano dello schienale della poltrona davanti che gli serviva così da tavolo, a fianco un bicchiere di succo di frutta, era quasi completamente astemio e beveva solo in particolari occasioni, preferiva rimanere lucido…. Era pensieroso, gli affari andavano bene . Da Città del Guatemala dove avrebbe fatto tappa al Camino Real, sarebbe andato a vedere due Finke specializzate nell’allevavano di cavalli e tori da ingrasso, un viaggio in macchina nella meseta e poi sarebbe rientrato per raggiungere il lago Tikal dove a detta di tanti si stava divinamente . Molto probabilmente invece le avrebbe aspettate al Camino, non lo sapeva neanche lui, aveva voglia di riposare, tutto dipendeva da chi lo sarebbe venuto a prendere all’aeroporto, affari sono affari. Le due donne sarebbero giunte da New York nel giro di tre quattro giorni poi si sarebbe goduto lei , Susy forse sarebbe ripartita…..era una girovaga nata. Cliccò il computer sulla directory dove aveva registrato i CD di madame Fong. La permanenza di lei nella gabbia , guardando i fotogrammi riconosceva che le immagini battevano anche i sogni più perversi che si sarebbe potuto immaginare . Dall’inanellamento dei seni , la visione di lei nuda per la strada, vestita solo di un paio di autoreggenti che scende dal Suv, tirata come un animale, quegli attimi tra la gente, le facce impassibili dei cinesi che guardano una schiava bianca che cambia bordello come un oggetto che viene ceduto. Bellissima nella sua figura di donna , non teneva la testa bassa ma era diritta, quasi fiera del sua situazione umiliante. Il suo grido quando madame Fong le forava i capezzoli e poi il primo piano dei suoi seni inanellati, la macchina da presa scese anche in basso per mostrare le grandi labbra che avevano subito la stessa sorte…, Il cambio del collare , una striscia pesante borchiata da animale, non più gatta ma tigre, non poteva muovere quasi la testa tanto era alto , doveva stare rigida così era costretta a mettersi in mostra di più, il bustino stretto all’inverosimile che le faceva scoppiare le natiche e le tette…esposta e messa in mostra con tutti i suoi richiami sessuali in vista, fatta esclusivamente per eccitare…..Le scene con i vibratori, quasi pali che si schiantava con le sue mani nel ventre e nel culo muovendoseli con un parossismo unico e gridando in preda a orgasmi che si susseguivano di continuo nel suo corpo. Il lucido del suo piacere che le colava tra le gambe misto al suo piscio che non riusciva a trattenere durante le contrazioni della goduria. Era lei , schiava masochista, esibizionista nata per il proprio piacere ed il suo. Guardando le immagini capiva che chi comandava era lei. A lei piacevano quelle situazioni torbide dove era ridotta ad un oggetto. Il suo viso disfatto pieno di sperma mentre si lecca avidamente, le dita che entrano nella sua bocca ed escono pulite, quella lingua rossa che in più occasioni gli aveva dato un piacere infinito e lo aveva portato all’estasi della lussuria, la femmina ci sapeva fare…era una femmina nata, sacerdotessa , fatta solo per il sesso, le lezioni di madame Fong erano state fatte su un terreno fertile e l’allieva aveva appreso tutto. Guardando quelle immagini gli venne in mente di fare una telefonata, lo si poteva fare da poco in aereo e ne voleva approfittare. Telefonò in America, sapeva o aveva intuito dove Susy la folle e lei avrebbero passato le due serate di New York, in un locale per gente strana che lui ben conosceva…parlò in cinese stretto , nessuno lo capi, poi chiudendo il telefono ebbe un sorriso sornione. Mentre si sedeva al suo posto udì parlare in maniera concitata dietro a lui, era spagnolo , si alzò un attimo per mettersi più comodo e così sbirciare chi fosse dietro, erano i due che si erano segnati al passaggio di lei. Lo doveva riconoscere alla partenza era splendida in quel suo completo con borsa e scarpe di Gucci, il suo caschetto nero le stava in maniera perfetta e la faceva apparire più bella che mai, ma perché si erano segnati, si mise ad ascoltare lo spagnolo. “ Ti dico che era lei. La copia perfetta della statua che si trova in museo, lo stesso sguardo della dea Chihucotal, la dea serpente, regina delle nascite della vita, presto ci sarà la luna in solstizio con venere, la sua festa….. ..era lei ti dico praticamente uguale, flessuosa come un serpente. Si compiacque nel sentire quelle parole e nello stesso tempo si stizzì, non riusciva a capire tutto, lo spagnolo era quasi scomparso e sentiva solo la cadenza della lingua del popolo Vuh gli rimase impressa una parola, se la segnò avrebbe chiesto il significato all’autista che lo sarebbe sicuramente venuto a prendere. Poi sarebbe andato alla comunità Cinese di Città del Guatemala ora aveva bisogno di bere qualche cosa…ma che diavolo voleva dire quella parola pronunciata così tante volte…….Si calmò un po’, mise gli orecchianti e chiuse gli occhi, le note dei notturni di Chopin giunsero alle sue orecchie e si rilasciò….il viaggio era ancora lungo. Ad una certa distanza con alcune ore di anticipo il Boing dove viaggiava Susy e lei proseguiva il suo viaggio sopra l’atlantico, Susy nel frattempo si era scatenata, aveva trovato un uomo, sulla poltrona dell’aereo ne era salita ormai a cavalcioni, si stava letteralmente impalando sul suo cazzo, voleva un cazzo e lo aveva trovato, esclusivamente per il suo piacere, voleva sentirsi piena dopo aver riempito con le mani lei, voleva ora un palo turgido da infilarsi nel suo ventre, lo voleva sentire palpitare e esplodere….nella sua furia non si era neanche spogliata degli slip ma li aveva solo spostati per farselo entrate ( se una donna mi legge..quale donna non lo ha mai fatto nella furia di un amplesso fugace) , si stava divertendo un mondo, sentiva l’orgasmo che le stava arrivando, lui l’uomo era solo un fuco, a lei non interessava minimamente era solo il mezzo per il suo piacere. Non nera altro che un vibratore umano . Sicura del suo fascino ne stava approfittando ….godette…godette una volta …due volte e non si ricordò le volte successive , le sensazioni andavano e venivano . Si calmò, lo guardò negli occhi e baciandoselo con foga lo ringraziò per quello che aveva fatto…veramente aveva fatto tutto lei ma lo voleva fare sentire importante. Sei uno magnifico stallone se ti incontrerò di nuovo conto di rifarlo. Lo lasciò di stucco, forse era la prima volta che si sentiva così usato……. . Passarono le ore , le due donne si ritrovarono una accanto all’altra, lei si alzò per un momento per andare in bagno, passò tutto il corridoio per arrivare infondo, chiudendo la porta per rinfrescarsi un momento pensò a quel volo tra Bangkok e Hong Kong dove nell’angustia toilette dell’aereo aveva avuto un orgasmo furibondo con M… e aveva scoperto la sua indole masochista, era in quei frangenti che aveva preso la decisione e la sua follia iniziò, anzi la loro follia aveva avuto inizio…forse era amore, ma sicuramente passione, sentì una fitta al basso ventre e li seduta si passò una mano sulle ninfe, sfiorandosi il bottoncino ebbe un orgasmo solitario, chiuse gli occhi per alcuni minuti assaporando le ondate di piacere. Ritornata al posto un po’ scossa. Il personale dell’equipaggio dopo aver distribuito la colazione passò con la carta di sbarco, le solite trafile burocratiche , ormai erano quasi giunte l’aereo iniziò la sua discesa verso la città. Sarebbero giunti al Kennedy International e di li non sapeva come avrebbero raggiunto l’albergo. Le doveva venire a prendere il marito di Inge ma conoscendolo pensava Susy molto probabilmente era con qualche amico a spassarsela, era sposato ma sua moglie amava svisceratamente le donne e per giunta era eccentrica con lui, lui ne era uno schiavo devoto e fedele, lo raccontò a lei che si ricordò come in castello sua moglie lo colpisse col frustino. Strana coppia ma pensandoci bene lei e M…non lo erano anche ? Ora, ormai erano giunte a destinazione, si accesero le luci e ci fu l’ordine di allacciare le cinture, lentamente l’aereo si mise in asse con la pista e ci fu l’atterraggio,….il classico scossone …erano arrivate. I condizionatori andarono al massimo, le altre informazioni …ricordatevi il bagaglio a mano e la carta di sbarco . Fermi, il portellone si apre e i passeggeri si avviarono lungo il corridoio per il ritiro dei bagagli e passare la dogana…le due donne non passano inosservate, sono belle e più di un passeggero si volta a guardarle. Dogana, le valige il solito caos, la classica apprensione …si saranno perse ma poi arrivarono…oltre le transenne videro il marito di Inge: era vento a prenderle . Baci, abbracci , un fitto parlare in tedesco che lei non capì anche se ormai aveva fatto l’orecchio poi con le valige sul carrello giunsero finalmente al parcheggio. Susy volle per prima cosa andare a visionare la mostra, si aspettava solo l’inaugurazione ma voleva vedere i suoi quadri appesi che effetto facessero senza il pubblico si voleva fare l’occhio. Era mattina, l’inaugurazione sarebbe stata alle 5 del pomeriggio. Lei era stanca, si fece portare dall’autista al Surrey dove avevano prenotato le stanze. Durante il tragitto l’autista la occhieggiava dallo specchietto, con malizia aveva aperto un bottone della giacca e si capiva benissimo dalla profonda scollatura che ne era uscita che non portava il reggiseno , si compiacque di essere guardata, accavallò anche le gambe in modo che la gonna salisse e si vedesse la fine della calza con l’attaccatura della giarrettiera, il pover’uomo forse un pachistano non aveva occhi che per le sue gambe, e rischiò di fare un incidente, quando arrivarono volle scendere ed aprirgli la portiera, si capiva benissimo che avrebbe avuto una visione delle sue belle gambe lunghe con una gonna tirata su fin quasi all’inguine. Il Surrey un albergo tranquillo dal servizio impeccabile a due passi da Central Park sulla 74 esima strada, M…quando andava in America scendeva sempre li . Giunta alla reception le chiesero come stava M… e se per quell’anno si sarebbe visto, le diedero la stanza n.77 , la stessa stanza che lui aveva al Cellini di Roma quando gli si presentò davanti vestita di solo impermeabile con le autoreggenti, con la sua frase: “Sono qui, sono la tua cagna non ce la faccio a stare senza di te” ebbe un sorriso pensandoci, intanto il facchino le portava dentro le valige, …quando fu sola, un tuffo sul letto come una bambina, coltri morbide e un materasso dove si sprofondava peccato che M…non ci fosse , aveva voglia di fare all’amore, lo voleva sentire vicino, lo voleva dentro di lei come un uomo ama una donna e una donna ama un uomo non voleva fronzoli strani, essere in intimità con lui ed amarlo, solo questo. Distesa sul letto la sua mano corse sul suo ventre,….ci fu un attimo poi lentamente si sbottonò la giacca, i seni furono in vista ornati dei due anelli , se li accarezzò, li pizzicò leggermente …la sua mano continuò sul bottoncino, leggera come un battito di farfalla ….venne l’orgasmo…chiamò il suo nome , non lo seppe mai se ad alta voce o con il suo pensiero, si sentiva pigra e spossata , si appisolò leggermente aveva voglia di dormire il gioco dei fusi orari si faceva sentire e ne era scombussolata, questo lo sapeva, l’avrebbero svegliata gli inservienti. Quando era salita in camera aveva ordinato un piccolo spuntino per rimettersi …poi un buon bagno caldo, c’era una vasca jacuzzi e sarebbe stata pronta per le cinque quando ci sarebbe stata l’inaugurazione della mostra. Non sapeva dove avessero cenato e dove sarebbe finita la serata, in auto il marito di Inge disse che aveva programmato una seratina con i fiocchi e che ci sarebbe stata anche sua moglie . Lei guardandolo e pensando a Inge non se li poteva immaginare così spaiati ma i due andavano d’accordo, una virago e un efebo…e il locale non poteva essere meno indicato, ma avrebbe avuto una sorpresa , questo lei non lo sapeva …….CONTINUA