L’auto viaggiava, chiusi gli occhi per un momento poggiando la mia mano sulla sua gamba mentre lui guidava. Mi stavo rilassando. Ora andavamo a pranzo fuori come due innamorati, non mi sembrava vero. Mi stavo innamorando di quell’uomo con tutte le sue follie e nello stesso tempo lo volevo respingere che cosa mi stava capitando? Gli chiesi dove fosse il ristorante e lui per tutta risposta:
“Fuori Milano, non preoccuparti, vedrai si mangia bene e la cucina è casalinga. Poi i titolari mi conoscono e sono delle persone simpaticissime”
Era quel simpaticissime che non i convinceva, forse lo conoscevano troppo bene e conoscevano i suoi gusti.
Naturalmente arrivando con lui avrebbero capito subito che cosa mi piacesse tra le coltri. Furono tutti dubbi che mi vennero e si sommarono dentro di me, ma fu questione di un attimo, poi svanirono. L’auto dopo aver rallentato entrò in una strada sterrata dove c’era l’indicazione per un agriturismo.
Una grande cascina lombarda circondata da stalle e altri capannoni, davanti all’abitazione uno spiazzo, forse un ex aia dove si trovavano altre auto. Tirai un sospiro di sollievo, non eravamo soli c’era anche altra gente e questo era un punto a mio favore anche se mi sarebbe piaciuto stare da sola con lui.
Quando entrarono Eliana si accorse subito che lui li era di casa, l’oste e la moglie salutarono quell’uomo magro dalla barba bianca con enfasi e immediatamente la donna chiese se avesse intenzione di fermarsi anche per la notte. Lui scosse la testa
“Signora solo un pranzo per due la pasta fatta in casa la devo far assaggiare a questa mia conoscente, cosa ha di buono oggi oltre alla pasta?”
Quella signora sembrava quasi una fantesca che si coccolava il suo putto, nominò un paio di altri piatti molto invitanti e poi disse quasi sconsolata ma con un sorriso da 50 denti “Il solito brasato al vino rosso ma con la mia variante” Lui si mise a ridere, non capivo a quel punto se lui si informava dei piatti per fare piacere alla cuoca o fosse realmente goloso. Optai per la prima parte, era solo gentile del mangiare se ne fregava altamente, pensandoci bene una volta ridendo me lo aveva detto: “Un paio di pastiglie come cibo e io sono contento!!”
Alla fine fummo a tavola, e nonostante tutto mi sentivo impacciata, se la cuoca ci aveva fatto “Le feste” suo marito mi accorsi che mi guardava di sottecchi, cercava di capire in che rapporti fossimo: solo amicizia dovuta alla sua attività o alla mia oppure sotto covava qualche cosa altro?
Non ci servì lui a tavola, lui quell’omone era al banco per la mescita del vino e se la moglie doveva essere la “regina della cucina” quello che avevamo ordinato dopo una breve attesa ce lo portò una bella ragazza.
Doveva essere una parente o la figlia, assomigliava ai titolari. Lui le sorrise leggermente, lei teneva la testa bassa facendo in modo di non guardarlo in faccia se non di sfuggita quasi ne fosse imbarazzata. Lui rimase un attimo sopra pensiero quasi pensando a che cosa volesse dire e se quello fosse l’ambiente adatto.
Fu sopra pensiero per un momento, capivo perfettamente che tra un momento ne sarebbe uscita una delle sue. La ragazza si era fermata, sembrava aspettasse. La guardai meglio. Assomigliava si ai titolari, ma non doveva essere la figlia era più probabilmente una parente.
Aveva un taglio di capelli molto corto e per comodità indossava un maglione e un paio di pantaloni, la figura era longilinea, doveva avere i seni voluminosi che cercava di mascherare con quella maglia. A quel punto lui se ne uscì con una battuta che mi fece impallidire, la disse rivolgendosi a lei.
“La mia ospite mi ha chiesto dove avete il bagno per le donne, accompagnala e falle quello che piace a me”
Mi sentì morire, le mie gote avvamparono, non sapevo minimamente che cosa intendesse e la ragazza sentendo quelle parole divenne rossa in volto come un pomodoro maturo. Che cosa intendesse con quella frase lo capì un momento dopo, la ragazza ora lo guardava con un misto di paura e nello stesso tempo di schifo. Lui rise e io mi alzai come un automa, mi stava comandando, ero il suo animale, l’animale con cui giocare. Quel:
“Mi segua signora la accompagno le mostro i servizi, il posto è grande e i miei parenti lo stanno ristrutturando, così non si perde e non rischia di farsi male, ci sono degli operai che stanno lavorando proprio lì”
Seguì quella ragazza, intuivo che sotto quel maglione aveva un seno imponente e doveva avere anche belle gambe, gambe lunghe nascoste da un paio di pantaloni molto aderenti tanto che quella specie di maglione le faceva quasi da minivestito, anche se gran parte di questi capi erano coperti dal grembiule da cameriera che portava. Fummo così assieme….
Eliana la seguì, era in apprensione, aveva visto chiaramente che lei era diventata rossa e la ragazza:
“Signora venga da questa parte, così userà il bagno del mio appartamento”
Poi continuò tenendo lo sguardo basso, prese un bel respiro quasi voler prepararsi a quello che mi stava per dire, la seconda frese di lui quel: “Falle quello che piace a me”
“Mi cerchi di capire il signore con cui è venuta è un formidabile porco e se ha detto quella frase significa che anche lei ha capito di che pasta è fatto. La prego dica che le ho fatto tutto, si tratta di leccarle la sua figa dopo che ha pisciato e che le mostri quello che a lui piace che mi metta quando viene con un’altra coppia, ma in quel caso si tratta di servizio in camera”
Eliana sentendo quelle parole rimase sconvolta, essere leccata da una donna mai vista le sembrava una cosa strana, ma voleva sapere altro e poi era curiosa della mise che le doveva mostrare.
Una rampa di scale e finalmente arrivarono erano nell’ala dell’agriturismo dove si trovavano le camere. Erano tutte camere con bagno e la fece entrare in una di quelle. La stanza era abitata, capì subito che li doveva dormire la ragazza; Eliana andò in bagno e quando ritornò da lei:
“Dirò tutto quello che vuoi, ma lui quando viene e chiede il servizio in camera tu cosa fai?”
Lei sorrise, aveva sempre mantenuto il grembiule e si diresse verso l’armadio….
“Guarda” Agli occhi di Eliana si presentarono oltre ai vestiti appesi anche un paio di tubini mozzafiato che sarebbero stati la festa per gli occhi di un feticista senza contare poi delle scatole e li chiese a che cosa servissero, erano scatole di domopac. Lei si mise a ridere e….
“Mi faccio avvolgere e vestita solo di quello servo la cena, piace molto agli invitati. L’uomo con cui sei venuta mi ha anche portato in circoli privati vestita solo di quello e sono stata la sorpresa della serata. Non sai quante ore ho passato a farmi sbattere. Lui è vecchio e stava attento che non mi facessero male e interveniva ogni tanto.
Io invece diventavo come un invasata con tutta quella gente eccitata per come mi ero presentata vestita. In quella situazione venivo letteralmente sbattuta, culo, bocca, figa senza tregua, in bocca causa i cazzi che mi arrivavano in gola e oltre, ho anche vomitato, ma a loro non interessava minimamente alla fine ero distrutta.
Ecco, questo è lui, molto probabilmente mi vuole ancora obbediente ai suoi piedi e ti dirò per tutto questo che faccio e gli faccio mi aiuta moltissimo.”
Rimasi a bocca aperta sentendo quelle parole e una sorta di eccitazione mi pervase.
Mi vennero in mente le due grandi buste con cui eravamo usciti da quel negozio, buste che si trovavano nel bagagliaio dell’auto che lui aveva messo senza farmi sincerare del loro contenuto. Forse ora sapevo o intuivo, erano abiti fatti per fare eccitare le persone e ridurmi esclusivamente a un animale da letto.
Ritornammo, lui era tranquillo e conoscendolo fece una battura cattiva, in pratica traduceva il sottinteso che aveva detto a lei di fare e sottovoce…rivolgendosi a me quando mi sedetti al tavolo difronte a lui:
“Laccata bene la figa? La cameriera è una troia e te lo potrà dire ora, ma credo lo abbia già notato”
Mi sentivo impacciata, ma alla fine abbassai la testa e lui per tutta risposta vedendo la mia accondiscendenza e il rossore che mi pennellava le guance quasi fosse un fard da trucco:
“Infilati la mano sotto i leggings, mostrami le dita”
Era troppo non poteva pretendere una cosa simile. Quell’ordine dato li in pubblico dopo tutto quello che avevo visto e immaginato, e poi lui pensava che la ragazza mi avesse leccato la figa, a quel punto lui voleva sapere se ro eccitata e lo ero…..
Quella ragazza lo dovevo riconoscere la invidiavo, ero gelosa per quello che faceva con lui e per lui. Nonostante tutto eseguì quell’ordine. Mi rilassai un momento e senza dare nell’occhio mi infilai le dita in figa. Fu un’esplosione, tremai, il piacere mi travolse come il lampo di un temporale estivo che nel massimo dell’afa del meriggio quando l’aria è ferma squarcia il cielo dando il via alla tempesta.
Tremai chiusi gli occhi e con uno sforzo immane mostrai a lui le mie dita lucide di ciprigno. Mi sentivo schiava, schiava sua e dei miei sensi, potevo smettere, andarmene, non vederlo più e invece ero lì, rimanevo lì ad aspettare i suoi ordini. Ero scossa, imbambolata, senza volere cercando di mostrargli le dita urtai un bicchiere e il vino sporcò la tovaglia. Per fortuna dopo quella follia che mi aveva travolto lui non chiese altro.
Mi osservò un momento, chissà che cosa gli passava per la testa, mi considerava un niente pronta ad obbedire ai suoi voleri e anche se lo sapevo non avevo il coraggio di scuotermi dai suoi lacci.
Come Dio volle, quel pranzo finì e al momento del commiato il titolare ci volle regalare anche una bottiglia di quello buono.
Ci disse di ritornare, disse anche che per lui in qualunque momento un tavolo e una stanza erano sempre a sua disposizione. Non capivo quell’uomo, era alla mano, cordiale e dietro quella maschera si nascondeva una persona completamente diversa che appariva di quando in quando e che mi faceva tremare. Finalmente mi portò a casa, scesi dall’auto e lui indicando gli acquisti che avevamo fatto assieme…
“Eliana abbiamo fatto acquisti per valorizzare le tue gambe, accetta anche le due cosette che mi sono permesso di acquistare senza fartele provare e senza il tuo permesso, sono sicuro che ti piaceranno”
Ecco se da una parte mi artigliava a sangue e faceva di me quello che voleva era capace di slanci di affetto. Era questo che non sopportavo di lui.
Lo sapevo, ero la sua troia ma che cosa ero per lui oltre ad essere la sua troia personale che si faceva sbattere ad ogni suo volere? In casa ero sola, mio marito era via per lavoro e il mio capolavoro tra circa un ora lo sarei andato a prendere in asilo. Ero curiosa su che cosa avesse voluto acquistare, Immaginavo ma volevo sapere.
Poi una volta fuori quando mi trovai sul marciapiede con i bustoni in mano lui si avvicinò a me e dandomi un bacio sulle guance come si fa tra due conoscenti di vecchia data Così una volta in casa andai in camera e gettai quelle due buste di biancheria o di solo sa che cosa sul letto.
Le buste erano sigillate, feci fatica ad aprirle, le mani mi tremavano, avevo fretta non c’era tempo eppure volevo sapere. Strappai quella carta e ebbi in mano ciò che contenevano.
Chiusi gli occhi per un momento guardando quei capi di abbigliamento, mi facevano schifo!!
I miei pensieri si rincorrevano, non avevano ne capo ne coda. Sgomento forse, ma anche in loro c’era qualche cosa di ricorrente, pensavo al cazzo, lo sognavo, lo bramavo, cazzo che nella mia testa si ingigantiva diventando qualche cosa di mostruoso.
Quei vestiti dagli spacchi fatti per mostrare erano un invito ad essere presa. Non mi interessava che cosa mi avrebbero fatto i maschi una volta eccitati, che cosa avrei subito, ma io volevo quei loro cazzi immensi, troneggianti, lucidi con tutte le loro vene in rilievo e il meato congestionato quasi violaceo.
Non poteva essere, che cosa stavo diventando, una ninfomane masochista che sogna di essere presa e umiliata in qualunque situazione. Riempita di maschio, il caldo del suo seme che mi scivola lungo le gambe facendole diventare lucide.
Essere quasi costretta a girare tenendomi una mano sulla figa in modo che il suo sugo non debordi fuori
Caddi come in una specie di torpore con quelle immagini in testa, poi presa dalla rabbia gettai quei capi in armadio e mi rivestì alla svelta. Dovevo andare a prendere mia figlia e poi una volta a casa avevo dei compiti da correggere.
E così fu Eliana andò a prendere il suo capolavoro come lo chiamava lei, fece la mamma perfetta, si fermò a parlare con le altre mamme per l’andamento dell’asilo e per un compleanno a cui il suo capolavoro era invitato. Sembrava che tutto quello che era successo durante il giorno fosse scomparso. Si vergognò per un momento mentre parlava con i genitori presenti all’uscita dei bambini sul “Se avessero saputo che cosa aveva fatto fino a poche ore prima” Ma così era. Durante il rado pomeriggio mentre correggeva i compiti il suo capolavoro disegnava vicino a lei, erano un quadro idilliaco. La mamma perfetta dalla doppia vita, sorrise tra se e se, Se da una parte odiava quell’umo dall’altra lo attirava alla follia. E la follia si affacciò nella sua mente come un colpo di cannone. Aveva finito di mettere i voti sul registro elettronico della classe e dette un’occhiata alla posta elettronica, Aveva ancora 5 minuti di tempo, aveva un collegamento skype con suo marito, Si erano messi d’accordo per vedersi, poi lui voleva vedere anche il capolavoro. La posta non le dette nessuna novità, mail da parte di colleghi, la solita pubblicità e una diversa che non aveva mai visto. Capì subito che era lui, si chiese per un momento come avesse avuto ad avere il suo indirizzo, poi pensò alla sua collega, sicuramente doveva essere stata lei e quelle parole non lasciavano addito a dubbi