Ora era vicino a lui, e se lui era ancora vestito, lei era nuda, si appoggiò a lui come per avere una certa difesa, sentiva il tepore del suo corpo, quella bibita le aveva fatto bene, ma nello stesso tempo si sentiva strana, non sapeva neanche lei come spiegarselo e quelle parole iniziarono a entrare dentro di lei…
“Sara vedi come ti sei comportata oggi.. è stato tutto naturale perché sei una schiva non puoi sottrarti alla tua indole..nessuno ti capisce come me..non il tuo ragazzo non la tua famiglia..tu vuoi essere sbattuta..tu vuoi essere umiliata… vuoi essere una cagna in calore pronta ad accoppiarsi con chiunque, e non ti sai sottrarre a questa tua voglia, ami essere sempre perennemente eccitata e vivere in quell’atmosfera…che ti fa bagnare come una fontana…. è stato molto più soddisfacente essere sbattuta per strada che fare l’amore con il tuo ragazzo, quel cazzo non lo senti nemmeno e quando è dentro di te ogni tanto ti chiedi se c’è, lui non ti insulta non ti da della cagna masochista che vuole essere usata lui ti tratta bene ma non è quello che vuoi
vero Sara?”
Quelle parole le stavano entrando nella mente, nel suo profondo ma ora lui dopo quel preambolo stava per darle la stoccata finale e iniziò a darle ordini…….
” Ora tu vai in camera e ti vesti come piace a me, ti devo vedere con calze e reggicalze, le scarpe con il tacco le hai già anche se l’altezza non è che mi piaccia molto; devi acquistare un tacco da dodici o da diciotto, la misura massima senza zeppa, per ora non sei una puttana, ovvero sei la mia puttana personale..”
Lo disse così stringendola a se come si fa tra cari amici e lei come un automa si alzò da quel divano, fu davanti a lui che per un momento che si gustò la sua figura. Sentiva i suoi occhi scorrergli sul corpo come una carezza e le diede un formidabile scapaccione, il suo grido di disappunti e massaggiandosi la natica si diresse verso la camera. Una camera strana, un armadio a specchio che prendeva tutta una parete e un letto d’ottone mentre nel lato opposto un tappeto elettrico per correre, la borsa con gli acquisti era sul letto dove lui l’aveva buttata; ora toccava a lei. Lui le aveva chiesto anzi ordinato di vestirsi, si sentiva impacciata e non capiva neanche il perché visto che era nuda. La natica dove lui l’aveva colpita con lo scapaccione le bruciava, ma poi, poi decise e si sedette sul letto per iniziare a mettersi quasi capi di biancheria che avevano comperato. Sapeva come gli stavano, in negozio aveva camminato vestita di solo quella biancheria e tutti l’avevano potuta vedere, si era sentita morire ma quella voce da quaranta sigarette al giorno l’aveva come ipnotizzata e ora si sentiva in suo potere, si chiuse in vita il reggicalze e poi lentamente fece scivolare le calze sulle sue gambe, se le guardò per un attimo tenendo tesa la gamba e tra se e se pensò che l’effetto non era niente male. Poi l’aggancio di quelle calze agli elastici del reggicalze, la loro pressione sulle sue cosce, un effetto strano che aveva sentito per la prima volta in negozio, era qualche cosa di nuovo, poi una volta in piedi si aggiustò. Allo specchio vide un’altra donna, erano capi che non conosceva ma si sentiva eccitata. Le sue gambe inguainate in quella sottilissima seta, o nailon, i rinforzi al tallone e in punta scomparvero nelle sue scarpe con il tacco alto. Si guardò ancora, e portò le mani ai seni quasi per nasconderli, non gli piacevano, li avrebbe voluto avere più grossi. Tette da mostrare per far impazzire i maschi e far venire a loro i pensieri più porci con definizioni di vacca e troia….femmina da latte. Tette da pastrugnare e da succhiare se non fare altro come passare in mezzo a loro un cazzo fino a farlo venire….chiuse gli occhi al pensiero di sentire la sborra calda sul suo seno mentre con la lingua cercava di accarezzare la punta di quel cazzo maschile. Ma ora era li, uscì dalla camera tenendosi le tette. Ora doveva mostrarsi al suo padrone e si mostrò. Cammino davanti a lui che la guardava, in quella stanza dai riflessi color tabacco. Luci soffuse ma ora era li, non era più seduta accanto a lui anche se nuda come in cerca di protezione, ora sfilava, si mostrava….Il cuore in subbuglio come la camminata che aveva fatto sull’erba un’ora prima in quel viottolo di campagna tra fazzoletti di carta e preservativi usati. Si sentiva puttana, era li per eccitare il cliente…mostrava la merce e lui…..
”Piegati, mostrati, poi girati lentamente fino a mostrarmi il culo, muovi la rosetta scura vediamo se ne sei capace….”
Sara si piegò, si mostrò, si aprì il culo stando in ginocchio davanti a lui, fino a poggiare la testa sul tappeto, sapeva che aveva tutto in vista, figa e culo…. si allargò le natiche mostrando la sua corolla scura, e lui per tutta risposta…..
” Spingila in fuori come per cagare, fallo …”
Non sapeva come, si faceva schifo, come il momento dopo che lui le aveva tolto il cazzo dal culo dopo essere venuto e lei aveva scoreggiato per l’aria che le aveva pompato dentro… un’eccitazione perversa la pervadeva, non era amore ma solo ordini e lei eseguiva come affascinata si sentiva un oggetto, ma quel piacere era unico e solo lui poteva capire che cosa in quel momento stesse provando.
“Su accucciati ora davanti a me allargati bene e toccati, mostra le tette…”
Mi ero fatta schifo, se stare vicino a lui nuda non era niente ora vestita di reggicalze e calze mi faceva muovere come una bambola e mostrarmi. Dovetti spingere la mia rosetta in fuori, mi fece piegare per vedere il buco del culo….mi sentivo un lago e nello stesso tempo maledicevo il momento che mi aveva fatto conoscere lui. Quelle imposizioni, quegli ordini, quella voce quasi ipnotica che mi entrava in testa e io nonostante tutto facevo tutto quello che voleva. Vergogna, piacere e gusto dell’esibizionismo si sommavano in me, quella voce suadente mi faceva fare tutto quello che voleva e poi…..poi fui accucciata davanti a lui…non so come o forse lo aveva già preparato da prima mentre ero in camera, buttò davanti a i miei piedi un dildo artificiale . Ma io non ero ancora pronta, ero si accucciata davanti a lui, e ancora quasi per difesa non lo so neanche io tenevo le mie mani sui seni……e lui….
”Mostrati cagna apriti davanti e mostrami le tette, “
Le mie tette di cui non ne andavo fiera e lo dissi, presi coraggio gli dissi che le mie tette non mi piacevano e lui piegatosi, mi stuzzicò i capezzoli, sulle sue labbra un ombra di sorriso…
” Perché le vuoi avere più grosse….?”
Si, dovevo rispondere per farmi guardare……e presi il coraggio,
“Le mie tette sono piccole e gli uomini non le apprezzano , le vorrei avere più grosse”
E lui per tutta risposta…..
”Ora ripeti con me ….Voglio avere due tette gonfie imponenti da vacca per farmi guardare e farmele palpare, le voglio piene di piacere di maschio e voglio riuscire a dare il piacere con le mie tette a un cazzo in mezzo; sono una troia e sono sempre in calore come una cagna che si vuole accoppiare”
Dovetti ripetere tutto , parola per parola, e mano a mano che lo dicevo mi eccitavo sempre di più, mi vedevo nella mia mente con due tette sproporzionate, rispetto al mio busto e lui che mi mostra in pubblico su una spiaggia, mi costringe a passeggiare con solamente un micro tanga mentre tutti mi guardano e a farmi una doccia li sul bagnasciuga come a Lignano dove ho tutti i miei amici e le mie amiche, e so che c’è anche mio fratello. Paura, voglia si sommava tutto dentro di me, mentre scandivo quelle parole e pensavo a quello che sarebbe potuto succedere, tremavo, lui se ne accorse e….
Ascoltava e ripeteva quelle parole come imbambolata, era persa, parlava lentamente, ne era quasi ipnotizzata, su , era vero, voleva un petto da pornodiva, che tutti la guardassero e da esibire, con un paio di tette simili in spiaggia o in qualunque altro posto le avrebbe mostrate per eccitare gli uomini e farsi prendere. Si sentiva puttana come voleva lui, la sua ninfomane sempre pronta ai suoi voleri o di chi lui avesse voluto e lui continuò imperterrito
“Ora la mia cagna dopo questa confessione succhierà il cazzo finto e si darà piacere nel culo… e quando lo avrà dentro fino in fondo mi chiederà di essere chiavata in figa”.
Mi venne un brivido, quella specie di coso nel culo, no, era troppo grosso, non me la sentivo, e poi, poi anche il suo cazzo nella figa, non ce l’avrei fatta. In quel momento ero li accucciata davanti a lui, aperta , esposta con un cazzo finto li sul tappeto, ero in equilibrio sulle scarpe con i tacchi, le mie ginocchia piegate e le mie cosce erano segnate dal gioco che facevano le calze con quel reggicalze ornato di bustino. Il busto eretto, le mie tette lui le aveva esaminate, e avevo risposto alle sue domande per poi finire con quella frase in cui chiedevo di avere le tette gonfie e piene da vacca, pronte a farsi palpare e a massaggiare cazzi. Era vero, volevo le tette enormi perché tutti mi guardassero e mi sentissi così come una troia in mostra….ma ora era venuto un altro momento. Quel cazzo finto lo presi in mano li davanti a lui e me lo portai alla bocca per lubrificarlo,la mia lingua corse su quella plastica fredda scivolando sulle vene in rilievo, la punta a forma di lancia e il dorso massiccio fatto per allargare fino all’inverosimile, tremavo e mi bagnavo, sapevo che me lo dovevo mettere nel culo, il mio padrone lo aveva ordinato, quella voce fredda e impersonale quasi ipnotica quell’” inculati”. L’oggetto una volta ben lubrificato me lo feci scorrere tra le mie grandi labbra semiaperte data la posizione…ero letteralmente un lago e poi, più in basso, sempre più in basso. Lo puntai sul tappeto e lo posizionai. Ora sarebbe stato un attimo, mi dovevo sedere sopra e lasciarmi andare……Si accorse che tremavo, mi sorrise leggermente e il suo “ dai fallo su ….sai bene che mi devi obbedire….” Scossi la testa, paura, schifo e voglia di essere piena si sommavano in me…e avvenne. La mia rosetta si posò su quella punta fredda e bagnata della mia saliva . Ora ero in bilico…..lentamente mi lasciai andare. L’oggetto iniziò a penetrare in me, centimetro dopo centimetro, dalla mia bocca uscì un grugnito quasi animalesco, gemiti di dolore, e non so per quale motivo….
” Mi sto inculando per te padrone, mi sto aprendo come tu hai ordinato…..”
Mi accorsi che stavo sudando e nonostante tutto stavo provando una sorta di piacere dato da quell’annichilimento che quelle sensazioni mi provocavano. La cosa stava ormai entrando in me , ancora poco e tutto sarebbe stato assorbito dal mio culo. Un culo che si sarebbe ridotto come la voragine di un culo di vacca…ma in quel momento non mi interessava e…con un grido quasi liberatorio fu in fondo. Oltre non poteva entrare. Mi ero impalata per lui mi ero aperta per dimostrare quanto vacca ero e quanto il mio culo si potesse allargare. Ero rigida. Sentivo la cosa nel mio intestino che mi comprimeva dentro tutta la merda che avevo. Tremavo, ormai stavo godendo alla grande per quello che avevo fatto e per la situazione in cui mi trovavo. Ero realmente una schiava, schiava di lui e del mio piacere….A quel punto, allargata e sfondata com’ero mi lasciai andare sulla schiena ……..Lui intanto si era alzato in piedi, aveva sbottonato i pantaloni e una volta estratto il cazzo si segava lentamente affascinato per quello che facevo. Fui sulla schiena, mi allargai la figa per mostrargliela, era luccicante, grondava del mio ciprigno…..la stuzzicai leggermente con un dito per poi portarmelo alla bocca….Si, mi sentivo puttana ormai ero solo una cagna in calore che voleva essere piena fino a veder tracimare la sborra dei maschi dai miei buchi.