Si addormentarono così ognuna con i propri pensieri mentre quell’ultima parte della notte passava e le lasciava tra le braccia di Morfeo. L’indomani allo squillo della sveglia si trovarono abbracciate la figlia era letteralmente accucciata nel grembo della madre che una volta sveglia se la guardò a lungo con tenerezza. La follia, lo sapeva, la follia portata da quella persona che aveva rincontrato dopo tanti anni la stava travolgendo di nuovo, e questa volta in una parte di quella follia c’era anche sua figlia. No, non poteva lasciargliela anche se lei era come affascinata da quel porco e lo sapeva, sua figlia avrebbero fatto tutto quello che lui voleva o che le avrebbe chiesto. Il loro risveglio avvenne così, Sara dormì ancora mentre la madre era in cucina a preparare la colazione, marito e fratello non c’erano per fortuna, non sarebbe stata capace di spiegare tutto quello che era accaduto se si fossero accorti di quello che era successo in soggiorno dove erano rimaste macchie dall’alone inequivocabile.
E ora era terrorizzata delle sue chiamate, lei, lo sapeva , lui chiamava al mattino per dare ordini e poi non sapeva come sua figlia avrebbe preso il cambio dei vestiti che lui aveva preteso, voleva che si vestisse da troia e lei non aveva detto di no, anche se si sarebbe sacrificata volentieri per lei, ma ormai i giochi erano fatti e non le rimaneva che aspettare. La cena, la parrucchiera per loro due, voleva che si vestissero in maniera uguale e poi voleva anche un’altra cosa, se le voleva portare in Austria con una fermata nella sua casa prima di Tarvisio. Le faceva paura quella casa, la conosceva in tutti i suoi particolari, soprattutto quella trave che attraversava il soffitto dove lei si era trovata appesa in balia di lui, un brivido pensando che a sua figlia sarebbe capitato lo stesso; scosse la testa in senso negativo quasi che quei suoi pensieri assumessero la voce, giusto in tempo per sentire la figlia….
” Ma come mi posso vestire con queste cose, i miei vestiti sono spariti tutti, come posso uscire in questi stati” Per fortuna fuori faceva ancora caldo, si era in settembre e Sara entrò in cucina sventolando un paio di pantaloni corti che tutto sembravano se non un paio di slip striminziti….
” Ma come mi posso mettere queste cose mamma, “
e sua madre per tutta risposta guardandola fissa ne gli occhi con una voce che non ammetteva ne si ne ma
“ Lo vuole lui, questa sera uscirai con lui, mi ha mandato un messaggio, tuo padre e tuo fratello rientreranno domani; tu sei libera se vuoi, se non vuoi a quell’appuntamento ci vado io o possiamo andare assieme ….:”
Sara sentendo quelle parole rimase di stucco, che appuntamento che cosa aveva ancora proposto quel porco che stava giocando con il suo corpo e con il corpo di sua madre; e poi una serata a Udine. Una serata che sapeva anche come sarebbe finita, ai Piombi era successo di tutto e di più, nel posteggio lui l’aveva presa eccome se l’aveva presa , e lei quasi per ringraziarlo lo aveva succhiato in maniera maligna davanti a una persona. Le parole della madre quel “ci vado io” non le capiva, voleva prendere il suo posto per amore filiale o…era ritornata a recitare la parte di Violet. Ma quel porco voleva lei e la cosa quasi la inorgogliva e lei lo sapeva, che anche se per un momento avrebbe scosso la tasta dicendo che lei a quell’appuntamento non ci voleva andare quella serata l’avrebbe passata con lui: eccome se l’avrebbe passata con lui. Ora però erano li tutte e due , si doveva vestire per andare a lavorare e non sapeva cosa letteralmente mettersi . Lo capì anche sua madre e così le due donne finirono in camera. E una volta li, tra un mare di vestiti che sarebbero stati la felicità di un feticista optarono per una gonna con giacca anche se quel capo era sicuramente di una misura troppo stretta per lei. La gonna era corta, si fermava sopra il ginocchio, non era una mini stratosferica,ma un tubino che le modellava il fondo schiena che aveva una particolarità: per permetterle di fare il passo dietro aveva uno spacco stratosferico che sui fermava esattamente sotto le sue natiche. Non si vedeva niente, ma ad ogni movimento chiunque standole dietro avrebbe visto che portava le calze autoreggenti,, la loro fine con il ricamo avrebbe fatto capolino da quello spacco che era una festa per gli occhi. Per non parlare poi della giacca, una giacca dannatamente stretta come la gonna, non lasciava neanche lo spazio per una maglietta o per un reggiseno, era da portare senza niente sotto. Striminzita stretta e così lei una volta indossata la chiuse quell’unico bottone che aveva. Una scollatura da urlo i seni si vedevano abbondantemente, la loro attaccatura era perfetta e sembrava dicessero siamo qui fatti per essere guardati . Quella vestizione era folle e le due donne una nell’aiutare e l’altra per l’indossare quei capi non si guardavano in faccia, quasi si vergognassero per quello che stavano facendo. La madre bardava la figlia e la figlia come trasformata chiedeva in continuazione su come le stessero quei capi di abbigliamento. Una vestizione vera e propria e non sarebbe stato niente a confronto di quello che la stava aspettando; la madre uscì dalla stanza per un momento, poi quando rientrò aveva in mano una scatoletta metallica, leggermente più grande di un pacchetto di sigarette, l’aprì e Sara vide quello che conteneva. Era un cilindro metallico , con un piccolo bulbo in fondo e dalla parte opposta una specie di fiore di plastica colorata leggermente più grande di una moneta da due euro la madre lo estrasse, e mostrandoglielo e facendoselo girare tra le mani….
” Lo vuole lui, sai dove lo devi mettere; lubrificalo con qualche cosa o con la saliva, ti farà meno male”
A Sara venne quasi un colpo, quel vecchio voleva che girasse con il culo pieno. Durante la serata il suo culo era stato letteralmente massacrato e ora lui ne voleva sancire definitivamente la proprietà. Guardò sua madre come basita, non sapeva cosa fare, la madre quasi insisteva e lei, no, non era possibile che si mettesse dentro una cosa simile, quel fiore colorato fatto in maniera di chiuderle tutto, lo prese, non sapeva come fare e prima di infilarselo rivolgendosi a sua madre o a Vaiolet la vecchia schiava di lui …
” Lo hai mai usato, hai mai usato una cosa simile o anche per te sono sorprese…. da donna a donna su Violet dimmelo”
Aveva usato il suo nome il nome che le dava lui, nel suo subconscio non la considerava più sua madre; e Vaiolet abbassando la testa, non avendo neanche il coraggio di guardarla ne gli occhi le rispose…
” Tanto tempo fa quando mi portò al mare e una cosa simile fu il mio unico costume”
Lo ebbe così in mano quel cilindretto malefico da inserire nel suo culo; lo guardò poi con un sospiro quasi avesse preso la decisione se lo portò alla bocca e iniziò a lubrificarlo ; si piegò leggermente dopo che con un movimento quasi da serpente si era tirata su la gonna. Era nuda sotto, altro non portava, lui voleva così. Lo poggiò alla sua rosetta scura dopo essersi leggermente allargata le natiche con le dita di una mano e con l’altra. Ecco, ora era poggiato, sentiva il metallo lubrificato dalla sua saliva e spinse. La madre era in disparte e la guardava, taceva, assistendo ora al finale della vestizione della figlia. Ci fu l’attimo in cui le sue mucose iniziarono a cedere sotto la sua spinta per permettere quella intromissione innaturale: e alla fine fu dentro spinse, si stava aprendo si stava inculando perché lui lo voleva, non ci poteva credere, faceva le stesse cose che lui aveva fatto con sua madre tanti anni prima Si faceva schifo, eppure quella pantomina, quella vestizione l’aveva eccitata, si sentiva bagnata, le sue ninfe gocciolavano ed era sicuro che se avesse allargato bene le gambe per mostrarsi tutti avrebbero potuto vedere l’interno delle sue cosce lucido. Non poteva barare contro di lei, lo sapeva stava diventando una viziosa o lo era già, quell’uomo sapeva toccare i tasti giusti. Si girò per un momento verso lo specchio della sua camera cercando di guardarsi e…vide la sua rosetta ornata da quella specie di tappo piatto fatto di plastica colorata. Capì perché lui aveva fatto indossare quella cosa anche a sua madre in un campo nudisti, sembrava fatto quasi apposta per far si che gli sguardi finissero tutti li. Si capiva perfettamente che aveva il culo pieno per permettere a quella cosa di rimanere in quella posizione senza scivolare fuori, e per un momento invidiò Vaiolet che la guardava silenziosa. Chissà forse ricordava quei momenti ma non ebbe il coraggio di chieder glielo
Una volta vestita indossò uno spolverino, con la pia illusione di mascherare quella specie di spacco che aveva dietro la gonna. Camminava per Udine con difficoltà, l’ufficio era in centro come la sua casa e così di solito ci andava a piedi o in bicicletta, ma non era il caso di usarla quella gonna sicuramente si sarebbe scucita e così diritta e tesa su un paio di scarpe con il tacco da 12 si avviò al lavoro. Si sentiva impacciata anche se la passeggiata che aveva fatto con la puttana per andare a casa di lui la doveva aver fatta abituare ad essere mezza nuda in pubblico. Ora era li tra la gente da sola, senza accompagnatore. Essere così, capiva che lui voleva così che la vedessero tutti e che tutti sia maschi che femmine si facessero strane idee su di lei. Ma il peggio era avere il culo pieno, la paura di perdere quello che aveva incastrato tra le natiche e nello stesso tempo quella cosa si faceva sentire ad ogni passo andandogli a stuzzicare la vagina da dietro, A tratti aveva quasi delle scosse elettriche, aveva bisogno di fare la pipì, aveva bisogno di andare in bagno, Quella camminata si tramutò per lei in una specie di tortura, eppure, avrebbe voluto dire a tutti e che tutti la vedessero pure girare con il culo pieno per il suo padrone. Lui la voleva troia e esibizionista e lei obbediva, si accorgeva che in quella situazione si stava crogiolando. Alla fine giunse in ufficio, i colleghi la guardarono interdetti, era vestita in maniera diciamo “ stramba” aveva quasi in vista tutto e più di un collega si avvicinò a lei cercando di sbirciare bene nella sua scollatura. Aveva quasi le tette in mostra e il culo quasi fuori visto lo spacco che aveva la parte posteriore di quella gonna a tubino. Sapeva che il momento peggiore sarebbe stato quando si fosse seduta e così avvenne. Non sapeva come mettersi , se si appoggiava bene sulla sedia si sarebbe quasi auto trafitta con quella cosa che aveva nel culo eppure, provando un piacere dato esclusivamente da quella forma di masochismo che stava provando nei suoi confronti si sedette si mosse leggermente per sentire che effetto le facesse e…..si fece sentire…
Si, ad ogni movimento, quasi senza accorgermi cercavo di darmi piacere attraverso il mio culo pieno, una voglia perversa stava dilagando dentro di me a tratti tremavo e mi sentivo rossa in volto, poi sentì il vibram del telefono, era un messaggio…il numero lo riconobbi subito, era lui. Paura voglia di dirgli come stavo, lo detestavo eppure….quando poi aprì il messaggio…
”Toccati dove ti trovi poi va in bagno, dovresti avere il culo pieno se hai obbedito e una volta in bagno fotografati e manda il tutto: obbedisci”
Un altro ordine, gli voleva vedere il culo, sicuramente qualcuno o qualcuna l’aveva guardata per la strada e aveva riferito tutto a lui, porco e perverso, le prime cose che le vennero in mente guardando quel messaggio. Si alzo come un automa da quella sedia dove si trovava seduta, e si diresse in bagno…….
CONTINUA