Le due donne alla stregua degli animali non potevano usare le mani, solo la bocca Erano tutte e due completamente nude, eccetto le scarpe e il collare. Lei non capiva, la in aeroporto aveva dato i suoi slip in segno di sottomissione all’altra donna ma ora se la trovava anche lei come schiava. Due uomini, due schiave, due coppie …la cosa le faceva un certo effetto e lui il suo uomo vero dove era finito? Sapeva che la voleva padrona, ma lei non se la sentiva. Lo sarebbe stata in sua presenza, ma quando si trovava da sola, il suo masochismo usciva e sia maschi che femmine la potevano comandare. Per lei era troppo forte e sentirsi annullare l’eccitava in una maniera che solo lei capiva e comprendeva. Ora erano li, nell’afa della sera, due donne completamente nude e due uomini vestiti di tutto punto , vestito da sera con tanto di papillon mentre gli inservienti erano dietro le sedie pronti a servirli. Mangiavano all’asiatica, c’era un piatto centrale da dove prendersi i bocconi e una bottiglia di quello buono fatto venire dall’Europa. La stanza era illuminata, ma la luce era per loro due. Le volevano vedere, guardare i loro corpi mentre si annullavano diventando animali. Ora erano in piedi, completamente nude, tutte e due le donne portavano i collari, dall’altra parte due uomini completamente vestiti con i relativi camerieri dietro la sedia. Hai piedi delle due femmine delle ciotole in argento. Una persona della servitù si presentò a loro con un vassoio che non portava cibo, sopra quel piatto di portata c’erano due palline della grandezza di una palla da golf con tanto di nappa. Testolina bionda guardò interdetta quel piatto. Non capiva e si accorse che anche la maharani, la sua compagna se la si poteva chiamare così non conosceva quegli ammennicoli. Invece il padrone di casa proruppe in una fragorosa risata, e esordì dicendo. “Questa sera mangerete come due animali e non è mia intenzione farvi uscire dal culo l’aria quando vi accuccerete per lappare il cibo, perciò le Due palline fungeranno da tappo e la nappa sarà una deliziosa coda. Sarà un bel vedere vedervi uscire la nappa a mo di coda dal culo. E ora fate il piacere di lubrificarvi perché se no l’introduzione potrà essere dolorosa, mettetevi i tappi vicendevolmente e così potremo iniziare la cena. Lei si ricordava di avere già avuto il culo tappato ma mai essere trattata in quegli stati. La maharani lo fece per prima, le mostrò il culo piegandosi e allargandosi le natiche. Apparve la sua rosetta scura, era leggermente increspata. Testolina Bionda si mise in ginocchio dietro a lei. Allungò la testa: doveva leccare il buco del culo dell’altra. Ebbe un attimo di esitazione. La sua lingua sfiorò il pertugio scuro, era sudata, ma poi lo lambì. Una leccata profonda e poi cercò di forzarlo muovendo la lingua come un cazzo, saliva, un sapore strano leggermente amaro, poi continuò, lo toccò anche con il naso cercando di lambire la figa dell’altra con la lingua. Alla fine tirò via la testa. Lo sfintere dell’altra donna era luccicante. Prese la pallina con il pennacchio, la poggiò e poi la spinse dentro. Fece un po’ di fatica, ma alla fine la pallina scomparve lasciando quel piccolo pennacchio, sembrava quasi la coda di un coniglio. Ora toccava a lei, lo stesso piegamento, si trovava in equilibrio precario sui tacchi. Le sue mani si allargarono il culo e i suoi seni superbi e inanellati attirati dalla forza di gravità penzolarono come le mammelle di una vacca. Per un attimo si vergognò, ma poi il gusto dell’umiliazione la pervase, il potere perverso della sottomissione si fece sentire e ebbe la meglio….La voglia, la voglia scivolò dal suo ventre e lentamente crebbe. Si sentiva fradicia e le sensazioni si moltiplicavano, dal suo ventre il piacere iniziò a irradiarsi alle punte dei suoi capezzoli e quando sentì la lingua dell’altra lambirgli il buco del culo l’orgasmo esplose in lei. Chiuse gli occhi, barcollò leggermente ma riuscì a stare in piedi. Era rossa in volto e avrebbe voluto ci fosse lui, il suo padrone, in quel momento li tra i commensali, voleva che vedesse come si annullava la sua cagna. Furono così bardate tutte e due, ora erano in piedi e si mostrarono ai due uomini presenti, mentre la servitù non le degnava di uno sguardo, i volti di quegli asiatici erano impenetrabili. Portarono da mangiare e ora a loro toccava la parte più ardua, mentre i “padroni” conversavano, si dovettero accucciare, si poggiarono sulle ginocchia, il loro culi si arcuarono mostrando le due code in tutta la loro schifosa bellezza. Non potevano usare le mani iniziarono a leccare il cibo, i loro seni in quella posizione strusciavano il pavimento provocando loro sensazioni strane. Erano due animali. Non potevano neanche bere al loro fianco c’era la ciotola con l’acqua per dissetarle. Ma alla fine ci riuscirono inzaccherandosi la faccia. Il sugo colava dalle loro labbra, naso e guance erano sporche e anche la fronte, non potevano usare tovaglioli e furono obbligate a leccarsi vicendevolmente per pulirsi. Erano ridotte proprio a cagne, ma questo a loro piaceva, si stavano annullando per quei due maschi che erano visibilmente eccitati. Due donne nude ai loro piedi che si leccavano, le lingue lavoravano e alla fine dalla faccia passarono ai seni, lo facevano letteralmente. Le mani iniziarono una danza vicendevole sui loro corpi vecchia come il mondo. Ora non esistevano più i padroni ma esistevano loro due e niente altro. Finirono in un furibondo 69 le due donne si trovarono aggrovigliate e il piacere le prese. Ciprigno colava dalle loro fiche e le dita diventarono cazzi per quelle fessure fameliche, erano fradice e la maharani forzò lei. Prima un dito poi il secondo e alla fine la mano le entrò nella sua figa fino al polso. Testolina Bionda ormai era nel nirvana dei sensi e era completamente stravolta. La pallina la comprimeva e quasi non lasciava spazio alla penetrazione, se la fece addosso per essere più vuota, e la cosa eccitò maggiormente l’altra donna che con rabbia le succhiò l’urina che zampillava fuori. Gli uomini le guardavano affascinati erano due animali da letto: non esistevano più gli spettatori, erano solo loro due e il piacere le aveva travolte si erano annullate. I loro corpi erano diventati dei mezzi per provare tutte quelle sensazioni quasi come una droga. Rimasero esauste su quel pavimento, i capelli scompigliati, i loro corpi sudati, le ciotole spostate e una rovesciata, macchie di urina sul pavimento e il loro alone di sudore su quelle tavole lucide di tek. I ventilatori giravano le loro pale pigramente e nella stanza si sentiva solo il loro respiro che si stava calmando. I due uomini erano rimasti affascinati. La prima a riaversi fu testolina Bionda, ma lei aveva ancora voglia, ora non le bastavano più le carezze di un’altra donna, voleva un cazzo e voleva sentirselo dentro. Lentamente si mise a quattro zampe su quel pavimento e con movimenti felini inquadrò uno dei maschi seduti. Si diresse verso di lui, l’uomo la guardava affascinato, sapeva, aveva intuito quello che voleva. Fu a pochi centimetri dall’uomo e stando sulle ginocchia si tirò su. Le sue mani corsero sulla patta di quei pantaloni, sentiva al tatto sotto la stoffa il cazzo dell’uomo. Era eccitato per il numero cui aveva assistito e ora però lei lo voleva. Lentamente quasi con riverenza lo estrasse dai pantaloni, lo aveva in mano. Sentiva quell’odore caratteristico, urina, sudore e odore di animale di maschio eccitato. Lo guardò, impugnandolo, lo sfiorò con le labbra, la sua lingua guizzò come la lingua di un serpente e poi se lo immerse fino alle tonsille assaporandolo. Chiuse gli occhi, l’addestramento che aveva ricevuto nella casa di piacere a Hong Kong se lo ricordava ancora, e era capace di far godere un uomo solo con i movimenti della sua ugola. Cagna perversa amante del sesso e di tutto quello che ne poteva ricevere. Il cazzo dell’uomo era ormai al limite, lo sentiva nella sua bocca, e alla fine venne, sentì il piacere di lui invaderla e venne anche lei, la sua mano mentre lo succhiava si martoriava letteralmente la figa e il piacere invase anche lei …la sborra in bocca e tracimarle dalle labbra. Mentre il suo piacere le colava dalla sua figa. Come in trance continuò a leccare quel cazzo, ora lo puliva con devozione e ne leccava anche le palle , e una volta pulito, si accucciò definitivamente sul pavimento chiudendo gli occhi per assaporare l’ultimo piacere che turbinava nel suo corpo. Accucciata in quella posizione, la coda le usciva dal culo in maniera perfetta e la faceva sembrare realmente un animale. Senti che le buttavano qualche cosa sul corpo e una voce in thay la invitava ad alzarsi. Un vestito ampio dalle trasparenze favolose, che le stava deliziosamente bene quasi come il bubu arabo che aveva messo la sera in cui aveva conosciuto lui, solamente lui non c’era. Ora le avrebbero portate fuori, nel villaggio c’era una festa , ma loro andavano a vedere i cani, per l’esattezza i combattimenti dei cani. Lei non li aveva mai visti e nello stesso tempo ne era schifata. Un capannone, un deposito, delle panche e un arena rotonda , facce accaldate, le scommesse, il solito vociare e una musica assordante Le luci si spensero per lasciare illuminato solo il cerchio dell’arena con due cani nel suo interno. Un grosso Bulldog inglese e dall’altra parte un cane nero. Ci furono degli incitamenti, ma lei quel cane lo conosceva, sembrava lo stesso che le era stato vicino nel tugurio nella foresta quando inconsapevole stava per essere sacrificata. Lo stesso cane che si era fermato a dormire per giorni davanti alla sua camera quando era stata salvata e lo stesso cane che era apparso nel castello. Lo riconobbe, era Babalu Aye, il cane che sotto certi aspetti l’aveva salvata. Si accorse che per quel cane le cose si mettevano male, l’altro lo aveva afferrato per il collo e non c’erano versi che riuscisse a divincolarsi. Lei ne fu colpita, quel cane nero le faceva pena, aveva assalito l’altro ma ora quella massa di carne dalle gambe corte e dal pelo raso lo aveva afferrato saldamente e a ogni movimento i denti affondavano. Sangue e guaiti. Quasi un segno e a quel punto. Rivolgendosi alla Maharani…
“Compra quel cane, salvalo” La donna non capì, e sorridendo. “Se ci tieni così tanto…..Poi mi mostrerai come ti accoppi con un animale tra me e te”
Lei non fiatò, abbassò la testa, ma in cuor suo sapeva di aver già conosciuto in carne quel cane, ebbe un fremito pensando a che cosa era successo in quel tugurio nella foresta del Peten, quando era stata rapita. CONTINUA